Gianni Filippini, 65 anni di giornalismo

Nuovo riconoscimento allo storico direttore dell'Unione Sarda

In questo post ripercorriamo la lunga carriera di Gianni Filippini, giornalista, direttore dell’Unione Sarda per nove anni e poi direttore editoriale, critico letterario e assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, attraverso articoli, interviste, citazioni e alcuni ricordi personali di chi ha avuto l’onore e il piacere di conoscerlo da vicino. Superato il traguardo degli 87 anni continua ad essere sempre sulla breccia.


Duplice riconoscimento assegnato a Gianni Filippini per i 65 anni di attività nel mondo dell’editoria in Sardegna. Storico direttore dell’Unione Sarda dove ha trascorso tutta la carriera, dai primi passi a metà degli anni cinquanta come giovane giornalista di cronaca e di sport, sino al vertice con la direzione tra il gennaio del 1977 e il marzo 1986, nove anni difficili dopo la conclusione della direzione di Fabio Maria Crivelli che, così volle il destino, gli subentrò per un biennio del suo secondo mandato. Ma Filippini non ha mai cessato il rapporto col “suo” giornale e col gruppo continuando la collaborazione con editoriali e articoli di cultura, mentre per sedici anni ha condotto la fortunata trasmissione di Videolina “Sardegna d’Autore”, dedicata ai libri. All’Unione è tornato con un impegno importante quando agli inizi degli anni Duemila è stato nominato direttore editoriale realizzando la straordinaria “Biblioteca dell’Identità della Sardegna” con la pubblicazione di centinaia di titoli e di autori divisi per una ventina di collane. Nel complesso sette milioni di libri che, a costi accessibili a tutti i lettori, sono stati distribuiti come prodotti collaterali col giornale. Ha lasciato questo faticoso quanto prezioso incarico nel 2018: partendo dal primo articolo firmato sul quotidiano cagliaritano nel 1954 – come ricorda Gianfranco Murtas –  sono 65 anni di appartenenza alla testata. Un primato di fedeltà, passione e amore che da allora lo ha legato al giornale più longevo e importante della Sardegna, sempre leader per vendite e prestigio nella regione dove si può considerare a pieno titolo come un’istituzione culturale.

Filippini all’evento del Premio letterario San Bartolomeo

Due nuovi premi

Sabato 19 novembre Filippini ha ricevuto il premio per una vita dedicata al giornalismo e alla cultura nell’ambito del “Festival letterario San Bartolomeo” che, per questa XIV edizione, ha celebrato la serata conclusiva nella sala multimediale del Comune di Monserrato. Organizzato dalle associazioni Arka e Aloe Felice con il patrocinio del Comune di Cagliari, il festival ha voluto onorare Filippini che tanto ha dato per la promozione della letteratura nell’Isola. Nell’occasione ecco cosa ha scritto su un post nel suo profilo di Facebook: «Ho sempre pensato con una certa amarezza a quando l’età mi avrebbe imposto di avere come futuro soltanto il passato. Sbagliavo. Infatti il passato trova il modo di allungarsi per restare un bel presente prima di mascherarsi da unico futuro. Per una davvero piacevole coincidenza nel giro di sei giorni riceverò due Premi: domani (19 novembre, ndr) nel municipio di Monserrato nel quadro del Festival letterario San Bartolomeo; il secondo a Orotelli un Premio speciale della giuria del premio nazione “Salvatore Cambosu”. Un bel modo di rendere attuale il mio passato! Sino davvero molto grato alle due qualificate giurie».

Una settimana dopo, il 23 novembre, un altro riconoscimento alla carriera per Filippini, questa volta a Orotelli nell’ambito del Premio Letterario intitolato a “Salvatore Cambosu”, scrittore, saggista e giornalista a lungo collaboratore de L’Unione Sarda. Non a caso Filippini ha promosso un volume che raccoglie gli articoli di Cambosu, nelle edizioni della Biblioteca dell’Identità. Nell’occasione l’amministrazione civica ha annunciato che a breve sarà data all’ex direttore dell’Unione   Sarda la cittadinanza onoraria proprio per aver fatto conoscere l’opera e la figura di Cambosu.

Una biografia ancora da scrivere

Filippini abita un bell’appartamento borghese che si affaccia sulla basilica di San Saturnino, nel cuore della città, praticamente circondato dai libri che riempiono mobili, scaffali, tavoli e ogni angolo. Nel tempo ha recensito migliaia di volumi, ne ha presentati a centinaia, ma di suo non ha mai scritto un romanzo e ha firmato solo alcuni saggi.  

 

Il più recente è “Profili di Sardi speciali”, uscito nel marzo 2017, nell’ambito dei libri editi per la Biblioteca dell’Identità. Trenta ritratti di personaggi famosi che si sono affermati in vari campi, dall’arte al giornalismo, dalle scienze alla politica. Nel link l’intervista (a cura di Stefano Birocchi) andata in onda su Videolina per la presentazione del volume:  L’intervista su VL

 

In particolare ha curato diverse pubblicazioni tra cui “I 120 anni de L’Unione Sarda”, uscito con un suo lungo scritto nel 2009 in occasione dell’anniversario, fondamentale lavoro per chi si interessa alla storia del quotidiano e della città, ma sinora si è tenuto lontano dai richiami letterari. Forse proprio perché mangia e respira libri tutti i giorni e si deve spesso confrontare con scrittori veri o che si ritengono tali solo perché hanno pubblicato un romanzo o un giallo (per non parlare – come dice lui – dei poeti che affollano la nostra Isola) che non ha mai avuto il tempo per dedicarsi a un’opera tutta sua….

Probabile invece, che qualcuno prima o poi dovrà scrivere un libro su di lui perché la biografia di Filippini si intreccia non solo con la storia dell’Unione Sarda, ma con la storia della stampa sarda, di Cagliari e della Sardegna: dai suoi articoli di cronista che hanno riguardato importanti inchieste di ogni genere (su questo ha già scritto un saggio Gianfranco Murtas) agli editoriali che fotografano la realtà politica, sociale ed economica locale e nazionale. Negli anni Novanta, durante le due giunte guidate dal sindaco avvocato Mariano Delogu di centrodestra, è stato chiamato a coprire l’assessorato alla Cultura e alla Pubblica Istruzione, ottenendo unanimi consensi riguardo alle sue iniziative. Non ultima, seppure poco citata, ma che ci risulta non più seguita, un’agenda cittadina che riportasse tutti gli appuntamenti culturali calendarizzati per evitare doppioni o anche tre o quattro eventi in contemporanea. Utilissima per evitare la dispersione del pubblico, cosa che accade regolarmente soprattutto nei fine settimana.

Ripercorriamo qui un sintetico ritratto del “Direttore”, come continua ad essere sempre chiamato dai suoi  giornalisti e tipografi che per tanti anni gli sono stati vicini e lo considerano con rispetto come un vero padre e non solo per il lavoro, riprendendo alcuni articoli e interviste pubblicate negli ultimi anni.

Così per destino arrivò all’Unione Sarda

Gianni Filippini, (24 gennaio 1932), cagliaritano stampacino come tiene a definirsi, è figlio di Luigi Filippini consigliere di amministrazione e giornalista de L’Unione Sarda e direttore della Sardegna Sportiva negli anni trenta. Il padre morirà nei bombardamenti di Cagliari nel 1943 unendosi nel tragico destino al grande artista Tarquinio Sini, il cui figlio che porterà in suo ricordo il medesimo nome di Tarquinio, diventerà giornalista all’Unione dove già lavorava Gianni. Il quale nel 1954 entra nel mondo della carta stampata e non solo, inizia come reporter e poi percorre una strada che porta alla carriera accompagnato da grandi nomi: Crivelli, Fiori, ed altri. In quel decennio L’Unione sotto la guida di Fabio Maria Crivelli farà un grande salto di qualità passando da giornale locale di poche pagine ad essere un giornale regionale con respiro nazionale. La redazione si compatterà attorno ad un gruppo di giovani giornalisti, guidati da alcuni colleghi più anziani ed esperti, che diventeranno firme prestigiose nel contesto regionale e nazionale.

La redazione dell’Unione negli anni Cinquanta

Il primo articolo compare il 1° gennaio 1954 e la prima firma il 2 giugno seguente. A proposito così scrive Gianfranco Murtas di quel periodo: «Inquadrato come redattore già dal 1955, la formalizzazione della sua iscrizione all’albo sarebbe venuta, lenta nel tempo, soltanto nel 1960. L’albo professionale era allora quello romano; con quello sardo si sarebbe partiti nel 1964, al congresso di Cagliari, avendo il sassarese Aldo Cesaraccio presidente e uomini de L’Unione Sarda, come Franco Porru e Vittorino Fiori o Mario Mossa Pirisino, nel direttivo (Porru fu allora anche presidente dell’Ordine, il primo della serie».

«A Terrapieno una decina appena i redattori, forse qualcuno di più, suscettivi anche di una certa mobilità per incarichi di ufficio-stampa che andavano allora in progress ad affacciarsi, magari alla presidenza della Giunta regionale (vedi Mossa), e anche fuori, al Quirinale – si pensi a Filippo Canu, repubblicanissimo amico di Clelia Garibaldi arrivato a Cagliari dopo le collaborazione alla Terza de La Nuova –  o alla RAI (Peppino Fiori)… Si ricordino i nomi del patriarca Antonio Ballero, di Mario Pintor alla segreteria di redazione in compartecipazione di scrivania con la Camera di Commercio. Naturalmente i fratelli Fiori, i due Antonio – Cardia (l’uomo delle recensioni teatrali) e Antonio Castangia (pencolante fra Cagliari e Sassari) -, Angelo De Murtas, Tatano Ponti, Franco Brozzu allo sport (inizialmente in partnership con Mossa Pirisino, e anche con Joseph Vargiu, Angelo Carrus, e altre collaborazioni fisse come quelle, bellissime, di Ubaldo Nieddu e quelle… nascoste, dense e spumeggianti, di Peppino Fiori che si firmava Beppe Vercellotti), Alberto Aime. Si presentavano allora i giovani, da Tarquinio Sini a Giorgio Melis, e Arturo Clavuot dopo, che la firma intanto la conquistavano, prima che nella bianca o nelle inchieste, nelle cronache sportive de L’Informatore del Lunedì. Salvatore Cambosu e Nicola Valle, Francesco Masala e Mario Ciusa Romagna, Attilio Maccioni e quant’altri firmavano le loro collaborazioni alla terza pagina, insieme con Francesco Alziator e Marcello Serra chiamati a dar gusto di lettura ai più fedeli e prestigio alla testata che, giorno dopo giorno, cercava, non soltanto nell’aumento della foliazione ma anche nel miglior riparto del notiziario, di offrire un menabò graficamente più allettante e uno spazio più adeguato alle province e alla cultura come allo sport (e anche alle lettere dei lettori)… Nell’ufficio di corrispondenza romano declinava, dopo la sua riconversione democratica, la figura di Vitale Cao di San Marco, che del giornale era stato redattore capo (di fatto direttore, essendone formale responsabile Rafaele Contu) per lunghi anni, dal 1930 al 1939, quelli del consenso al regime di dittatura da lui vissuti anche come segretario generale della Camera di Commercio (anzi del Consiglio Provinciale dell’Economia Nazionale) e poi ispettore generale del Ministero dell’Industria».

Gli esordi da cronista

Ma come era arrivato in redazione? Lo ricorda lo stesso Filippini in una bella intervista rilasciata a Laura Cabras, per la Voce Serafica (maggio 2010), periodico dei Frati Cappuccini della Provincia di Sardegna. Ecco il link dell’intero articolo: A tu per tu con Gianni Filippini.

Ci racconta la sua collaborazione in RAI, in viale Bonaria? È vero che nel 1958, esattamente a giugno con il decesso di fra Nicola da Gesturi, Lei ha scritto un pezzo in ricordo di frate Silenzio che le è valso un premio?

«Sono entrato a L’Unione Sarda in pratica per caso. Ero ancora universitario, studiavo Giurisprudenza con l’idea di fare il magistrato. Spiantato, avevo chiesto un lavoro non soltanto al giornale, ma anche al Comune, alla Provincia, alla Prefettura, ecc… L’Unione Sarda è stato il primo ad accogliere la domanda. Il giorno dopo mi è arrivata la convocazione del prefetto; fosse accaduto il contrario, oggi, forse, sarei un anziano prefetto in pensione. Comunque, prospettive future a parte, mi sono impegnato ad imparare il mestiere. Quindi anche quello di giornalista radiofonico. È così accaduto che quella mattina dell’8 giugno 1958 fossi nella redazione di Radio Sardegna, quando arrivò la triste notizia della morte di Fra Nicola e fui incaricato di scrivere un pezzo “a caldo“. Lo conoscevo, lo stimavo, ed il mio ricordo divenne un “buon pezzo” che qualche mese dopo ebbe un importante riconoscimento e che accrebbe il mio spirito giornalistico. Ho cercato di recuperare attraverso la RAI e gli archivi il pezzo, ma con dispiacere le dico che è andato perso».

Dalla pagina della Cultura alla direzione

Dalla metà degli anni Sessanta alla fine del 1976 è un crescendo di duro lavoro redazionale, successi e riconoscimenti professionali: diventa caporedattore e responsabile della pagina Culturale che accoglie il meglio di docenti universitari, storici, intellettuali, critici non solo del capoluogo, ma dell’intera Sardegna. Crivelli lo vuole come suo vicedirettore e per un mese ha anche la nomina a direttore dell’Informatore del Lunedì, incarico che lascia a Vittorino Fiori, mentre lui il 1° gennaio 1976 subentra alla direzione dell’Unione al posto del dimissionario Crivelli. In realtà, come raccontiamo in altri titoli di questo sito, il grande giornalista romano era stato praticamente licenziato dalla proprietà: siamo nell’epoca del petroliere Rovelli e della sua SIR, che deteneva ormai il monopolio dell’informazione nell’Isola per tenere sotto controllo la stampa.   L’editoriale del 2 gennaio 1976              Per Filippini fu un periodo molto difficile per guidare il giornale in un momento storico e politico complesso in cui, oltre ai problemi con la proprietà c’era da confrontarsi con la concorrenza della Nuova Sardegna e di Tuttoquotidiano in agonia, ma sempre sulla piazza cagliaritana. Ci riuscì con l’eleganza e la professionalità che lo contraddistinguevano guidando il giornale per nove anni. Il primo marzo 1986 lasciò il posto al Cincinnato Crivelli, richiamato dall’editore Niki Grauso che nel frattempo aveva acquistato il giornale costituendo il più importante gruppo editoriale regionale con le sue televisioni e radio.

Sedici anni di Sardegna d’Autore su Videolina

Per Videolina tra gli anni Ottanta e Novanta Filippini conduce la fortunata trasmissione televisiva: «Delle ottocento puntate del programma “Sardegna d’Autore“, che appunto ho condotto per 16 anni, sono stati protagonisti tutti i migliori scrittori dell’Isola. Farne i nomi è impossibile. Farne soltanto qualcuno mi sembrerebbe ingiusto. Alcuni hanno partecipato alla trasmissione come esordienti e poi son diventati famosi. Qualcuno si è perso per strada. Comunque, ho potuto seguire la complessiva e progressiva crescita di narratori, poeti, e saggisti. E anche di editori e stampatori. È stata un’esperienza esaltante, anche se molto faticosa. Tanto è vero che, quando ho deciso di lasciare, passare la mano, nessuno ha voluto prendere il mio posto», così ricorda nell’intervista citata a cura di Laura Cabras. In questa intervista si sofferma anche sul suo impegno politico durante la giunta Delogu.

L’impegno politico al Comune

«Grazie all’impegno appassionato di dirigenti e funzionari dell’assessorato e di volontari delle associazione culturali ero riuscito a riaprire la maggior parte dei monumenti storici, dei siti archeologici e ambientali della città. Un centinaio. E a riaprirli non soltanto nei due giorni di “Monumenti Aperti“, ma tutto l’anno. Quindi problemi gravissimi: risorse finanziarie da trovare, lavori da appaltare ed eseguire, la gestione quotidiana al di là dei preziosi apporti di volontari e studenti, ecc. Bene, una mattina, durante la manifestazione “Monumenti Aperti“, sono andato in giro per Cagliari. Sono andato anche alla torre di San Pancrazio: c’era folla per salirci e mi son messo in fila. Dietro di me una coppia discuteva, evidentemente non mi conoscevano, Lei a Lui: «Hai visto quanti splendidi ragazzi son riusciti ad aprire tanti monumenti». Lui: «Sì, bravissimi! Il guaio è che di amministratori comunali non se ne vedono mai! Li lasciano soli!».

La biblioteca dell’identità e la direzione editoriale

Lasciata la direzione politica nel 1976 Filippini continuerà la sua costante presenza al giornale nel Consiglio di Amministrazione, con editoriali in Prima Pagina e articoli nella pagina della Cultura, per essere poi chiamato dal nuovo editore Sergio Zuncheddu, ai primi degli anni Duemila, nel ruolo di direttore editoriale. Da quel momento inizia un nuovo e importante lavoro di ricerca di autori e opere di ogni genere per realizzare la Biblioteca dell’Identità, che porterà alla pubblicazione di centinaia di titoli per oltre sette milioni e mezzo di libri venduti in edicola (anche video, Cd e DVD).  Questo suo impegno, faticoso e portato avanti quotidianamente con la passione di sempre, si concluderà alla fine di febbraio del 2018.

Nell’intervista a Lorenzo Paolini i suoi 65 anni all’Unione

Il suo saluto ai lettori che lo hanno seguito così a lungo nella intervista a tutto campo fatta dall’allora vicedirettore Lorenzo Paolini che, di lì a poco, come per un’ideale staffetta, prenderà il suo posto alla direzione editoriale raccogliendone la difficile eredità.

L’articolo a pagina intera, corredata da due vignette e dal bel ritratto scattato dal fotoeditor del giornale Max Solinas, è uscito il 3 marzo 2018. Nel link la pagina del 3.03.2018

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La missione di insegnare il mestiere

Filippini, oltre ad essere costantemente invitato a presenziare a un’infinità di eventi culturali e presentazioni di libri, ha svolto corsi e lezioni di giornalismo all’università e presso istituti privati. Ecco cosa risponde a Laurea Cabras che gli chiede una riflessione sulla sua esperienza didattica: «Ho una convinzione dettata dall’esperienza che può essere apparentemente in contraddizione con l’attività di docente di giornalismo. Gli studi sono importanti, le nozioni teoriche servono, però la vera scuola si fa sul campo, ossia dentro la redazione. Infatti è la pratica che forma un giornalista, lo fa crescere. In questa scuola, per ciò che attiene L’Unione Sarda, molti professionisti hanno imparato il mestiere e hanno poi fatto carriera. Con molta immodestia ed un po’ di orgoglio li considero anche miei allievi. Non sarebbe corretto parlare di uno di loro in particolare».

Filippini nel corso degli anni ha avuto un ruolo in diverse associazioni culturali, in primis nella storica “Amici del libro” per la quale ha tenuto molte presentazioni e conferenze. Incarichi di prestigio nella Fondazione dell’Ente Lirico e nella Fondazione Siotto, presente in giurie di importanti premi letterari quali il “Dessì” e il “Cambosu”, consulente per la comunicazione del Credito Industriale sardo. Ha collaborato ad alcune importanti riviste, tra cui L’Almanacco di Cagliari .

Il mio ricordo di allievo

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Filippini mentre impagina il giornale con i tipografi Franco Marini, Lasio e Picci. Di fronte Carlo Figari intento a correggere una bozza

Con il medesimo orgoglio e con riconoscenza posso dire di essere stato un suo allievo, da lui assunto nel 1982 dopo otto anni di collaborazioni, e in seguito in lui ho avuto sempre un costante, affettuoso e prezioso riferimento professionale e culturale. Per me, da quei lontani anni, è sempre il DIRETTORE, al quale continuo a dare rispettosamente del Lei, anche se mi ha visto crescere da bambino.

È qui interessante riportare una sua risposta riguardo ai tanti premi ricevuti nella lunga carriera e al fatto che in Sardegna ci siano molti premi Letterari a cui lui viene spesso chiamato a partecipare in qualità di giudice: «Forse il premio a cui son più legato è “l’Elefantino d’Argento” che mi è stato assegnato come “stampacino doc”, cioè come espressione – generosamente considerata eccellente – del quartiere nel quale sono nato e vissuto per oltre vent’anni. Avrei forti perplessità nel proporre un nuovo premio letterario, ce ne sono già tanti. Troppi. E qualcuno è soltanto una passerella per piccoli personaggi. Forse mi orienterei verso un premio d’arte. In Sardegna ci sono artisti affermati che meritano particolari riconoscimenti, ma anche nuovi talenti che meritano di essere incoraggiati e sostenuti». Ed ecco alcune domande e risposte nell’intervista con la Cabras, che sintetizzano il suo pensiero sulla professione.

Nell’intervista la sua visione del giornalismo

Le ultime domande sono d’obbligo: cosa pensa del giornalismo di oggi?

«Partiamo da un presupposto: il giornalismo non è cambiato, sono cambiati semmai gli strumenti della comunicazione. Oggi tutti noi fruitori dei social media ci troviamo davanti a una fase transitoria pericolosa e preoccupante che definirei come “ubriacatura dai social”. Questo periodo, seppur rivoluzionario e innovativo, porta con sé anche effetti negativi: negli ultimi dieci anni i social hanno portato a una perdita del 50 per cento delle vendite dei giornali, peraltro con un livello qualitativo molto basso». 

Che prospettive vede per l’informazione sarda?

«Negli anni Ottanta nell’isola si acquistavano giornalmente oltre 240 mila copie di quotidiani. Circa 170 mila copie erano vendute dai due giornali locali, L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna. Allora in Sardegna si vendeva un quotidiano ogni sette abitanti. Nel tempo l’editoria sarda ha potuto vantare indici di acquisto e di lettura superiori alla media nazionale. Si può allora sostenere che i sardi siano buoni “consumatori” di informazione, corretta, ampia e pluralistica. Nonostante la crisi editoriale degli ultimi tempi ritengo che in futuro i giornali e i libri continueranno a vivere a lungo, così come la radio, che tutt’oggi è uno dei mezzi più diffusi e utilizzati». 

La recente intervista nel volume del CoReCom

A completamento di quanto riportato in questo post proponiamo l’intervista rilasciata di recente da Filippini per il volume edito dal Corecom Sardegna sulla “storia dell’informazione in Sardegna dal 1948 al web” (ottobre 2019). Ecco il link del capitolo.

incontro tra nausicaa e odisseo parafrasi.           https://www.carlofigari.it/incontri-ragazze-senza/

L’articolo di Gianfranco Murtas

E infine il lungo articolo scritto (24 gennaio 2019) da Gianfranco Murtas sul sito Fondazione Sardinia diretto da Salvatore Cubeddu. Cagliaritano, storico e saggista, Murtas ha pubblicato un’ottantina di saggi sui cruciali passaggi della vicenda sociale e politica regionale (post Risorgimento, giolittismo, massoneria, antifascismo, democrazia repubblicana ed autonomistica), numerosi studi sulla Chiesa sarda, sulla città di Cagliari e sul giornalismo in Sardegna. In particolare i suoi articoli su Fabio Maria Crivelli (si veda post in questo sito).

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Ecco il link con l’intero articolo su Filippini:

l’articolo di GF Murtas

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