Crivelli, un grande giornalista

L'Unione Sarda - 11.01.2021

L’articolo di Carlo Figari che ricorda la figura, il personaggio e il giornalista Fabio Maria Crivelli nel centenario della nascita, a cui il “suo” giornale ha dedicato un’intera pagina.

I cent’anni della nascita (11 gennaio 1921) sono l’occasione giusta per ricordare Fabio Maria Crivelli, il più longevo direttore dell’Unione Sarda che ha guidato il nostro giornale attraverso tre decenni, attento osservatore e testimone del suo tempo: dagli inizi degli anni Cinquanta alla fine degli Ottanta quando l’avvento dei computer cambierà la nostra vita e in particolare il lavoro dei giornalisti.

Faticosa ricostruzione

Un lungo periodo che ha visto la faticosa ricostruzione della città e il sogno di rinascita della Sardegna; un’Italia democristiana che si avviava a diventare un Paese moderno sulla spinta del boom economico; il mondo diviso nei due blocchi della guerra fredda, con le superpotenze impegnate in pericolose sfide su ogni campo. Crivelli dalla sua stanza della vecchia redazione di viale Regina Elena ebbe modo di seguire tutto e tutti, dai grandi avvenimenti internazionali ai piccoli fatti della cronaca locale che poi facevano vendere bene il quotidiano cittadino. Con Crivelli L’Unione superò la dimensione provinciale, in senso geografico e di contenuti, crescendo nel numero di pagine, di giornalisti e di diffusione. I suoi editoriali, che pubblicava puntualmente ogni domenica siglandoli con le iniziali minuscole (f.m.c.), raccontavano a 360 gradi gli eventi quotidiani dell’Isola, ma si soffermavano anche sui principali temi d’attualità. Dalle analisi internazionali ai commenti della politica italiana, dall’economia al costume, dagli spettacoli allo sport, la voce di Crivelli si faceva sentire col suo seguito di fedeli e appassionati lettori, spesso attirandosi le critiche di chi non si rispecchiava nell’opinione di un autentico liberale.

Libertà e indipendenza

Negli anni ’50

Quello spirito libero e indipendente del personaggio, era la base del suo essere giornalista, un grande giornalista, che garantiva con coerenza e coraggio la linea della testata. E quando ciò venne meno per la volontà di un editore-padrone, quale si dimostrò il petroliere Nino Rovelli, allora arrivò per lui il momento di dire basta con le dimissioni irrevocabili.

Non era uomo di compromessi Crivelli, aveva fatto la guerra. La sua biografia parla per lui. Nasce a Capodistria (1921) in una famiglia di umili condizioni, costretta ad emigrare a Roma, qui compie i suoi studi sino alla laurea.

Prigionia in Polonia

All’inizio del secondo conflitto mondiale si arruola nell’esercito come sottotenente, ma dopo l’8 settembre 1943, rifiutandosi di passare nelle fila della nuova repubblica di Salò, viene deportato in un lager nazista in Polonia, dove rimarrà recluso per due anni. Tornato in Italia alla fine delle ostilità, è assunto come cronista al quotidiano romano L’Epoca. Dopo la chiusura di questo giornale, lavora a Il Momento, per poi entrare a Il Giornale d’Italia in qualità di redattore capo. Alla fine del 1953, tenendo conto della sua esperienza degli anni precedenti, viene chiamato a Cagliari dai vecchi editori de L’Unione Sarda, i Sorcinelli. Il 1º gennaio 1954 diventa direttore, carica che manterrà fino al 1977.

Anni tempestosi

Crivelli ormai molto anziano, ma sempre lucido e vivace, nella casa di Sinnai

Sotto la sua direzione, il quotidiano subisce una svolta, diventando uno tra i più importanti italiani. Dopo l’acquisto della testata da parte di Rovelli, Crivelli nel 1976 si dimette, non volendo sottostare alla linea politica imposta dal petroliere lombardo. Passato il giornale all’intraprendente e giovane editore Nicola Grauso, che lo modernizza con i primi computer e lo dota di un moderno centro stampa, Crivelli torna direttore dal 1986 al 1988. In seguito continua a collaborare come editorialista al giornale sino all’ultimo, confermato e incoraggiato dall’attuale editore Sergio Zuncheddu. 

Nella lunga, intensa e piena vita non dimenticherà mai le sue origini istriane raccontate in sofferti articoli sulla tragedia dei profughi giuliani e neppure i trascorsi giovanili romani, come i drammatici anni della guerra e della prigionia. Ma è la Sardegna a diventare il centro della sua attenzione, ad entrargli nel cuore, a farlo sentire sardo tra i sardi, a legarlo per quasi sessant’anni ad una terra che sceglie per essere la sua casa. Così si trasferisce nella villa di Sinnai, lontano dai clamori della città, amato rifugio per il buen retiro della pensione, tra letture e giardinaggio. In quell’oasi di verde dal quale si domina il golfo del Poetto chiuderà gli occhi per sempre il 25 ottobre 2009.

Una vasta produzione

Sin qui una stringata biografia. Per lui parla la raccolta dei giornali rilegati e custoditi nell’ingresso della sede di Santa Gilla. Basta sfogliare le annate per ritrovare un commento o un articolo. Ma Crivelli fu anche un apprezzato scrittore di saggi e romanzi. Ancora poco conosciuta la sua produzione teatrale che svela nelle commedie un drammaturgo fine e pungente. Oggi resta il ricordo dei suoi giornalisti, ormai avanti negli anni e in pensione, che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e stimarlo. Per noi giovani cronisti di allora essere ammessi nel suo ufficio in attesa dell’uscita a tarda notte del quotidiano era un onore a cui tutti ambivano, ma a pochi toccava. Mentre la sera il salottino accoglieva politici, intellettuali, noti professionisti, con cui Crivelli dalla cultura enciclopedica discuteva di ogni argomento per tastare il polso e gli umori della città. Quando chiamava si entrava con reverenza e timore nella sua stanza, temendo un rimprovero fulminante, ma non mancavano complimenti e incoraggiamenti, soprattutto per i giovani, che seguiranno con successo i suoi insegnamenti. Giornalismo e giornalisti d’altri tempi, si dirà. Però le poche regole che amava ricordare ai distratti cronisti non sono cambiate e non cambieranno mai: scrivere chiaro e semplice, in modo che tutti possano capire perché il lettore è l’unico vero giudice del giornale.

Fonti:

L’Unione Sarda, 11.01.2021

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