All’età di 92 anni è scomparso il giornalista cagliaritano Tito Stagno, pioniere della Tv nazionale, telecronista e conduttore, diventato famoso per la sua lunga diretta del 20 luglio 1969 quando raccontò lo sbarco dell’uomo sulla Luna tenendo per una giornata intera sino a notte fonda gli italiani col fiato sospeso e gli occhi incollati allo schermo in bianco e nero del primo canale televisivo della Rai. Sino al grido di esultanza: “Ha toccato! Ha toccato in questo momento il suolo lunare”. In quell’istante Neil Armstrong, di cui poi divenne amico, mise piede sulla polvere della “base della Tranquillità” dove si era adagiato l’Apollo 11. Di quello straordinario evento (“Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l’umanità]“, come disse l’astronauta americano nella frase entrata nella leggenda) resta anche il divertente siparietto a distanza col collega Ruggero Orlando che seguiva l’avvenimento in diretta dalla sala stampa del centro spaziale di Houston in tandem con Stagno che parlava dagli studi romani di via Teulada 3. Il dubbio era sui pochi secondi di differenza tra l’annuncio di Tito e la conferma successiva di Orlando, circostanza dovuta al fuso orario e a motivi tecnici! La storia dell’allunaggio è tutta in quella frase che Tito Stagno pronunciò mentre, dalle cuffie in cui sentiva il dialogo tra gli astronauti e la centrale di Houston, ascoltava i tecnici Nasa dire “Reached Land“.
Ma questo episodio è solo il più clamoroso, quello che lo ha reso celebre e popolare, tra i tanti che hanno riempito la sua lunga e fortunata carriera professionale. La notizia della scomparsa, avvenuta a Roma dove abitava dagli anni 50, il 2 febbraio 2022, si è diffusa in un attimo ripresa da tutti i media. Giornali, radio, siti e Tv per tutto il giorno e i seguenti gli hanno dedicato ricordi e lunghi servizi che riprendevano le immagini delle sue trasmissioni più note. Un doveroso omaggio gli è stato reso anche da Amadeus, il conduttore di Sanremo, in apertura della serata del festival della canzone seguito da oltre undici milioni di spettatori (audience record) e dal pubblico in sala che gli ha riservato un lungo e caloroso applauso. Sul palco dell’Ariston del resto Tito Stagno c’era stato già nel 2014 tra i “proclamatori” che annunciano la canzone che passa il turno.
Cagliaritano doc, per questo gli dedichiamo un ampio spazio nel nostro sito dedicato alla Storia del giornalismo sardo, seppure ha lasciato l’Isola sin da giovanissimo, è rimasto sempre molto legato alla sua città natale e alla famiglia che amava ritrovare in ogni occasione e soprattutto d’estate dove frequentava lo stabilimento balneare il Lido con i tanti fratelli e nipoti.
In Rai dal 1954
Nato a Cagliari il 4 gennaio 1930, primo di otto fratelli, si trasferisce dalla Sardegna con la famiglia prima a Parma poi a Pola. All’età di 13 anni ha un’esperienza come attore cinematografico: nel 1943 partecipa al film di Francesco De Robertis “Marinai senza stelle” (distribuito soltanto nel 1948), nel ruolo di Murena. Comparirà di nuovo sul grande schermo nel 1959 sotto la regia di Dino Risi nel film “Il vedovo” a fianco di Alberto Sordi in una breve scena nei panni di un giornalista televisivo. Rientrato a Cagliari nel dopoguerra, nel 1946, compie gli studi classici e si iscrive alla facoltà di medicina. Ben preso scopre la sua vera vocazione e comincia a lavorare in radio nel 1949 come radiocronista, intervistatore e documentarista. La sua prima esperienza da“giornalista in voce”è stata a Radio Sardegna con la radiocronaca di un incontro di rugby Italia-Inghilterra tra universitari. Nel 1954 vince a Roma il primo concorso nazionale per telecronisti e partecipa a un corso di specializzazione con Furio Colombo, Gianni Vattimo, Umberto Eco, giovani colleghi che diventeranno famosi nei loro campi. Lascia pertanto l’università, stabilendosi nella capitale dove inizia il nuovo lavoro in Rai. La gavetta in redazione è rapida, la sua voce dal timbro inconfondibile e la capacità naturale di stare davanti alla telecamera, spingono i dirigenti a lanciarlo con incarichi sempre più impegnativi che svolge con passione e professionalità. Ben presto viene promosso conduttore dei tg del Primo canale (il secondo non esisteva ancora) negli anni ’60 e ’70. La sua prima “palestra” fu il telegiornale diretto da Vittorio Veltroni.
La straordinaria carriera da inviato
Nella sua carriera da giornalista e conduttore è stato inviato speciale al seguito delle grandi personalità del Novecento, seguendo anche grandi eventi di sport. Le sue prime telecronache nel 1956, in occasione dei Giochi olimpici invernali di Cortina d’Ampezzo. Stagno ha raccontato anche nel 1957, in Campidoglio, la firma dei trattati del Mercato Comune Europeo, le visite dei Capi di Stato in Italia, comprese quelle dei reali d’Inghilterra e di John Fitzgerald Kennedy, e dei gravi fatti d’America del 1963 e del 1968. Da inviato ha seguito due papi, Giovanni XXIII e Paolo VI, e due presidenti della Repubblica, Antonio Segni e Giuseppe Saragat.
Conduttore sportivo
Dal 1976 al 1995 è stato responsabile della Domenica Sportiva, la fortunata trasmissione domenicale delle 22 che riportava tutti gli eventi della giornata, a partire dalle partire della Serie A. In particolare dal 1976 al 1991 con in studio Carlo Sassi e dal 1991 al 1993 con Alfredo Pigna, oltre a esserne anche il conduttore, insieme ad altri, dal 1979 al 1981 e nella stagione 1985-1986. Sino all’avvento delle tv private di Mediaset e poi di Sky, è stato il più seguito e completo programma sportivo in diretta.
Da Gagarin all’allunaggio
Ma la sua passione vera era lo spazio, al quale cominciò a guardare con la a vicenda dello Sputnik, lanciato nel 1957. Nel 1961 da telecronista commentò il primo volo di Jurij Gagarin intorno alla Terra, e la preparazione e la passione con cui affrontò quel servizio convinsero i dirigenti Rai ad affidargli le trasmissioni in diretta e i servizi del telegiornale in occasione di tutti i lanci di sonde spaziali o astronavi pilotate.
Nel 1966, alla vigilia del Programma Apollo, venne inviato negli Stati Uniti d’America per un viaggio di studio e di aggiornamento. Il racconto dell’allunaggio è passato alla storia con le oltre 25 ore di trasmissione, dallo studio 3 di via Teulada, in collegamento con Houston dove c’era Ruggero Orlando, con cui – come detto – battibeccò proprio sui tempi dello sbarco. Una veglia rimasta nell’immaginario collettivo, che il giornalista ricordava spesso con nostalgia ma anche con una punta di amarezza, in quanto gli ricordava “una stagione di entusiasmi, di coraggio, di desiderio di conoscenza che si rivelò poi troppo breve”.
Ma poi chi aveva ragione tra Ruggero Orlando e Tito Stagno? Chi ha annunciato con più precisione il momento dell’allunaggio? Un litigio ugualmente entrato nella storia della Rai che quella notte schierava anche celebri giornalisti quali Jas Gawronski e Piero Angela. Questione di una manciata di secondi, roba da sorriderci adesso che tutto può essere facilmente documentato in diretta anche se avviene su Marte. La realtà è generosa con entrambi, come meritavano: fra le ricostruzioni più attendibili quella del blogger italo-britannico Paolo Attivissimo, specialista nel svelare misteri scientifici.
“Tito Stagno – afferma Attivissimo citato da Il Messaggero il giorno della scomparsa del giornalista sardo – , tradito anche dalla precarietà delle comunicazioni radio, annunciò l’allunaggio circa 56 secondi prima dell’effettivo contatto con il suolo, mentre Ruggero Orlando con circa 10 secondi di ritardo. Nessun vincitore, entrambi vincitori. «Fra le capacità di Tito Stagno – dice Franco Malerba, il primo astronauta italiano – c’era quella di averci fatto immedesimare in un momento straordinario e senza precedenti, caposaldo della storia dell’Umanità». Giustificato complimento per un maestro che si è raccontato in “Mister Moonlight, confessioni di un telecronista lunatico”.
L’intervista nel libro del Corecom
Ma sull’episodio c’è anche la sua versione riportata in un’intervista-ritratto comparsa nel recente volume “Dalla prima radio libera alla scoperta del web” di cui riportiamo in questo siti alcuni post e il PDF del volume intero (vedi il il link del saggio introduttivo). Si trova nel cap.9 (pagg. 306-310) dedicato ai “Personaggi” sardi del giornalismo , dal titolo “Tito Stagno, un giornalista dalla carriera “lunare”. Riportiamo qui un passo significativo della sua intervista presente nel volume curato da Alessandro Zorco.
Domanda: Quali sono i retroscena della telecronaca dello sbarco sulla Luna?
Stagno: Premetto che conoscevo personalmente tutti e tre gli astronauti (peraltro miei coetanei), conoscevo benissimo la macchina Apollo che avevo visto in fase di fabbricazione e di montaggio, ed ero anche salito sulla cima del Saturno con l’ascensore, laddove, in quei tempi, fu appoggiata la navicella dove avrebbero preso posto i tre astronauti. Allora pensai di provare a far immaginare alla gente quello che stava succedendo, che io avevo visto, e dissi: «Ecco due uomini in piedi, uno accanto all’altro, davanti a loro il quadro di comando, decine di pulsanti». Tra queste mie parole si sovrappose una flebile voce: «Velocità a 5 metri al secondo». Io, subito, approfittai di questo messaggio telegrafico dell’astronauta per annunciare al pubblico: «Il Comandante ha appena comunicato che la navicella viaggia verso il suolo lunare in discesa alla velocità di 5 metri al secondo, una velocità che scenderà man mano che la navicella si avvicinerà al suolo lunare, per toccare un metro al secondo al momento dell’atterraggio nel mare della tranquillità… un’oasi desolata, tutta polvere e sassi, vicino all’Equatore della Luna». Il bello di tutta questa telecronaca è che una delle cose che il pubblico ricorda di più, sono proprio quei fatidici 15 minuti (quel quarto d’ora che mi sogno ancora la notte!), che io feci senza vedere nulla, nel buio più totale.
Domanda: Qual è stata la più grande emozione delle telecronache dei voli lunari?
Risposta: La cosa che mi è rimasta più impressa, che mi ha anche commosso di più, durante i voli lunari, è stato l’Apollo 8 (nel dicembre 1968) che ha preceduto di sette mesi l’Apollo 11. Alla fine del dicembre 1968, per la prima volta la navicella arrivò a girare intorno alla Luna e per la prima volta i telespettatori poterono vedere la superficie lunare – deserta, terribile, desolata, inaccessibile – così come la vedevano gli astronauti nell’Apollo 8. Era la vigilia della notte di Natale, quando a un certo punto, tra le immagini delle alture e dei crateri lunari, immagini terribili ma suggestive, si sovrappose la voce del comandante di Apollo 8, Frank Borman, e dei suoi compagni, James Lovell (pilota del modulo di comando) e William Anders (pilota del modulo lunare), che recitavano in coro un passo dell’Antico Testamento, i primi dieci versetti del libro della Genesi: “Al principio Dio creò il Cielo e la Terra, e la Terra era senza forma e vuota e regnava il buio nella super cie dell’abisso. Poi Dio disse“sia la Luce”, e la Luce fu. Questo, passato alla storia come“la preghiera”, è veramente il momento più suggestivo ed emozionante della giovane storia dell’astronautica.
La storia del giornalismo
Andato in pensione, ha continuato a lavorare scrivendo per L’Eco di Bergamo e la Gazzetta di Parma. A dicembre 2010 su Sky TG24 ha commentato il lancio della missione spaziale Sojuz TMA-20 dal cosmodromo di Bajkonur in Russia con a bordo l’astronauta italiano Paolo Nespoli. A L’Unione Sarda, il giornale della sua città, rilasciò diverse interviste in occasione di grandi eventi. Nella foto la pagina che il quotidiano ha voluto dedicargli mercoledì 2 febbraio all’indomani della sua scomparsa. Di spalla un articolo intitolato “Mister Moonlight” riprende il titolo del libro scritto a quattro mani col nipote Sergio Benoni, ex giornalista dell’Unione Sarda e poi fondatore di Radio X.
Il giorno della scomparsa messaggi di cordoglio sono arrivati dalla Rai, con la presidente Marinella Soldi e l’ad Carlo Fuortes che di Stagno hanno voluto ricordare il giornalista dal linguaggio semplice ed efficace, a lungo volto televisivo della Rai entrato nelle case degli italiani con il racconto di grandi momenti della seconda metà del Novecento. Ai messaggi ufficiali della tv nazionale si sono aggiunti quelli di tanti colleghi che lo hanno conosciuto e stimato, Da rilevare il saluto del ministro della cultura, Dario Franceschini che ha così sintetizzato la figura del professionista e del personaggio: “Addio a Tito Stagno, grande giornalista italiano che ha raccontato con rigore e professionalità i principali eventi del nostro paese e che tutti ricordiamo per l’emozione con cui guidó gli italiani nel viaggio sulla Luna. Con lui se ne va un pezzo di storia del giornalismo italiano”.
I suoi libri
Tito Stagno ha scritto un’infinità di articoli, ha condotto centinaia se non migliaia di programmi e tg in video, ma non si è dedicato a una produzione pubblicistica. Dei suoi libri ricordiamo:
- Tito Stagno, L’Arcipelago di Garibaldi. La Maddalena, Milano, Touring Club Italiano, 1989
- Tito Stagno e Sergio Benoni, Mister Moonlight. Confessioni di un telecronista lunatico, Roma, Minimum fax, 2009, https://www.carlofigari.it/bakeka-incontri-ca/che racconta “l’avventurosa biografia di un ragazzino della provincia italiana del dopoguerra che passa i pomeriggi al cinema e che all’improvviso si trova catapultato sul palcoscenico della storia, e qui si gioca la vita. Con tutta la consapevolezza che non basta essere testimoni del proprio tempo ma bisogna esserne, con curiosità e coraggio, protagonisti”.