Cagliari ha sempre avuto una tradizione cinematografica con le numerose sale affollate, arene all’aperto e vari generi di cineforum per gli appassionati dei film d’essai e di qualità. Dal secondo dopoguerra agli fine degli anni Ottanta il cinema rappresentava l’appuntamento fisso del fine settimana, le serate in compagnia, i locali per i ragazzi che al pomeriggio si rifugiavano nelle sale quando “marinavano” la scuola, per le coppiette in cerca di intimità, per i cinefili che apprezzavano i film d’autore, le novità in arrivo dall’America, ma anche dalle emergenti ondate di registi francesi, tedeschi, britannici e dei poco distribuiti autori dei Paesi dell’est. Il cine-teatro Massimo, di viale Trento, aveva 1200 posti, ma a parte il piccolo Eden di via Roma, l’Adriano del dopolavoro ferroviario in via Sassari e il Fiamma sotto la sala più grande dell’Ariston, tutti avevano capienze per centinaia di spettatori. La storia del cinema a Cagliari, dalle origini dei primi del secolo scorso al tramonto delle sale tradizionali, è raccontata con passione e precisione storica da quel grande giornalista e critico cinematografico che è stato Giuseppe Podda (si veda il post in questo sito “il giornalista militante”) che ha dedicato tre volumi editi da Aipsa (“Cagliari al cinema”) e ha lasciato un’infinità di articoli e recensioni per vari giornali.
Gli anni dell’associazionismo
Giuseppe – ricordo – scriveva i testi di presentazione dei film che noi giovani studenti del Cuc (Centro universitario cinematografico) nella metà degli anni 70, la domenica mattina alle 9 e alle 11, portavamo sul grande schermo dell’Ariston con due proiezioni che richiamavano anche duemila spettatori. Il lunedì sera si svolgeva, poi, nella sala della società Umanitaria in via Molise il classico dibattito e la formazione per chi studiava cinema o era soltanto un appassionato. L’Umanitaria guidata dall’indimenticato Fabio Masala e da altri dipendenti della società culturale (ricordiamo Peppetto Pilleri, Maria Piera Mossa che poi diventerà affermata programmista-regista in Rai Sardegna, Anna Caruso, Salvatore Cubeddu, Marco Asunis) era anche la sede della Cineteca Sarda che poi si trasferirà negli attuali locali di viale Trieste, in attesa di una nuova e più adatta sistemazione.
Oltre al Cuc che politicamente, per l’appartenenza dei soci studenti, faceva riferimento al Pci, al Psi e alla sinistra democratica, si affiancava con scelte più selettive e una politicizzazione più accentuata il Cineforum cagliaritano guidato da Gianni Olla. Nella sala dei gesuiti in via Ospedale, il sacerdote e docente universitario nonché esperto dantista padre Egidio Guidubaldi, operò per quasi un decennio proiettando film di ogni genere che potevano anche non essere graditi alla Curia, ma di sicuro richiamavano i cinefili cagliaritani compresi i soci del Cuc e del Cineforum. E poi a Pirri in via V. Cuoco, era nato per la passione di un eclettico operatore culturale, Sandro Dernini, Spazio Zero che, in una sorta di garage con sedie di legno scomodissime, portava in città i film più difficili ed esclusivi dei circuiti nazionale detti off o ancora “peggio” off-off, che non sarebbero mai entrati nella distribuzione normale.
Cambiano i tempi
Tempi di grande passione, partecipazione, entusiasmo e formazione tanto che la cattedra di storia e critica del cinema della facoltà di Magistero (allora docente era il prof. Antonio Cara) faceva riferimento al Cuc e alla Cineteca Sarda per i suoi programmi accademici, quando la sede di Sa Duchessa che ospitava (e ospita) le facoltà umanistiche non disponeva di alcuna attrezzatura adatta a queste discipline. Oggi il cinema, esteso ad ogni sua declinazione multimediatica, è seguito con grande attenzione, grazie anche al dinamismo del prof. Antioco Floris, docente Storia e critica del cinema e Linguaggi del cinema e della televisione alla Facoltà di Scienze della formazione di Cagliari.
Poi cambiarono le tecnologie, i modi di produrre e fruire il cinema con l’avvento dei network televisivi privati (in Italia Mediaset), la chiusura delle grandi e costose sale sempre più vuote per lasciare il posto alle multisale, piccole, accoglienti, dove immagini e suoni erano perfetti. Negli ultimi anni, a causa della pandemia del Covid-19, il cinema ha sofferto una nuova crisi di pubblico e quindi di incassi, e solo ora sta cominciando a riprendersi. Ma ancora una volta è cambiato il modo di fare cinema e quindi di fruirlo col boom delle televisioni in streaming, il diffondersi di canali via internet generalisti o specialistici come Mubi, sui siti social, la produzione da parte degli stessi colossi del web di film e soprattutto di serie Tv, la nuova strada del cinema da vedere a casa anziché nelle sale.
Il progetto Teorema (2005)
Questa lunga premessa per arrivare al soggetto di questo post dedicato a Teorema, rivista sarda del cinema (il link). C’è un nesso tra quanto detto sopra e questa rivista nata in forma cartacea e pubblicata anche in PDF nel 2005 e, dopo una lunga interruzione, ripartita nel 2016 solo con l’edizione online.
Dunque, Teorema nasce per idea e volontà di appassionati di cinema, parliamo di professionisti nei diversi ruoli, che all’epoca di ciò che ho raccontato erano giovani cinefili che, di quella passione, hanno fatto un lavoro: parliamo in particolare di Bepi Vigna, il direttore della rivista, di Antonello Zanda, direttore della Cineteca sarda, e di Gianni Olla, critico del quotidiano La Nuova Sardegna, per citare solo tre degli “anziani” che hanno fondato Teorema, e ai quali si sono aggiunti altri preziosi e più giovani collaboratori.
Con loro ho vissuto la passione degli anni “eroici” dei cineforum e dei dibattiti, ho partecipato a innumerevoli eventi, abbiamo condiviso le amicizie e il prezioso insegnamento di maestri quali Giuseppe Podda e Fabio Masala. Tutto questo ruota attorno alla Cineteca Sarda (si veda il ristorante l'incontro menu avvio) che poi è la sede che ospita, naturalmente la redazione di Teorema.
La rivista sarda del cinema
E allora parliamo di questa bella rivista, di grande qualità per impaginazione e spessore per i contenuti, che nel sottotitolo aggiunge la specificità regionale “sarda”, ma che spazia nei temi a 360 gradi, dal cinema internazionale all’analisi dei media più moderni, presentando articoli, recensioni, analisi, studi storici, saggi, su personaggi di ogni genere. Ovviamente ampio spazio ai registi, attori, sceneggiatori, operatori culturali sardi e al loro cinema che in quest’ultimo ventennio ha prodotto film importanti e premiati sfornati da una generazione di autori che si è saputa affermare a livello nazionale.
Il nome dedicato a Pasolini
Nella home page la redazione riassume cos’è Teorema: “una rivista sarda di cinema fondata nel 2005 da Bepi Vigna, Elisabetta Randaccio, Antonello Zanda, Tore Cubeddu e Massimo Spiga. I redattori e i collaboratori sono operatori culturali, critici cinematografici e appassionati cinefili. La rivista si occupa anche di territori culturali contigui al cinema. Il nome della testata è un omaggio al film di Pier Paolo Pasolini del 1968, un’opera che, a suo tempo, fu intensamente provocatoria.Teorema vuole essere un luogo libero di riflessione critica e di elaborazione teorica”.
Il numero zero esce nel 2005 in elegante formato. Nell’editoriale il direttore Bepi Vigna spiega “Perché Teorema”, annunciando le linee e le scelte di questa nuova scommessa editoriale. Ad Antonello Zanda spetta d’obbligo di fare il punto nel saggio “L’immagine dell’identità nel cinema sardi”. Elisabetta Randaccio racconta “Le notti di Tavolara”, il festival dedicato al cinema italiano che si svolge nell’incantevole cornice dell’isola davanti a San Teodoro, che è ancora ben vivo e vivace nelle successive edizioni ospitando i registi e attori italiani più affermati. Tore Cubeddu intervista il regista Enrico Pizianti che già si fa largo nel gruppo degli autori sardi. Ancora Bepi Vigna, tanto per far capire le intenzioni del giornale che darà largo spazio alla graphic novel, presenta un articolo sull’editoria a fumetti in Africa. Sin da questo primo numero si intuisce un’identità ben precisa e connotata.
Dalla carta al web
Il primo numero e il numero 2 escono nel 2006, poi con cadenza semestrale il 3 e il 4 nel 2007; un fascicolo doppio nel luglio 2008 raccoglie i numeri 5 e 6. Le difficoltà per pubblicare una rivista di qualità cartacea, con belle immagini, impaginazione elegante e spessore, sono evidenti: un giornale si regge sulle copie e sulle inserzioni pubblicitarie, altrimenti i conti non tornano e la stampa si blocca. Così anche nel 2009 la rivista esce in agosto con un numero doppio (7 e 8). Poi arriva l’ineluttabile stop. Ma le possibilità del web consentono di aprire nuovi orizzonti e di utilizzare canali meno costosi della carta stampata, la cui diffusione – a parte, appunto, le spese vive della redazione – è legata alle edicole e agli abbonamenti.
Nel 2016 si riparte online
Inevitabile la scelta di trasferire su internet la rivista che rinuncia all’impaginato classico del cartaceo scaricabarile col PDF, per puntare su un’edizione che adotti grafica, stile e linguaggio del web, Così nel luglio del 2016 si riparte con la seconda vita e la pubblicazione del n. 9 direttamente online. Dal numero 10 nel 2017 al numero 34 del febbraio 2022, uscirà regolarmente con due edizioni all’anno, per un totale di 26 numeri, tutti consultabili nell’archivio online (mentre attualmente non sono scaricabili i Pdf dei primi otto numeri e del numero zero).
Il 27 giugno 2016 così il direttore Vigna annuncia il ritorno delle pubblicazioni:
«Ritorna Teorema, con una nuova formula editoriale, ma fedele al suo originario proposito di rivolgere uno sguardo disincantato, quanto attuale, libero e onesto, sul mondo variegato e assai mutevole dell’audiovisivo. Quello che chiamiamo cinema, infatti, non si identifica più e soltanto col cinematografo, ma è qualcosa di più ampio, quasi senza confini: un’arte totale della quale si usufruisce in modi sempre nuovi e differenti, che è diventata ormai una componente essenziale nella formazione delle nuove generazioni. Ritorna Teorema perché, in un periodo come l’attuale, dove il sistema dei media tende ad appiattire i giudizi e ad anestetizzare le coscienze, è più che mai necessario dialogare, confrontarsi, analizzare e approfondire con lucidità le contraddizioni della realtà contemporanea.
In quest’epoca dove i linguaggi espressivi si mescolano e si influenzano e la tecnologia offre sempre maggiori possibilità d’interazione, sentiamo il bisogno di interpretare la complessità che ci circonda, senza limitarci a registrarla. Sentiamo l’esigenza di tornare a fare della critica, appassionata e anche polemica, quando occorra e sia costruttivo. La rivista vuole essere un potenziale luogo di connessioni, un punto di incontro di idee e culture, un crocevia di pensieri non uniformati, per questo tendiamo una mano a nuovi collaboratori che siano “emotivamente sensibili”, come noi. Il nostro sguardo – conclude Vigna – parte dalla Sardegna, che sogniamo possa diventare una zona franca del dibattito intellettuale, un luogo privilegiato da cui osservare meglio i cambiamenti in atto. Ma dalla Sardegna vogliamo gettare uno sguardo lontano, per provare ad attuare un reale dialogo col mondo. Teorema rinasce nel web, ma con l’idea di dar vita, in futuro, anche a dei volumi cartacei che raccolgano il materiale più interessante tra quello apparso in forma digitale. Saremo presenti sui vostri schermi una volta al mese. Speriamo di trovarvi sempre più numerosi».
Sergio Naitza, giornalista e regista
Tra i tanti personaggi che ruotano attorno alla rivista, vogliamo qui citarne almeno uno, Sergio Naitza, critico cinematografo dell’Unione Sarda per quasi quarant’anni, dalle prime collaborazioni a metà degli anni ’80 sino al pensionamento nel 2017. Nel quotidiano cagliaritano, oltre alle sue puntuali e seguitissime recensioni, ha guidato come caposervizio la pagina della Cultura ed è stato inviato speciale per numerose edizione del Festival del cinema di Venezia. Considerato uno dei migliori critici italiani, si è occupato in particolare di alcuni registi curando monografie su Amedeo Nazzari, Pedro Almodovar, Sergio Citti, Andrzej Zulawski e pubblicazioni sul Premio Solinas e sulla cartellonistica cinematografica, di cui ha realizzato anche una mostra dalla collezione privata dei suoi manifesti del cinema italiano anni Sessanta-Settanta. Da sei anni è direttore artistico del festival Lagunamovies di Grado.
Per L’Unione Sarda ha curato il restauro del film muto La Grazia (1929) di Aldo De Benedetti tratto da una novella di Grazia Deledda. Ideatore e curatore delle collane Sardegna Cinema e Registi di Sardegna (rispettivamente 25 Vhs e 12 DvD) usciti con L’Unione Sarda. Per la Rai, sede regionale per la Sardegna, ha ideato e condotto 60 puntate della trasmissione “Schermi sardi”. Tiene corsi di alfabetizzazione cinematografica per le scuole. Già durante gli anni del giornale ha cominciato a dedicarsi alla realizzazione di documenti-film, attività che chiuso il lavoro con L’Unione, è diventata principale interesse professionale.
Ricca la sua filmografia: 2013, Le nostre storie ci guardano (RAI); 2013 I piccoli fratelli di Bindua (RAI); 2012, L’insolito ignoto-Vita acrobatica di Tiberio Murgia; 2011, Per noi il cinema era Proibito; 2005, La Grazia ritrovata – dal muto al sonoro. A Naitza Teorema nel numero 27 (agosto 2019) ha dedicato una recensione del film sull’ “Ultimo pizzaiolo” scritta da Antonello Zanda (si veda il link dell’ https://www.carlofigari.it/bot-telegram-incontri-principali/e una lunga intervista curata da Elisabetta Randaccio (vai incontri bakeca nuoro meteo ).
L’ultimo pizzaiolo
Così scrive Elisabetta Randaccio nell’intervista intitolata appunto “L’Ultimo pizzaiolo” (Sergio Boi, protagonista del docufilm):
«Quando parla della sua attività di regista, Sergio Naitza, che è stato per quattro decenni critico cinematografico e giornalista, si schermisce, affermando come, paradossalmente, per lui “realizzare documentari è fare critica cinematografica con altri mezzi.” In realtà, la filmografia di Naitza è, ormai, corposa e sicuramente interessante. Se, poi, si vuole trovare un filo conduttore che unisca i suoi documentari, si può mettere in evidenza l’attenzione dell’autore per un’esplorazione non convenzionale del mondo del cinema. Infatti, l’obiettivo di Naitza è, nella maggior parte dei casi, lo sguardo, l’analisi “dal basso” delle opere cinematografiche, costruite non solo da registi e attori, ma pure da tecnici, comparse, collaboratori che contribuiscono fondamentalmente alla struttura del film…
Così, dopo Per noi il cinema era “Proibito” (2011), “L’insolito ignoto. Vita acrobatica di Tiberio Murgia” (2012), “L’isola di Medea” (2017), “Dalla quercia alla palma. I 40 anni di ‘Padre padrone” (2017), arriva “L’ultimo pizzaiolo” (2019), un omaggio, allo stesso tempo, affettuoso e malinconico, al mondo delle sale cinematografiche e al mestiere, praticamente cancellato dalle nuove tecnologie, del proiezionista»…
La redazione della rivista
Non è stato possibile evidentemente rispettare l’impegno di una cadenza mensile, ma già una pubblicazione periodica nel corso dell’anno in questa difficile fase dell’editoria a tutto campo, è un risultato importante, con l’augurio che possa continuare con il medesimo entusiasmo perché continui a coprire un ruolo importante e insostituibile nel panorama dell’editoria regionale. Vogliamo qui citare le biografie dei giornalisti della redazione e principali collaboratori.
Direttore Bepi Vigna (Baunei, 1957): scrittore, sceneggiatore, regista, è uno degli autori della fortunata serie a fumetti “Nathan Never” (pubblicata in Italia dalla Sergio Bonelli Editore). Dirige a Cagliari il Centro Internazionale del Fumetto. Ha scritto libri sul cinema e saggi sulla Sardegna, è stato collaboratore dell’Unione Sarda e di altre testate regionali.
Antonello Zanda (Cagliari 1959), è il direttore del Centro Servizi Culturali della Società Umanitaria – Cineteca Sarda di Cagliari. Scrittore e critico, ha pubblicato saggi di letteratura, antropologia, filosofia, arti figurative e cinema. È giornalista pubblicista e collabora con numerose riviste di settore. Assunto all’Unione Sarda ai primi del Duemila, nella redazione nuorese, ha fatto anche questa esperienza professionale, scegliendo poi di puntare sulla sua vera passione di operatore culturale.
Gianni Olla vive e lavora a Cagliari. Critico cinematografico del quotidiano “La Nuova Sardegna”, è stato docente di Storia e critica del cinema presso le Università di Cagliari e Sassari. Ha pubblicato saggi e volumi sul cinema documentario in Sardegna, sulla cinematografia cinese, il cinema del 68, l’Olocausto sugli schermi, nonché su Akira Kurosawa, Kenji Mizoguchi, Pedro Almodovar, François Truffaut, Franco Solinas, Fiorenzo Serra, Grazia Deledda, Marcel Proust. Negli anni settanta/ottanta partecipò alle attività del Cineforum cagliaritano organizzando numerose rassegne.
Massimo Spiga scrive sceneggiature per fumetto, romanzi, racconti brevi, articoli e, in generale, qualsiasi cosa gli permetta di commentare la società in cui vive tramite la parola scritta. Ha tradotto libri, film, videogames e software. La sua astronave base è massimospiga.it.
Elisabetta Randaccio: critica cinematografica, giornalista pubblicista, operatrice culturale, responsabile internazionale della FICC/IFFS, scrive su diverse testate online e cartacee, ha pubblicato saggi sul cinema e sulla cultura.
Tra i collaboratori più assidui Tore Cubeddu (operatore culturale, docente e storico dipendente dell’Umanitaria, è stato anche tra i fondatori della rivista), Michele Salimbeni, Roberto Randaccio, Marco Zurru, Camilla Cabras e Monica Galloni.