L’avventura di Video On Line

Il primo provider italiano con L'Unione Sarda primo quotidiano sul web

Gli esordi sul web in Italia

<<La storia del giornalismo on line italiano ebbe inizio con l’esperimento di un quotidiano di piccole dimensioni: l’Unione Sarda. Era l’estate del 1994 e, seguendo l’esempio dei colleghi  d’oltreoceano, si testò la via di internet. Dai primi tentativi condotti negli Stati Uniti erano trascorsi due anni: un tempo che, pur conservando i ritmi sostenuti con cui avanza la tecnologia informatica, resta tutto sommato breve>>. Due anni, però, nei quali si gettarono le basi dell’informazione quotidiana sul web.

A raccontare l’avvio di questa novità rivoluzionaria nel mondo dell’editoria italiana è Andrea Bettini, giornalista e studioso dei media. Iniziò la ricerca a metà degli anni Duemila e nel 2009 pubblicò la seconda edizione  di “Giornali.it/2.0”, la storia dei siti internet dei principali quotidiani italiani. Un volume fondamentale per capire come nacque il fenomeno e come si sviluppò vertiginosamente. Bettini passa in rassegna i principali gruppi nazionali che, dopo i primi mesi di disorientamento ed esperimenti, si lanciarono in questa nuova avventura con la coscienza che sulla strada di internet si sarebbero combattute le sorti anche del settore cartaceo.

Agli esordi  si cominciò per intuizioni ed emulazioni (guardando anche cosa stava accadendo dall’altra parte del mondo), per arrivare ad una pianificazione e ad uno sviluppo originale. Tutti, comunque, avevano capito che dal web non si poteva più prescindere e che giornali cartacei e siti internet, da quel momento, dovessero camminare insieme. All’epoca nessuno sapeva bene e come, molti preconizzavano la fine della carta stampata in tempi più o meno lunghi, qualcuno ipotizzava apertamente che il web sarebbe stato il killer dei giornali di carta e che, “rubando” copie alle proprie testate, prima o poi avrebbe ribaltato le abitudini dei lettori facendo precipitare le vendite e quindi compromettendo la stabilità economica del gruppo. Altri – ed è questa la tesi che attualmente trova più sostenitori – auspicavano che web e carta stampata prima o poi avrebbero cominciato ad interagire, integrarsi e ad essere complementari.

Quale la formula vincente? Ciascun gruppo oggi si sta muovendo in questo senso, per trovare una soluzione che indichi le strategie editoriali, produttive ed economiche per il prossimo futuro. Questo perché la strada del web è ormai senza ritorno, mentre occorre fermare l’emorragia delle copie e la crisi dei giornali.

Nel suo volume Bettini esamina la nascita dei giornali on line nei grandi gruppi nazionali: La Repubblica, Rcs Corriere della Sera, La Stampa, il Quotidiano.net di Monrif (La Nazione – Il Resto del Carlino- Il Giorno), Il Sole 24 Ore. Il libro si apre dedicando due pagine alla prima esperienza in assoluto, quella che avvenne in una piccola città di un’isola, Cagliari, luogo geograficamente ed economicamente marginale nel contesto nazionale, soprattutto per il settore editoriale. Eppure qui nacque la prima idea di un giornale italiano e forse europeo da diffondere sul web: così Cagliari per oltre due anni diventò un laboratorio sperimentale e di studi internazionali. Bettini, come poi tutti gli studiosi che hanno affrontato l’argomento, riconosce ovviamente la primogenitura dell’Unione Sarda in questo campo, ma dopo poche righe e citazioni, si concentra sui grandi gruppi ai quali dedica interi capitoli e approfondimenti.

Perciò, in un discorso storico più analitico, in questo volume vogliamo raccontare a fondo la genesi di Video on Line, pietra miliare del percorso poi intrapreso da tutti gli altri.

I pionieri negli USA

A parlare di giornalismo on line – racconta Bettini –  si iniziò nel 1992, quando dei contenuti giornalistici furono inseriti all’interno di bouquet proposti da servizi commerciali come AOL, Compuserve o Prodigy. Nella maggior parte dei casi gli utenti interagivano con pagine completamente piene di testo, senza immagini, con contenuti ridotti e grafica rudimentale. Eppure, anche se con enormi difficoltà, alcuni di questi primordiali progetti ebbero un successo sufficiente ad attirare su di sé l’attenzione di un piccolo pubblico e degli esperti del settore. Inizialmente il gruppo dei pionieri fu guidato da testate a diffusione locale, ma poi, a partire dal 1994, entrarono in scena i grandi quotidiani.

Il New York Times lanciò un proprio sito contenente soprattutto recensioni, gruppi di discussione ed elenchi tematici e poco dopo anche il Washington Post sbarcò sulla rete. Così, mentre negli USA il 1995 si segnalava come l’anno di Salon, la prima rivista completamente on line, in Italia si muovevano i primi passi in un mondo pieno di incognite.

<<Partito con grande slancio – scrive Bettini – per l’entusiasmo del suo proprietario Nichi Grauso , patron di Video On Line, il tentativo in grande stile dell’Unione Sarda ebbe vita breve e ben presto si ridimensionò notevolmente. Nonostante una cura non indifferente per il sito (per il periodo), testimoniata dalle assunzioni specifiche per la versione web, da diverse sperimentazioni e dal trattamento multimediale delle notizie, la vetrina su internet del giornale non ebbe il successo sperato>>.

Ecco come Bettini spiega il “fallimento” dell’avventura: a frenarne lo sviluppo furono soprattutto la ridotta diffusione della rete allora presente in Italia (si stima che nel 1995 gli internauti fossero  400 mila) e la natura stessa del giornale regionale e quindi scarsamente capace di proporsi all’improvviso a un pubblico nazionale o globale. Sicuramente un’analisi realistica, ma riduttiva e affrettata che non rende giustizia e non illustra lo sforzo immane che un piccolo gruppo editoriale fu capace di portare avanti in Italia e, come vedremo, nel mondo con un tour promozionale durato un anno. Di certo questo aspetto non interessava al fine dello studio citato che punta i riflettori su altri obiettivi.

I primi grandi quotidiani a proporre contenuti su internet – riprende il suo discorso Bettini – furono, nella primavera del 1995, La Stampa ,Il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Si trattava ancora di siti molto rudimentali che offrivano ben poche notizie tratte dal giornale in edicola. Si seguiva, insomma, quel procedimento che Riccardo Staglianò (2002)  ha efficacemente descritto come <<fiera del repurposing>> e che consisteva nel riversare sul web, al minimo costo possibile, gli stessi contenuti del prodotto cartaceo, sperando di ottenere qualche guadagno con i banner pubblicitari inseriti nelle pagine.

Poco fortunato fu anche il tentativo dell’Unità, che ebbe inizio il 30 agosto 1995. Il quotidiano allora guidato da Walter Veltroni si segnalò per la scelta di pubblicare on line tutti gli articoli del giornale cartaceo. Partito con discreto successo ben presto, però, il progetto si arenò a causa della profonda crisi che colpì l’intera testata.

Anche se non mancavano alcuni esempi di buona fattura, dopo più di un anno dal lancio del primo progetto il panorama del giornalismo on line era ancora poco soddisfacente sia per qualità che per completezza e scontava i dubbi e le incertezze che ne avevano accompagnato i primi mesi di vita. Alla fine del 1995 – conclude Bettini – la maggioranza dei giornali non aveva ancora una propria versione telematica ed i contenuti proposti dai pochi, che avevano già intrapreso questa strada, erano ridotti e poco curati.


La nascita di Video on Line

«E’  nato Video On Line un nuovo servizio telematico, destinato alle famiglie e alle aziende, per informarsi e comunicare. E’ un sistema che permetterà di fare tutto via video, dalla lettura dei giornali alla rassegna stampa, dalla consultazione della Borsa valori a quella di banche dati, dalla spesa stando comodamente seduti in casa alla ricerca di un libro nei cataloghi di centinaia di biblioteche. E’ facilissimo da usare perché basterà un clic per ricevere informazioni o per acquistare i prodotti»: così iniziavo il mio articolo pubblicato su L’Unione Sarda il 4 dicembre 1994 dal titolo “Come navigare nel mare delle reti on line”.

Erano le prime volte che si cominciava a parlare del web sui giornali. All’epoca ero caporedattore centrale del giornale ed ebbi, tra gli incarichi del lavoro quotidiano, anche quello di seguire gli sviluppi della ricerca per iniziare a renderne conto ai lettori sul nuovo fenomeno che, anche noi, stavamo iniziando a scoprire.

Dopo alcuni mesi di sperimentazione il 3 dicembre 1994, con una conferenza stampa a Milano, nasce così Video On Line. In una società come quella italiana che ancora ignorava internet e poco esperta di computer, occorreva illustrare cosa fosse questo nuovo servizio. «Video On Line – spiego nell’articolo – è un servizio telematico che consentirà agli utenti di avere libero accesso a Internet, la rete informatica più grande del mondo, dalla quale si potranno trarre altri servizi in una catena praticamente infinita. Come ci si potrà collegare? Semplicissimo: basteranno un personal computer, un modem e una linea telefonica. Una volta attivato il collegamento, sul video del Pc comparirà un’immagine grafica con una serie di icone. Queste icone sono le porte d’accesso ai vari canali per ora previsti: Internet; edicola ipermediale; posta elettronica; la spesa via video; basterà fare clic col mouse su una di queste icone per entrare nel servizio desiderato».

I  servizi on line occupavano molta memoria in quanto ricchi di grafica e i modem, per effettuare la connessione, avevano un prezzo che oscillava fra le 100 e le 250 mila lire. I primi punti di accesso erano 28 in tutta Italia, fra cui Cagliari e Sassari. Il prezzo dell’accesso alla rete era quello di una semplice chiamata nazionale.

Alla nascita i sistemi multimediali interattivi erano di due tipi: off line, ad esempio i personal computer forniti di Cd-rom e non collegati in rete; on line, servizio collegato ad una o più reti. I Cd-rom nel 1994 erano già ampiamente diffusi sul mercato e furono venduti 5 milioni di dischetti per 3 miliardi di dollari con una crescita del 40% annuo.

Questo nuovo servizio telematico nasceva per permettere il collegamento alla rete, ma considerando la quantità dei dati ed il numero di utenti collegati, circa 30 milioni, per il reperimento delle informazioni era necessaria una conoscenza dell’informatica e di internet.

Video On Line fu il primo provider italiano in grado di offrire un servizio specifico come l’edicola ipertestuale, l’accesso alla rete ed ai servizi creati appositamente per il mercato telematico.

«Non a caso – sottolineo nell’articolo – si dice che chi accede in Internet “naviga” come in un mare senza fine che cambia di continuo perché le informazioni che entrano ed escono dalla rete cambiano continuamente. Così come il mare, anche Internet ha le proprie carte nautiche, i nocchieri capaci di pilotare lungo la navigazione. E Video On Line è uno di questi».

Alice Strano, nella sua tesi di laurea, ripercorre con pazienza tutte le tappe di quella fase sperimentale, riprendendo gli articoli apparsi su L’Unione Sarda e su altri giornali nazionali che davano conto delle novità. Dell’argomento si occuparono con me alcuni colleghi, oltre il direttore del giornale Antonangelo Liori, il direttore editoriale Alberto Rodriguez e un giornalista esperto come Angelo Pani.

Seguiamo, dunque, la ricostruzione minuziosa fatta da Strano che ci restituisce l’entusiasmo di quei giorni riportati dalle cronache del quotidiano.

Il 3 dicembre 1994 l’editore Nicola Grauso, in un prestigioso hotel di Milano, presentò ufficialmente Video On Line  ad una trentina di giornalisti, in rappresentanza di alcuni tra i maggiori quotidiani e periodici italiani e di alcune agenzie di stampa straniere. Alla conferenza stampa parteciparono anche gli informatici Reinier Van Kleij, system manager a L’Unione Sarda, Pietro Zanarini, dirigente del gruppo “Visualizzazione scientifica” del CRS4 di Cagliari e Francesco Ruggiero, esperto di informatica.

Pietro Zanarini

«Il service Video On Line, che catapulta la Sardegna in ogni angolo del pianeta attraverso il canale informatico di Internet […] è la “bretella” che consentirà a chiunque di entrare nell’autostrada della comunicazione interattiva», riporta il resoconto pubblicato il giorno dopo. Come spiegare ai lettori sardi un fatto epocale la cui portata sfuggiva agli stessi protagonisti del progetto?

L’Unione Sarda – riassume Strano – realizzò il servizio per diversi motivi, primo fra tutti gestire la versione ipermediale del quotidiano. All’uscita del servizio furono associate alcune iniziative: si potevano trovare informazioni su musei, itinerari turistici, hotel, agenzie di viaggi ed altri servizi. Venne inoltre realizzato un nuovo veicolo di comunicazione ipertestuale, The International, un quotidiano ipermediale in grado di fornire notizie in tempo reale in italiano e nelle lingue più diffuse come cinese, arabo, inglese e spagnolo, le quali riuniscono l’80% della popolazione mondiale.

Inoltre, attraverso il possesso di un computer ed una connessione ad internet, in qualunque parte del mondo, la possibilità era quella di poter leggere decine di riviste e quotidiani internazionali. Quando faceva la sua comparsa sullo schermo, Video On Line, veniva accompagnato dal logo accattivante dell’uccello stilizzato, caro alla tradizione artigianale sarda, e dall’elenco dei servizi collaterali.

                     

Attraverso tale schermata e con un clic del mouse era possibile ottenere informazioni su musei, spettacoli, teatri, concerti, negozi, orari e prezzi di biglietti delle compagnie aeree, nomi di agenzie per effettuare viaggi organizzati, e via elencando. Inoltre –  fatto eccezionale per l’epoca – era possibile vedere filmati dal vivo.

Dando uno sguardo al resto del mondo –  sottolinea Strano –  nello stesso periodo, mentre in Italia il servizio era agli esordi, negli Stati Uniti era già attivo da anni, con la conseguente maggior disponibilità di servizi ed informazioni. Un esempio: accanto a “Britannica online”, server a pagamento solo per abbonati, che permetteva di consultare l’Enciclopedia Britannica, si trovava, accessibile a tutti, la “Virtual Library” canadese con il suo numeroso elenco di argomenti. Anche l’elenco dei periodici e dei quotidiani in lingua inglese che si potevano consultare non aveva paragoni in confronto all’Italia: un centinaio solo negli Stati Uniti, contro l’unico italiano, L’Unione Sarda.

Prendendo il caso del The Wall Street Journal va considerato, però, che in tale periodo non era possibile consultare il giornale per intero. In una finestra di dialogo bisognava selezionare l’argomento desiderato affinché apparisse sullo schermo. Metodi di consultazione simili erano comunque adottati anche per altri quotidiani. L’Unione Sarda inseriva un elemento nuovo rispetto alla concorrenza: la prima pagina era una “finestra” sulla quale si potevano scegliere una serie di opzioni come: il quotidiano del giorno, le copie arretrate, i messaggi da inviare al giornale e al CRS4.


Ma la novità stava negli articoli: alcune parole del testo (i link) apparivano colorate di blu. Queste rappresentavano ulteriori “finestre” che consentivano di accedere a una enorme serie di informazioni legate a quella parola. Un esempio: in un articolo di cronaca cittadina era possibile cliccare sulla parola “Cagliari” ed in tal modo si apriva un elenco completo di informazioni sulla città che l’amministrazione comunale cagliaritana aveva immesso nella rete. Con l’uscita di Video On Line, uno fra i primi propositi era quello di spiegare agli utenti, in una pagina apposita, cosa fosse il giornale ipermediale e quali sarebbero state le prospettive della comunicazione. Già allora si pensava che tale avvenimento sarebbe stato definito “epocale”  in pochi anni.  Il paragone era fra la rete di internet (conquista della scienza) e la scoperta dell’America: «Colombo – scrivevo nell’articolo – partì con tre caravelle sulla base di qualche intuizione e di poche conoscenze. Compì un viaggio reale attraverso lo spazio e il tempo e cambiò la storia. Oggi, sulle caravelle-computer che solcano internet, l’uomo può navigare oltre lo spazio e senza il tempo partendo da Cagliari per ritrovarsi a Parigi o in Cina. Il tutto in pochi secondi».

Altra riflessione, che è lecito fare, riguarda la cancellazione della dicotomia fra centro e periferia. Con lo sviluppo dell’Unione Sarda elettronico le notizie della Sardegna potevano ritrovarsi in tempo reale a Parigi, New York o Tokyo e viceversa, in un paesino fra i monti della Barbagia era possibile riflettere su realtà raccontate da quotidiani americani. Ma cosa c’era dietro alla nascita di Video On Line, e chi furono i protagonisti che hanno permesso di realizzare questo servizio?

La nascita del progetto

L’inizio fu casuale. Tutto cominciò quando alla sede dell’Unione Sarda di viale Regina Elena arrivò un giovane ingegnere olandese dell’università di Delft. A Cagliari Reinier van Kleij conobbe Pietro Zanarini e Francesco Ruggiero, due giovani informatici del CRS4, centro di ricerche allora guidato dal premio Nobel Carlo Rubbia, già direttore del CERN (dove nacque il World Wide Web) e che utilizzavano già internet. I tre (ai quali si aggiungerà l’informatico Luigi Filippini) diedero inizio ad una serie di sperimentazioni per portare L’Unione Sarda all’interno della rete. Quello che forse nacque un po’ come un gioco in pochi mesi divenne un progetto concreto: L’Unione Sarda diventò l’unico giornale italiano che poteva essere letto quotidianamente in tutto il mondo attraverso la rete di internet.

 

A sinistra Pietro Zanarini, al centro Francesco Ruggiero e a destra Reiner van Kleij al CRS4

Inoltre era il primo quotidiano ipertestuale in Europa. «Significa che – spiegò van Kleij ai primi stupiti interlocutori – partendo da un articolo dell’Unione Sarda, si può navigare all’infinito nel mare di Internet. Basta “cliccare” su una parola per cambiare rotta e procedere di argomento in argomento senza sosta».

Dall’esperimento di van Kleij con i giovani del CRS4 nasce così Video On Line, una società che metteva a disposizione dell’utente il software (il programma) ed il progetto editoriale per entrare nel fantastico mondo di internet e per utilizzare tanti altri servizi.

Un olandese a Cagliari

Per capire i retroscena e conoscere come realmente andarono i fatti, bisogna andare alla fonte, meglio ancora ai testimoni, cioè a chi quegli eventi visse da protagonista in prima persona. Reinier van Kleij, laureato in ingegneria informatica in Olanda e con un dottorato in computer grafica tridimensionale conseguito nel 1993, in quell’anno a Cagliari conosce Grauso.

L’editore, interessato alle capacità innovative del giovane tecnico olandese, gli propone un contratto di system manager all’Unione Sarda, dove si stanno effettuando in redazione dei cambiamenti tecnologici importanti con nuovi computer e sistemi integrati di ultima generazione per la realizzazione informatica dell’intero giornale.

Reiner van Kleij

Ecco il ricordo di van Kleij dalla sua viva voce, raccolto da Alice Strano nel 2009.

<< Sono arrivato a Cagliari nel febbraio 1993, venivo dal mondo della ricerca dove utilizzavo già la posta elettronica e l’FTP (File Transfer Protocol). All’epoca ero fidanzato con una cagliaritana, pensavo che non avrei mai lavorato qui, ma poi ho conosciuto l’editore Nicola Grauso attraverso amici comuni e a lui serviva un esperto di computer a L’Unione Sarda>>.

Siamo agli inizi di internet?

<<No, in Europa l’inizio risale agli anni Settanta, mentre nel mondo universitario internet veniva già usato da una decina d’anni>>.

Ma in Italia non se ne parlò fino alla nascita di Video On Line.

<<Vero. Anche in Italia esisteva da oltre trent’anni, ma non era molto diffuso, era usato solo come uno strumento militare ed universitario>>.

Come nasce l’idea di utilizzare internet all’interno dell’Unione Sarda? E come suscitò l’interesse di Grauso?

<<Nasce quando ho cercato di avere internet a Cagliari. L’unico modo per averlo era attraverso il CRS4. Volevo una casella e-mail per poter comunicare con ex colleghi e amici della ricerca, per poter mantenere i contatti. Al CRS4 incontro il fisico Pietro Zanarini che a sua volta lavorava al CERN e conosceva il WWW (World Wide Web) la cui invenzione risale proprio al ’93. Questo era un nuovo protocollo che permetteva di pubblicare testi ipertestuali. Mi ricordo che ad un certo punto, nell’ottobre del ’93 c’era stato l’annuncio che The Washington Post sarebbe andato on line. Non fu il primo nel mondo perché il primato storico del WWW spetta al quotidiano californiano San José Mercury News.

In quel periodo che ruolo ricopriva a L’Unione Sarda?

<<Ero il system manager. Poi a novembre del ’93 arrivò uno stagista al CRS4, Francesco Ruggiero, che iniziò a lavorare ad un’ipotesi su come mettere questo giornale on line. Un vantaggio de L’Unione Sarda era che tutto era molto strutturato ed era quasi fatto per essere messo online, perché l’articolo aveva i nomi strutturati, i titoli, le foto, l’occhiello, ecc. Era molto facile quindi raccogliere i pezzi della pagina e trasformarli in linguaggio Html (hypertext markup language). Io scrissi la parte che raccoglieva gli articoli a L’Unione Sarda, facevo un pacchetto, un file zip unico che veniva spedito al CRS4, lì veniva “spacchettato” e con un’elaborazione veniva convertito in html e messo in rete. Il sistema venne messo in produzione a marzo del ’94 a titolo sperimentale>>.

Nel frattempo com’era il contatto con Grauso?

<<Prima di fare questa sperimentazione, a marzo, siamo andati al CRS4 per assistere ad una “demo” per verificare un tipo di ipotesi di giornale on line. Sono andato con Grauso, l’allora amministratore delegato Paolo Campana, con il direttore editoriale ed esperto di tecnologie Alberto Rodriguez e con l’ingegner Giuseppe Andretta, responsabile dell’apparato tecnico e del centro stampa>>.

Qui si accese la lampadina nella testa di Grauso?

<<Sì, il progetto ormai era nato. Quando il giornale era pronto andavo 1-2 ore a programmare, così nessuno mi interrompeva>>.

All’epoca i non esperti non capivano cosa fosse internet. All’interno della dirigenza del giornale ci furono quei due-tre mesi di dibattito (dopo le prime sperimentazioni) durante i quali si cercava di conoscere il potenziale di internet, quanti computer ci fossero in Sardegna, quanti in Italia e quanti modem che permettevano il collegamento alla rete.

<<Questo era impossibile saperlo. C’erano pochi modem, si parlava di qualche decina di migliaia, perché erano ancora cari, le linee erano lente ed il telefono costava>>.

Comunque Grauso gli chiese di andare avanti nel progetto, giusto?

<<Sì, visto che per lavorare con internet bisognava avere internet in casa, mi ricordo che a maggio-giugno abbiamo comprato una linea 64 kbps con Unisource, che vendeva internet all’ingrosso. Loro avevano un grande bocchettone a Milano, il CDN (Circuito Diretto Numerico) abbastanza stabile. Iniziammo a fare un po’ di “scouting” di personale che poteva essere utile per dare un servizio>>.

Avevate un’idea di come si faceva, di quale fosse il progetto?

<<Abbiamo trasferito lo script del CRS4 in un computer a L’Unione Sarda. Bastava che il proto schiacciasse una combinazione di tasti e partiva questo script che raccoglieva tutti gli articoli, i titoli e le foto dell’intero giornale. Questi finivano in un file zip che all’inizio veniva trasmesso al CRS4, mentre poi si fece direttamente a L’Unione Sarda, qui veniva “spacchettato” e gli articoli venivano convertiti in html>>.

Il proto (il capo della tipografia) faceva questo lavoro a mezzanotte-l’una?

<<Sì, quando il giornale era finito. Tutto entrava in rete verso le sei-sette del mattino, non troppo presto per non fare concorrenza al quotidiano cartaceo>>.

Chi svolgeva questa operazione?

<<Era automatica. L’unica operazione manuale era quella del proto>>.

Come si faceva per vederlo? Era gratis o a pagamento?

<<Si andava sul sito dell’Unione Sarda ed era sempre gratis>>.

Ricorda qualche fatto particolare di quel periodo?

<<Mi ricordo che al Polo Sud avevano solo mezzora di internet al giorno, quindi per leggere il giornale avevano bisogno di una versione zippata che si potesse scaricare in quel periodo di tempo: facevano il download del file su un server locale e successivamente leggevano il giornale>>.

Arrivavano lettere da tutto il mondo e questo aveva fatto entusiasmare Grauso. E’ vero?

<<Sì, perché lui diceva: “io non ho fatto nessuna azione di pubblicità e in tutto il mondo conoscono questo giornale, ma com’è questa storia?” Da lì ha capito la forza che poteva avere internet>>.

Nel giro di un’estate nasce il giornale on line?

<<Verso luglio iniziano le pubblicazioni regolari in rete>>.

In meno di sei-sette mesi si realizza Video On Line.

<<No, è da qui che nasce Video On Line: era un progetto nel quale il giornale aveva un ruolo marginale, non era più il giornale on line ma un portale generalista che dava dei servizi come la posta elettronica via web, ecc.>>

Grauso, dunque, comprende che il giornale poteva essere solo una componente del progetto ed elabora Video On Line nel quale veniva inserito tutto. 

<<Esatto. Grauso decide di creare un vero portale in cui il giornale avrebbe rappresentato solo una parte. Non c’è dubbio che  L’Unione Sarda sia  stato il catalizzatore in tutto il processo per arrivare al portale. Ovviamente c’era il problema “siamo in Italia, facciamo un portale per tutto il mondo”. Si è pensato quindi di realizzarlo in più lingue, per risolvere dei problemi che nessuno affrontava. All’epoca c’era AOL (America on line), Prodigy e altri  fornitori di internet americani che avevano tutto in inglese e non si erano mai preoccupati di dare un servizio nelle lingue locali europee, asiatiche o ad esempio in arabo>>.

A parte la lingua, il problema maggiore fu quello del linguaggio di internet. Quali furono i passaggi?

<<All’inizio c’era il titolo seguito dal testo e raramente qualche foto in formato ridotto. Non esistevano ancora le pagine, c’erano delle sezioni (prima pagina, cronaca, esteri, sport, spettacoli) e dentro c’erano gli articoli>>.

I link erano già presenti?

<<Sì, erano già presenti in alcune parole. C’era anche la possibilità di realizzare un giornale personalizzato. Ad esempio io potevo mettere “via Roma” e mi arrivavano tutti gli articoli che parlavano di questa via>>.

A chi venne l’idea del logo?

<<Lo fecero i pubblicitari ed i grafici della “Professionisti associati”>>.

Il software esisteva già?

<<Una parte era stata scritta dal CRS4 ed una parte l’ho scritta io qui>>.

Quando lei lavorava all’Unione Sarda studiò un modo per inserire la pagina del giornale direttamente on line?

<<No, questo fu un passo successivo perché con Video On Line l’attenzione sul giornale si perse>>.

Quando nasce il giornale on line propriamente detto?

<<Successivamente, verso il 1999-2000, quindi io non l’ho seguito.  Quello che facevamo noi era prendere gli articoli che dovevano essere pubblicati nella versione cartacea e metterli on line, ma sono usciti anche articoli che non erano presenti nel quotidiano perché li lasciavano sul sistema editoriale ma non li facevano entrare nella pagina>>.

Qual è la differenza fra il giornale cartaceo riprodotto in rete e il giornale on line?

<<Secondo me on line vuol dire che è in rete, quindi come è stato fatto il giornale è irrilevante. Ci sono giornali in rete che hanno una redazione a parte che lavora specificatamente per il web, anche perché qui la scrittura è diversa da quella del giornale cartaceo, ad esempio normalmente gli articoli sono più brevi. Prima il contenuto degli articoli on line era identico a quello che si trovava nella versione cartacea, non c’era una redazione web con la differenziazione che c’è oggi>>.

Il linguaggio è rimasto lo stesso ma si è evoluta la tecnica?

<<Sì, in particolare la multimedialità: video, fotografie, musica, animazioni …>>

In conclusione, è fallito il progetto di Grauso, oppure no? Forse è stato un sogno troppo grande per il momento pionieristico ed i risultati si sono visti soltanto dopo, quando l’imprenditore sardo aveva già passato la mano? Cosa ne pensa?

<<Sicuramente Video On Line era un progetto molto innovativo, all’avanguardia della rete e chi sta all’avanguardia deve avere ampie vedute. Il gruppo editoriale L’Unione Sarda non era un gruppo grosso e nazionale come poteva essere RCS o Telecom. Giusto per sottolineare un particolare: Video On Line è stato venduto a maggio-giugno ’96 e Tiscali penso sia stata quotata nell’ottobre ’98, arrivando ad essere grande come la Fiat in termini di capitalizzazione.  Quindi, con un respiro di un anno e mezzo in più Video On Line avrebbe potuto quotarsi in Borsa e diventare una realtà tipo Tiscali, che per dirla tutta è stata la copia esatta di Video On Line. La differenza è che Tiscali riuscì a sfruttare il boom della new economy, del nuovo mercato>>.

Quindi il progetto non è fallito?

<<No, il problema fu che per Video On Line non si ebbero ampie vedute>>.

Le previsioni di allora si sono avverate?

<<Senza dubbio e sono anche state superate. Ad esempio, io ora a casa ho una connessione di 20 mbps e solo 15 anni fa questo era impensabile. All’epoca usando la telefonìa pubblica al massimo potevi arrivare a 128 kbps, quindi possiamo dire che era circa 160 volte più lento>>.

Grauso aveva previsto la morte della carta stampata: questa previsione però non si è avverata.

<<Ora la previsione è stata spostata intorno al 2050. Chissà!>>

Cosa ne pensa dell’uscita di smartphone, tablet e di tutte le novità tecnologiche? Come evolverà la situazione del mondo di internet?

<<Ovviamente l’organizzazione e la redazione dei contenuti sarà sempre un lavoro che verrà fatto dai giornalisti. Ma ad esempio ora in America ci sono delle società che generano contenuti ad un costo molto basso e quindi anche gli stipendi dei giornalisti saranno molto più bassi rispetto a quelli attuali. Soprattutto cambierà il modo di pensare un giornale e di lavorare in una redazione>>.

L’intervista a Nicola Grauso

Sin qui il racconto del tecnico olandese, circa quindici anni dopo gli eventi. Ora, per completare il quadro, pare opportuno fare un salto indietro e riportare l’intervista a Nicola Grauso uscita su L’Unione Sarda, a firma del direttore Antonangelo Liori, il 3 febbraio 1995, quindi a pochi mesi dal lancio dell’iniziativa. Oggi Grauso, con tutto ciò che accaduto dopo riguardo alle sue vicende personali, imprenditoriali e politiche, probabilmente ci racconterebbe la storia “filtrata” dal tempo e dagli eventi. Più utile, al fine storico che si propone questo saggio, ritornare alle origini della vicenda basandosi su ciò che fu pubblicato.

All’epoca le sue parole potevano sembrare quelle di un visionario, di un imprenditore che voleva proporre e vendere sul mercato il suo prodotto, per di più diffuse dal suo giornale con un articolo scritto dal suo direttore. Col senno di poi si riveleranno profetiche. E la realtà è andata ben oltre l’immaginazione, se pur fertilissima, dell’editore sardo. A domanda risponde.

Niki Grauso

Come è nata la decisione di investire in un settore così complesso come la telematica? 

«Un giorno chiacchierando con il premio Nobel, Carlo Rubbia, ho appreso un dato che non conoscevo: ogni diciotto mesi il computer raddoppia la sua potenza e il suo prezzo dimezza. Vuol dire che via via avremo computer sempre più raffinati e potenti a prezzi sempre più accessibili. Oggi con poco più un milione si può comprare uno strumento interattivo, decisamente più sofisticato dei migliori computer di cinque anni fa. Anche le dimensioni sono ridottissime: alcuni portatili sono grandi quanto un libro. Questo, mi son detto è lo strumento di comunicazione di massa del futuro».
In che senso?

«Ritengo che i normali mezzi di comunicazione siano ormai vecchi, superati. Il futuro è proprio nella telematica. Cioè nella possibilità di fare, grazie al proprio computer, operazioni incredibili: lavorare, studiare, ascoltare musica, vedere un film, leggere un giornale, comprare un cd o un libro, acquistare un vestito, comunicare con un amico, muovere un rilievo a un filosofo o a un editorialista e ottenere la risposta in tempo reale».

È un’ipotesi affascinante ma anche estremamente sconvolgente 

«Entrambe le cose. Se usata bene, la telematica può diventare il mezzo di comunicazione più democratico del mondo. Perché chi legge un giornale, chi ascolta la tv o la radio è costretto a subire una mediazione: non sempre corretta e che solo in minima parte sceglie . Con la telematica, invece, ognuno di noi può costruire la sua informazione, può navigare da un mezzo a un altro, può scegliere ciò che vuole e diventa non più solo utente passivo ma parte attiva».

In che modo ? 

«Un esempio: se un giornalista scrive un articolo che non va bene o è impreciso, con la telematica qualsiasi lettore può dirglielo e avere una risposta nel giro di pochi secondi che, magari, potrà portare alla modifica dell’articolo stesso».

Verranno messe in crisi televisioni e giornali? Si corre il rischio di gravi contraccolpi a tutto il settore?

«Forse sì e forse no. Sul futuro non si può dire niente eccetto che questo diventerà il più importante mezzo di comunicazione di massa. Non posso dire se noi e la Sardegna saremo protagonisti principali, anche se ho la sensazione che siamo già molto avanti».

Dove è già attiva la rete Video On Line? 

«In tutta Europa e nei paesi dell’Est. Sono in via di collegamento ora Russia, Nord Africa, Medio Oriente e paesi Arabi. Insomma, tutto il mondo antico».

 

Lo sviluppo del progetto

Queste  le parole di Grauso che aveva fondi propri per iniziare, un grande entusiasmo, molte speranze, ma nessuna certezza. Bisognava tracciare una rotta, poi navigare a vista nel “Mare Incognito” e vedere dove il vento lo avrebbe portato.

Nei mesi successivi alla “messa on line” del servizio – riprende il suo racconto Alice Strano –  ci fu un’ampia campagna di marketing e promozione con la diffusione del dischetto di accesso ad internet in omaggio a vari quotidiani e settimanali (Panorama, il Sole 24 Ore),  e l’offerta di accesso completamente gratuito per alcuni mesi tramite numero verde. Quest’ultima offerta generò, però, numerose polemiche perché, per avere diritto all’accesso gratuito, occorreva rispondere ad un questionario che chiedeva informazioni personali e sulla propria attività lavorativa. La raccolta di questi dati era gestita dalla “Diacron” di Gianni Pilo, società che curava il marketing per Video On Line. La campagna pubblicitaria ebbe comunque il successo sperato e nel 1995 Video On Line era già il principale fornitore di accesso ad internet con circa 15 mila  abbonati, equivalente al 30% degli utenti italiani.

Uno dei problemi maggiori nelle fasi iniziali era rappresentato dalla necessità di dover stabilire le modalità di accesso a Video On Line. Non venne presa subito una decisione definitiva perché, come affermò Grauso con un’altra emblematica metafora: «E’ come se fossimo partiti per un viaggio nella foresta amazzonica, non sappiamo cosa troveremo, né come potremo procedere. La nostra è un’avventura in un mondo che è ancora tutto da scoprire».

Si parlava di un mondo dove i giornali costituivano le “finestre” attraverso le quali era possibile accedere all’universo della conoscenza. L’accesso fu completamente gratuito per i giovani fino ai 18 anni, con l’esclusivo pagamento per accedere ad alcuni servizi ausiliari. L’unica spesa certa era quella del collegamento telefonico, equivalente ad una telefonata urbana.

Ritorniamo a quel 3 febbraio 1995 durante la convention organizzata all’hotel Principe di Savoia di Milano. Quel giorno Grauso spiegò ai 500 partecipanti, fra cui rappresentanti della stampa, pubblicitari ed operatori economici, cosa era Video On Line. Erano presenti imprenditori (Marina Berlusconi, Carlo Caracciolo, Marco De Benedetti, Alberto Rusconi, Carlo Feltrinelli, Giulio Cobolli-Gigli), pubblicitari (Giulio Malgara, Carlo Momigliano), manager (di Ibm, Telecom, Spint, Hewlett Packard), e giornalisti di 108 testate nazionali ed internazionali.

Questa rete telematica che si irradiava in tutta Europa – annunciarono gli esperti del gruppo sardo –  partiva da Cagliari e arrivava direttamente a Washington attraverso un canale lungo migliaia di chilometri che, passando sotto il mare, attraversava l’Oceano e metteva in comunicazione i due continenti.

Il “congegno magico”  che permetteva di collegare fra loro i vari computer veniva descritto come una <<scatola di piccole dimensioni>>  in cui arrivava il terminale di un’immensa rete di telecomunicazioni e da cui partiva l’allaccio con un semplice computer collegato al servizio Video On Line.

Il via alla magica rete

Il primo marzo 1995, dato ufficialmente il segnale di via, si alzò la barra e partì il flusso nelle due direzioni. Transitavano dati, immagini e suoni, ossia gli elementi che compongono il mondo delle telecomunicazioni. Milioni di informazioni circolavano nello stesso istante. Il collegamento non era ovviamente unidirezionale tra Stati Uniti ed Europa ma si estese verso tutte le direzioni, toccando anche i Paesi ancora fuori dai circuiti telematici (ad esempio il mondo arabo). Le stime di allora, secondo gli esperti, prevedevano il coinvolgimento di oltre duecento milioni di possibili utenti in tempi brevissimi.

Durante l’affollata convention Grauso chiarì che non sapeva dove sarebbero arrivati, ma che gli si erano aperti nuovi orizzonti dagli sviluppi impensabili. «Entro il 2000 – disse ancora – il computer farà parte della normale dotazione elettronica di ogni casa, sarà possibile ordinare la spesa, un programma televisivo personalizzato, o più semplicemente dialogare con un amico dall’altra parte del globo grazie a Video On Line, internet sarà la norma>>.

Grauso crede fermamente nelle nuove tecnologie e nel suo Video On Line. Gli utenti del servizio possono già leggere l’edizione elettronica del giornale tre o quattro ore prima che arrivi nelle edicole. Lo stesso vale per qualche settimanale turistico e, come annunciato recentemente dal direttore Walter Veltroni, anche per il quotidiano L’Unità che dalla mezzanotte di ogni giorno si può leggere su internet.

L’accordo con gli americani

La concretizzazione della brillante idea dell’editore sardo avvenne nei giorni precedenti grazie all’accordo con la società americana “Sprint”. Questa società era un carrer, ossia un trasportatore di telecomunicazioni. La società possedeva un grosso canale sottomarino che collegava Europa e America e dove transitavano diverse autostrade telematiche (ad esempio vi passa il flusso delle informazioni militari della Nato). Tutti gli utenti che volevano comunicare con gli Stati Uniti e col resto del mondo dovevano “noleggiare” il passaggio in questo canale sottomarino alla società nel tratto che le apparteneva. Grauso quindi decise di puntare sul circuito Sprint con una via tutta sua sulla quale poter riversare il traffico telematico da e per Washington.

Video On Line era la porta d’entrata che consentiva l’accesso ad internet (insieme agli altri servizi messi a disposizione e che sarebbero potuti aumentare in base alle esigenze del mercato).

Il responsabile commerciale per l’Italia di Sprint, Giuseppe Brevi, dopo la presentazione ufficiale disse: «Sinora il traffico telematico per gli Usa viaggiava su due canali: il primo via Francoforte – Stoccolma – Washington, il secondo via Londra – Washington. Grauso ha creato una terza via tra Cagliari e Washington chiedendoci un impegno nella nostra rete pari otto volte al traffico complessivo degli altri due canali. Certo, la richiesta in un primo momento ci ha stupito. Cosa poteva farsene un editore italiano di una rete così potente? Abbiamo capito che Grauso vuole realizzare quello che negli Stati Uniti si definisce one stop shop, cioè un grande negozio dentro il quale si trova tutto senza dover fermarsi in altri punti di acquisto. Significa che l’editore sardo programma pensando non ad oggi, ma ai prevedibili sviluppi che potranno avvenire fra cinque, dieci anni. Agli americani piacciono le grandi idee e così abbiamo accettato la proposta».

Continuava chiarendo i termini dell’operazione: «Questa autostrada per Washington è dimensionata in modo tale da risultare molto superiore alla reale necessità per soddisfare i possibili centomila utenti ipotizzati da Video On Line per il 1995. Utenti che per saturare la linea dovrebbero accedere tutti insieme contemporaneamente. Quindi si tratta di un potenziale solo teorico, in pratica enorme». Mentre Grauso sottolineava che non era preveggenza, ma «soltanto pianificazione di un programma ben più vasto».

Il sondaggista Gianni Pilo era convinto della riuscita del progetto: «Il telefonino cellulare fu inventato nel 1947, ma per molti anni nessuno ci ha creduto. Nel 1980 ce n’erano 900 mila nel mondo, nel 1991 erano già 10 milioni e nel Duemila si prevede un numero tra i 40 e i 90 milioni. Pensiamo solo al mercato italiano: esistono 24 milioni di televisori, 9 milioni di utenti del televideo, 11 milioni di sveglie elettriche, 300 mila personal computer nelle case. Ecco questo è l’enorme potenziale di un’iniziativa telematica come Video On Line che si rivolge alle famiglie, alle aziende, a un pubblico senza frontiere».

In questo momento – scrivevo sull’Unione Sarda il 3 febbraio 1995 – partivano da Cagliari due linee dirette da 2 Mbit al secondo per Washington e New York, mentre un’altra dorsale europea (Cagliari – Milano – Francoforte – Parigi – Stoccolma -Washington) collegava la Sardegna agli Stati Uniti. Altre connessioni dirette univano Cagliari a Mosca e Cagliari a Shangai. «Questa potenza di connessione è doppia rispetto al totale di tutte le reti europee collegate ad internet».

In Italia la strategia di comunicazione di Video On Line si fondava su una rete a maglie strettissime che da 230 distretti telefonici consentiva agli abbonati di collegarsi al servizio con una semplice telefonata urbana. La stessa strategia, ma con tempi un po’ più lunghi, si prospettava fosse applicabile all’Europa, all’Africa e al resto del mondo.

Lo sviluppo di VOL

Il 24 febbraio 1995, seguendo la scia del quotidiano sardo, decise di entrare in internet anche il quotidiano Il Manifesto, facendo così il suo ingresso nel cyberspazio, affiancandosi a Il Giorno e L’Unità, accessibili grazie a Video On Line.

La vecchia sede de L’Unione Sarda in viale Regina Elena dove tra il 1994 e il 1996 fu nacque e si sviluppò Video On Line

Nella sede cagliaritana intanto si stava estendendo l’apparato tecnico per il rafforzamento della rete telematica. Il cosiddetto “cervellone”  del sistema era situato in un apposito edificio, ubicato in un’ala della palazzina di viale Regina Elena, a poca distanza dalla redazione. L’iniziativa, dapprima collegata per necessità operative al centro di calcolo del CRS4, era ormai completamente autonoma.

Le novità continuarono a susseguirsi nel tempo: il 16 marzo venne dato l’annuncio che il 7 aprile ci sarebbe stato un omaggio ai Nirvana su internet. Greg Roselli, proprietario della Big Company (produttrice dei video-concerti dei tre tenori Carreras, Pavarotti e Domingo, e dei Pink Floyd a Venezia e che trattava con sponsor come Coca Cola o Sony) arrivò in Sardegna per preparare con Video On Line un evento interattivo sui Nirvana.

Il 7 aprile (primo anniversario della morte di Kurt Cobain, leader del gruppo rock morto suicida) dodici grandi reti televisive diffusero in tutto il mondo uno spettacolo dei Nirvana con filmati inediti e discussioni in studio. Contemporaneamente Video On Line aprì su internet una finestra in modo tale da permettere agli utenti della rete di interagire con domande e commenti sullo svolgimento dei dibattiti organizzati in lingue diverse nelle varie televisioni nazionali. A detta di Roselli <<la tecnologia digitale sta per cambiare il nostro modo di vivere, di lavorare, di chiacchierare. Avrà un impatto maggiore della rivoluzione industriale. Muta il modo di ricevere e scambiare informazioni, il modo di comunicare».

Nella stessa giornata in cui si diede l’annuncio dell’imminente omaggio ai Nirvana arrivò nella sede di via Regina Elena il principe Luc Tshombe, erede al trono dello stato africano del Katanga che, accompagnato dall’europarlamentare Dacia Valent, stava studiando un progetto telematico da applicare nel suo paese ed era interessato agli esperimenti di Video On Line. «Con la telematica il mio paese potrà cancellare il ritardo tecnologico che ha rispetto all’Europa», disse il principe Thsombe.

Il 6 aprile 1995 fu organizzato un incontro nella sede di Video On Line fra coloro che avevano lavorato al progetto ed un pubblico di giornalisti, imprenditori, intellettuali e politici per illustrare il nuovo servizio. Il noto attore Luca Barbareschi illustrò la filosofia del progetto e il tour mondiale organizzato per portare tale servizio nelle principali capitali mondiali. L’obiettivo era quello di porsi come tramite privilegiato fra l’Europa ed il resto del mondo: “over the world”.

Uscire dai confini dell’Italia (dove in pochi mesi si erano già raccolte 40 mila adesioni) e conquistare una clientela mondiale proponendo i suoi nuovi servizi (accesso a internet, lettura di quotidiani, posta elettronica, cataloghi, shopping, compravendita). Voleva rappresentare una “porta d’oro” attraverso la quale transitassero cultura ed informazioni.

Riconoscimento mondiale

Il giorno successivo L’Unione Sarda, al convegno organizzato a Parigi dalla “International Federation of Newspapers Publisher” (Fiej), ricevette il su primo grande riconoscimento internazionale insieme ad America On Line e a Compuserve (i due più grandi servizi online del mondo). Questo grazie anche all’edizione elettronica del quotidiano, primo giornale al mondo ad essere pubblicato on line in forma completamente multimediale.

«La giornata parigina si è svolta a conclusione di una settimana di studio in giro per l’Europa. Dall’Olanda all’Inghilterra, dalla Germania alla Francia, il viaggio è servito ad esplorare quali opportunità potranno crearsi per la carta stampata a seguito della crescita impetuosa dell’editoria elettronica e della multimedialità», commentò Grauso, cercando di spiegare quali sarebbero stati i problemi per i giornali in un futuro elettronico ormai sempre più vicino ad editori europei, americani e giapponesi. Queste le sue parole, da un articolo dell’indimenticato Alberto Rodriguez, il giornalista e direttore editoriale che più gli fu vicino e che, grazie alle sue grandi competenze e conoscenze professionali, gli aprì i contatti con il mondo dei media: «Quando abbiamo iniziato a costruire Video On Line pubblicando L’Unione Sarda elettronica, pensavamo ad uno strumento destinato inizialmente alla Sardegna. Ma questa idea non è durata più di alcune ore. Il primo giorno della pubblicazione dell’Unione Sarda su internet hanno cominciato ad arrivare centinaia di messaggi elettronici da tutto il mondo. Quel giorno stesso abbiamo capito che i confini geografici, tradizionalmente intesi, non esistevano più. Con la telematica viviamo in un mondo senza confini che esprime una grande richiesta di informazione. Si tratta di soddisfare questo bisogno».

Le preoccupazioni – Grauso, come si vede, fu buon profeta – erano quindi sui contraccolpi che sarebbero seguiti. Si prospettava una convivenza iniziale del giornale cartaceo ed elettronico, seguita da un periodo difficile per la carta stampata, non appena il giornale elettronico fosse stato utilizzato in maniera più semplice da parte del lettore, senza troppe difficoltà per l’accesso, per la sua capacità di offrire un maggior numero di informazioni che interessano il lettore ad una velocità maggiore. Questo fattore doveva inoltre essere considerato con il contemporaneo accompagnarsi dello sviluppo dei personal computer, sempre più semplici, piccoli e facili da trasportare.

Nell’articolo di Rodriguez, l’editore sardo anticipa i suoi programmi più ampi: «Video On Line è nato per offrire risposte alle nuove esigenze di un mercato che mostra già molti segni di interesse verso i giornali on line. La strategia aziendale è semplice. Abbiamo innanzitutto acquistato la connettività per avere una nostra rete estesa e capillare. E vogliamo che in qualunque parte del globo i nostri abbonati si connettano a Video On Line pagando il costo di una semplice telefonata urbana. Su questa rete distribuiamo informazioni di ogni tipo ed in ogni lingua, rivolgendoci alla cultura occidentale ed a quella orientale, al mondo arabo ma anche al grande universo dell’Estremo Oriente».

La pubblicità

Le nuove esigenze di mercato interessavano però direttamente anche altri elementi del giornale elettronico, come ad esempio la pubblicità, che doveva cambiare in relazione alle nuove opportunità interattive. I messaggi pubblicitari, infatti, dovevano essere accattivanti come i depliant illustrativi, ricchi di dettagli, molto documentati e specifici. Perché? Il consumatore, avendo la possibilità di ordinare i prodotti pubblicizzati direttamente on line poteva anche controllare immediatamente la qualità del prodotto, accertandosi che le promesse fatte corrispondessero a verità.

Nell’incontro di Parigi si era visto anche la differenza di approccio tra America On Line, Compuserve e Video On Line. Mentre gli americani avevano sviluppato reti chiuse in se stesse, Video On Line aveva costruito un’ipotesi completamente aperta che consentiva ai suoi abbonati di entrare anche negli altri servizi on line, avendo così a disposizione un’enorme massa di informazioni. Appariva in versione multimediale: dai testi si poteva accedere ai suoni ed alle immagini in movimento.

A Parigi Grauso illustrò infine le caratteristiche del Centro mondiale per i giornali elettronici che avrebbe dovuto avere sede all’interno di Video On Line e che sarebbe dovuto essere diretto da Terry Maguire, uno dei più noti esperti americani di electronic pubblishing.

 

Il tour mondiale

All’inizio del 1995 Grauso e il suo management pensarono di promuovere VOL in tutto il mondo con una capillare, quanto costosa, operazione di marketing. L’obiettivo era di individuare nei singoli Paesi dei possibili partners presentando agli addetti ai lavori e ai politici il servizio VOL in modo da creare una rete capace di gestire e “vendere” il marchio su scala planetaria. Un progetto davvero ambizioso, quanto entusiasmante. La sede storica de L’Unione Sarda, in viale Regina Elena – una palazzina di pietra bianca elegantemente ristrutturata con panoramiche vetrate ed ampi spazi – cominciò ad essere frequentata da decine di tecnici ed esperti di ogni nazionalità, in maggioranza giovani: arrivarono americani, indiani, cinesi, africani e tanti italiani attirati dalla novità del progetto e dall’entusiasmo di Grauso che, in quel tempo, non risparmiava contratti prospettando allettanti aspettative di lavoro.

La vecchia sede de L’Unione Sarda

La prima tappa del tour “Over the World”  si tenne alla grande fiera internazionale dell’informatica di Cannes. Qui lo stand di Video On Line fu in assoluto il più apprezzato ed ebbe il maggior successo.

In seguito fu la volta del congresso internazionale degli editori a Parigi e della fiera della telematica a Sylicon Valley in California, ossia <<il cuore pulsante dell’intelligenza artificiale mondiale>>. Fatto di rilevante importanza è che Video On Line era l’unica azienda invitata oltre a quelle americane, nessun altro network mondiale era stato ritenuto all’altezza.

Tra gli altri appuntamenti previsti: il 28 aprile Video On Line fu presentato ad Atene, Alessandria D’Egitto e Sofia. Il 2 maggio a Istanbul, il 3 a Tunisi e Bucarest, il 5 Beirut e Budapest, il 9 Casablanca, il 10 San Pietroburgo e Berlino, il 12 Lisbona, il 13 ad Amman, il 15 a Mosca, il 16 a Madrid, il 17 a Shangai, il 18 a Bruxelles, il 19 a Barcellona, il 22 a Singapore, il 23 a Stoccolma, Parigi e Londra, il 26 a Copenaghen, Jakarta e Ginevra. Il 31 maggio a Tel Aviv e Tripoli. Il primo giugno a Johannesburg, il 7 giugno a New York e il 23 a Teheran.

Questo tour, preceduto da un’imponente campagna pubblicitaria, avveniva in città nelle quali Video On Line aveva sistemato un proprio server, un centro elettronico ed una rete telematica. In ogni paese erano stati sviluppati (o lo sarebbero stati) rapporti di collaborazione e scambi tecnico-commerciali con aziende informatiche, editoriali e industriali per la gestione delle reti locali e per lo sviluppo di progetti economico-finanziari.

Il tour fu gestito da un’azienda collegata al gruppo per quanto riguarda l’aspetto logistico, la parte tecnica fu gestita dai tecnici di Video On Line e la supervisione affidata al management ed ai consulenti del “Grauso pubblishing Group”.

Gli obiettivi

Il risultato più grande che si voleva raggiungere era senz’altro uno: portare la Sardegna ai massimi livelli mondiali della telematica garantendole un posto importante nello scacchiere delle nuove comunicazioni di massa. Alcuni dirigenti del gruppo durante il tour precisarono che gli obiettivi di Video On Line erano quelli di fornire servizi in tutte le lingue dei paesi in cui si estendeva la rete, sviluppare programmi precisi, semplificare al massimo l’uso del mezzo ed offrire servizi di facile accesso.

«Video On Line per la qualità e la quantità dei servizi e per la potenza delle sue linee può essere considerata la grande stazione centrale tra l’Europa e il resto del mondo e lo strumento più rapido ed efficace per la promozione di prodotti e di informazioni culturali molto più ampi e vari di quelli di altre reti che offrono solo la cultura americana. I servizi proposti da Video On Line coprono tutti i campi della vita professionale e privata anche nella lingua del paese dell’abbonato».

Dopo poco tempo Video On Line era diventata una realtà non solo in Italia, con le sedi operative a Cagliari e Milano e “nodi di accesso” in ciascuno dei 230 distretti telefonici della penisola, ma il logo dell’uccello stilizzato sardo compariva anche nei quattro angoli del mondo: Shangai, San José (Usa), San Pietroburgo, Helsinki, Singapore, Johannesburg e Tunisi.

Proprio in Tunisia il provider del gruppo Grauso riuscì ad anticipare un concorrente come Bill Gates, che arrivò con due settimane di ritardo con la sua Microsoft Network Services. «E se gli uomini di Bill Gates hanno dovuto spendere il loro tempo per parlare male di noi – ha commentato Nicola Grauso – vuol dire che abbiamo lavorato bene», scriveva Angelo Pani nell’articolo del 27 maggio su L’Unione Sarda raccontando ai lettori sardi gli sviluppi del progetto.

Un semplice programma di gestione del servizio, detto browser, offerto gratuitamente, e la disponibilità di veloci autostrade informatiche erano le sole carte vincenti di una sfida che si giocava a livello planetario e che vedeva tra i concorrenti anche Bill Gates, il “ragazzo d’oro”  di Microsoft.

«Oggi, chiunque può creare un’azienda che consenta di navigare in Internet>>, sottolineava Pani: <<Ne sanno qualcosa quanti, collegato il loro pc alla rete telefonica, hanno ricavato non poche delusioni. Non è semplice, infatti, avventurarsi in questa autostrada informatica che collega oltre 40 milioni di utenti in tutto il mondo (mettendo in contatto gli archivi della Nasa, tanto per fare un esempio, con un computer di Ortacesus). Colpa dell’enorme quantità di informazioni accessibili e dei tempi lunghi necessari per acquisirle. Tutto questo perché, assieme alle informazioni di reale interesse (basti pensare a migliaia di relazioni scientifiche nel campo della medicina), navigano anche quintali di paccottiglia».

Uno dei settori fra i più dinamici del gruppo Grauso, ad esempio, si occupava di fare una selezione nell’universo del cyberspazio e di proporre quotidianamente ai suoi utenti solo i titoli di maggior interesse indicando anche dove potessero trovarli. Video On Line poteva effettuare tale operazione dopo aver ottenuto dall’organismo senza scopo di lucro che gestisce gli indirizzi internet il titolo di “Register Ripe”.  Come disse un informatico del gruppo «è come se fossimo il Pubblico Registro Automobilistico e potessimo assegnare le targhe», sintetizzava Pani con un esempio comprensibile ai più, essendo questo un argomento del tutto nuovo e all’epoca di difficile comprensione.

Video On Line si propose quindi come mediatore privilegiato tra i possessori di computer di tutto il mondo ed i fornitori di una varietà di servizi illimitati.

Nuove prospettive globali

Il 12 luglio 1995 Video On Line – racconta Alice Strano nella sua puntuale ricostruzione – presentò i servizi disponibili per introdurre la Sardegna ed “i suoi prodotti” nella rete telematica di internet agli amministratori isolani (regionali, provinciali e comunali). Le potenzialità del servizio, che nel giro di pochi mesi aveva proiettato la Sardegna verso la terza ondata (teleinformatica, servizi telematici, programmazione informatica) dell’economia mondiale, furono illustrate a Cagliari durante un affollato convegno.

Ecco cosa riportò il giornale sardo nell’annunciare l’evento: «Per farsi un’idea degli scenari di sviluppo che Video On Line apre alla nostra Isola, basti pensare agli 80 milioni di utenti di serie A (e cioè aziende e uomini d’affari) raggiungibili via computer in tempo reale in tutto il mondo da qualsiasi imprenditore o amministratore sardo. Raggiungibili per fare cosa? Gli esempi sono infiniti. Pensiamo all’offerta di infrastrutture: grazie a Video On Line un consorzio industriale può riversare in rete tutte le informazioni utili per gli imprenditori stranieri interessati ad investire e ad insediarsi nella zona».

Ma oltre ai rapporti economici la rete era destinata a rivoluzionare anche quelli tra utenti e pubbliche amministrazioni. Si prospettava infatti che Regione, Comuni, Province ed Enti strumentali utilizzassero la rete non solo per trasmettere dati alle sedi periferiche, ma anche per consentire ai privati un accesso in tempo reale a informazioni e servizi al costo di una telefonata urbana. Dalla disponibilità di posti letto presso i presidi ospedalieri, ai posti letto alberghieri, alla situazione dei progetti in corso di approvazione.

Il centro multilinguistico a Tirana

E’ il 12 agosto quando al “China Institute” vengono spiegate le potenzialità e le funzionalità di internet grazie all’ingegner Kai Li, responsabile dello sviluppo di Video On Line nell’Asia orientale per la società di servizi del gruppo Grauso. La strategia prevedeva la costituzione in ogni paese di un servizio on line che rispettasse lingua, cultura e tradizioni locali. Nella politica di internazionalizzazione, anche per la natura globale e decentrata della rete, veniva adottato un approccio multilocale e multilingue: i servizi erano in più lingue ed in diversi paesi del mondo, dalle lingue occidentali a quelle orientali, come l’arabo e il cinese. Ogni popolazione aveva la possibilità di uscire dai propri confini, mantenendo la propria identità di origine ed interagendo con altre culture e popolazioni.

Il centro internazionale di traduzione di Video On Line venne aperto a Tirana, la capitale dell’Albania postcomunista che se da una parte assisteva inerte agli esodi in massa dei clandestini verso l’Italia e l’Europa, dall’altra stava aprendo le porte agli investitori occidentali per offrire nuove opportunità economiche e occupazionali.

Il Centro di Tirana, dunque, metteva a disposizione via internet traduttori specializzati per tutte le lingue più diffuse al mondo.

Seguendo il progetto “A local online all over the world”, ossia la realizzazione di un network mondiale di servizi online locali che desse accesso ad internet in ogni paese del mondo, ad agosto Video On Line arrivava a Malta; qui furono installati 100 mila  computer (ossia un pc ogni 4 abitanti), uno ogni famiglia. Video On Line Malta, gestito da un partner commerciale locale, consentì agli abbonati di accedere a tutti i servizi offerti dalla società multimediale del gruppo Grauso, dalla posta elettronica che permette di inviare e ricevere messaggi in tempo reale da tutto il mondo, all’accesso diretto a internet.

Tra i più interessati a tale iniziativa ci furono gli imprenditori turistici, forza trainante dell’economia maltese (gli arrivi all’anno erano stimati sui 900 mila), convinti che la ricca vetrina offerta dalla rete consentisse di attirare nuovi ospiti, estendendo le campagne promozionali a tutto il mondo.

Gratis per tutti

Il 16 settembre L’Unione Sarda realizzò un nuovo progetto: regalare l’abbonamento a Video On Line. La Sardegna stava dimostrando di possedere professionalità ed un patrimonio di conoscenze in questo settore che la collocavano in una posizione di primo piano. Questo dischetto fu distribuito in edicola col giornale mediamente a centomila famiglie affinché, avendo un computer ed un modem, potessero <<collegarsi al resto dell’universo abbattendo un isolamento millenario>>, annunciava il quotidiano nelle cronache del 18 settembre.

Il dischetto era accompagnato da un inserto di otto pagine dove si raccontava una parte della filosofia di tale progetto, offrendo una scheda tecnica per collegarsi ad internet. Periferia e centro in questo modo non esistevano più.

Il bilancio dopo un anno

In quei giorni di settembre del 1995 Grauso partecipò al convegno sulle nuove frontiere della comunicazione “Porte aperte al futuro della comunicazione”, tenutosi a Roma al festival dell’Unità, tenendo una relazione sulla telematica ed internet. Raccontò l’avventura di Video On Line, un network che in meno di otto mesi era riuscito a raggiungere seicentomila utenti al giorno, posizionandosi al terzo posto al mondo dopo America on Line e McLink, le due maggiori reti americane. L’editore sardo espose ciò che secondo lui sarebbe accaduto in pochi anni nel mondo delle comunicazioni di massa: una maggiore democratizzazione del sistema di informazione, un rapporto più diretto e funzionale tra produttore e utente dell’informazione, una riscrittura complessiva del rapporto tra periferia e centro. «Noi non sappiamo in che modo questa rivoluzione si svolgerà, –  disse – sappiamo solamente che tutti i vecchi rapporti di forza verranno messi in discussione e che si potrà finalmente avere un sistema più aperto e democratico».

Al convegno parteciparono oltre seicento persone, principalmente operatori culturali e rappresentanti del mondo della comunicazione, segno di un fortissimo interesse, quasi a ricordare che l’Italia, benché ultima nella corsa alla telematica, aveva già fatto passi da gigante costruendo progetti assolutamente innovativi. A detta dei partecipanti l’unico freno continuava ad essere la politica tariffaria dell’azienda pubblica dei telefoni (Telecom) che stava fortemente penalizzando le aziende del settore, mettendole in condizioni di indubbia inferiorità rispetto ai concorrenti stranieri. Negli Stati Uniti, infatti, veniva pagato solo l’abbonamento e non il consumo, per poter in questo modo facilitare l’utilizzo delle reti. Viceversa il costo della connessione in Italia era del tutto arbitrario e non agevolava lo sviluppo delle telecomunicazioni.

Una finestra sull’Africa

Nella sede cagliaritana, intanto, si susseguivano le visite di delegazioni estere: a fine settembre arrivarono gruppi da Senegal, Kenia, Uganda, Ciad e Zaire. Guidati dal direttore editoriale dell’Unione Sarda, Alberto Rodriguez, e dal principe Luc Tshombe (nominato responsabile della politica africana per Video On Line) i diplomatici poterono osservare il funzionamento del più importante snodo di internet in Europa.

Luc Tshombe illustrò alla delegazione africana le potenzialità di un collegamento telematico per il continente africano, spiegando poi il significato di tale visita: «l’approccio di Video On Line nei confronti dell’Africa non è di tipo strettamente commerciale: bisogna capire che l’Africa ha bisogno di sviluppo, quindi è necessario un approccio sociale, per trasmettere conoscenza e cultura ad un continente che deve ancora crescere».

Bastava un clic per accorciare le distanze di un continente ancora in fase di sviluppo, per farlo uscire da un isolamento culturale che si trascinava da sempre e metterlo in contatto col resto del mondo.

Nuovi interessi

Nello stesso periodo anche la magistratura militare si avvicinò a Video On Line, sperando di ottenere strumenti d’indagine più veloci, partendo dagli uffici delle procure fino ad arrivare alle aule giudiziarie. Dopo l’incontro fra Grauso e Giuseppe Scandurra, procuratore generale militare, accompagnato dal procuratore di Cagliari, Vito Maggi, da altri magistrati romani e dal colonnello Angelo Carano, comandante provinciale dei carabinieri, fu siglato un primo accordo il 27 settembre 1995. Il procuratore Scandurra spiegò perché: «La criminalità avanza e spesso può contare su mezzi e risorse di cui la giustizia non dispone. Per affrontarla con efficacia, non abbiamo altro rimedio che stare al passo coi tempi» (L’Unione Sarda del 28 settembre). Il computer era l’unico mezzo in grado di gestire  una mole gigantesca di informazioni e dati e, grazie a Video On Line, le procure avrebbero potuto avere un accesso diretto alla rete.

Una volta conosciute le potenzialità del sistema i magistrati avrebbero potuto scambiarsi informazioni in tempo reale e questo avrebbe agevolato il loro lavoro: cose oggi normalissime e che hanno avuto sviluppi esponenziali sino ad arrivare all’attuale dibattito sulle intercettazioni.

Il problema più delicato – evidenzia Strano nella sua analisi –  restava quello della segretezza dei documenti. Gli esperti di Video On Line (affiancati dal procuratore militare di Cagliari, Vito Maggi, esperto di internet) dovevano studiare un sistema per criptare i messaggi di posta elettronica in partenza e in arrivo da ogni procura. In ogni caso, accanto al documento telematico, ogni procura doveva conservare le copie cartacee e su disco.

Dopo pochi giorni anche l’Ipsoa, società milanese leader nel campo delle pubblicazioni in tema tributario, strinse un accordo con Video On Line. A questo punto bastava un clic per poter accedere via web alla legislazione in materia fiscale: testi, analisi e commenti di progetti, leggi, circolari ministeriali e sentenze fra le più importanti nel settore tributario, societario e del diritto di lavoro. L’intesa prevedeva la gestione (da parte di Video On Line) di una home page che illustrasse tutti i prodotti ed i servizi offerti per le aziende ed i professionisti e l’apertura e la gestione da parte di Ipsoa di alcuni forum di discussione destinati al pubblico professionale. Attraverso internet, quindi, esperti e persone interessate potevano scambiarsi commenti e informazioni a distanza. L’accordo prevedeva anche la pubblicazione di IPSOTel, il quotidiano telematico di informazione tributaria, societaria e del lavoro, realizzato da Ipsoa, offerto gratuitamente agli utenti di Video On Line durante il primo mese e successivamente in abbonamento.

Collaborazione con Media Lab di Boston

Una data fondamentale del 1995 fu l’11 ottobre: l’evento era la ricorrenza dei primi 10 anni di attività del Media Laboratory del prestigioso Mit (Massachusetts Institute of Tecnology) di Boston, il centro di ricerche diretto dal “guru” dell’informatica Nicholas Negroponte, dove era nata la multimedialità e dove si sviluppò il nuovo approccio ipertestuale che fece uscire internet dall’esclusivo circuito delle università per portarlo nelle case e nelle aziende.  L’evento più importante non avvenne a Boston, ma in tutto il mondo con il contributo diretto degli utenti della rete telematica globale: già dal primo ottobre, infatti, migliaia di persone di ogni nazionalità iniziarono ad inviare i loro contributi inserendo le loro opinioni, serie o ironiche, sui temi che venivano proposti di giorno in giorno.

Nicholas Negroponte

Durante una convention a Boston (raccontata nell’Unione Sarda del 15 ottobre) davanti a duemila invitati, Negroponte aveva “tessuto le lodi”  di Video On Line definendolo «uno dei tre progetti al mondo che mostrano di aver capito meglio quali siano le reali potenzialità di Internet>>.  E poco dopo, a fugare lo scetticismo dell’editore sardo e i possibili dubbi di profani e invidiosi, sono arrivati altri due importanti riconoscimenti: la Grauso professorship al Media Lab e l’accordo tra Video On Line e Media Lab.  Grazie a questa intesa cinque ricercatori per i prossimi sei anni lavoreranno a progetti comuni. Studiosi americani dovranno invece preparare le valige e trasferirsi nelle sedi del server nato a Cagliar,i ma ormai presente nelle principali città del mondo. E viceversa.

L’obiettivo era quello di proseguire nella ricerca per l’applicazione dei linguaggi naturali al computer, per lo sviluppo dell’agente intelligente e della carta elettronica. Un progetto destinato a rivoluzionare il mondo della comunicazione.

Solo un paio d’anni dopo, quando l’esperienza di VOL si era già conclusa e il mondo ormai già navigava diffusamente nel web, l’editore sardo cominciò a parlare del libro elettronico, un prodotto iniziale da cui sarebbero nati gli ebook con tutti gli strumenti oggi sul mercato (cellulari di ogni genere, smartphone, ebook, tablet).  Argomenti che lasciavano stupiti e scettici i suoi interlocutori e incuriosivano i giornalisti.

Torniamo al 1995, quando la convention di Boston segnò la consacrazione dell’editore sardo. Il 15 ottobre così scrisse L’Unione Sarda: «Non mi aspettavo una simile accoglienza e soprattutto questi riconoscimenti.  Abbiamo lavorato serenamente, con entusiasmo, pensando a costruire qualcosa di importante. I risultati stanno arrivando, ma quelli veri li vedremo alla fine», commentò Grauso. Passò quindi ad elencare gli ostacoli che aveva dovuto superare, con i suoi caratteristici toni battaglieri e polemici.  «Penso al disturbo di mezzi, uomini, di tutte quelle persone invidiose e frustrate che hanno tentato in modo strumentale e con ogni mezzo di metterci il bastone fra le ruote proprio nella fase più delicata del nostro progetto, nella fase di massima tensione creativa». Sostenendo poi: «Siamo in una fase ormai troppo avanzata per poter essere fermati. Video On Line ha due sedi in America, una in India, una a Singapore, una a Tunisi, una a Malta, un’altra a Johannesburg solo per citare le più importanti. In ognuna di queste sedi, così come avviene a Cagliari, nostro quartier generale, è installato un computer che dialoga con altri computer. E tutto funziona in modo indipendente, come una grande rete alla quale sono agganciati altri duecento computer affiliati con noi in tutto il mondo».

 

Per quale motivo Media Lab decise di collaborare con Video On Line, Grauso rispose così: «Nicholas Negroponte ha visitato la sede di Video On Line a Cagliari qualche mese fa. Leggendo alcune sue dichiarazioni, apparse sulla stampa specializzata, ho saputo che apprezzava il nostro lavoro. E quando sono arrivato in America ho capito anche il perché: la nostra grafica, ad esempio, studiata da ricercatori Video On Line, somiglia moltissimo a quella americana. Colori, finestre, sono pressoché identici. Ci fa piacere e penso che scoprire un server così vicino al loro li abbia favorevolmente impressionati. Ma c’è anche dell’altro. Una persona che possiede in casa il pc, collegandosi attraverso il modem a Video On Line, può agevolmente accedere a Media Lab e quindi a tutte le sue informazioni. Non è una cosa di poco conto se si pensa che il laboratorio del Mit di Boston è il luogo dove si usano strumenti straordinari per sperimentare oggi, ai nostri giorni, le soluzioni che domani saranno di uso comune. In dieci anni di attività Media Lab ha realizzato la più importante rete multimediale del mondo».

Secondo l’editore sardo «il primo passo, seguendo la logica, è proprio quello che porta i ricercatori di Video On Line in America. Mentre alcuni esperti di Media Lab collaboreranno attivamente con le nostre sedi per fare assieme dei passi avanti nell’applicazione dei linguaggi naturali al personal computer, dell’agente intelligente, della cosiddetta carta elettronica. Inizia una fase di studio ed al momento è difficile dire, capire cosa cambierà. Certo ci sarà un avanzamento delle tecnologia, miglioreranno i servizi offerti agli utenti, probabilmente il computer se non lo è già diventato, diventerà parte integrante della nostra vita. Per quanto ci riguarda continueremo a lavorare sulla strada intrapresa quest’anno. Le proposte di collaborazione non mancano: prima di partire per Boston ne abbiamo ricevute più di duecento, forse duecentocinquanta. Chissà domattina quante saranno. Questo è un universo in rapida evoluzione. L’impegno è stare al passo con gli altri o andare più veloci».

Il  sogno si avvera

Dopo una settimana dallo “scambio di intelligenze” e professionalità fra Grauso e Negroponte ci fu a Cagliari un nuovo incontro, riportato dal quotidiano cittadino il 19 ottobre. Il meeting rappresentò un passo avanti nella collaborazione finalizzata a basi per un progetto di eccezionale innovazione tecnologica, in gran parte ancora sperimentale. Si trattava del “digital paper”, che in un futuro non troppo lontano avrebbe potuto eliminare i problemi dell’approvvigionamento cartaceo. In pratica prevedeva che un computer trasmettesse i dati sempre sullo stesso foglio di carta: un solo giornale o un unico libro sarebbero bastati per contenere il quotidiano di un anno o persino un’intera biblioteca. Oggi quelle previsioni e quelle speranze sono diventate una realtà quotidiana, ad uso di tutti, con sviluppi e conseguenze vertiginose.

Grauso e Negroponte conclusero quindi un accordo per le ricerche sull’ “agente intelligente” (una nuova categoria di software) ed altri progetti sul “testo dinamico”.

Diventare “editori”

A fine ottobre Video On Line attivò un nuovo servizio: chiunque con un minimo di 50 mila lire annuali poteva aprire immediatamente un proprio sito internet mettendo on line testi, immagini e suoni, aggiornandoli a proprio piacimento e rendendoli consultabili in tutto il mondo.

Nel suo lavoro Alice Strano ripercorre  rapidamente i passaggi di quel progetto, cose che oggi ci appaiono normali ma che, quasi vent’anni fa, erano fantascientifiche. L’obiettivo fu quello di eliminare ogni ostacolo ad un utilizzo attivo della rete. La procedura era semplice: l’aspirante “editore” doveva chiamare la home page di Video On Line e seguire le indicazioni che gli arrivavano on line. Le pagine (in formato Html) che poi inviava direttamente sul server di Video On Line con la procedura Ftp, o per posta elettronica, potevano contenere dati, immagini e suoni. La tariffa base era di 300 mila lire all’anno per ogni megabyte occupato. Un megabyte equivaleva a 300 pagine di testo o una dozzina di fotografie. Siti più piccoli avrebbero pagato frazioni proporzionali (100 mila per 0,33 megabyte) con un minimo di 50 mila lire. Il sito creato sarebbe stato immediatamente operativo. Questo sarebbe stato utile a tutti, ai genitori che volevano mandare le foto dei figli ai parenti, all’autore che desiderava pubblicare su internet il suo inedito, al professionista o all’azienda che intendeva presentare la sua attività o mettere in linea il suo catalogo prodotti, etc. Oltre che sul server di Cagliari l’utente poteva chiedere di pubblicare il suo sito sui server di Video On Line attivi a Boston e nella Silicon Valley o su quelli che entro novembre sarebbero stati aperti a Johannesburg, Tunisi, Bangalore e Shangai.

A Cagliari la convention internazionale

Agli inizi di novembre fu organizzata nella sede de L’Unione Sarda una convention a cui parteciparono manager e diplomatici di 26 stati: Albania, Belgio, Bulgaria, Cina, Francia, Giordania, India, Iran, Libia, Malta, Palestina, Russia, Svizzera, Arabia Saudita, Brasile, Repubblica Ceca, Danimarca, Giappone, Grecia, Israele, Libano, Macao, Marocco, Polonia, Spagna e Tunisia, ovvero i potenziali partner della proposta “A local line all over the world”, illustrata nella primavera precedente in oltre 30 paesi. Contatti con governi, ambasciatori, dirigenti di aziende pubbliche e imprenditori privati erano proseguiti durante l’estate. La concezione multiculturale di internet propugnata da Video On Line era stata alla base di una vera e propria “politica estera”. L’iniziativa era stata portata avanti dal fondatore di Video On Line e dai suoi collaboratori: un team di giovani poliglotti coordinati da Alessandra Zingales, ex amministratore delegato di Telemontecarlo. La Convention internazionale intendeva fare il punto su quanto era stato fatto e presentare le nuove proposte raccolte nella cosiddetta VolCase, una sorta di scatola che comprendeva gli elementi indispensabili per costituire in piena autonomia un information provider nazionale: software, know-how, approcci commerciali e altre cose ancora. VolCase consentiva sia di sviluppare da zero un provider nazionale, in completa autonomia, sia di integrare un’attività «acquistando singoli elementi».

La profezia di Negroponte

All’incontro intervenne in videoconferenza Nicolas Negroponte, il quale così spiegò l’evoluzione e l’importanza del web: «Negli ultimi tre o quattro mesi ci siamo resi conto che internet è l’autostrada dell’informazione del futuro in quanto sta crescendo a una velocità assolutamente incredibile. I siti Web raddoppiano di numero ogni sessanta giorni e le home-page vengono aggiunte ogni 4 secondi. Ma la cosa più interessante è che non si tratta più di un fenomeno americano: più del 50 per cento di Internet è ormai al di fuori degli Stati Uniti. Internet è ormai costituita da un traffico multilingue e devo dire che Video On Line, in questo, ha un grandissimo merito perché mi pare che abbia lavorato più di chiunque altro per rendere Internet multilingue. E’ possibile che i governi, in futuro, cerchino di controllare internet, ma non potranno farlo. Cercheranno di introdurre normative e regolamenti che rallentino la potenza di internet ma non funzionerà. Questi tentativi, sicuramente non riusciranno a ottenere risultati, perché internet è un fenomeno assolutamente inarrestabile, controllabile solo dagli utenti. E’ soprattutto uno strumento della gente, non dei governi; uno strumento perché i giovani apprendano, perché gli anziani si ricolleghino con la società. Un problema che dovrà essere risolto nei prossimi sei mesi è rappresentato dalla riservatezza e dalla codifica dei dati. La riservatezza dei dati è un fattore importante nel commercio elettronico. Noi sappiamo che oggi la sicurezza dei dati su internet non è garantita al cento per cento. La settimana prossima incontrerò il governo americano e cercherò di convincerlo a eliminare le leggi sull’esportazione che impediscono la crittografia dei dati. Penso che bisognerà lavorare molto su questo, perché la sicurezza personale e commerciale dei dati deve essere garantita a un livello elevato. Penso che quando ciò sarà possibile assisteremo a un’esplosione del commercio via internet», così parlò Negroponte nel resoconto apparso su L’Unione Sarda del 7 novembre.

Che direbbe oggi il “guru” del Mit dopo lo scandalo sulle intercettazioni della Nsa (l’agenzia di spionaggio del governo americano) ai danni degli alleati europei e il caso Snowdon (l’ex agente “pentito” che ha diffuso milioni di intercettazioni fatte dalla Nsa)?

Video On Line, a differenza di altre aziende che si limitavano a permettere agli utenti di collegarsi alla rete, poteva assicurare la migliore connettività tra Europa e Stati Uniti, oltre ad una proficua collaborazione tra i due più avanzati centri di ricerca al mondo: il Mit di Boston ed il CRS4 diretto dal premio Nobel Carlo Rubbia.

Va ricordato che, in quel momento, gli utenti che utilizzavano la rete erano circa trenta milioni, ma la progressione di nuovi ingressi procedeva ad una velocità tale da rendere approssimate per difetto anche le più ottimistiche previsioni. Entrare in internet significava avere libero accesso a migliaia di archivi dai quali si poteva usufruire di testi, immagini e suoni: informazioni aggiornate in tempo reale su materie che comprendono tutto lo scibile umano.

Renato Soru e Tiscali

Alla convention internazionale di novembre partecipò anche Renato Soru, un imprenditore sardo di 38 anni, laureato alla Bocconi di Milano, che sarebbe diventato il fondatore del gruppo Tiscali e una volta entrato in politica per cinque anni governatore della Sardegna.

 

Renato Soru

Soru cominciò ad interessarsi del settore delle comunicazioni multimediali in seguito ad un’esperienza maturata nel settore delle costruzioni, con la promozione e la vendita di centri commerciali. Affermò: «Per seguire questa attività sono andato a Praga e qui ho visto che vi sono notevoli potenzialità nel settore dello sviluppo immobiliare. Ma non mi sono fermato; sono entrato in contatto col gruppo Grauso e, siccome mi piace il settore della comunicazione, ho deciso di affidare il settore immobiliare ad altri soci:  per questo mi sto lanciando nel settore multimediale. La mia nuova attività sarà operativa a Praga a metà di questo mese», disse nell’intervista ad Angelo Pani pubblicata il 7 novembre dopo la convention cagliaritana.

Nell’intervista spiegò come nella Repubblica Ceca avessero costituito «la “Ceca On Line” che ha ottenuto la licenza dal Ministero delle Telecomunicazioni e ha una linea ad alta velocità collegata con Milano. Da Praga partiremo ora verso le altre città capoluogo di distretto».

Il Paese si presentava qui come «un mercato nuovo, per certi aspetti un po’ difficile, per altri più facile, perché è apertissimo alle novità più di quanto accada da noi: capita molto spesso di ricevere biglietti da visita con l’indirizzo e-mail. Sono molto attenti alle tecnologie; essendo stati chiusi per moltissimo tempo, qualsiasi cosa permetta di spaziare viene visto con molto interesse». Gli accessi ad internet dalla Repubblica Ceca erano anche «possibili attraverso una rete di università che si chiama SesNet, ma ha collegamenti molto poveri, di banda limitata. Ora stanno vendendo l’accesso ai privati che lo richiedono, ma con un marketing molto limitato, offrono solo l’accesso senza nessun servizio. Grazie all’accordo con Video On Line noi pensiamo di poter essere i primi con una presenza importante. Il primo anno contiamo di assicurarci 4 mila abbonati con due miliardi di fatturato».

Questi furono i primi passi di Soru nel mondo dei media che lo portarono a fondare “Tiscali”. La nuova società di telefonìa, cavalcando un inaspettato ed eccezionale successo in Borsa nel momento favorevole per le quotazioni delle società di telecomunicazioni nella new economy, diventò un nuovo fenomeno nazionale e continentale. Ma Tiscali è un’altra storia, un altro caso straordinario di una piccola società ideata e cresciuta in Sardegna che in breve ha saputo affermarsi a livello internazionale. Una storia che è ancora cronaca dei nostri giorni, con il gruppo legato a Soru che dà lavoro a centinaia di persone e che continua, tra alti e bassi, ad essere fortemente presente sul mercato.

Internet a scuola

Torniamo a VOL.  A metà novembre del 1995 – riprende il racconto della Strano – venne annunciato un nuovo progetto: internet gratis a scuola per gli istituti scolastici privati e pubblici che avevano chiesto a Video On Line l’accesso gratuito ad internet. Il pacchetto prevedeva un software in italiano, le istruzioni, la password per accedere a internet, il servizio di posta elettronica e l’assistenza telefonica diciotto ore su ventiquattro. Il prezzo di listino normalmente si aggirava attorno al mezzo milione di lire, ma Grauso così dichiarò: «Preferiamo rinunciare a qualche entrata nel breve termine e contribuire invece a ridurre il gap che nel settore dell’informatica si è creato tra la scuola italiana e quella degli altri Paesi». Grauso si disse «preoccupato, come cittadino ed imprenditore, dal ritardo con il quale il sistema scolastico italiano si avvicina all’informatica. Lo scarso utilizzo di mezzi come Internet nelle scuole è una vera bomba a tempo per il Paese e per le nuove generazioni», scrive L’Unione Sarda del 12 novembre.

Nacque quindi l’idea dell’abbonamento omaggio che consentiva agli istituti scolastici più sensibili al problema di aggirare gli ostacoli burocratici legati all’attivazione e al pagamento degli abbonamenti.

A differenza di altri server quello fondato dall’editore sardo puntava agli abbonamenti su una diffusione a larga scala, a cominciare dalle famiglie, una scelta che lo aveva portato ad occupare il primo posto fra gli operatori italiani e posizioni di vertice in campo europeo.

Quando il progetto entrò nella fase conclusiva le procedure burocratiche furono ridotte al minimo. L’accesso ad internet consentiva il dialogo tra le scuole, ma permetteva anche agli insegnanti di attingere da quel bagaglio di archivi e conoscenze che costituiscono la dote maggiore di internet. Con tale iniziativa  si ritornava all’uso originario della rete, che si era sviluppata per consentire lo scambio di informazioni tra università e istituti di ricerca di tutto il mondo, ma allo stesso tempo si andava oltre, perché si metteva al passo coi tempi una realtà, quella della scuola, per molti versi refrattaria a qualsiasi cambiamento.

Accordi con Fulcrum e Telecom: l’epilogo

Il 18 novembre 1995 il gruppo Grauso siglò con la Fulcrum Technologies (società canadese leader nel mercato dei documenti elettronici e controllata da Datamat Ingegneria dei Sistemi Spa) un accordo strategico che consentì agli utenti di Video On Line di avvantaggiarsi delle potenti caratteristiche della ricerca testuale Fulcrum. In base all’accordo Video On Line utilizzava il software Fulcrum SurfBoard (prodotto per la ricerca contestuale delle informazioni, ottimizzato sulla rete internet) su tutti i propri server e su quelli delle società affiliate che partecipavano al sistema Video On Line in Europa, America, Africa, Asia e Australia. Inoltre Video On Line e Fulcrum avviarono una partnership per lo sviluppo ed il test di software su internet.

All’inizio di dicembre nacque l’idea per un altro progetto: diffondere internet  fra tutti coloro che non avevano a disposizione le tecnologie ed i mezzi necessari per poter navigare in rete. Si decise quindi di aprire uno spazio, denominato “VOLpoint”, nella centralissima piazza Costituzione a Cagliari, una postazione Video On Line in cui venivano messi a disposizione del pubblico diversi computer collegati ad internet. In pratica ciò che sarebbero diventati nel mondo e in modo capillare i futuri Internet-Point.

Chiunque avesse avuto il bisogno di navigare o avesse voluto scoprire la nuova realtà di internet poteva, dunque, semplicemente recarsi presso il VOLpoint di Cagliari. Scopo di questo spazio era agevolare l’approccio dell’utenza con la realtà multimediale per far sì che nello studio, nel lavoro e nella vita privata, tutti potessero trarre vantaggio dai servizi e dalle informazioni che Video On Line metteva a loro disposizione. Si era pensato anche al fattore della “solitudine di chi naviga” – scrisse L’Unione Sarda, il 3 dicembre – per cui poteva sembrare che l’utente si chiudesse in un suo mondo senza contatti con la realtà esterna. VOLpoint si fece promotore di una serie di iniziative culturali come mostre, incontri, dibattiti, che volevano essere «un fattore aggregante attorno all’evento» e sottolineassero la possibilità della circolazione delle idee attraverso il computer. Nel primo mese, promozionale, l’accesso fu libero, con il solo vincolo di compilazione di una scheda con le proprie generalità. A partire dal nuovo anno, l’idea fu quella di far acquistare agli utenti una scheda magnetica da inserire nel computer ed utilizzare come una scheda telefonica.

Tuttavia, appena un anno più tardi, nel 1996, l’internet service provider italiano fu venduto a Telecom Italia, che fece nascere l’’unità business Tin.it. «Ora è ufficiale. Telecom Italia ha firmato un documento preliminare con il gruppo editoriale Grauso per l’acquisto dei servizi on line di Video On Line, uno dei principali server di Internet. Lo annunciano le due società in una nota congiunta>> riporta la notizia questa volta La Stampa, con un articolo apparso il 6 aprile 1996: <<Il gruppo Grauso, dal canto suo, ricorda che dopo aver raggiunto nei servizi on line un livello di presenza, qualità ed immagine di tutto rilievo, recentemente ha deciso di rifocalizzare la propria attività sulla componente editoriale più legata alla tradizione ed al core business del gruppo: quotidiani, televisione, radio e l’attività cartaria acquisita da poco».

In realtà i fondi disponibili del gruppo Grauso erano finiti, il mondo del web si stava sviluppando con una velocità impressionante, per portare avanti tutti i progetti lanciati sul mercato, sarebbero stati necessari finanziamenti enormi che un editore locale, seppure facoltoso e geniale come l’ormai popolare Nichi, non aveva. Così fu costretto, suo malgrado, a passare la mano a Telecom che avrebbe incorporato e trasformato VOL. Per Grauso iniziavano nuove avventure (legate pure a gravi disavventure) editoriali e persino politiche che lo avrebbero portato su altre strade, sino a dover vendere nel 1999 il suo gruppo storico L’Unione Sarda-Videolina che aveva trascinato ad un passo dal disastro economico.

Decisivo fu l’intervento finanziario e lungimirante del neo editore sardo Sergio Zuncheddu che permise alla storica testata e alla prima emittente regionale di salvarsi e di passare ad una nuova fase di rilancio. Così come, faticosamente e puntualmente, è avvenuto. Ed oggi il gruppo L’Unione Sarda-Videolina continua a mantenere la sua leadership nell’Isola, a sviluppare tecnologie e ad allargarsi sul web, per stare in linea con i tempi e con gli eventi del panorama editoriale nazionale.

L’esperienza di VOL si bruciò in meno di tre anni, un breve periodo che vide la Sardegna per la prima volta nella sua storia balzare al centro di avvenimenti globali. Un’esperienza che doveva, comunque, essere ricordata e raccontata: perché qualcuno, fra mezzo secolo, passando in viale Regina Elena dove oggi, seppure chiusa, si trova la storica sede del giornale ricostruita sulle macerie dei bombardamenti del 1943 sulla città, possa sapere che in quella palazzina si vissero tre anni indimenticabili di grandi entusiasmi e sogni visionari. Io c’ero e, sebbene non ero altro che un testimone silenzioso, quei ricordi mi rendono orgoglioso. Da giornalista dell’Unione Sarda e soprattutto da sardo.

Fonti:

Carlo Figari, dal libro “Dalla linotype al web. I quotidiani sardi dalle origini ad oggi e l’avventura di Video on Line “, edito da Cuec (2014)

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