Ci voleva la passione per l’arte, la perseveranza nella ricerca e l’amore profondo per un nonno così illustre, ma ingiustamente dimenticato, per scrivere un libro complesso che ne restituisse la memoria alle nuove generazioni e soprattutto alla storiografia del giornalismo in Sardegna dove il nome di Bruno Aschieri è praticamente assente o ignorato. Raffaella Aschieri, dopo lunghe e faticose ricerche negli archivi, il ritrovamento di rari documenti, epistolari, riviste e giornali, dopo aver rintracciato e ascoltato gli ultimi testimoni che lo avevano conosciuto in qualche modo e dopo aver pazientemente ricostruito il puzzle di una biografia ricca di avvenimenti che copre quasi un secolo di storia italiana, è riuscita a realizzare un libro veramente unico nel genere. Sia per i contenuti sia per lo stile che riproduce esattamente la grafica, la poetica e gli ideali culturali del movimento futurista di cui l’illustre nonno fece parte. Anzi, come titolarono i quotidiani all’indomani della sua scomparsa a 85 anni nel 1991, fu definito l’ultimo futurista. Un libro molto impegnativo per la realizzazione e pubblicazione tanto che l’autrice ha deciso di farlo uscire per ora in forma digitale di ebook sulle piattaforme online, con la speranza un domani possa anche trovare un editore per l’edizione cartacea, così da restituirne la visibilità e spettacolarità tipica degli artisti futuristi con un volume di grandi dimensioni ricco di colori, disegni, immagini e un’impaginazione assolutamente originale.
Intanto il primo traguardo Raffaella lo ha raggiunto e ne dà conto con la presentazione del volume presso la sala Search del Municipio di Cagliari, nel Largo Carlo Felice, venerdì 8 settembre 2023 alle ore 18. Partecipano con l’autrice il prof. Giorgio Pellegrini, ex docente di storia dell’arte contemporanea della facoltà di Lettere, illustre critico d’arte e grande esperto di futurismo e avanguardie. Non mancheranno le autorità istituzionali per rendere omaggio ad un personaggio che tanto ha dato all’arte e alla cultura anche a Cagliari e in Sardegna, nonostante le sue origini veronesi. Raffaella Aschieri a proposito tiene a ringraziare, in occasione dell’evento, la consigliera comunale Enrica Anedda Endrich (Presidente commissione cultura del Comune di Cagliari) che “conosce bene l’importanza della memoria nel conservare e preservare gli autori e i personaggi della cultura del ‘900 a Cagliari e in Sardegna. E mio nonno, Prof. Cavaliere Bruno Aschieri, non lo ricordava più nessuno”.
Perché questo post
Partendo da questo libro digitale, dall’evento dell’8 settembre che segna “pubblicamente” la riscoperta di un illustre personaggio, da ciò che ne seguirà con futuri studi e ritrovamenti di opere ora perdute o sparse in varie collezioni private, che pubblichiamo il presente post in questo sito nella sezione dedicata al giornalismo. Il motivo è chiaro perché Bruno Aschieri fu un vivace collega, impegnato in numerosi campi della professione, da corrispondente nella guerra di Spagna a collaboratore di numerose testate locali e nazionali, redattore nonché fondatore e direttore di alcune riviste e periodici. Riteniamo doveroso dunque ricostruirne l’opera e la biografia, seppure limitandoci alla parte giornalistica, e rimandando alla lettura del libro digitale per approfondire i molteplici aspetti dell’esponente futurista.
Questo post riporta in gran parte il testo scritto da Raffaella Aschieri con le immagini da lei recuperate e riprodotte nel volume. Un ringraziamento all’autrice e alla sorella Monica, lei stessa scrittrice di romanzi e artista poliedrica che molto si è ispirata alla lezione e all’opera del nonno. Monica ha dato un sostanzioso contributo alla realizzazione del volume collaborando con la sorella nella stesura dei testi e soprattutto alla parte grafica. (Si veda il Pdf nel link articolo aschieri arena).
Vita di Bruno Aschieri
Bruno Aschieri (Verona, 8 novembre 1906 – Cagliari, 17 giugno 1991) dal carattere mito con una flemma rotta solo dal vivace intelletto, nasce a Verona nel 1906 da Laura Lazzarini e Gaetano Aschieri, ferroviere e Cavaliere del lavoro. Appassionato di arte sin da giovane si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia a 27 anni. Oltre alla passione per la ricerca linguistica, l’arte, la pittura, il teatro, la grafica, era appassionato di geologia, collezionista di minerali e numismatica, redattore di cruciverba, amante e conoscitore di tutta la musica classica, grande viaggiatore e campeggiatore in Italia e in Europa. In Sardegna è stato, se non il primo, tra i primi a possedere un camper nel 1948.
L’amicizia con Marinetti
Conobbe personalmente il creatore e fondatore del movimento Futurista, Filippo Tommaso Marinetti nel 1923 a Milano, col quale instaurò un rapporto di personale amicizia. Dopo questo incontro aderì al Futurismo a cui rimase fedele per tutta la vita.
Marinetti riassunse i principi fondamentali dei futuristi, che comprendevano un appassionato disgusto per le idee del passato, specialmente per le tradizioni politiche ed artistiche. Auspicava inoltre la nascita di una letteratura rivoluzionaria, liberata da tutte le regole, anche quelle della grammatica, dell’ortografia e della punteggiatura. I futuristi sperimentavano nuove forme di scrittura per dar vita ad una poesia tutta di movimento e libertà, negavano la sintassi tradizionale, modificavano le parole, le disponevano sulla pagina in modo da suggerire l’immagine che descrivevano.
L’aeropoesia, lo stile originale dei futuristi
L’aeropoesia – di cui si parla anche a proposito di Aschieri – è un genere poetico inventato e promosso dallo stesso Marinetti a partire dagli anni Venti, che prevede l’abolizione della punteggiatura e, parzialmente, della sintassi, un uso parossistico dell’analogia e dei neologismi. Saltuariamente compaiono alcuni brevi brani di parole in libertà. Aschieri si rispecchiò in pieno negli insegnamenti del “maestro” e nei manifesti che caratterizzarono il movimento tra gli anni Venti e Trenta. Dopo la guerra di Spagna e negli anni del secondo conflitto mondiale Aschieri continuò il suo cammino artistico e professionale sempre guidato dai suoi ideali poetici. Oggi è noto come uno dei maggiori esponenti del secondo Futurismo.
Autore poliedrico
Autore poliedrico è stato poeta, commediografo, pittore, grafico e giornalista. Le sue opere sono presenti in centinaia di antologie letterarie e teatrali italiane ed estere. Esercita il mestiere del giornalista, ma si dedica anche alla pubblicità. Dopo il primo incontro con Marinetti, dal 1928 aderisce alle iniziative futuriste, scrivendo sintesi teatrali e realizzando le sue prime aeropitture. È tra i fondatori del “Gruppo Futurista Veronese Umberto Boccioni” e tra i firmatari del “Manifesto futurista per la scenografia del teatro lirico all’aperto all’Arena di Verona (1932) e del manifesto “La città musicale” (1933).
Volontario in Spagna
Negli anni Trenta si dedica completamente alla pubblicità e alla creazione di cartelloni, copertine di libri e fotomontaggi. Nel 1937 si arruola volontario con i legionari franchisti per partecipare alla guerra di Spagna, combattendo nella sanguinosa e decisiva battaglia di Guadalajara.
Durante la guerra scrisse diverse corrispondenza della battaglia e dal fronte. Di quell’esperienza resta “Il Poema dei legionari di Spagna”. Lo stile del testo poetico è quello prediletto dai futuristi, impersonale e telegrafico. Dopo la seconda guerra si trasferisce a Cagliari, dove riprende l’attività giornalistica.
Gli esordi giornalistici
Bruno Aschieri è stato iscritto all’albo dei giornalisti professionisti di Venezia, di Milano e di Roma. Spesso i suoi articoli erano firmati con uno pseudonimo BAS o Bascki. Il primo periodico di arte e cultura, veronese, dopo “16 liriche ardite” del 1933, dove appare tra i “fornitori” è il “Magazzino del 1934” di Verona, progettato con disegni di Ernesto Amos Tomba (scenografo pittore e grafico) e probabilmente con la supervisione del futurista sardo Alberto Manca dell’Asinara.
Il periodico Magazzino
Dagli stessi autori la rivista veniva presentata così: “Magazzino non accoglie solo i prodotti di marca. Accoglie tutto ciò che è buono, interessante, vivace e originale. Il nostro desiderio la nostra ambizione è soprattutto quella di incoraggiare e aiutare i giovani. Non andremo a caccia di firme note ed illustri per affermare “Magazzino”. Preferibilmente da qualche buio angoletto per portarli alla luce del giorno artisti e scrittori ignoti o ingiustamente dimenticato degni di essere presentati al giudizio del pubblico.
(Tratto da una Rivista del futurismo Veronese di Agostino Conto)
Oggi il logo di questa prestigiosa rivista è stato ripreso da una associazione culturale veneta denominata appunto “Magazzino” che ha per oggetto la fotografia, la città di Verona e la storia.
Nel contempo Aschieri collabora e scrive d’arte in diversi importanti periodici e riviste futuriste tra cui il “Bollettino futurista”.
L’arrivo a Cagliari nel 1945
Finita la guerra era giunto il tempo dell’autoesilio. Nel giugno del 1945 si trasferì a Cagliari. La scelta venne orchestrata in maniera particolarmente artistica e inconsueta. Si affidò al destino. Bruno e la moglie Franca fecero girare il mappamondo, chiusero gli occhi e con un dito fermarono la sfera. Il punto in cui posero il dito era la Sardegna. Al fratello Tullio invece capitò il Venezuela.
A 39 anni, con quasi vent’anni di arte futurista sulle spalle, di vita professionale come giornalista, il peso della seconda guerra mondiale, una esperienza da legionario volontario in Spagna, la moglie Franca e due bambini, ha saputo immergersi nella realtà cagliaritana e adattarsi alla nuova vita, nonostante enormi difficoltà economiche in cui si ritrovò al suo arrivo in Sardegna, privo come era di lavoro e persino di una casa. Ma in breve riuscì a riprendersi. A Cagliari ben presto trovò posto come professore di disegno presso le scuole, poi riprese la sua attività giornalistica e anche di editore.
Aschieri giornalista
Durante la guerra di Spagna fu corrispondente dal fronte. Fra i quotidiani collaborò con il Corriere Padano, La Sera, L’Ambrosiano, il Bolzeng Zeitun, L’agenzia per L’Italia e l’Impero, ma i migliori anni li ha vissuti al Quotidiano Arena del lunedì e poi dell’Arena di Verona del quale è stato impaginatore, capo cronista, segretario di redazione sino al 21 maggio del 1945 anno di cessazione delle pubblicazioni. Da quella data venne licenziato per forza maggiore in base all’articolo 29 del contratto nazionale collettivo. Il regime era caduto. Il ventennio fascista col suo carico di brutture dissolto. La grande stagione futurista finita anch’essa, già dall’anno prima con la morte di Marinetti, avvenuta il 2 dicembre del 1944.
L’Arena di Verona nel cuore
Bruno restò molto legato negli anni al più importante quotidiano della sua città d’origine nel quale lavorò, come detto, in diversi ruoli redazionali anche apicali. Il giornale veneto fu fondato il 12 ottobre 1866, una data importante perché segna, al termine della Terza guerra di Indipendenza, l’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Nel volume L’Arena e Verona, 140 anni di storia, l’ex presidente del gruppo editoriale, l’avvocato Luigi Righetti, ricorda che il giornale «è il quotidiano più antico d’Italia». Il titolo di primo quotidiano d’Italia spetta però al milanese Il Secolo, che l’editore Edoardo Sonzegno iniziò a pubblicare il 5 maggio 1866, qualche mese prima de L’Arena. Ma Righetti non raccontava bugie, perché Il Secolo chiuse il 31 marzo 1927 e quindi L’Arena rimane effettivamente il giornale più antico d’Italia.
Un primato – il Corriere della Sera uscirà solo 10 anni dopo, nel 1876 – che si spiega anche con il clima culturale della Verona di fine Ottocento, molto diverso dall’attuale, dove sono presenti vari giornali. Non a caso pubblicò nel 1909 il Manifesto del Futurismo scritto da Marinetti.
I legami col Fascismo
Durante il Ventennio L’Arena – come del resto accadde all’Unione Sarda – fu marcatamente fascista, tanto che dal 1° maggio 1945 al 30 giugno 1946 il giornale con l’arrivo degli Alleati per un anno cambiò nome e diventando Verona Libera, organo del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). In questo contesto Bruno Aschieri e il gruppo dirigente che guidò la redazione sino alla fine della guerra, fu costretto a lasciare il giornale in un clima di epurazione politica e culturale. A Verona Aschieri non è stato dimenticato e il suo “vecchio” quotidiano gli ha dedicato più articoli anche in questi ultimi anni.
L’Elzevir, innovativo periodico
Nel 1950 Bruno Aschieri con il dott. Mario Stagno (padre dell’allora giovanissimo Tito, giornalista sportivo di Radio Sardegna che diventerà famoso come conduttore televisivo della Rai: fu lui insieme a Ruggero Orlando a fare la telecronaca diretta dello sbarco dell’uomo sulla Luna nel luglio 1969) fondarono l’Elzevir. Con questo particolare periodico, Aschieri e Stagno, sono stati gli inventori degli attuali format di telegiornali e periodici televisivi come TV7 e Almanacco. Loro hanno creato e depositato la formula del primo giornale stereo-visivo-parlato “Elzevir”.
L’Elzevir, stereo-giornale
Il nome del periodico si riferisce al carattere Elzeviro dallo stile elegante solitamente utilizzato dai principali quotidiani dell’Ottocento e della prima metà del Novecento nella terza pagina dedicata alla cultura. Pagina in cui venivano pubblicati racconti inediti, reportage di viaggi, romanzi, poesie, critiche letterari e d’arte.
Questo stereo-giornale consisteva nella presentazione al pubblico di avvenimenti politici, artistici, mondani e sportivi col presidio di mezzi fisico-chimici di diffusione e di riproduzione quali fotogrammi proiettati con apparecchi episcopici, diascopici e cinematografici. Testi redazionali registrati a filo o nastro magnetico, ideogrammi a colori, vetrine plastiche. Il tutto inteso a realizzare con proprietà ed efficacia la funzione informativa di commento e di sintesi propria dei periodici illustrati.
Lo stereo-giornale Elzevir era offerto gratuitamente al pubblico di Cagliari tutte le domeniche al cinema teatro “Astrasupercinema”. Il primo numero uscì nel marzo del 1950.
La collaborazione con Giuseppe Della Maria
Un personaggio di straordinaria importanza, per la cultura della città di Cagliari e della Sardegna, è stato sicuramente Giuseppe Della Maria (Cagliari 1906-1977) è padre del prof. Attilio, fotografo di grande successo. Infatti è a questo fine studioso e ricercatore che si deve molto di ciò che sappiano sui costumi tradizionali popolari dell’Isola. Ha impegnato gran parte della sua esistenza alla catalogazione, paese per paese, di usi e costumi corredati da fotografie e testi.
Un altro immenso lavoro a cui Giuseppe Della Maria si dedicò fu l’indicizzazione del quotidiano L’Unione Sarda. In tempi in cui non nessuna nessuna tecnica di digitalizzazione né computer o internet, a mano, indicizzò tutti i nomi degli autori e relativi articoli del quotidiano, raccolti in due corposi e oggi rarissimi volumi pubblicati dall’editore Fossataro. I due preziosi libri sono consultabili presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari e consentono la ricerca di un articolo scritto da un determinato autore, dalla nascita del quotidiano cagliaritano (1889) sino alla fine degli anni settanta. Ma Giuseppe Della Maria era anche esperto d’arte. Per diversi decenni ha avuto una in via Roma, a Cagliari, una galleria d’arte denominata appunto “Della Maria”. La galleria, in cui era presente anche una gioielleria, ha ospitato diverse mostre collettive e personali anche di artisti nazionali. Purtroppo Raffaella Aschieri non è riuscita a trovare un elenco con i cataloghi delle mostre che ha tenuto in quegli di florida attività, ma di certo nel 1954 ospitò una esposizione personale di Bruno Aschieri.
Il nuovo Bollettino Bibliografico sardo (1955)
Giuseppe Della Maria fu anche un prezioso collaboratore dei periodici fondati da Bruno Aschieri. Sull’Isola e su L’Elzevir, in ogni numero, c’era sempre qualche suo inserto con importanti citazioni bibliografiche sulle tradizioni popolari. Ma Della Maria è stato anche un autorevole editore fondando il Nuovo Bollettino Bibliografico Sardo nel 1955. Dall’anno successivo appare come responsabile editoriale Bruno Aschieri che collaborerà alla stesura di questo prestigioso periodico sino al 1959.
Il Nuovo Bollettino testimonia l’assoluta vivacità culturale che oltre settant’anni fa si faceva sentire forte e chiara. Nel periodico appaiono le firme di giovani futuri docenti, studiosi e giornalisti che hanno fatto la storia della cutura sarda della seconda metà del Novecento.
Gennargentu, il giornale degli alpini
L’attività di alpino e la conduzione del gruppo e il coordinamento fra le varie sezioni il prof. Aschieri la svolgeva soprattutto attraverso un periodico da lui fondato nel 1954 il “Gennargentu” che usciva anche come inserto del periodico l’Isola.
Il periodico L’Isola (1950- 1955)
Cagliari nel 1950 era ancora una città devastata dalla guerra ma sicuramente era animata da grandi propositi di ricostruzione. Ed è in questo contesto che Bruno Aschieri fonda e dirige L’Isola, un periodico mensile di attualità, cultura, sport e attività produttive.
https://www.carlofigari.it/dolci-incontri-catania/
Il mensile, dotato di una grafica originale e molto moderna per quei tempi, offre un panorama inedito della città di Cagliari e della Sardegna. Uno spaccato della vita cagliaritana in cui traspare chiara la forte vivacità culturale e il desiderio di ricostruire la società guardando al futuro.
Sfogliando questa rivista si ha la sensazione di essere cronologicamente avanti nel tempo. Dai propositi politici per lo sviluppo economico, attraverso il commercio e il turismo, ma anche tanta cultura e sport. Di rilievo l’interesse per l’attività della Fiera campionaria di viale Diaz che appare come centro gravitazionale di ogni strategia politica, economica e di sviluppo . Sembrano oggi straordinariamente attuali i suoi articoli sullo sviluppo del turismo con i numeri dei posti letto in Sardegna nel ’50, i suggerimenti di Bruno Aschieri per programmare quanto meno un turismo locale, considerato in scarso numero di posti letto per le strutture ricettive di allora.
L’amico alpino Corbia
Dal sommario dell’Isola emergono anche alcuni noi dei più stretti collaboratori fra cui Giorgio Corbia che ha svolto più ruoli sia come giornalista che come direttore del periodico alternandosi per la direzione con Bruno Aschieri impegnato con altre testate.
Corbia (originario di Villaspeciosa, nato nel 1919) lasciò l’università per partire volontario degli alpini. Nella campagna di Russia fu catturato e tenuto prigioniero nei gulag di Stalin per tre anni dove patì la fama e si salvò miracolosamente. La terribile esperienza lo provò per tutta la vira. Era un uomo generoso, poeta, giornalista e scrittore. Con l’amico Bruno condivise avventure alpine e di giornalismo.
Aschieri nel lavoro all’Isola dedicò molto spazio con i suoi articoli a suggerimenti che miravano allo sviluppo industriale dei prodotti locali, dolci e panettoni sardi, per stimolare strategie di marketing e di produzione, più efficienti per esportare nel resto d’Italia.
Vi sono poi molte pagine dedicate all’arte anche nazionale e al cinema, alla cultura e alla musica. Ai lettori veniva proposta una visione culturale di respiro nazionale ed internazionale così come gli sforzi locali per avere una programmazione per il teatro lirico degna del tempo. Riemerge “Associazione De Candia” diretta dal prof. Dario Ferrari, che rappresentava e gestiva il teatro lirico di Cagliari, prima che diventasse Ente Lirico e poi la Fondazione di oggi.
Non tutti i numeri della rivista sono stati conservati nella Biblioteca universitaria, non si conosce pertanto la data dell’ultima pubblicazione. Di certo L’Isola uscì per un lustro intero, almeno sino al 1955. Oggi sono giornali da collezionisti.
Il futurismo raccontato da Aschieri
A raccontare gli eventi principali legati alla stagione futurista e alla sua vita è stato lo stesso Bruno Aschieri, a 84 anni, in una lunga intervista affidata a Silvio Gozzano, critico d’arte e giornalista nella pagina della cultura del quotidiano l’Arena di Verona, il 17 dicembre 1990. Già il titolo sintetizza la sostanza dell’articolo a tutta pagina; “L’ultimo futurista”. Nell’intervista Aschieri ricostruisce gli avvenimenti che lo hanno visto protagonista del secondo futurismo insieme a tanti altri autori e artisti. Dal lungo racconto emerge quanto la pattuglia scaligera di Futuristi fosse tra le più creative e quanto fosse sentita la voglia di italianità. Parla delle sue opere e racconta la sua vita futurista cominciando dall’arte che ha prodotto, dalla guerra che ha vissuto e dal giornalismo.
La scomparsa
Il 17 giugno 1991, all’età di 85 anni, Bruno Aschieri moriva a Cagliari dopo una breve malattia. La notizia della scomparsa veniva data nell’edizione notturna del Tg1 dalla conduttrice cagliaritana Anna Maria Busi, emergente volto noto e del principale telegiornale nazionale. https://www.carlofigari.it/bakeca-incontri-com-torino/
Il giorno dopo (il 18) apparivano articoli nei principali quotidiani e giornali sardi (L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna), da alcuni quotidiani nazionali (Il Tempo, il Messaggero) e dall’Arena di Verona.
Il ricordo sull’Unione Sarda
La scomparsa di Bruno Aschieri viene ricordata con un pezzo breve, ma sostanzioso scritto da Marco Manca, all’epoca responsabile della pagina della Cultura, giornalista raffinato e colto, con un passato di militante sessantottino, laureato in filosofia e assunto nel 1977 all’Unione Sarda. Appassionato di fotografia e amico di artisti e letterati, seppe attirare attorno alla “sua” pagina quali collaboratori un nutrito gruppo di intellettuali che diedero impulso al dibattito culturale di quei tempi tormentati. bakeca incontro sassari meteo
Ecco il suo articolo:
Il reduce dell’utopia futurista
di Marco Manca
Lunedì sera è morto a Cagliari Bruno Aschieri. Aveva ottantacinque anni, era nato a Verona, viveva nel capoluogo sardo da più di quarant’anni. Le biografie ufficiali lo descrivono come “l’ultimo futurista”, perché aveva partecipato al movimento artistico fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel primo dopoguerra. Quello stesso movimento che ha sempre vissuto lacerato da due anime: l’adesione alla retorica fascista (con gli inevitabili sbocchi guerrafondai) e la scoperta di una nuova sensibilità che delle retoriche nazionaliste si faceva beffa, proponeva un’arte senza frontiere, immaginava un’estetica radicale che non poteva certo far piacere a quell’idiozia dissacratoria delle bellezze dell’arre moderna, qual era la propaganda di Mussolini e Hitler.
Anche negli ultimi anni della sua lunga vita – in cui è stato aeropittore, giornalista, commediografo, poeta, docente, pensionato dalle nostalgie – Bruno Aschieri rivendicava a buon diritto il sio blasone di “futurista”. E s’impegnava a correggere quell’equivoco che per tanti anni (soprattutto in Italia) ha costretto le intelligenze di Marinetti, Boccioni, Balla, Severini, Depero a passare sotto le forche caudine della storia. Storia miope, almeno in questo caso.
“Il futurismo – diceva Aschieri in un’intervsta apparsa sulle colonne dell’Arena di Verna appena un anno fa – è uscito dal ghetto del silenzio nel quale superficialità e faziosità avevano tentato di confinarlo. Perché non esistono cordoni sanitari idonei ad isolate le idee. Tanto meno se idee e fantasia innovativa riescono a tracimare le immagini del conservatorismo”.
Ecco, quel che nobilita Bruno Aschieri è l’insofferenza per qualunque cordone sanitario alle idee. Il suo rapporto col Futurismo iniziò nel 1931 al Caffè Vittorio di Verona. Serate rissose, parole in libertà, un misto di voglia di cancellare il passato e di retorica romantica che il passato lo inghiottiva voluttuosamente. Sponsor dell’iniziativa veronese Filippo Tommaso Marinetti. Ormai vecchio nel 1931, completamente spaesato per quel che riguarda la sua sensibilità politica, ma ancora capace di graffiare con le tele caleidoscopiche, squarciate da linee di forza, inni coloratissimi al mondo della velocità, un mondo di macchine e tecnologie che per primi i futuristi pensavano (ed avevano ragione) avrebbero preso il sopravvento.
Bruno Aschieri all’inizio degli anni Cinquanta, assieme a Mario Stagno aveva lanciato all’Astrasupercinema di Cagliari un singilare stereo giornale (l’Ezevir) che utilizzava le invenzioni della fantasia e le diavolerie della tecnica: in pratica, il primo video fatto di dissolvenze in simultanea, una registrazione visiva, quasi cinematica, del movimento di oggetti e immagini. Con una ricerca che oggi (l’Astrasupercinema di Cagliari è diventato La Rinascente, il cinegiornale quasi non c’è più) ha un sapore di temerarietà nient’affatto vaga. Anche se ormai pochi hanno voglia di ricordare quella preveggente meccanolatria che anticipava il domani.
Chi è Raffaella Aschieri
incontri gay mi Cagliaritana, nipote dell’artista Bruno e figlia di Luigi Aschieri, biologo e politico che fu anche assessore al Comune di Cagliari. Personalità eclettica con diversi interessi e specializzazioni, si occupa di più cose fra cui: alimentazione e Nutrizione, collaborazioni con riviste e quotidiani con rubriche proprie, docenza in corsi per la formazione regionale rivolti a cuochi, barman e gestori food. In particolare una grande passione per arte e cultura, organizza eventi e scrive biografie. Il suo lavoro più impegnativo e sicuramente non ancora finito la ricostruzione dell’opera e della biografia del nonno futurista al quale ha dedicato il volume digitale citato in questo post.