Il primo articolo di Gramsci

Su L'Unione Sarda (1910) cronaca da Aidomaggiore

Antonio Gramsci è stato uno dei maggiori intellettuali e politici italiani del Novecento, lasciando opere di eccezionale valore, tuttora oggetto di riflessione e studio. Sterminata la bibliografia sul pensatore sardo, di certo lo scrittore italiano più tradotto nel mondo. Negli ultimi anni, in occasione di vari convegni anche internazionali, si sono moltiplicati gli studi e le pubblicazioni. Eppure restano ancora lati da chiarire e persino zone d’ombra che dividono storici e biografi, in particolare sui rapporti tra Gramsci e Togliatti. Dubbi inquietanti restano aperti, come un vero giallo, sulla sua morte avvenuta nella clinica romana Quisisana il 27 aprile 1937 dove era stato ricoverato, ormai in gravi condizioni, per volontà dello stesso Mussolini. E persino sui rapporti con la moglie russa Yulia e con la cognata Evgenia, sospettate di essere spie incaricate di tenere sotto controllo il sardo ribelle alla linea del Cremlino. Questi particolari aspetti della biografia gramsciana – lo strappo con Togliatti, le relazioni con le donne che amava e gli interrogativi sulla morte, i rapporti con i compagni di partito, l’interpretazione del suo pensiero lasciato nei numerosi scritti, etc. – sono al centro di nuovi filoni di studi che vedono coinvolti studiosi di tutto il mondo.

Convegno internazionale a Cagliari (2021)

Non è un caso che a 130 anni dalla nascita si sia organizzato a Cagliari (30 settembre-3 ottobre 2021) un importante convegno internazionale, promosso dall’International Gramsci Society – la rete di ricercatrici e ricercatori che in tutto il mondo promuove la conoscenza e la diffusione della sua figura e del suo pensiero, in collaborazione con il Centro interdipartimentale GramsciLab, l’Istituto Gramsci della Sardegna, l’associazione Casa natale Gramsci di Ales, l’associazione Gramsci e la Fondazione Casa museo Gramsci di Ghilarza, e con il Centro interuniversitario di ricerca per gli studi gramsciani di Bari. Scopo dell’evento nell’ambito di un ampio e complesso progetto «è quello di elaborare una mappatura del pensiero di Gramsci nel mondo, con una particolare attenzione rivolta alla ricezione, traducibilità, declinazioni teoriche e praxis gramsciane, al fine di mettere in luce come il suo pensiero risulti ancora oggi imprescindibile per una lettura critica della realtà contemporanea, anche e soprattutto al di fuori dell’Europa». Questo per smentire – come affermano gli organizzatori – la falsa credenza che «Gramsci non è studiato come merita soltanto all’estero, ma anche in Italia e senza ombra di dubbio, soprattutto dagli anni Duemila, nell’Isola che lo vide nascere, nel 1891, ad Ales».

Gramsci giornalista

Gramsci (Ales 22 gennaio1891-Roma 27 aprile 1937) fu dunque una delle mente più illuminate del secolo scorso. Ma oltre a essere stato un grande politico, filosofo, politologo, linguista e critico letterario, Antonio Sebastiano Francesco Gramsci (il nome con il quale fu registrato nel certificato di battesimo) fu anche un maestro di giornalismo. Iniziò giovanissimo come corrispondente dell’Unione Sarda dalla sua zona di origine (Ghilarza-Abbasanta-Ales) e con un breve articolo sulle elezioni amministrative ad Aidomaggiore, uscito martedì 26 luglio 1910 sulla seconda pagina del quotidiano cagliaritano. Antonio non aveva ancora vent’anni e si era trasferito a Cagliari per frequentare il prestigioso liceo classico Dettori. Già il titolo del trafiletto, comparso tra le cronache regionali, sembra essere premonitore di quello che accadrà nel suo futuro: “A proposito d’una rivoluzione”. 

Il legame con Raffa Garzia

All’epoca il quotidiano era diretto da Raffa Garzia che era anche il suo docente di italiano al liceo Dettori, il quale aveva una particolare stima per il suo studente oristanese che con tanta fatica risiedeva nel capoluogo e si applicava con straordinaria passione agli studi eccellendo in diverse materia, tra cui appunto storia, letteratura e italiano. Radicale e anticlericale, Raffa Garzia guidò il quotidiano cagliaritano a sostegno delle istanze sarde, rappresentate, in Parlamento da Francesco Cocco-Ortu, allora impegnato in una dura opposizione al governo. Gramsci instaurò con il Garzia un buon rapporto, che andava oltre il naturale discepolato: invitato ogni tanto a visitare la redazione del giornale, ricevette nell’estate del 1910 la tessera di giornalista, con l’invito a «inviare tutte le notizie di pubblico interesse»: e il 26 luglio Gramsci ebbe dunque la soddisfazione di vedersi stampato il suo primo scritto pubblico, venticinque righe di cronaca ironica su un fatto avvenuto nel paese di Aidomaggiore.

 

Ecco il testo:

“Nei paesi circonvicini si era sparsa la voce che ad Aidomaggiore per le elezioni dovessero succedere fatti grandi e terribili. La popolazione voleva introdurre tutto d’un tratto, il suffragio universale, cioè eleggere consiglieri e sindaco plebiscitariamente e sembrava pronta ad ogni eccesso. Il tenente dei carabinieri di Ghilarza, cav. Lay, seriamente preoccupato per questi sintomi, fece arrivare un intero corpo d’esercito, 40 carabinieri, e 40 soldati di fanteria, meno male senza cannoni, e un delegato di p. s. (sarebbe bastato da solo). All’apertura delle urne, il paese era deserto; elettori e non elettori, per il timore dell’arresto, si era squagliati e bisognò che le autorità andassero di casa in casa a stanare i restii. Insomma, la più graziosa burletta del mondo, dovuta certo all’esperienza del giovanissimo tenente, non ancora ben pratico del carattere di queste popolazioni. Poveri mandorleti di Aidomaggiore! Altre che filossera sono i soldati di fanteria!”

L’articolo, breve ma ricco di sostanza, è scritto con tono leggero e ironico, diremmo sferzante, uno stile inconfondibile già per un giornalista alle prime armi. Parla delle elezioni amministrative nel piccolo paese dell’Oristanese, datato 24 giugno (si tratta di un evidente refuso del tipografo perché ovviamente si riferisce a luglio, mentre la sua firma è nella sigla Gi a fianco alla data).  E compare nella seconda pagina dedicata alle cronache tra numerose notizie di vario genere: “l’orribile fine di due cameriere annegate nel lago di Garda”; “l’orrendo delitto di un “satiro”, tal Muller,  a Norimberga, arrestato dopo aver attirato nella sua abitazione, stuprato e ucciso una bimba di sei anni; “la confessione di un uomo che, rinchiuso nelle carceri di Parigi, si dichiara responsabile di un duplice omicidio e chiede di essere giustiziato con la ghigliottina perché stanco di vivere”; la morte naturale di un uomo di 67, a Sommerville in Usa, che era rimasto in silenzio per trent’anni, ma mai dichiarato “pazzo” dai numerosi medici che lo avevano visitato.

 

 

Per leggere la pagina si veda il PDF allegato: CA1910-07-26PAG02

 

Cronache dal mondo e dall’Isola

Nelle cronache nazionale spicca una notizia importante per l’epoca ed è l’attuazione della ferma obbligatoria biennale a partire dal luglio di quell’anno con una serie di norme per l’arruolamento e il congedo. Ma ricca è anche l’informazione dall’Isola. Da Sassari la relazione del sindaco, l’avv. Satta Branca, sulle vicende della municipalità nell’ultimo quadriennio. L’arrivo a Nuoro del nuovo procuratore del Re, avv. Manca. Le elezioni amministrative a Macomer con l’elenco degli eletti; l’articolo di Gramsci da Aidomaggiore; la protesta dei cittadini di Iglesias contro la politica dell’amministrazione uscente con l’invito dei socialisti per astenersi ad andare alle urne; l’elezione del nuovo sindaco di Desulo nelle cronache della Barbagia dove non mancano accenni alla delinquenza crescente e ai problemi per l’istruzione. Infine un ampio spazio a una notizia che ricostruisce il naufragio di un peschereccio travolto dalle onde  il 23 luglio nelle acque di Porto Torres. I due pescatori furono salvati. Come si vede L’Unione Sarda già all’epoca (a 21 anni dalla fondazione) era un giornale importante che nonostante le difficoltà delle comunicazioni riusciva a informare i lettori sardi sui principali avvenimenti nel mondo, nella penisola e nell’Isola.

Gramsci era orgoglioso di essere il corrispondente dell’Unione Sarda, nonostante la sua povertà, i problemi per la sussistenza nel capoluogo e per gli studi, riusciva a coltivare quella passione che continuò a considerare attività primaria del ruolo di intellettuale “organico” alla militanza politica. Tanto importante da rivendicarla come suo lavoro. Dopo l’arresto da parte dei fascisti, fu interrogato, il 9 febbraio 1927, nel carcere di Milano. “Sono – si legge nel verbale dell’interrogatorio – e mi chiamo Antonio Gramsci, pubblicista ed ex deputato al Parlamento”. Giornalista, dunque, prima ancora che ex deputato.

Gramsci giornalista: L’Avanti, L’Unità, L’Ordine Nuovo

Del resto il contributo dato dal pensatore sardo al giornalismo italiano fu enorme: nell’immediato dopoguerra fu tra i fondatori del “settimanale di cultura socialista”  “L’Ordine Nuovo” nel maggio del 1919, dopo aver lavorato al quotidiano socialista L’Avanti già dal 1918. Indimenticabile, in questo giornale, il suo invito agli operai torinesi: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza, agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo, organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”).

 

Successivamente fondò L’Unità, organo del neonato partito comunista d’Italia, che uscì per la prima volta il 12 febbraio 1924 a Milano. Il titolo del giornale, da lui scelto, venne giustificato dalla necessità dell’«unità di tutta la classe operaia intorno al partito, unità degli operai e dei contadini, unità del Nord e del Mezzogiorno, unità di tutto il popolo italiano nella lotta contro il fascismo». Dal primo marzo di quell’anno promosse la nuova serie del quindicinale l’Ordine nuovo.

 

 

 

Intensa negli anni fu la sua attività pubblicistica. Collaborò con una decina di giornali tra i quali “La Città futura”, numero unico della Federazione giovanile socialista piemontese, e “Energie nove”, quindicinale diretto da Pietro Gobetti. Ma i suoi articoli, di commento, di critica teatrale e tanti altri argomenti, sono comparsi anche sul “Corriere Universitario”, su “L’Avanti”, sul “Grido del popolo”, su “Avanguardia”. Solo alcuni esempi. “In dieci anni di giornalismo”, racconta in una lettera inviata all’amica Tatiana Schucht dal carcere di Turi, “io ho scritto tante righe da poter costituire 15 o 20 volumi da 400 pagine”. E altre se ne aggiunsero nei “Quaderni del carcere”: 39 note sono dedicate proprio al giornalismo.

Cronista, pubblicista e commentatore, non rinunciò nella pratica a essere un autentico maestro di giornalismo. Un maestro capace di scindere la valutazione tecnica della professione dal giudizio etico su un personaggio. Addirittura, quando “L’Ordine nuovo” decise di realizzare un’inchiesta sul fascismo, Gramsci, allora a Vienna, scrisse una lettera a Mauro Scoccimarro, suggerendo di inserire anche l’articolo di un fascista.

“Prima di iniziare a scrivere”, spiegava, “bisogna predisporre uno schema e domandarsi cosa sia veramente importante”. Non solo: allenava il suo collaboratore Andrea Viglongo a scrivere articoli al massimo di una colonna e mezzo. Un classico del giornalismo moderno: si può dire tutto in poche parole, una notizia breve ha il valore di un lungo reportage, l’importante è che si scriva subito la notizia nella sua chiarezza e che il lettore capisca di cosa si tratti sin dalle prime righe!

La mostra al liceo Dettori (2021)

Per capire meglio la passione di Gramsci per il giornalismo, sin dalla giovanissima età, particolarmente interessante la mostra organizzata dal 18 al 29 settembre 2021 nell’Aula Magna del liceo Dettori, recentemente ristrutturata e intitolata al grande pensatore e intellettuale antifascista. Gramsci frequentò i tre anni del liceo classico tra il 1908 e il 1911 trasferendosi in quell’anno, dopo aver conseguito il diploma di maturità, a Torino grazie a una borsa di studio per frequentare l’Università.

La mostra al Dettori presenta diversi materiali inediti ritrovati di recente. Inserita negli eventi di “Parma capitale italiana della cultura 2020/21” e promossa dal Circolo “Grazia Deledda” della città emiliana, è stata curata da Luca Paulesu, nipote di Teresina Gramsci Paulesu, sorella prediletta di Antonio. In esposizione una selezione di riviste politiche e letterarie e d’avanguardia cui il futuro fondatore del Partito Comunista era abbonato negli anni del ginnasio a Santu Lussurgiu, del liceo a Cagliari e dell’università a Torino: “Il Marzocco”,” Le cronache letterarie”, “La Lupa”, “Piemonte”, “La Voce”, “L’Unità di Salvemini (1911-1913)”, “Patria”. Un tesoro rimasto per anni nel sottotetto della vecchia casa di Teresa Gramsci a Ghilarza. È stato proprio Luca Paulesu a scoprirlo nel 2018.

In mostra anche una selezione di alcuni libri della biblioteca giovanile di Gramsci, in particolare nelle edizioni de “La Voce”, alcuni dei quali rinvenuti insieme alle riviste. Nella stessa collana anche “Il Trentino visto da un socialista” di Benito Mussolini.

 

 

 

 

 

Fonti:

L’Unione Sarda

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