Mauro Manunza, mezzo secolo di giornalismo

Ricordo di un grande cronista, ex presidente dell'Ordine e personaggio cittadino

Mauro Manunza ha attraversato mezzo secolo di giornalismo in Sardegna, vivendo dal di dentro come testimone e protagonista cruciali momenti della professione. Da cronista di nera a vicedirettore dell’Unione Sarda, da presidente dell’Ordine per un quindicennio a docente nell’ateneo sassarese. Ma il suo impegno di giornalista non si è limitato al lavoro redazionale, quanto ad una presenza costante e importante nella società cittadina e regionale, sempre disponibile a partecipare a convegni, dibattiti, incontri a cui veniva chiamato per il suo ruolo e la sua esperienza, in prima fila per difendere i diritti dei più deboli e soprattutto dei giovani. Non per niente è stato dirigente dell’Unicef di Cagliari, socio e presidente del Rotary Club, membro degli scout e di altre associazioni culturali e di volontariato. Esperto e appassionato di arte, seguiva le mostre e gli eventi con una partecipazione attiva e spesso con i suoi articoli nelle pagine dell’Unione. Gli piaceva molto viaggiare, sempre pronto a partire come inviato per il giornale (è stato anche in Somalia con l’Esercito), o per diletto con la moglie Mariangela, compagna di una vita e che con lui ha condiviso passioni e interessi. Due figli, il maggiore Andrea non a caso ha seguito le sue orme di cronista, mentre Michele ha scelto la strada di dirigente d’hotel.

Mauro Manunza è stato sicuramente un riferimento tra i colleghi e della città, appartenendo ad una generazione di giornalisti e di cagliaritani che hanno seguito le vicende postbelliche del capoluogo, la rinascita dalla guerra, il boom economico, lo sviluppo urbanistico e la trasformazione di Cagliari in un grande e moderno centro del Mediterraneo.

Nuovo lutto nella categoria

Mauro Manunza è scomparso il 2 febbraio 2020 colpito da un male fulminante che lo ha vinto nel giro di un mese. Il 17 gennaio scorso aveva compiuto 78 anni. Non ha lasciato libri che pure amava leggere e recensire, ma una grande quantità di articoli nelle pagine dell’Unione Sarda a partire dagli anni sessanta, giovane collaboratore sotto la guida del direttore Fabio Maria Crivelli che sin dall’inizio aveva notato le qualità e la passione incoraggiandolo sulla strada della professione. E Manunza ha continuato a scrivere generosamente anche negli ultimi tempi con qualche apparizione nelle pagine culturali.

Dopo la recente scomparsa di Alberto Aime, che lo aveva preceduto nel ruolo di presidente dell’Ordine, la categoria piange un altro personaggio che ha saputo ricoprire la carica per un lungo periodo particolarmente difficile per gli sconviolgimenti tecnologici e i problemi politici. Incarico che ha portato avanti con le sue capacità di mediazione, sempre garante dei giornalisti e delle regole deontologiche, oltreché professionali, che metteva sopra a tutto. Chi lo ha conosciuto non ha potuto che apprezzarlo e stimarlo come grande reporter, capocronista e ai vertici del giornale, ma soprattutto per le sue doti umani e la simpatia.

Ecco una breve biografia tracciata da Andrea Concas per il sito dell’Ordine (OGS):

Mauro Manunza era giornalista professionista da 54 anni (dal 1966), ma aveva cominciato la sua carriera all’Unione Sarda, qualche anno prima, quando aveva 21 anni. La sua vita professionale è stata intensa e sostenuta da una grande passione, così come la generosità al servizio dei colleghi e il suo impegno sociale.
Per molti anni della sua lunga carriera è stato cronista di giudiziaria ed il suo modo di scrivere e di raccontare i processi hanno costituito pagine indimenticabili di giornalismo. All’Unione Sarda ha lavorato per 40 anni, impegnato in tutti i settori della redazione, compresa la sezione delle pagine culturali, fino a ricoprire l’incarico di vicedirettore, dal 1994 al 2003, anno del suo pensionamento. Era stato anche per molti anni capo cronista. Ha avuto esperienze  in campo del giornalismo televisivo (a Videolina) e ha collaborato a quotidiani nazionali (come corrispondente) e a numerose riviste culturali, regionali e nazionali.
Alla professione ha dedicato molte energie, diventando, nel marzo del 1991, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna. Incarico ricoperto per 15 anni (sino al giugno del 2006). Un periodo difficile per il giornalismo sardo che lui ha guidato con determinazione e saggezza. Ha fatto parte più volte delle Commissioni d’esame per l’abilitazione alla professione giornalistica. E’ stato docente di Ordinamento della professione giornalistica e Deontologia professionale nel Master post-lauream di specializzazione in giornalismo presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Sassari.
Da ragazzo ha frequentato lo scoutismo, mondo al quale è rimasto sempre legato e poi è stato Delegato per l’informazione nel Comitato regionale sardo dell’Unicef e socio del Rotary Cagliari, dal 1982, ricoprendo l’incarico di presidente del Club negli anni 2012-2013.
Era uomo brillante, di profonda cultura e di alti valori civili. Sempre, anche nei momenti più complicati della sua vita, Mauro ha dimostrato coraggio e rettitudine, valori che gli hanno procurato la stima generale ed un grandissimo numero di amici sinceri.

Il ricordo sull’Unione Sarda firmato dall’affezionato collega Lorenzo Paolini

Il “suo” giornale lunedì 3 febbraio, giorno del funerale a Sinnai dove abitava in una bella villa di campagna ormai da tanti anni, gli ha dedicato un’intera pagina della Cronaca di Cagliari con un articolo del condirettore Lorenzo Paolini. Ecco alcuni passaggi dell’articolo, dai toni affettuosi e commossi di un allievo a cui Mauro era molto legato anche per la vecchia amicizia col padre Gavino Paolini, storico corrispondente dell’Unione da Alghero, scomparso prematuramente quando Lorenzo e il fratello Paolo, allora giovanissimi, cominciavano ad affacciarsi nel mondo del giornalismo.”

“Il giornalismo sardo – scrive Lorenzo Paolini – , L’Unione Sarda in particolare, ieri ha perso davvero qualcosa: un pezzo di sé, una certezza, un punto di riferimento. I lettori perdoneranno se parliamo di noi in queste colonne, se utilizziamo un po’ di retorica cercando di risultare stucchevoli il meno possibile. Ma salutare e ricordare Mauro Manunza – morto ieri (domenica 2 febbraio) dopo una malattia vigliacca che si è palesata sotto mentite spoglie per troppo tempo e solo tardi si è fatta riconoscere – significa passeggiare in mezzo secolo di cronaca con uno dei protagonisti indiscussi. Aveva 78 anni, compiuti il 17 gennaio, era stato presidente dell’Ordine dei giornalisti per 15 anni. Cinque mandati, un’enormità. Uno di quei casi in cui la funzione e il ruolo camminano sottobraccio (ed è tutt’altro che scontato)”.

“Questa professione, allora come ora, ha un aspetto virale. Come l’influenza cinese, solo che non si può curare, pur avendo ben chiaro quale sia l’agente patogeno. Mauro aveva contratto la malattia del giornalismo da ragazzino, anzi bambino. Ritagliava i foglietti, li assemblava come pagine di un giornale, sceglieva le notizie secondo una gerarchia. Aveva continuato alle Medie, al Liceo. E poi via, secondo quei percorsi della professione oggi difficilmente replicabili. Un itinerario con sosta in tutti gli scalini, da correttore di bozze a dirigente editoriale. In prima linea in ogni fatto della Giudiziaria dell’ultimo mezzo secolo, capo della cronaca di Cagliari, caporedattore centrale, vicedirettore. Capacità sviluppata consumando le suole, invertendo il ciclo del giorno con la notte, rileggendo bozze, limando, strillando col malcapitato facendosi nel contempo riconoscere che aveva ragione”.

Un grande maestro

“Era un maestro, uno di quella risicatissima schiera che questo giornale ha creato, bastano le dita di una mano per contarli. Garbato e curioso come condizione esistenziale, rigoroso e perciò severo, intollerante col pressapochismo. Conosceva i dettagli di questo mestiere, trucchi e rituali dell’informazione, per averli mandati a memoria sul campo passando personalmente anche nel fuoco. Riconosceva i talenti e non era geloso, anzi distribuiva a piene mani consigli fino allo sfinimento. I giovani giornalisti, i lettori che telefonavano al giornale, sapevano che c’era. Nei momenti di crisi, Mauro non abbandonava nessuno. Per dire: un articolo dettato nel cuore della notte su un sequestro, magari da una cabina telefonica, di sicuro sarebbe stato riletto con amore da lui per evitare che castronerie di un giovane cronista finissero sul giornale. Ispido e gentile, rispettoso dei ruoli senza arretrare, una chioccia che non faceva sconti ai pulcini. Telefonate secche: «Scusa se te lo dico ma quell’acronimo che avete usato in un titolo fa schifo. Non potevate spiegarlo meglio?». Manca e mancherà. E da ieri tutti quelli che fanno questo lavoro, e voi che leggete, hanno motivo di sentirsi un po’ più soli”.

Mauro Manunza in Somalia nel ricordo del gen. Scalas

Un ricordo di Mauro Manunza, tra i numerosi, è apparso su Fb postato dal generale Gianfranco Scalas, per molti anni responsabile della comunicazione al Comando Militare Autonomo dell’Esercito della Sardegna e ufficiale della Brigata Sassari con la quale ha operato in tutte le missioni all’estero dagli Novanta al congedo. Manunza fu con Scalas durante la pericolosa missione in Somalia.

“In questa foto – scrive Scalas – del 1994 a Balad in Somalia Mauro Manunza, inviato dell’Unione Sarda fece da padrino al club Forza Cagliari fatto d i sardi in missione in quella lontana terra. Oggi Mauro (al centro con la camicia bianca in mezzo ai sassarini) grande giornalista e caro amico ci ha lasciato. Ciao Mauro, grazie di tutto”.

 

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