Giacomo Mameli si può considerare senza dubbio il primo giornalista ad aver aperto i giornali e le tv locali ai temi del sindacato e dell’economia con un taglio specialistico, ma comprensibile a tutti. Del resto veniva dalla cronaca e della cronaca continuava a usare il linguaggio chiaro e immediato dei fatti arricchito delle analisi e dei commenti degli esperti. Economisti, sindacalisti, analisti, esperti del mondo del lavoro, diventano i suoi interlocutori privilegiati e attraverso i suoi articoli, le interviste, i commenti, sono chiamati a illustrare e a spiegare i grandi eventi, le crisi i cambianti economici in atto. Mameli fa parlare numeri, statistiche, sondaggi, che riporta con ampio spazio nelle sue pagine. La pagina dedicata per intero all’Economia non esisteva nei giornali sardi, ma si ritagliava titoli e articoli tra le notizie di politica nazionale e regionale, o in quelle dedicate al lavoro. Negli anni Settanta/Ottanta è il settore della chimica, in seguito agli investimenti della Sir di Rovelli, a crescere e poi a crollare fragorosamente, trascinando nella crisi fabbriche e aziende legate all’indotto. Sono anni di fermenti sindacali, di scioperi e dibattiti politici sul futuro industriale della Sardegna. Concluso il primo “piano di rinascita”, si cerca di capire quale strada intraprendere per l’economia dell’Isola. L’agricoltura e la pastorizia, dopo la fuga dai campi per meno di un ventennio verso il sogno del salario fisso in fabbrica, riprendono interesse. Così come emerge di prepotenza il turismo, non più solo il mondo dorato della Costa Smeralda. Mameli affronta questi temi con inchieste e servizi che dalle pagine dell’Unione Sarda rimbalzano nei suoi programmi televisivi. Per oltre un ventennio (anni 80/90) conduce appuntamenti serali televisivi con le fortunate trasmissioni di Videolina “Facciamo i conti” e “Quelli che fanno” e, successivamente, “Ma però” su Sardegna 1.
Mameli, classe 1941, è originario di Perdasdefogu, piccolo paese ogliastrino legato alle servitù militari e alla pastorizia, al quale resta sempre molto attaccato tanto da promuovere numerose iniziative culturali e a diventare direttore artistico del festival letterario “Settesere, Settepiazze, Settelibri” che si svolge ogni estate richiamando nomi prestigiosi della letteratura nazionale e internazionale.
Inizia da giovane la sua collaborazione con L’Unione Sarda come corrispondente, poi viene chiamato a Cagliari dove in breve si afferma quale cronista e inviato di punta, nonché commentatore dei fatti economici e sindacali. Nel frattempo, nel 1972, si laurea alla Scuola superiore di giornalismo di Urbino discutendo la tesi con il semiologo Paolo Fabbri e controrelatore il prof. Carlo Bo. Nel 1978 una seconda laurea in Sociologia del lavoro con una tesi dal significativo tema: “Il mestiere di giornalista”.
Esperto delle tradizioni popolari, segue le vicende del banditismo sardo nei momenti più difficili dei rapimenti degli anni Ottanta. Per due anni, tra il 1991 e il 1992, viene chiamato a lavorare a Roma all’ufficio stampa del ministro dell’Esteri Gianni De Michelis, che aveva conosciuto quando il politico socialista era al dicastero del Lavoro e si occupava delle drammatiche vertenze della Sardegna dell’era della chimica e della crisi delle miniere. Con De Michelis viaggia per il mondo, in un periodo storico criuciale subito dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del blocco sovietico.
Rientrato a Cagliari riprende il suo posto in redazione e negli studi di Videolina, sino alla rottura politica con l’editore Grauso, il pensionamento e il passaggio come collaboratore alla “concorrenza”, La Nuova Sardegna, dove ritrova un altro autorevole ex dell’Unione Sarda, Giorgio Melis, anche lui da tempo passato al giornale sassarese e a Sardegna1. Tra una collaborazione e l’altra, anche diversi programmi con Rai Sardegna. Nel web un sito con le informazioni biografiche e l’attività dell’autore (il link) .
Il vulcanico e inossidabile Mameli continua a tempo pieno la sua attività professionale, come riporta nel suo sito. Insegna Teoria e tecnica della comunicazione nelle scuole superiori, docente a contratto con l’Università di Cagliari, facoltà di Scienze politiche (Master in Comunicazione nella pubblica amministrazione). E nell’aprile del 2000 apre il mensile Sardinews, pubblicato con l’edizione cartacea e quindi solo digitale sino al 2015.
I quindici anni di Sardinews
“Il primo numero aveva sei pagine – racconta Mameli. – Il secondo otto. Il terzo era già schizzato a dodici. Io creativo? No. Volevo fare un giornale con statistiche, così i disoccupati, così gli occupati, così la produzione industriale, così la produzione lorda vendibile in agricoltura visto che – nei campi e negli ovili – sono più i debiti che i redditi. Il mio grafico, che all’anagrafe fa Mario Garau, mette Sardinews in rete. I contatti salgono. Poi cominciano gli economisti: e perché non parli di questo, e perché non di quest’altro? Gli imprenditori: perché non racconti la mia azienda? Si crea così un comitato di direzione collettivo. Sardinews è la sommatoria di tante intelligenze. Si arriva a 40 pagine, il prezzo a due euro in alcune librerie. Sardinews è letto gratis in rete. Chi paga? Io. Di tasca. E poi un gruppo di privati (professionisti, studenti, pastori) che spontaneamente hanno sottoscritto abbonamenti, qualche banca, associazioni di categoria, alcune imprese. Racconto la Sardegna dell’economia e della cultura. Racconto – quando ne sono certo – le cose interne ai giornali, le arroganze e gli strabismi editoriali, anche certe fragilità redazionali. Faccio di tutto per dare completezza all’informazione, merce rara soprattutto davanti al Golfo degli Angeli. Ho avuto collaboratori eccezionali, giovani capaci, tutti con voglia di raccontare la Sardegna di dentro e quella di fuori. Perché la Sardegna è nel mondo. Ci leggono negli States e in Australia, al Mit e alla London School. A Ovodda e a Sant’Antioco. E nelle scuole”.
Nel sito si trova digitalizzato l’archivio completo della rivista 2000-2015: il link.
I libri tra saggio e romanzi
Giornalista, docente e… scrittore. Dalla penna rapida, uno stile scritto e parlato che mira alla semplicità e alla chiarezza dell’idioma comune (spesso utilizza il sardo di cui è profondo conoscitore), arriva inevitabilmente alla narrativa e alla saggistica. Negli anni pubblica una decina di libri, tutti editi dalla Cuec. Tra i più noti i romanzi “La ghianda è una ciliegia” (con questo volume ha vinto nel 2007 il Premio nazionale di letteratura “Orsello”, presidente della Giuria Sergio Zavoli), “Il forno e la sirena”, “Sardo sono” , “Le ragazze sono partite” e “Come figlie, anzi”. Si vedano le schede di ciascun titolo presenti nello stesso sito.
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