Sulla storia dei quotidiani sardi, sullo sviluppo delle nuove tecnologie e del web esistono ormai numerosi studi scritti da validi storici che hanno approfondito gli aspetti della stampa in Sardegna dalle origini alla seconda metà del Novecento. Dai loro fondamentali lavori emerge lo spaccato politico, economico e sociale dell’Isola, inquadrato nel volgere degli avvenimenti che attraversarono la Sardegna dal Regno sabaudo all’Unità d’Italia, dalla Grande Guerra al Fascismo, dal dopoguerra agli anni del boom economico, dal Piano Marshall e dalla sconfitta della malaria grazie all’intervento americano al primo Piano di Rinascita, dall’epoca della petrolchimica di Rovelli alla modernizzazione con lo sviluppo del turismo e il mito della Costa Smeralda.
Con l’eccezione di articoli giornalistici usciti sulla stampa locale e specializzata (Prima Comunicazione, Sole24Ore, etc.) gli studi accademici e specialistici si fermano alla fine degli anni Novanta, quando proprio in Sardegna si sono registrati eventi importanti nel campo dell’editoria, come la nascita e la “morte” di nuove esperienze editoriali, alcune davvero rivoluzionarie. Una fra tutte: il fenomeno di Video On Line, il primo provider di internet italiano, che ha consentito all’Unione Sarda di entrare nel web e di essere il primo quotidiano italiano presente nel nuovo mondo del www.
Questo fatto eccezionale viene citato nei manuali di giornalismo e nei libri sull’ “editoria 2.0”, ma sempre sbrigativamente, limitandosi a poche righe e rapide sintesi. Appena riconosciuto il primato di questo giornale regionale, che pur ha la sua storia secolare e che negli anni Novanta sperimenta con successo diversi passaggi tecnologi all’avanguardia in Europa e innovativi in Italia, gli studiosi si dedicano poi ad esplorare e analizzare lo sviluppo dei siti dei grandi gruppi nazionali (La Repubblica – Corriere della Sera – La Stampa – Sole24Ore).
Il fenomeno Video On Line
Per questo motivo, per colmare una lacuna lasciata anche dai manuali a respiro più ampio, e non ultimo per rendere giustizia a quei pionieri (editore, tecnici, giornalisti) che aprirono la pista ai grandi e potenti giornali nazionali, ho voluto dedicare un approfondimento all’esperienza di VOL nella seconda parte del volume edito dalla Cuec, da cui è tratto il presente articolo (“Dalla linotype al web. I quotidiani sardi dalle origini ad oggi e l’Avventura di Video On Line”, Cagliari, Cuec, 2014).
Come giusto che sia, l’Università di Cagliari ha già registrato due lavori in questo senso: la tesi di laurea in Lettere della studentessa Alice Strano e un saggio del ricercatore Andrea Corda.
Attraverso interviste ai protagonisti di allora, il recupero dei principali articoli pubblicati dallo stesso quotidiano che raccontava passo passo gli esperimenti, le novità, i primi successi e cominciava a prefigurare l’esplosione della comunicazione globale che sarebbe avvenuta da lì a pochi anni, Alice Strano restituisce un quadro completo di un eccezionale biennio. Andrea Corda allarga il tema al confronto nazionale. Due saggi da cui gli storici del futuro dovranno partire e non potranno non tenerne conto quando si tratterà di scrivere una più completa storia dei quotidiani italiani nel web. In questo sito pubblichiamo i Pdf dei due lavori.
Sin d’ora è doveroso che i giovani studenti sardi e chi si trovi a parlare di giornalismo in Sardegna nel Terzo millennio, conoscano a fondo il pionieristico fenomeno di VOL e sappiano dove rintracciare fonti ben documentate e di prima mano. Certo, una tesi e un saggio per una rivista digitale, sono prodotti editoriali di nicchia (la prima non facile da reperire e consultare), ma è auspicabile che prima o poi qualcuno pubblichi un libro complessivo e magari un ebook.
Per quanto riguarda lo sviluppo sul web del quotidiano sassarese è utilissima la tesi di laurea realizzata da Alessandro Fanari “Lanuovasardegna.it: analisi e statistiche del nuovo sito internet ”, Facoltà di Scienze Politiche di Sassari, corso di Scienza della comunicazione. Approfondisce il tema specifico e affronta un discorso complessivo sullo sviluppo dell’editoria digitale nell’Isola.
Le pubblicazioni più recenti: il volume del Corecom
L’ultima pubblicazione di carattere generale che rappresenta una fotografia complessiva del panorama editoriale in Sardegna dal dopoguerra ad oggi è la corposa opera realizzata dal Corecom (Comitato regionale per la comunicazione) a conclusione del mandato quinquennale sotto la presidenza del giornalista Mario Cabasino: “Dalla prima radio libera alla scoperta del web /Storia e personaggi di spicco dell’informazione in Sardegna”. Basata su una ricerca dell’Università degli Studi di Cagliari (Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali) è stata presentata a Cagliari nell’ottobre 2019.
Questa pubblicazione ha l’obiettivo di fotografare il complesso settore dell’informazione in Sardegna, raccontando la storia delle testate cartacee più importanti e delle principali emittenti televisive e radiofoniche attraverso le testimonianze dei protagonisti. Senza tralasciare ovviamente le più significative esperienze di giornalismo online sorte in una regione che, come abbiamo detto sopra, alla fine degli anni Novanta è stata pioniera della conquista del web. Sono stati monitorati i principali giornali isolani, dalle testate cartacee storiche ai timidi tentativi sempre falliti di creare un terzo quotidiano nell’auspicio di garantire un sempre maggiore pluralismo all’informazione sarda.
Per la realizzazione del volume, a cura di Alessandro Zorco che ha scritto la premessa metodologica e anche alcuni saggi dei vari capitoli, hanno dato un contributo firmato i giornalisti Francesco Birocchi (presidente Ordine regionale), Celestino Tabasso (presidente Assostampa regionale), Bruno Merella, Carlo Figari, Andrea Coco, Mario Carboni, Andrea Frigo, Angelo Fancello, Sandro Angioni, Massimiliano Rais, Augusto Ditel, Giampaolo Atzei, Roberto Comparetti, Claudio Cugusi, Maria Paola Masala e la ricercatrice Silvia Fanzecco.
I giornali tra gli anni ’70 e ’90: gli studi di Rosario Cecaro
Ritornando a quanto già accennato, esistono numerosi saggi su giornali e giornalismo in Sardegna. Partiamo da un volume importante, purtroppo esaurito da tempo, ma che meriterebbe una ristampa con aggiornamento. È il prezioso lavoro realizzato da Rosario Cecaro nel 1998 per i tipi della Edes di Sassari: “I giornali dei sardi, Guida breve alla lettura del quotidiano”. Cecaro, giornalista professionista che prima di approdare alla Rai visse l’esperienza di Tuttoquotidiano, è stato tra i fondatori e i docenti del Master biennale di giornalismo presso l’Università di Sassari. Il volume si presenta come un vero manuale di giornalismo, dedicando una seconda parte alla storia del giornalismo nell’Isola, dall’Ottocento alla prima metà degli anni Novanta. Ricco di tabelle e numeri, fotografa l’evoluzione della stampa regionale. Particolarmente curata la sezione dedicata alla bibliografia, tuttora fondamentale per chi si appresti a studiare o a scrivere qualcosa sul tema e che riprendiamo in questa sede poiché i libri, gli articoli e i saggi elencati dall’esperto collega (a lungo capo della redazione Rai di Sassari) sono quelli a cui far riferimento oggi come in un futuro.
Sempre di Rosario Cecaro è il più recente “Industrie culturali, dai giornali di Rovelli alle tecnologie digitali. La Sardegna terreno di sperimentazione” (Edes, 2009) che traccia un ampio profilo storico degli eventi nell’editoria dagli anni Sessanta al Duemila, con uno sguardo agli aspetti economici e sociali. Filo conduttore è il fenomeno dell’industrializzazione dell’Isola con le fabbriche della chimica e quindi il cosiddetto processo di “rovellizzazione”. L’industriale brianzolo in un ventennio gettò le basi del suo impero proprio in Sardegna cercando il consenso pubblico col monopolio della stampa e i favori della classe politica locale e nazionale. Cecaro ha vissuto in prima persona come giornalista della Nuova Sardegna, di Tuttoquotidiano e poi di Rai Regione il ventennio di grandi cambiamenti, anche tecnologici. Nel volume passa in rassegna le varie fasi delle vicissitudini della carta stampata, ma poi il racconto prosegue con la nuova avventura delle radio e televisioni private, infine con i cambiamenti epocali della Rai. Tutto ciò che accadde in Sardegna, ma visto nel complesso panorama nazionale poiché i veri giochi politici e finanziari si svolsero tra Roma e Milano. Un capitolo lo dedica alla scoperta di internet e alla clamorosa esperienza dell’Unione Sarda e di Video On Line. Fondamentale, per inquadrare gli eventi dei media, tra gli anni Settanta-Novanta la parte in cui illustra e spiega le varie leggi sulla stampa e sulla disciplina dell’emittenza pubblica e privata che portarono al duopolio Rai-Mediaset, ma che soprattutto contribuirono al salvataggio del settore editoriale a un passo dal collasso a cavallo dei primi anni Ottanta, con la crisi del Corriere della Sera minata dallo scandalo della P2 e da una voragine economica di 150 miliardi di allora. Un libro, questo di Cecaro, dettagliato e completo.
A distanza di un quindicennio dal primo libro di Cecaro è uscito “Dalla linotype al web. I quotidiani sardi dalle origini ad oggi e l’Avventura di Video On Line”, Cagliari, Cuec, 2014, nato dall’esigenza di dotare di un manuale gli studenti del corso di Teoria e Tecnica del linguaggio giornalistico della facoltà di Lettere do Cagliari, ma soprattutto per colmare quella lacuna bibliografica, di cui parliamo in questo sito.
Manlio Brigaglia, protagonista e testimone
Non sono molti, in verità, gli specialisti dell’argomento ed è loro il merito di aver raccolto e studiato le fonti e i vecchi giornali. Ed ecco i saggi di Manlio Brigaglia (scomparso nel 2018 all’età di 86 anni), docente di Storia contemporanea a Sassari, eclettico pubblicista, opinionista dell’Unione Sarda e poi della Nuova Sardegna, curatore e prefatore di numerosi volumi, un vero e infaticabile “caposcuola” a cui fanno riferimento da oltre quarant’anni editori, ricercatori, studenti e giovani giornalisti.
Su Manlio Brigaglia, autore e protagonista di molte iniziative editoriali nell’Isola, nel 2018 sono usciti ben due volumi di diverso taglio. “Tutti i libri che ho fatto” è una lunga intervista a cura di Salvatore Tola e Sandro Ruju in cui Brigaglia attraversa mezzo secolo di storia della stampa e dell’informazione in Sardegna, tra libri, quotidiani, periodici, riviste culturali, radio e televisione, con particolari riferimenti agli editori sardi. Il volume è stato pubblicato da Mediando, casa editrice di Sassari fondata da Simonetta Castia, attuale presidente dell’Aes, ((il link) l’associazione degli editori sardi.
Nello stesso periodo è andato in stampa “La Nuova Sardegna ai tempi di Rovelli – Da Frumentario al Principe”, ultima fatica del sassarese Sandro Ruju, studioso dell’economia e del mondo del lavoro sardi, che racconta un periodo cruciale dell’informazione sarda attraverso le testimonianze dei giornalisti, tipografi e amministrativi che parteciparono a quella stagione di battaglie per la libera stampa. Edito da Edes di Sassari, vede anche questo volume il prof. Brigaglia al centro del dibattito culturale e delle diverse iniziative editoriali.
Due libri recenti in ricordo di Podda e Pillonca
Un altro grande protagonista del giornalismo in Sardegna dagli anni Sessanta in poi è stato Giuseppe Podda, storico corrispondente dell’Unità, critico cinematografico e autore di libri sulla “sua” Cagliari. A lui è dedicato un bel volume di autori vari pubblicato dalla Aipsa nel 2017, “Giuseppe Podda, ritratti di un giornalista integrale”, a cura dello storico gramsciano Gianni Fresu, con diversi saggi firmati da chi lo ha conosciuto, apprezzato e soprattutto ci ha lavorato a fianco nelle redazioni dell’Unità e delle altre riviste del Partito comunista in cui ha militato con inossidabile fiducia, ma anche con spirito critico non semplice per i militanti dell’epoca. Il libro riassume la figura e l’opera di uno dei più validi professionisti sardi che ha attraversato oltre mezzo secolo di attività professionale tra quotidiani, riviste, libri, documentari e trasmissioni radiofoniche.
Tra le rare pubblicazioni recenti da segnalare un libro dedicato ad un altro giornalista importante per il ruolo nella stampa e nella cultura regionale, il nuorese Paolo Pillonca, intellettuale a tutto tondo che molto si è battuto per la valorizzazione della lingua sarda. Il volume Pàulu ses tue (Domus de Janas, 276 pagine, euro 25) uscito nel 2019 a cura di Tonino Oppes, nasce con l’obiettivo di offrire un quadro chiaro della sua lunga esperienza professionale. Dentro ci sono storie di banditi e cronache di eventi tragici che hanno profondamente segnato la storia sarda nella seconda metà del secolo scorso.
Memorie e libri di giornalisti
Negli ultimi anni sono andati in stampa diversi volumi di giornalisti che si sono rivelati romanzieri, giallisti e saggisti di vari settori (dalla cronaca nera allo sport, alla storia e alle tradizioni di Sardegna). A partire dal grande Peppino Fiori, autore di famose biografie pubblicate a livello nazionale e tradotte anche in altre lingue (Gramsci, Lussu, Berlusconi, etc.) tra gli anni Settanta e Novanta, ai numerosi giornalisti dell’Unione Sarda quali Francesco Abate, Giorgio Pisano, Pietro Picciau, Maria Francesca Chiappe, Celestino Tabasso, Paolo Matta, Anthony Muroni, Paolo Carta, Nando Mura, Angelo Carrus, Lello Caravano, e a prestigiosi collaboratori come il romanziere Sergio Atzeni, Antonio Romagnino, Fernando Pilia, Francesco Alziator, Giancarlo Sorgia, Lorenzo Del Piano, e molti altri ancora. Sulla stessa linea hanno prodotto libri di carattere e diffusione regionale diversi giornalisti della Nuova Sardegna (cominciando proprio dal citatissimo Manlio Brigaglia) e di Rai Sardegna (Ottavio Olita, Tonino Oppes, Dino Sanna, Jacopo Onnis). Saranno oggetto di post in questo sito per analizzare il tema specifico dell’impegno dei giornalisti oltre il lavoro quotidiano nelle redazioni di giornali, radio, Tv.
Qui, per ora, ne ricordiamo tre che hanno dato un contributo con opere che, in qualche modo, parlano del lavoro del giornalista, sul filo dei ricordi professionali. Mario Guerrini, giornalista della Rai, il volto “noto” della Tv soprattutto per le cronache sportive e di nera negli anni Settanta/Ottanta, ha pubblicato di recente “Banditismo, segreti di un reporter televisivo” (Gia edizioni, 2019) che svela i retroscena della sua attività di reporter in Barbagia durante gli anni dei sequestri più clamorosi. Il libro giunge quarant’anni dopo “L’Anonima Sequestri”, nel quale aveva ricostruito le drammatiche vicende della prima maxi banda di rapitori.
Interessante il lavoro di Gianni De Candia uscito nel 2015 per Carlo Delfino Editore: giornalista di lungo corso nella redazione dell’agenzia Ansa, ha codiretto e gestito il Messaggero sardo, mensile degli emigrati sardi. Nel suo “Sardegna. La grande diaspora Memorie e ricordi dei 40 anni della cooperativa “Messaggero Sardo” (1974-2014) ricostruisce i passaggi più significativi della politica sarda per l´emigrazione, la nascita dei circoli, l´avventura della cooperativa che dal 1974 al 2010 ha mantenuto in vita periodico facendone un punto di riferimento per centinaia di migliaia di emigrati di prima e seconda generazione.
La stampa tra Ottocento e Novecento
Ritornando agli aspetti più generali, due storiche delle università di Cagliari e Sassari hanno dedicato gran parte dei loro studi allo specifico tema con alcune importanti monografie. Laura Pisano, per oltre un trentennio docente di Storia del giornalismo presso l’Ateneo di Cagliari, traccia un quadro complessivo e analitico con i volumi “Stampa e società in Sardegna dall’Unità d’Italia all’età giolittiana” (Guanda, 1977), seguito nel 1986 da “Stampa e società in Sardegna dalla Grande Guerra alla costituzione della Regione” per Franco Angeli.
Giuseppina Fois, docente dell’Ateneo sassarese, ha avuto il compito di scrivere il capitolo “Giornali e giornalisti”, sintetica e chiara ricostruzione della stampa nell’Isola dall’Ottocento agli anni Novanta, nel primo volume de “La Sardegna, Enciclopedia” edito da Della Torre (il link ), nel 1994, a cura di Manlio Brigaglia. Ovviamente il limite di questo saggio è che si ferma a vent’anni fa, un periodo come vedremo in queste pagine ricco di fermenti editoriali epocali, se non rivoluzionari.
Della stessa Fois, insieme a Elisabetta Pilia, “I giornali sardi 1900-1940” sempre per Della Torre (1976), un esauriente catalogo della stampa periodica isolana. Per avere un quadro storico completo ecco il saggio a più mani di Rita Cecaro, Giovanni Fenu e Federico Francioni, che, per conto della Regione Sarda, nel 1991 hanno pubblicato “I giornali sardi dell’Ottocento”, un panorama della stampa periodica dai primi fogli e gazzette del Settecento sino alla fine del diciannovesimo secolo quando uscirono i primi veri quotidiani. Il certosino lavoro comprende il catalogo di tutti i periodici conservati nella Biblioteca universitaria di Sassari.
Rita Cecaro, bibliotecaria sassarese, cura anche il successivo lavoro, importantissimo ed esaustivo sulla stampa in Sardegna del diciannovesimo secolo, con l’opera “I giornali sardi dell’Ottocento. Quotidiani, periodici e riviste delle biblioteche della Sardegna. Catalogo (1774 – 1899)”. Il catalogo censisce 244 periodici tra quotidiani, settimanali, annali e numeri unici editi in Sardegna tra il 1774 ed il 1899 posseduti dalle principali biblioteche sarde. Ogni periodico è descritto secondo le norme catalografiche e corredato da una scheda storico-descrittiva. Con Rita Cecaro ha lavorato un gruppo numeroso di ricercatori che ha concorso alla realizzazione del prezioso volume uscito nel 2015 e presente in Pdf ora nella DigitalLibrery della Regione Sardegna. Un ruolo primario ha svolto la prof.ssa Laura Pisano a cui si deve il saggio che illustra il catalogo, ma soprattutto delinea il profilo dell’evoluzione della stampa nell’Ottocento soffermandosi sugli studi dedicati a questo tema. Il medesimo volume presenta una bibliografia imprescindibile per chi voglia analizzare questo periodo storico.
La censura in Sardegna nell’Ottocento
Sulla stampa dell’Ottocento e soprattutto sulla censura attuata dai governanti piemontesi nei confronti di fogli, gazzette e giornali, ha dedicato buona parte delle sue ricerche lo storico cagliaritano Nicola Gabriele. Segna una pietra miliare nella storiografia il suo fondamentale volume: “Modelli comunicativi e ragion di Stato/ La politica culturale sabauda tra censura e libertà di stampa (1720-1852), Edizioni Polistampa, Fondazione Spadolini, Nuova Antologia, Firenze 2009. Il diffondersi della stampa in Sardegna nel diciannovesimo secolo era un tema in buona parte inesplorato e poco conosciuto, ma ora grazie agli studi di Gabriele è stato aperto un ampio e interessante filone. In questo sito nei post dedicati a Nicola Gabriele sono riportati i numerosi lavori del ricercatore che ha allargato il campo alla stampa italiana in Tunisia (col quotidiano El Muskatel) e all’analisi di diverse testate dell’Ottocento.
Esistono alcuni studi sui periodici usciti alla fine della Seconda guerra mondiale e che caratterizzarono il dibattito politico tra il 1945 e i primi anni Cinquanta. In particolare citiamo il lavoro di riordino della collezione de Il Solco (la voce del Psd’Az) a cura di Maria Rosa Cardia, docente di Storia della Facoltà di Scienze Politiche di Cagliari.
I due maggiori quotidiani
Sulla storia dei due maggiori quotidiani sardi esistono alcune monografie e numerosi supplementi pubblicati dalle stesse testate in occasione dei rispettivi centenari e anniversari tondi. Così nel 2009, L’Unione Sarda celebra i suoi 120 anni donando ai lettori il volume curato da Gianni Filippini, autorevole firma del giornalismo sardo, per oltre mezzo secolo testimone in prima fila di tutti gli eventi dell’editoria come cronista, responsabile delle pagine culturali, direttore per un decennio e ancora oggi presente in qualità di opinionista e direttore editoriale. Autentico maestro per generazioni di giovani cronisti e riferimento obbligatorio nel mondo dell’editoria regionale, è il “deus ex machina” della Biblioteca dell’Identità de L’Unione Sarda che, da oltre un decennio pubblica libri, carte tematiche, dizionari enciclopedie, video, Dvd e Cd, tutti dedicati alla Sardegna sotto ogni aspetto (dai romanzi ai saggi storici, dalla ristampa anastatica dei “Quaderni del carcere” di Antonio Gramsci, in collaborazione con l’Istituto nazionale dell’Enciclopedia Treccani, all’opera omnia di Grazia Deledda). Sino alla fine del 2013 ha pubblicato 48 collane vendendo in abbinata al giornale sei milioni e mezzo di libri e prodotti collaterali. Un successo enorme che ha portato nelle case dei sardi il meglio della narrativa e della saggistica, contribuendo in modo determinante al diffondersi della lettura nell’Isola in un momento di grave crisi anche per il settore librario.
I cosiddetti “prodotti collaterali” vengono venduti, a basso prezzo, insieme al quotidiano con lo scopo primario di sostenere la diffusione, ma nel tempo si sono trasformati in tutti i giornali italiani in una parallela attività editoriale con una programmazione articolata e un grande impegno economico.
Per L’Unione Sarda, come per La Nuova Sardegna che si è mossa con analoghe iniziative, si tratta di milioni di copie di “prodotti” venduti. Una voce importante nei loro bilanci, ma al di là dell’aspetto industriale, emerge l’eccezionale risultato di diffondere capillarmente – proprio attraverso le edicole e l’acquisto diretto – il patrimonio culturale e letterario dell’Isola, raggiungendo un vastissimo pubblico di lettori impensabile con le tradizionali vie della distribuzione. Tanto che le case editrici si sono dovute adeguare alla “formidabile” concorrenza puntando alle edicole e ora alla vendita on line.
Dopo questa breve, ma ritengo utile parentesi, torniamo al volume di Filippini “L’Unione Sarda: i 120 anni di storia” (2009), il più completo e attuale lavoro sul giornale, col ricordo di tutti i direttori che si sono succeduti nel tempo, dei proprietari che hanno consentito tra luci e ombre di pubblicare e far diventare un grande giornale quel foglio di due pagine uscito a fatica nel 1889, di giornalisti e poligrafici che lo hanno fatto vivere sino ad oggi, spesso in situazioni difficili e persino drammatiche come durante l’ultima guerra. Un libro, che riporta i contributi di storici quali Laura Pisano, Stefano Pira e Paolo Fadda, a cui chiunque dovrà far riferimento nei futuri studi.
Per gli specialisti un’importante opera in due volumi è la “Storia e scritti dell’Unione Sarda (1889-1958)” di Giuseppe Della Maria. Finita di stampare nel 1968 presso gli stabilimenti tipografici della SEI (Società Editoriale di Cagliari) è stata pubblicata solo in 500 copie numerate e firmate dallo stesso autore, quindi una vera rarità. Si trova di tutto, con un meticoloso ordine storiografico: inventari, repertori, periodici bibliografici sulla Sardegna, lineamenti storici sulla vita e l’attività de L’Unione, note sulla stampa periodica. Un lavoro impressionante di ricerca e compilazione.
Sulle vicende del quotidiano cagliaritano a metà anni Novanta, uscì un agile pamphlet della Cuec (“DisUnione sarda”, 1997) a cura di Mario Argiolas, Paolo Lusci e Pietro Storari: raccoglie dieci interventi, tra analisi e interviste, di giornalisti, docenti e sindacalisti che tracciano un quadro dei gravi problemi dell’Informazione che i media (stampa, tv e radio) stavano attraversando in quel periodo. Un libro alternativo per l’epoca del berlusconismo crescente e di una Regione sarda spaccata socialmente e politicamente, una lettura interessante in un’ottica di una sinistra visceralmente anti Forza Italia, ma che manca di una visione complessiva perché ignora la controparte. Quindi va preso appunto come un pamphlet-testimonianza, utile come fonte per chi vorrà scrivere una futura storia regionale di quegli anni.
Riguardo agli scritti su La Nuova Sardegna, ecco il saggio di Giuseppina Fois in “Archivio sardo del movimento operaio, contadino e autonomistico”, n. 4/5 del 1975. Per i tempi recenti torniamo alla penna (come si diceva una volta) di Manlio Brigaglia con un lungo articolo sull’Almanacco di Cagliari del 1995, in cui traccia la storia del quotidiano sassarese dalla nascita alla fine degli anni Ottanta.
Un prezioso contributo alla ricerca storica viene svolto annualmente dall’Almanacco di Cagliari, pubblicato dal lontano 1964 da Vittorio Scano, editore-giornalista-direttore e autore egli stesso di inediti lavori storici che, nel tempo, ha saputo coinvolgere attorno alla sua testata una incredibile rete di validissimi e autorevoli collaboratori. Il problema è che L’Almanacco non è numerato a causa della sua organizzazione editoriale che gli consente di aggiungere servizi e pagine pubblicitarie sino al momento di andare in stampa. Così l’unico modo per rintracciare un articolo è sfogliare pazientemente gli indici di ciascun numero dell’intera collezione.
Sull’evoluzione dei giornali sardi, anche dal punto di vista industriale e tecnologico, si possono rintracciare gli articoli di Vittorio Scano “Dal torchio alla fotocomposizione” (1982), l’articolo sull’esperienza di Tuttoquotidiano (1978) e poi i diversi scritti dell’indimenticata Tiziana Olivari (1988, 1989, 1900, 1993). Scomparsa prematuramente nel 2012, è stata una stimata dirigente del Ministero per i Beni culturali e della Biblioteca dell’Università di Sassari, docente in numerosi corsi specialistici di formazione. Ha lasciato alcuni saggi sulla storia della stampa e dell’editoria, tra cui “Iniziative editoriali in Sardegna tra sardismo e sardo-fascismo” (in “Stampa e piccola editoria tra le due guerre”, Franco Angeli, 1997).
Per i giovani aspiranti giornalisti può essere utile il saggio dello studioso Andrea Corda, collaboratore della cattedra di “Storia del giornalismo” dell’Ateneo cagliaritano, sulle scuole di giornalismo in Italia. Una guida dettagliata, ma anche questo lavoro deve fare i conti con la rapidità dei cambiamenti in atto nel settore e nell’università italiana. Il Master biennale promosso dall’Ateneo di Sassari e descritto nel volume risulta attualmente sospeso (2013-2014) in attesa di trovare una nuova fisionomia e collocazione.
Tutte le informazioni sui giornalisti e la stampa sarda sono reperibili nei volumi annuali de “L’Almanacco della Stampa sarda” che purtroppo ha sospeso le pubblicazioni. La collezione dal primo (1960) all’ultimo numero (2011) è disponibile presso la sede regionale dell’Ordine dei giornalisti e dell’Assostampa, in via Baroni Rossi 29, a Cagliari. L’ultimo volume riporta il Contratto nazionale dei giornalisti, scaduto ma sempre in vigore essendo ancora aperto il confronto tra la categoria e gli editori. Ogni numero dell’Almanacco presente un saggio a tema ed è dunque una “miniera” per i ricercatori che vogliano affrontare i temi della stampa nell’Isola a partire dagli anni Sessanta. Una fonte importante, seppure particolarmente specialistica e diretta agli addetti ai lavori: riporta gli elenchi dei giornalisti iscritti all’Ordine, di tutte le testate attive nell’Isola, uffici stampa e agenzie, leggi, norme, contratti, atti di convegni e pubblica interessanti relazioni a tema riguardanti il settore regionale dell’editoria a 360 gradi. Dunque, non solo carta stampata, ma Tv, radio e il nuovo mondo di internet. Il sito www.odg.sardegna.it presenta tutte le informazioni, le news e i link utili per la ricerca.
Come pure è di fondamentale importanza il sito della Federazione nazionale della stampa www.fnsi.it nel quale è possibile trovare anche le “Carte” deontologiche quali la Carta di Treviso (riguarda la tutela dei minori), la Carta di Roma (i migranti), la Carta dei diritti e dei doveri, tutte le leggi e le norme che disciplinano il lavoro giornalistico e l’attività pubblicistica tout court.
La collezione di “Sassari Sera”
Tra i materiali disponibili dal marzo 2018 nella Biblioteca Comunale di Sassari è custodito l’archivio del giornalista sassarese Pino Careddu (1934-2008) con la collezione digitalizzata di tutti i numeri del settimanale politico e di costume Sassari Sera (dal 1960 alla scomparsa del fondatore e direttore). Il progetto è stato curato dalla “Fondazione Sassari Sera” che poi si è sciolta con la donazione, compiendo meritevolmente il fine dell’atto costitutivo. Il giornale riporta le cronache (ufficiali ma soprattutto le notizie e le indiscrezioni di “Palazzo”) di mezzo secolo di attività politica in Sardegna, un prezioso archivio a cui attingere a piene mani per ricostruire le vicende che si sono succedute nel tempo di cui Pino Careddu fu attento e pungente osservatore e cronista. Su Pino Careddu e sulla tormentata vita di Sassari Sera ha pubblicato due volumi Gibi Puggioni, storico corrispondente di Videolina e dell’Unione Sarda dal capoluogo turritano che di Careddu fu amico e collaboratore: “Buongiorno Eccellenza, ancora a piede libero?” e nel 2010 “I migliori danni della nostra vita/Sassari Sera, 50 anni di controinformazione”. Entrambi i volumi sono stati editi da Carlo Delfino (Sassari).
Sardegna Digital Library
Un importante contributo alla ricerca può arrivare dalla consultazione della Sardegna Digital Library, il sito multimediale della Regione Sardegna incontri a tre. Mette a disposizione oltre 33.000 immagini, 5.600 tracce audio, 2.000 video e 2.600 pubblicazioni che documentano ogni aspetto della realtà isolana. Quindi per qualsiasi indagine giornalistica o sul giornalismo si possono trovare interessanti materiali.
Le biblioteche
Chi si accinge a una ricerca o soltanto vuol consultare un quotidiano deve sapere che oggi grazie alla digitalizzazione delle raccolte, il compito di “ricerca, sfoglia pagine e stampa il Pdf”, è diventato davvero semplice. Ma non tutti si sono già attrezzati o sono ancora in fase di digitalizzazione.
Ovviamente i punti di riferimento sono le biblioteche pubbliche, in particolare le Biblioteche universitarie di Cagliari e di Sassari. Nel capoluogo anche le biblioteche del Comune e della Provincia, la biblioteca della Camera di Commercio e la Mediateca Mem di via Mameli, hanno a disposizione l’emeroteca con le raccolte dei giornali sardi. Anche in altre città e paesi dell’Isola esistono emeroteche presso biblioteche pubbliche e istituzioni varie, ma qui il ricercatore si deve armare di pazienza e indagare “porta a porta”. Inoltre sono previsti tariffari per ciascuna riproduzione e bisogna rispettare le norme sul copyright.
Non esiste, per quanto ne sappia, una guida o un volume dettagliato sull’argomento. È auspicabile che in questo senso si indirizzino gli studenti dei due atenei sardi con una o più tesi che vadano a colmare questa lacuna sulla conservazione e catalogazione dei giornali, in particolare dei quotidiani pubblicati nell’Isola. In questo campo il vero problema, oggi in gran parte superato grazie alla digitalizzazione delle copie, è la consultazione degli originali, vietato quasi ovunque. Per sua natura il giornale di carta è un prodotto prezioso e facilmente deperibile per il tempo e l’usura. Una volta strappato, consumato o danneggiato, si rischia di perderlo definitivamente. Un danno irreparabile soprattutto quando le copie sono poche o spesso uniche.
Tanto per capirci ricordo un episodio significativo. L’Unione Sarda per diversi anni ha custodito la collezione di tutte le annate, raccolte in volumi rilegati, presso il vecchio Centro stampa di viale Elmas. Pur non avendo un’organizzazione allo scopo, generosamente consentiva la consultazione ai lettori e ai ricercatori, mettendo a rischio, però, la salvaguardia delle copie che inevitabilmente venivano “maltrattate” per consentirne lo sfoglio e la fotocopiatura. Sin quando, in occasione di un anniversario, si decise di fare un supplemento speciale sul Cagliari dello scudetto e si scoprì che nell’annata del 1970 mancavano proprio le pagine della vittoria del campionato di calcio. Erano state strappate e rubate: quell’inqualificabile gesto causò un danno “culturale” all’azienda e a tutti i lettori. Da quel momento la direzione decise di chiudere l’accesso a chiunque.
L’archivio storico dell’Unione Sarda
Oggi i volumi restaurati sono sistemati in bella vista nell’ampio salone d’ingresso nella nuova sede di piazza L’Unione Sarda, in via Santa Gilla: una raccolta impressionante che colpisce quando si entra nell’elegante e moderno edificio. In quegli scaffali è custodita la vita e la cronaca di oltre un secolo di storia di tutti i sardi. Un archivio eccezionale e nello stesso tempo un monumento inteso nel senso stretto del termine.
Per questo motivo, dunque, ciascuna istituzione ha un proprio regolamento per la consultazione e la lettura delle copie d’archivio che costituiscono una fonte unica per gli studiosi. Ormai più nessuno utilizza il vecchio metodo della fotocopiatrice per evitare danni anche irreparabili agli originali. Anche la tradizionale microfilmatura delle collezioni, che consentiva una volta la rapida consultazione e l’istantanea stampa di una copia, è in gran parte superata e si tende a digitalizzare tutti i microfilm.
L’Unione Sarda possiede un programma, consultabile per ora solo dai giornalisti, che consente la visione dal primo numero ad oggi e l’immediata riproduzione. Il software comprende la digitalizzazione di tutte le annate che furono microfilmate e, dal 2001, il giornale che ogni notte, subito dopo la stampa, entra nel sistema editoriale e viene archiviato automaticamente per via elettronica sia nell’archivio interno del giornale che nel software citato. Questo programma è stato donato alla Biblioteca universitaria di Cagliari.
La Nuova Sardegna custodisce nella propria sede le vecchie raccolte storiche e archivia elettronicamente le copie quotidiane, consultabili sul web.
La biblioteca del Consiglio regionale
Infine un capitolo a parte merita la biblioteca del Consiglio regionale della Sardegna, ubicata nel palazzo di via Roma a Cagliari. Un punto di riferimento per politici, amministratori pubblici, giornalisti e studiosi. Istituita nel 1950, inizialmente era solamente al servizio dei consiglieri e dei dipendenti del Consiglio regionale.
Attualmente sono consultabili oltre 50 mila volumi, dei quali ottomila riguardanti la Sardegna o autori sardi. Specializzata nei settori in cui la Regione Autonoma della Sardegna ha competenza legislativa, la biblioteca accoglie anche opere di carattere generale. Il fondo comprende 350 abbonamenti a riviste periodiche di carattere giuridico, sociale, economico, politico e locale, la raccolta completa delle Gazzette Ufficiali della Repubblica Italiana, dell’Unione Europea, dei Bollettini Ufficiali della Regione Sarda (B.U.R.A.S.) e delle altre regioni, dei quotidiani nazionali (anno corrente) e delle testate quotidiane più diffuse in Sardegna (L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna).
Attualmente l’accesso è consentito a studenti universitari, laureandi, ricercatori, docenti universitari e insegnanti. È possibile effettuare un numero massimo di dieci fotocopie, non è invece possibile prendere in prestito i volumi.
* (Estratto aggiornato dal volume “Dalla linotype al web”, I quotidiani sardi dalle origini ad oggi, Cuec edizioni, 2014)