La stampa sarda e la questione tunisina

Un saggio di Patrizia Manduchi

Qualche anno prima della dichiarazione del protettorato francese in Tunisia (1881) comincia a evidenziarsi un interesse della stampa sarda verso la questione tunisina e verso la comunità degli italiani, e dei sardi in particolare, in Tunisia. Saranno soprattutto due giornali editi in Sardegna alla fine del XIX secolo a testimoniare lo stretto rapporto fra Sardegna e Tunisia (Brondino 1998). Il 1° gennaio 1871 viene fondato il quotidiano L’Avvenire di Sardegna. Giornale politico internazionale, diretto da Giovanni De Francesco(conosciuto con lo pseudonimo di Mongibello e fuoriuscito per dissidi con la direzione dal Corriere di Sardegna).

La testata, stampata a Cagliari da una tipografia editrice con lo stesso nome, sarà pubblicato regolarmente fino al 16 dicembre 1893. Politicamente il giornale è schierato a sinistra e appoggia, perlomeno fino al 1889, la corrente legata a Zanardelli, che in Sardegna fa capo a Francesco Cocco Ortu.

Organo della colonia italiana in Tunisia

Esso acquista da subito una posizione di rilievo nel panorama giornalistico isolano, dando grande attenzione alla politica nazionale ma soprattutto a quella internazionale. Nel sottotitolo si definisce: Giornale politico internazionale. Organo della colonia italiana nella Tunisia, sia perché sostiene le aspirazioni italiane in Tunisia contro quelle francesi, sia per l’attenzione costante prestata alla comunità italiana là residente. Il De Francesco, infatti, vede nella Tunisia il luogo propizio per gli investimenti dei capitali isolani, in particolare per le attività finanziarie del Ghiani Mameli, fondatore del Credito agricolo industriale sardoe finanziatore del giornale, nella gestione della Società mineraria metallurgica italiana a Gebel Ressas, in Tunisia. Per assecondare lo sviluppo degli investimenti italiani e specialmente sardi, il giornale si fa promotore di una politica di mantenimento di buoni rapporti con il bey e fornisce continuo appoggio alla colonia italiana lìpresente (vedasi n. 87, 1881).

Lettere da Tunisi

La rubrica “Lettere da Tunisi” – curata in un primo tempo, secondo le fonti bibliografiche, da Giuseppe Morpurgo e dall’avvocato Maggiorani – affronta, sempre nella prospettiva di una forte rivendicazione degli interessi italiani, e sardi in particolare, tematiche legate alla vita e alle attività della colonia italiana. Morpurgo scrive nel primo numero: « … corre tra le sarde popolazioni e le popolazioni italiane viventi in questa costa d’Africa, comunanza di stringenti bisogni e generale urgenza di interessi da tutelare, da migliorare ed estendere, più bisogno di più valida tutela governativa» (Brondino in Marilotti 2006, p. 161). In seguito, L’avvenire di Sardegna sosterrà, sempre nell’ottica di una migliore utilizzazione dei capitali isolani, anche l’espansione italiana in Abissinia e in Eritrea, e lo stesso De Francesco si recherà a Massaua per seguire da vicino la spedizione italiana (n. 269, 1887).

Sardegna e Tunisia, nuovo giornale

Tunisi nella metà dell’800 in una stampa antica

Il 5 dicembre 1880 esce il numero saggio di un nuovo giornale, Sardegna e Tunisia, con il sottotitolo “Giornale internazionale, politico ed economico”, a dei suoi interessi extranazionali. Fu seguito da un supplemento pubblicato il 12 dello stesso mese e poi dall’inizio delle regolari pubblicazioni settimanali dal 2 gennaio 1881. Il giornale, corredato sin dal n. 3 di un supplemento commerciale riguardante i rapporti fra Sardegna e Tunisia, non cambiò mai la sua struttura fino al 3 aprile di quell’anno, quando cessò le pubblicazioni. Fu stampato a Cagliari dalla tipografia Timon e poi, dopo la rottura con quest’ultima, dall’editrice dell’Avvenire di Sardegna.

In apertura del primo numero si legge:  “La Sardegna e la Tunisia sono due paesi che hanno grande somiglianza di condizioni, di dolori, di bisogni, due paesi poco conosciuti, meno intesi e ancor meno curati dal governo italiano, e quindi due paesi di che occorre largamente discorrere le condizioni, i mali e i rimedi; dell’una – come parte particolarissima d’Italia; dell’altra – come paese vicinissimo all’Italia e di strette relazioni con Lei; di paese in cui l’autorità e la importanza della colonia nostra fu già grande ed oggi scema di giorno in giorno, e – diciamolo francamente sin d’ora – perché il governo non ha convinzione di questa sua importanza, o almeno non uguaglia il sentimento che ne può avere con l’opera e i fatti. (Marilotti 2006, p. 163).

Il direttore Ghivazzani

Direttore era il toscano Gaetano Ghivizzani, all’epoca professore a Cagliari ma con esperienza diretta del mondo arabo, soprattutto di Tunisia ed Egitto, già collaboratore de Il Corriere di Sardegna, L’Avvenire di Sardegna e Il Corriere livornese, e fondatore e direttore di altre testate come Il paese e L’Italia insulare, tutti giornali che testimoniano una grande attenzione per i rapporti con il Nord Africa. Ghivizzani, professore di lettere, avvocato e pubblicista, vicino agli ambienti di De Francesco e sostenitore del gruppo di Zanardelli, era già stato collaboratore, nel 1877, de Il Corriere di Sardegna e nel 1878 de L’Avvenire di Sardegna. Era stato fra l’altro per circa un anno in Egitto, professore di Diritto presso la scuola khediviale del Cairo. Il giornale fruiva per la sua diffusione della linea Cagliari-Tunisi gestita dalla compagnia Rubattino. Infatti, pubblicato la domenica, nello stesso giorno in cui era prevista la partenza della nave da Cagliari per Tunisi alle 8 di sera, arrivava a Tunisi il lunedì̀ seguente alle 13. Il rientro da Tunisi, con partenza il mercoledì, era fissato per le 12 del giorno successivo.

Gli articoli uscivano anonimi o firmati solo con le iniziali dei redattori, per cui è difficile identificare i membri della sua redazione. Da notare che fra i collaboratori non vi è Giuseppe Morpurgo, che fu il più importante corrispondente dalla colonia, perché la sua morte data proprio nel 1880. Un ruolo molto attivo a livello di distributore del periodico ebbe Emilio Maglione, che a Tunisi gestiva una pasticceria nella quale vendeva giornali quali El-Mostakel e Sardegna e Tunisia e si occupava anche degli abbonamenti a L’Avvenire di Sardegna. Sul n. 4 del giornale egli viene definito “consigliere e Guardasigilli dell’Associazione Patriottica italiana di Mutuo Soccorso tra gli operai in Tunisi”. 

Si legge nel primo numero del giornale: “Noi faremo quanto potremo per procurarci il favore della colonia di Tunisi e della Sardegna; ma non ci facciamo illusioni; siamo liberi ed indipendenti, e gli uomini liberi ed indipendenti occorre ci aiutino…”.

I temi più seguiti

Gli approfondimenti, quasi sempre redatti da Ghivizzani, sono rivolti in modo particolare alla Tunisia (problemi della pubblica istruzione sia a Cagliari che a Tunisi nei numeri 1, 5, 7, 8, 1881; l’incontro di Palermo tra il re d’Italia e la deputazione della colonia italiana a Tunisi (nn. 2, 3, 4, 1881); il deteriorarsi delle relazioni diplomatiche tra Francia e Italia proprio in relazione alla situazione tunisina; l’incontro tra il principe tunisino, nipote del bey, ed il re d’Italia Umberto I (n. 3, 1881).

La questione tunisina viene anche approfondita grazie al dettagliato spoglio della stampa francese e algerina, naturalmente con l’intento di screditarne le tesi. Al suo interno il giornale mostra una struttura piuttosto libera: oltre alla cronaca cagliaritana (“Per Cagliari”), le “Corrispondenze da Roma” e “da Tunisi”, i “Dispacci telegrafici” e i “Telegrammi particolari” e infine una “Cronaca teatrale”. Talvolta, in prima pagina, è presente un’“Appendice della Sardegna e Tunisia” di carattere letterario (Sogni d’oro. Fantasia Medioevale in un atto con prologo, di Gaetano Ghivizzani, nn. 1, 2, 7, 1881) o musicale (Rassegna musicale, nn. 5, 6, 13, 1881). In quarta pagina a volte sono presenti alcune informazioni pubblicitarie sui ristoranti e gli hotel a Tunisi e a Cagliari.

Il settimanale in arabo el-Mostakel

Un caso a parte che attesta il legame fra Sardegna e Tunisia nel campo della editoria periodica nella seconda metà del XIX secolo è el-Mostakel (al-Mustāqil, L’indipendente), giornale arabo settimanale, edito a Cagliari e Tunisi dal 28 marzo 1880 fino al 3 aprile 1881 dalla tipografia editrice dell’Avvenire di Sardegna (via Santa Croce 3, come compare a destra nella testata).

Anche di questo giornale è fondatore e proprietario Giovanni De Francesco, direttore da un decennio de L’Avvenire di Sardegna. A Cagliari la redazione è composta dal libanese Giuseppe Bokos, da due tipografi arabi e due collaboratori locali, i pubblicisti Mohamed Ibrahim Alìe Bashir-el-Gamir, notaio presso la delegazione germanica di Tunisi. Interamente redatto, eccetto le note tipografiche relative alla sede della redazione cagliaritana, con caratteri arabi di proprietà della tipografia de L’Avvenire, il foglio si rivolge a tutti i popoli dell’Africa del Nord (sarà diffuso in Marocco, in Algeria, in Egitto, in Siria, in Libano, ma soprattutto in Tunisia). La spedizione del giornale avveniva attraverso la già citata linea navale Cagliari-Tunisi e poi con smistamento postale. La sua tiratura raggiunse le 1500 copie. In tutte le copie compare come gerente il nome di Federico Ghisu.

La linea editoriale

Suo scopo principale e dichiarato era sviluppare nei nordafricani una coscienza culturale e nazionale, secondo il giornale sempre più minacciata dall’invadenza degli Stati europei e, in particolare, dalla Francia. Fu scelta Cagliari quale sede del giornale anche perché, come scrisse il già citato Mohamed Ibrahim ‘Ali in una sua corrispondenza al Secolo di Milano, “… poiché la libertà del pensiero è assolutamente necessaria ed è una cosa di somma importanza… La sua causa è stata affidata ad una città mediterranea, affinché sia facile la comunicazione delle idee verso le tribù sedentarie di Tunisi, Tripoli, del Maghreb e delle isole; una città che abbia frequenti rapporti con l’Egitto e la Siria, per le quali il sole della cultura occidentale e il suo progresso è già spuntato”.

Gli attacchi dei francesi

La posizione del giornale, che esorta i tunisini a diventare finalmente padroni nella propria terra, rende el-Mostakel bersaglio di molti oppositori. Prima di tutto lo stesso governo del bey nella Reggenza tunisina – in particolare del suo ministro Mustafa ben Isma’īl – oggetto delle aspre denunce dei redattori, che erano spesso arrestati e condannati (preso di mira soprattutto il già citato Maglione). Poi, ovviamente, non mancarono le critiche del governo francese, come testimoniano gli attacchi del giornale di Marsiglia Le Sémaphore, che accusa el-Mostakel di incitare all’insurrezione algerini e tunisini e di appoggiare la causa dei ribelli contro i francesi anche con l’invio di armi. ll Mostakel replica che l’Italia non ha, come invece sostengono i francesi, alcun interesse a sostituire un proprio governo a quello del bey, ma, come l’Inghilterra, non gradisce neppure che questo venga fatto dalla Francia, con l’alibi di portare la civilizzazione ai “rozzi” tunisini. Per questo denuncia i preparativi che la Francia va compiendo per impadronirsi del potere in Tunisia.

La misteriosa fine 

La veste tipografica, come quella de L’Avvenire, non presenta una veste grafica ricca: pochi essenziali titoletti, la pagina suddivisa in quattro colonne, la ripartizione delle notizie piuttosto grossolana. Alla fine dell’aprile 1881, quasi certamente a causa di raggiri fomentati dai francesi, il redattore e i due tipografi fecero perdere misteriosamente le loro tracce e il De Francesco non fu in grado di continuare a portare avanti il progetto editoriale. Alla vigilia del trattato del Bardo nel maggio 1881, la rivista chiude il suo ultimo numero 54, il 7 aprile. I caratteri tipografici arabi, sequestrati al momento della chiusura del giornale, saranno fusi anni dopo per essere utilizzati per la stamperia che darà vita a L’Unione Sarda. 

Nascono nuovi giornali

Il primo a occuparsi del giornale è stato Ernesto Concas, che già ha scritto nel 1927 sulla rivista “Mediterranea” anno I, 2 (Un giornale arabo pubblicato a Cagliari nel 1880-81: El-Mostakel), seguito, in particolare, da Tito Orrù (1958, 1982). Dopo la proclamazione del protettorato e la chiusura, lo stesso giorno (3 aprile 1881), di el-Mostakel e di Sardegna e Tunisia, nascono altri giornali con la stessa impostazione editoriale: fra essi La Mejerdah, che prende il nome da una fertile regione nel nord-ovest della Tunisia, nella quale forte fu l’immigrazione (o colonizzazione) italiana a fine Ottocento. Settimanale che si rivolgeva alla colonia degli italiani in Tunisia, come da sottotitolo “Organo degli interessi tunisini” (intendendo ovviamente con “tunisini” non gli arabi, ma la colonia italiana che si percepiva ormai autoctona in terra tunisina).

Il giornale uscì dal 16 marzo al 31 dicembre 1883, stampato dalla tipografia del Corriere e aveva la peculiarità di essere in italiano e francese (testo a fronte, non sempre perfettamente coincidente). Dopo solo due numeri le pubblicazioni furono interrotte per sequestro del giornale da parte delle autorità francesi, ma dopo questa prima “serie” il settimanale riprende il 25 giugno 1883 portando avanti un discorso di sostegno alla indipendenza della Tunisia (che in realtà puntava al ristabilimento di uno status quo nella Reggenza col fine di tutelare gli interessi italiani). Il giornale (28 numeri in totale per le due serie), era diretto da M. Castelnuovo e Balboni (secondo Brondino), da Giovanni Porcu (secondo Rainero) e compaiono come nomi dei redattori i nomi di Zerafa e Pagani a Tunisi e di Rizzo a Cagliari. Pochissime copie reperibili.

La Lanterna e L’Italia insulare

Infine, merita un cenno anche La Lanterna (1892-1893), sottotitolo “Cronaca settimanale di Tunisi”, diretto da E. Massari, stampato a Cagliari dall’editrice de L’Avvenire di Sardegna dal n. 1 al 12, poi dalla Imprimerie Générale di Tunisi dal n. 13. Numeri sparsi alla Biblioteca Nazionale di Tunisi e alla Biblioteca Nazionale di Firenze.

Molti cenni alla questione tunisina sono presenti anche in L’Italia insulare:  giornale politico, economico, letterario (11 apr. 1880, Cagliari, tip. A. Timon). È pubblicato settimanalmente a Cagliari dall’11 aprile al 21 novembre del 1880. Il direttore èsempre il lucchese Gaetano Ghivizzani, anche se il giornale non ne riporta mai il nome. Non si hanno notizie invece sulla redazione perché gli articoli sono anonimi o solo siglati. Da Tunisi probabilmente collaborarono Morpurgo, il Maggiorani e forse anche Pinna, Macciò e Emilio Maglione, al quale era affidata la propaganda e la diffusione dei giornali di Ghivizzani in Africa. Ampio spazio viene riservato alla questione tunisina, soprattutto nella rubrica “Corrispondenza dell’Italia insulare”, da Tunisi, e nei molti articoli di taglio internazionale. L’obiettivo del giornale è esplicitamente di dare alla Sardegna, nel panorama internazionale, un ruolo cardine non solo nella vicenda tunisina, ma più in generale nella difesa della penisola e nel controllo del Mediterraneo: “Isola nel centro del Mediterraneo, per tenere in riga, sia la Francia, sia qualunque altra potenza minacciasse la sicurezza di questo mare, all’Italia assolutamente è più che a ogni altro stato, necessaria” (n. 21, 1880).

Chi è Patrizia Manduchi

Professoressa associata in Storia dei Paesi islamici presso la facoltà di Scienze Economiche, giuridiche e politiche dell’Università degli Studi di Cagliari. Si occupa di storia contemporanea dei paesi arabi mediterranei, con particolare riguardo alla Tunisia, di storia del pensiero nel mondo arabo-islamico, di tematiche connesse alle attuali migrazioni. Fra le sue pubblicazioni sulla Tunisia: “La presse italophone de Tunisie des années 1930 jusqu’à la fin de la Seconde guerre mondiale”, in La presse allophone de Méditerranée, Centre d’Etudes Alexandrines, 2017; “La presenza italiana in Tunisia ed il suo ruolo nello sviluppo della stampa’, in Africana. Rivista di Studi extraeuropei, Pisa, Edistudio, 2000.

 

Fonti:

Dal volume 1° Rapporto La Sardegna e il Mediterraneo, a cura dell’ISPROM, Arkadia editore, Cagliari 2023

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