Il ciclismo raccontato dalle grandi firme

Originale tesi del blogger Mattia Lasio dell'Università di Cagliari

“Una storia lunga più di un secolo: il Giro d’Italia raccontato dalle grandi firme del giornalismo italiano”.  

Tesi di laurea di Mattia Lasio per il corso di Lettere Moderne, Università di Cagliari, anno 2018/19. Relatore prof. Pietro Picciau, docente di Teoria e Tecnica del linguaggio giornalistico

Perché questa tesi

Pietro Picciau

In questo post pubblichiamo un estratto del lavoro del blogger cagliaritano Mattia Lasio, appassionato ed esperto di storia del ciclismo, che ha voluto dedicare la sua tesi di laurea a questa disciplina che va oltre lo sport per entrare nell’epica del grande giornalismo e della letteratura, grazie agli articoli, alle cronache e ai libri delle firme più prestigiose italiane che da sempre hanno seguito gli eventi nazionali e internazionali più importanti. Lasio ha affrontato il suo studio da questo punto di vista, con un ampio spazio al ciclismo e la Sardegna, con i suoi (pochi) campioni, il Giro d’Italia che ha fatto tappa più volte nell’Isola e un’intervista al cronista dell’Unione Sarda Carlo Alberto Melis, che oltre ad essere un esperto giornalista e lui stesso un ciclista e uno sportivo praticante. Melis è l’ultimo di almeno due generazioni di giornalisti-ciclisti che, proprio per la loro passione e competenza, hanno seguito gli avvenimenti per L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna, la Rai, Videolina e Sardegna1 e l’agenzia Ansa con Paolo Vacca, un altro giornalista-ciclista. Nella redazione del quotidiano cagliaritano il “mitico” Angelino Carrus, storico dello sport in Sardegna su cui ha scritto diversi volumi, Gianni Piras, Lucio Salis, Pietro Picciau (non a caso il docente che ha seguito Lasio per la tesi) ed Enrico Pilia hanno svolto questo ruolo dagli anni Ottanta.

Ma le cronache del Giro d’Italia e anche del Giro di Sardegna si sono arricchite nelle pagine dei quotidiani e nei servizi televisivi dell’apporto di altri giornalisti importanti che hanno affiancato gli esperti con articoli di colore e di cronaca, al di là dell’aspetto sportivo. Ricordiamo Francesco Bassi e Marco Lai. Per la Nuova Francesco Pinna ed Enrico Gaviano, in tempi recenti, mentre per Videolina le appassionate telecronache di Giacomo Serreli, anch’egli al seguito delle più importanti gare ciclistiche. Sarebbe interessante, nell’ambito di altri lavori sul ciclismo in Sardegna, sfogliare quelle pagine e raccogliere gli articoli di quelle firme: si scopriranno nomi interessanti.

A livello nazionale, se proprio non vogliamo considerare sardo Gianni Mura (ma dovremmo) di Repubblica, va segnalato senz’altro Pietro Cabras (Corriere dello Sport). A questo elenco sicuramente da completare, va doverosamente aggiunto un operatore tv, il nuorese Francesco Simula, leggendario “moto1” della Rai al Giro d’Italia e in tutte le corse principali con l’inconfondibile casco con i 4 Mori.

Qui di seguito pubblichiamo alcuni passaggi della tesi che si può leggere nel Pdf allegato e per comodità di consultano l’indice. In un post seguente abbiamo sviluppato l’aspetto del Giro di Sardegna con un’intervista a Carlo Alberto Melis, che completano l’ottimo saggio di Lasio.

Introduzione

Fabio Abu, il campione simbolo del ciclismo sardo 

Questo lavoro vuol cercare di dimostrare quanto il Giro d’Italia sia stato importante nella storia del nostro Paese, seguendone passo dopo passo i mutamenti e l’evoluzione, andando a modernizzarsi lui stesso anno dopo anno. L’elaborato mira a dimostrare il ruolo svolto da alcuni fuoriclasse del giornalismo, capaci di rendere grande e speciale la corsa rosa, facendo sì che essa oltrepassasse i confini della semplice manifestazione sportiva diventando una epopea a pedali dalla durata di quasi un meseQuelli che il neorealista Vasco Pratolini ha ribattezzato ‘’ i ventitré giorni di passione’’ sono stati e sono ancora oggi una preziosa occasione per attraversare l’Italia, le sue città, i suoi borghi. Sono un’occasione per entrare in contatto con tante realtà quotidiane differenti tra loro da cui trarre arricchimento e letizia. Grazie ai racconti di validi e preparati giornalisti, quali Gianni Brera, Dino Buzzati, Bruno Raschi e tanti altri presi in esame e analizzati in questo elaborato, gli sportivi sono diventati dei personaggi indimenticabili, dai connotati eroici e nobili, in cui migliaia di tifosi e appassionati si sono immedesimati e per cui hanno parteggiato. Questa Tesi di Laurea vuole essere anche un tributo a un pezzo di storia della nostra nazione che, da oltre un secolo, ci fa viaggiare insieme a lui facendoci sentire parte di una carovana allegra e valorosa, portatrice di una magia che non smetterà mai di incantare e entusiasmare coloro i quali avranno il piacere di stare a seguirla. 

L’epica del ciclismo

Dino Buzzati

Il ciclismo è qualcosa di più di uno sport grazie, non solo agli atleti, ai loro attacchi e alle loro imprese, ma anche grazie a coloro i quali hanno narrato con cura e passione le loro gesta. Di chi si parla? Dei giornalisti, che sin dalle prime manifestazioni ciclistiche, hanno seguito gli atleti impegnati nei vari appuntamenti della stagione agonistica, rendendo uomini comuni dei veri e propri ‘’eroi’’, che hanno fatto delle loro gambe e delle loro biciclette le armi per combattere le loro battaglie. Il Giro d’Italia, sin dai suoi esordi, è stato un terreno fertile per tutti i giornalisti o aspiranti tali che venivano inviati sulle strade del Giro per offrire un resoconto dettagliato dell’andamento della corsa, delle sue fasi salienti e dei duelli che hanno reso grandi la corsa rosa e i suoi protagonisti. Soprattutto negli anni precedenti l’avvento della televisione, che ha rivoluzionato il modo di raccontare una competizione sportiva, i giornalisti sono stati il punto di riferimento di migliaia di appassionati, che dalle loro case aspettavano notizie sul Giro d’Italia. Dei tanti inviati alla corsa rosa, alcuni sono riusciti a distinguersi nettamente dai propri colleghi, grazie alla forza evocativa delle parole utilizzate e per la loro capacità di oltrepassare i confini della cronaca, conferendo letterarietà al gesto atletico e rendendo l’andamento della manifestazione un racconto appassionante e ricco di aneddoti esterni al gruppo. Storici gli articoli di fuoriclasse della scrittura come Gianni Brera, Vasco Pratolini, Orio Vergani – narratore numero uno e caro amico del Campionissimo Fausto Coppi – il ‘’divino’’ Bruno Raschi, Indro Montanelli – probabilmente il più grande giornalista per acutezza di pensiero e completezza culturale – Mario Fossati, chiamato affettuosamente ‘’il Marion’’ da Gianni Brera, e Sergio Neri, fondatore del mensile Bicisport, appuntamento fisso e imperdibile da più di quarant’anni per tutti gli appassionati delle due ruote.

Gianni Brera

Parlare di Gianni Brera è compito arduo per tutti coloro che esercitano l’arte della scrittura, definirlo lo è ancora di più, dato che come era solito ripetere lui stesso, la sua persona era abitata da astrusi inquilini. Gianni Brera, all’anagrafe Giovanni Luigi Brera, nacque l’8 settembre del 1919 a San Zenone del Po – piccolo comune lombardo in provincia di Pavia – ed è stato definito all’unanimità come il miglior giornalista sportivo italiano di sempre. Dopo una laurea in Scienze Politiche conseguita nel 1943 all’università di Pavia e la partecipazione alla Seconda guerra mondiale – in cui Brera sostenne sempre con orgoglio di non aver mai sparato un colpo verso altri individui impegnati nel conflitto – poté dedicarsi a tempo pieno 21 alla attività giornalistica, entrando a far parte della Gazzetta dello Sport nel 1946 per volontà dell’allora redattore Bruno Roghi. 

Grazie ai suoi articoli relativi al Tour de France del 1949 – con i quali ottenne l’exploit giornalistico e grazie a cui si fece conoscere dal grande pubblico – ricevette l’incarico di direttore della Gazzetta dello Sport a soli trent’anni, dimettendosi in seguito dalla direzione a causa di diverbi con la proprietà che lo accusò di filo-comunismo. Ha legato la sua firma al quotidiano Il Giorno, al noto periodico Guerin Sportivo – in cui teneva la rubrica ‘’L’Arcimatto’’ – oltre che a Il Giornale di Indro Montanelli e, dal 1982 fino alla sua scomparsa avvenuta nel dicembre del 1992, al quotidiano La Repubblica.

La novità di Gianni Brera sta nell’aver creato uno stile giornalistico innovativo e carico di brio, basato su una feconda vena letteraria e narrativa, in cui introdusse numerosi neologismi, tuttora utilizzati in ambito sportivo e non solo. Forte fu il suo legame con il ciclismo e con il Giro d’Italia, che seguì nelle vesti di inviato per La Gazzetta dello Sport nel 1976, edizione fortunata per i nostri colori con Felice Gimondi vittorioso e altri corridori nostrani quali il terzo classificato Fausto Bertoglio, Francesco Moser e ‘’l’eterno secondo’’ Gianbattista Baronchelli, assoluti protagonisti della manifestazione. Fin dal suo arrivo nella carovana, Brera mostrò tutta la sua anticonvenzionalità nel fare cronaca, andando oltre gli schemi prestabiliti, scavando affondo nel contesto in cui si svolsero le tappe e soffermandosi sulla valenza sociale del mezzo della bicicletta, a cui il ‘’Gran Lombardo’’ – così veniva soprannominato Gianni Brera per il suo utilizzo di frasi tipiche della lingua lombarda – dava grande importanza. 

Gli ultimi narratori

Fausto Coppi

Gianni Brera, Bruno Raschi, Vasco Pratolini, Mario Fossati, Indro Montanelli – anch’egli cronista d’eccezione per Il Corriere della Sera in occasione del Giro d’Italia del 1947 e del 1948 – Orio Vergani e, tra i giornalisti ancora in vita, Gianni Mura – da molti considerato l’erede di Gianni Brera – e Marco Pastonesi – per lungo tempo editorialista della Gazzetta dello Sport – sono alcuni significativi esempi della poeticità insita nel ciclismo e nel Giro d’Italia, che hanno consentito loro di andare oltre la corsa, oltre l’essere un atleta di punta o un comprimario, oltre i distacchi segnalati ad ogni traguardo: sono andati oltre, cogliendo appieno l’essenza del ciclismo, sport umile ed estremamente generoso, dove la fatica regna sovrana e consente di conoscere meglio se stessi, facendo affiorare i risvolti umani e morali degli atleti impegnati nella corsa rosa. 

Altre firme di valore che sono state al seguito della carovana rosa raccontandola con passione e professionalità sono state quella di Claudio Gregori – autore di un interessante libro sul campione Ottavio Bottecchia – per La Gazzetta dello Sport e Gian Paolo Ormezzano – nato nel settembre del 1935 a Torino – preparato giornalista sportivo italiano che ha ricoperto incarichi di prestigio come quello di direttore responsabile di Tuttosport, il quale ha pubblicato nel 2009 ‘’Giro d’Italia con delitto’’ libro appartenente al genere letterario ‘’giallo’’ ambientato nel corso delle tre settimane in cui si svolge la corsa rosa.

Il mensile BiciSport

Nella narrazione del Giro d’Italia e dei suoi protagonisti – a partire dal 1976 – ha dato, e continua a dare ancora oggi, un significativo e deciso contributo il mensile BiciSport – mensile che rappresenta un appuntamento fisso e imperdibile per tutti gli appassionati di ciclismo – ideato e fondato dal giornalista Sergio Neri. Il link del mensile.    

BiciSport è come un diario di ricordi preziosi che non ci si stanca mai di leggere: grazie al lavoro certosino di giornalisti preparati e competenti – quali Tony Lo Schiavo, Beppe Conti, Enzo Vicennati – affiancati da fotografi capaci di immortalare i momenti cruciali della corsa, è stato in grado di portare dentro la carovana rosa tutti coloro i quali non hanno avuto la possibilità di seguire sul posto il Giro d’Italia, permettendo loro di immedesimarsi in quello che, da oltre un secolo, rappresenta una storia da vivere e assaporare, in ogni suo frangente. 

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La tesi:   l’Indice e Il pdf

Indice

Introduzione          pag.5

Capitolo 1 – Il Giro d’Italia: le origini e la storia     pag.7

1.1 L’età dei pionieri    pag.8

1.2 La rivalità tra Coppi e Bartali  pag.10

1.3 Felice Gimondi e ‘’il cannibale’’  pag.11

1.4 Il miracolo dello ‘’sceriffo’’    pag.12

1.5 La classe di Gianni Bugno     pag.13

1.6 La nascita di una leggenda: Marco Pantani e il Giro 1994    pag.15

1.7 Un nuovo inizio: Vincenzo Nibali    pag.18

Capitolo 2 – La corsa rosa raccontata dalle grandi firme del giornalismo italiano     pag.20

2.1 Il ‘’gran lombardo’’ Gianni Brera     pag.21

2.2 Il ‘’divino’’ Bruno Raschi      pag.22

2.3 Uno scrittore in carovana: Vasco Pratolini al Giro 1947   pag.24

2.4 Il ‘’generale Mariòn’’ Fossati      pag.25

2.5 Orio Vergani, il cantore di Fausto Coppi    pag.26

2.6 Gli ultimi narratori: Gianni Mura, Marco Pastonesi, Claudio Gregori, Gian Paolo Ormezzano e il mensile BiciSport    pag.28

Capitolo 3 – Tra sport e epica: la Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia 1949, narrata da Dino Buzzati     pag.29

3.1 Il tramonto di Gino Bartali nelle parole di Dino Buzzati     pag.30

Capitolo 4 – Un secolo di cambiamenti, visti in mezzo al gruppo    pag.37

4.1 La Prima guerra mondiale    pag.37

4.2 Il Giro d’Italia durante il ventennio fascista    pag.39

4.3 Il Dopoguerra e la ripresa della corsa rosa     pag.42

4.4 Gli Anni di piombo     pag.47

4.5 La novità degli anni Ottanta      pag.49

4.6 La Seconda Repubblica e ‘’il pirata’’   pag.52

Capitolo 5 – Tradizione, innovazioni e mutamenti: la carovana rosa dai pionieri ai giorni nostri     pag.55

5.1 La corsa rosa e la Sardegna: intervista a Carlo Alberto Melis    pag.56

5.2 Il processo alla tappa    pag.60

5.3 La corsa rosa in musica: dal Quartetto Cetra a Frankie Hi Nrg    pag.63

Capitolo 6 – Il Cavaliere dei Quattro Mori: l’exploit di Fabio Aru al Giro 2014 e 2015    pag.64

6.1 La prima volta di un corridore sardo sul podio della corsa rosa   pag.65

6.2 Il valore dei risultati di Fabio Aru: intervista a Carlo Alberto Melis   pag.67

Conclusione    pag.70

Bibliografia            pag.71

Sitografia                pag.71

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Chi è Mattia Lasio

Classe 1995, consegue la Laurea in Lettere Moderne presso l’Università di Cagliari, nel febbraio 2020.  Appassionato ed esperto di ciclismo, nel  2018 crea il blog ‘’Di corse, tappe e qualcos’altro’’, nel quale narra i grandi eventi ciclistici del passato e della attualità, unendo un taglio letterario al commento tecnico e sportivo. All’interno del blog presenti interviste a Claudio Chiappucci, Davide Formolo, Marino Bartoletti, Stefano Mei, Marco Pastonesi e Davide Rebellin: (Il link del blog). 

Dal novembre del 2019 collabora con la testata giornalistica online ‘’GPREPORT’’ e dal febbraio 2020 gestisce la rubrica ‘’Chi la fa la legga’’ nel sito universitario ‘’RUNPOLITO’’.

Nel gennaio 2020 dà vita al blog ‘’La consuetudine che aspetti’’  (il link del blog)  nel quale parla di cultura, cronaca e ricorrenze fondamentali della storia italiana.

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