Francesco Birocchi nel saggio “Pionieri del giornalismo cattolico in Sardegna” ripercorre le origini della stampa cattolica nell’Isola con un approfondito excursus storico che attraversa praticamente l’intero Ottocento, un secolo che vide nascere i primi fogli, poi i numerosi periodici e persino alcuni quotidiani. Non si può parlare del giornalismo in Sardegna senza conoscere questo fondamentale capitolo della nostra storia in cui il dibattito religioso si intrecciò strettamente con il confronto politico tra Stato e Chiesa, sullo sfondo di cambiamenti epocali nell’Italia unitaria.
La stampa cattolica – come raccontiamo in altri post pubblicati in questo sito e a cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti – in Sardegna ha svolto sempre un ruolo importante per l’informazione, il dibattito politico e la crescita culturale delle popolazioni, raggiungendo in modo capillare una larga fetta dei lettori sardi.
La stampa cattolica oggi
Oggi le dieci diocesi sardi editano ciascuna un periodico: sette sono i settimanali, due i quindicinali e un mensile. La maggior parte sono anche online. Una dettagliata analisi dell’attuale situazione della stampa cattolica si ritrova nei due saggi realizzati dal giornalista Giampaolo Atzei, responsabile Fisc Sardegna, per il volume del Corecom, uscito nel 2019 ( il link ) e per il Dossier giornalismo / Indagine sullo stato dell’informazione in Sardegna (il link ), a cura di Alessandro Zorco.
Il saggio, che qui pubblichiamo in PDF per gentile concessione dell’autore, è parte di un importante volume edito da Carlo Delfino di Sassari (il link ) con gli Atti dei Convegni di studi in preparazione al Bicentenario della Diocesi di Ozieri:
“Duecento anni al servizio del territorio” (1803-2003), AA VV, a cura di Tonino Cabizzosu, pagg. 352, Sassari, 2003 ( Il link del volume).
«Al momento dell’opera – scrive nella presentazione don Tonino Cabizzosu – la diocesi di Ozieri non ha una monografia storica degna di tale nome, sensibile, cioè, ai nuovi orientamenti storiografici, con analisi della vita del popolo più che dell’azione della gerarchia. La pubblicazione offre un primo tentativo di ricerca e di sintesi, che necessita di ulteriori approfondimenti, e, nel contempo, costituisce un punto basilare, da cui altri studiosi partiranno per successive ricerche».
Il volume raccoglie numerosi saggi che si occupano nello specifico della stampa cattolica nell’Isola, dalle origini ad oggi. Don Tonino Cabizzosu, instancabile organizzatore culturale e studioso, nonché curatore di questa mirabile opera, è riuscito nell’impresa di raccogliere attorno al progetto storici delle università di Cagliari e Sassari, religiosi studiosi della storia della Chiesa sarda e della storia della Sardegna, giornalisti cattolici impegnati nella professione con ruoli di primo piano quali Francesco Birocchi (all’epoca inviato della Rai) col saggio qui presente, Paolo Sanna Farina (anch’egli giornalista della rete regionale Rai della Sardegna) con un articolo su “Cattolici e mass media”.
Sul tema dei giormali e la Chiesa figura il saggio di Francesco Atzeni che ha studiato a lungo l’argomento della stampa cattolica inquadrandola in una più ampia visione della storia contemporanea (vedi i post a lui dedicati in questo sito). Nel volume compaiono due suoi interventi: il primo sulla “Sardegna nel Novecento” e il secondo su “La stampa cattolica sarda nel Novecento”.
Gli altri saggi che affrontano il tema della stampa sono:
- cardinale Mario Francesca Pompedda “La grande responsabilità della stampa”;
- Salvatore Bussu, “Il ruolo del settimanale cattolico nella Chiesa locale”;
- il vescovo Sebastiano Sanguinetti, “Una “Voce” da ascoltare e coltivare”;
- Vincenzo Rini, “Giornale della Chiesa, giornale della gente”;
- Tonino Cabizzosu “Rievocazione storica dei 50 anni di Voce del Logudoro”.
L’inquadramento storico generale è stato affidato agli storici dell’università di Cagliari e Sassari, nonché giornalistici, quali Lorenzo Del Piano, autore de “La Sardegna dell’Ottocento” e Manlio Brigaglia, “Il contributo intellettuale di D. Filia, P. Casu, G.A. Mura e G. Orti alla maturazione della Chiesa e della società sarda”.
Sintesi del saggio di Birocchi
Di seguito riassumiamo, con una nostra sintesi, i passaggi in ordine cronologico del racconto della stampa cattolica nell’Isola che Birocchi ricostruisce minuziosamente soffermandosi su ciascuna testata e soprattutto sui vari personaggi, non tutti sacerdoti ma anche numerosi laici, che hanno operato nel tempo per far uscire giornalidi ogni genere. Ciascuno di loro merita un posto di riguardo nella galleria dei giornalisti “pionieri” che hanno contribuito alla nascita e alla diffusione di tante voci in un secolo dove era una vera impresa stampare anche un singolo foglio.
I pionieri del giornalismo cattolico
Tra l’anno 1855 e il 1857 – scrive Birocchi – i giornali pullulavano come funghi nel regno sardo-piemontese. A Torino regnava Vittorio Emanuele II il quale, nell’inaugurare la legislatura, indicò nel problema finanziario e in quello dei rapporti tra Stato e Chiesa i due punti che avrebbero dovuto attirare la massima attenzione dei legislatori. In questo infuocato clima di contrapposizione tra laici e cattolici vide la luce a Cagliari il primo periodico L’Ichnusa, nato per unire il laicato sardo nella “difesa della libertà della Chiesa e dei princìpi cattolici contro liberali e falsi moderati”.
Comincia dall’Ichnusa la grande avventura del giornalismo cattolico nella nostra Isola. Un’avventura non facile, anzi spesso decisamente ardua, ma portata avanti sempre con grande partecipazione di alcune straordinarie figure di preti e di laici che ad esse dedicarono lavoro, passione e intelligenza. Pagando, talvolta di tasca e talvolta anche con la libertà personale, il desiderio di rendere testimonianza delle proprie idee e di quelle della Chiesa.
Pionieri sono da considerarsi non solo coloro che diedero vita ai primi giornali cattolici, ma tutti coloro che nell’arco di più di un secolo hanno fatto nascere e sostenuto le molte testate che, con il coraggio della testimonianza, si sono volute definire cattoliche. Una vera folla di personaggi, alcuni conosciuti oltre la cerchia ristretta degli studiosi, altri meno noti, ma non per questo meno meritevoli di essere ricordati.
L’Ichnusa, il primo giornale cattolico (1856-1860)
L’Ichnusa “giornale religioso politico, letterario”, come scritto nella testata, bisettimanale di 4 pagine, uscì il martedì e il venerdì, dal 1° gennaio 1856 al 28 dicembre 1860.
Sostenuto dalla Curia cagliaritana si schierò contro tutti i giornali sardi dell’epoca: La Gazzetta popolare, La Favilla, Lo Statuto, il Capricorno.
Fu fondato dal marchese Fernando Delitala e diretto dal canonico Giuseppe Turas, gli articoli rigorosamente anonimi, ma attribuibili ad un gruppo di sacerdoti, alcuni dei quali diventeranno vescovi.
«Oltre a svolgere campagna clericale si interessa di problemi agricoli, e offre brevi corrispondenze dall’interno dell’Isola che rivelano le condizioni estremamente miserrime – come sottolinea lo studioso Giuseppe Della Maria – in cui versano i vari centri isolani e denunciano apertamente le responsabilità e le colpe del governo piemontese».
Francesco Atza, il primo giornalista arrestato
Un giornale scritto da giornalisti che non hanno paura di dire quello che pensano nemmeno quando devono pagare di persona: Francesco Atza (soprannominato Cuorforte), gerente del giornale, fu il primo giornalista sardo a pagare con il carcere il prezzo delle sue opinioni.
Oggetto un articolo intitolato “Il sacrilegio” nel quale si criticava proprio la legge sulla soppressione degli Ordini religiosi. Nell’agosto 1856 il giornale fu sequestrato e lui patì alcuni giorni di carcere preventivo, poi in giudizio fu assolto dopo che il sui difensore, avv. Giuseppe Todde, si era appellato alla libertà di stampa.
Birocchi traccia un breve excursus sui primi giornali nel Regno Sardo Piemontese (il primo fu la Gazzetta Piemontese voluta da Carlo Alberto nel 1834) nel quale inquadra il panorama della stampa che va formandosi nell’Isola.
Il giornale degli operai a Sassari
Il giornale degli operai a Sassari fu fondato da un giornalista sardo, Stefano Sampol Gandolfo, di Alghero, che primeggiava tra i conservatori più intransigenti, ma non ebbe fortuna e si trasferì a Torino dove nell’agosto del 1852 mandò in stampa L’eco di Sardegna che chiuse appena cinque mesi più tardi,
Dopo l’Unità d’Italia e il trasferimento della corte da Torino a Firenze nel 1865, il dibattito contro la Chiesa cresceva sui giornali e nell’opinione pubblica, mentre leggi più drastiche portarono alla soppressione delle corporazioni religiose. Il 20 settembre 1870 con la presa di Roma il governo e la corte si trasferirono nella nuova capitale del Regno. Il 13 maggio 1871 fu approvata la cosiddetta “legge delle guarentigie”. Da quel periodo la contrapposizione tra stampa laica e cattolica divenne netta e definitiva.
Il primo quotidiano cattolico: La Lealtà (1872)
Il primo quotidiano cattolico in Sardegna uscì a Cagliari il 1° gennaio 1872, dodici anni dopo la chiusura de L’Ichnusa. Si chiamava La Lealtà, nato per iniziativa del circolo San Saturnino, fondato l’anno prima e aderente alla Società della gioventù cattolica italiana.
Fu affidato a mons. Francesco Miglior, teologo della cattedrale. La redazione era composta da una commissione di soci e come quotidiano durò appena quattro mesi, poi divenne trisettimanale e infine settimanale.
De Francesco, unico professionista
In Sardegna operava un solo giornalista professionista Giovanni De Francesco, nato a Torre del Greco nel 1836, aveva cominciato la professione a Firenze e poi a Torino. A Cagliari era approdato nel 1867 per dirigere il Corriere di Sardegna e poi nel 1870 aveva fondato L’Avvenire di Sardegna che durò sino al 1893.
In quel periodo a Cagliari uscivano tre quotidiani: il Corriere di Sardegna, L’Avvenire di Sardegna e l’Avvisatore sardo. A Sassari la Gazzetta di Sassari.
Il 25 gennaio 1873 a La Lealtà di affiancò un altro foglio nato dal medesimo circolo San Saturnino: si chiamava l’Operaio Cattolico ed era diretto da Giuseppe Orrù, studente universitario di giurisprudenza, uno dei più attivi propugnatori dell’associazionismo operaio cattolico.
L’Unione Cattolica (1874) e La Voce della Sardegna (1876)
I due giornali, a causa delle difficoltà economiche per la stampa, si fusero dando vita ad un unica testata: L’Unione Cattolica (6 gennaio 1874) diretta dallo stesso Orrù. Ma anche questo giornale che proseguiva la linea conservatrice e intransigente delle altre due, non durò a lungo e cessò le pubblicazioni il 12 ottobre 1875.
L’anno successivo uscì il settimanale La Voce della Sardegna diretto dal sacerdote Raimondo Deplano e poi da Luca Canepa, straordinaria figura di intellettuale e giornalista che divenne vescovo di Nuoro.
Chiusa La Voce nel 1880 il circolo San Saturnino non si arrese e con l’aiuto di alcuni vescovi diede vita al Il Risveglio, settimanale politico-religioso, a diffusione regionale. Uscì il 1° ottobre 1882. Direttore don Luigi Canepa, sino all’11 dicembre 1889.
Era ii periodo a cavallo dell’enciclica Rerum Novarum (15 maggio 1891) di Papa Leone XIII, con la stampa cattolica schierata contro il governo italiano accusato di tenere il Papa “prigioniero” in Vaticano. Il giornale si apriva all’analisi sociale ed economica, battendosi contro l’espansionismo coloniale italiano e appellandosi ad un impegno dei cattolici nel sociale.
Il Risveglio cessò le pubblicazioni il 29 dicembre 1894. In quell’ultimo decennio del diciannovesimo secolo si affermava in Sardegna una borghesia industriale e commerciale che si sforzava di far crescere l’Isola in linea con le altre regioni del regno. Gli abitanti erano appena 700 mila e l’analfabetismo raggiungeva l’86 per cento della popolazione.
Tre quotidiani nell’Isola
Venivano pubblicati tre quotidiani: L’Unione Sarda (dal 1889) e L’Avvenire di Sardegna a Cagliari, La Nuova Sardegna a Sassari (quotidiano dal 1° marzo 1892).
Birocchi riassume la biografia di Enrico Sanjust, avvocato e giornalista, uno dei leader indiscussi dei cattolici sardi. Presidente del circolo San Saturnino e redattore de La Lealtà, nel 1904 fondò la Società operaia cattolica.
La Sardegna Cattolica (1896-1904): primo giornale moderno
Fallito il tentativo di trasformare in quotidiano Il Risveglio, Sanjust decise di far nascere La Sardegna Cattolica su iniziativa del primo comitato diocesano dell’Isola (1895) per supportare le iniziative e la voce. Il primo numero il 5 aprile 1896 e l’ultimo nel dicembre 1904. Per un altro anno uscì come settimanale. Fu Il primo giornale cattolico moderno, con una redazione formata in gran parte da laici.
Nei primi anni del Ventesimo secolo si accese il dibattito interno alla Chiesa dove il nuovo Papa Pio X (1903-1914) osteggiò apertamente il movimento democratico-cristiano.
A questo movimento si rifacevano anche due sacerdoti, che ebbero importanti esperienze giornalistiche: Giuseppe Lay Padrini e Virgilio Angioni (diventato famoso per aver fondato l’Opera del Buon Pastore che tutt’ora opera a Cagliari a favore dei bisognosi).
Quest’ultimo fondò Il Lavoratore, settimanale democratico cristiano, che durò appena tre mesi: 20 novembre 1904 -19 febbraio 1905. Nel breve periodo portò alla luce la miseria della classe lavoratrice suscitando la reazione delle autorità ecclesiastiche.
A Sassari L’armonia sarda (1904) e La Voce di Sardegna (1906)
Nel 1904 uscì a Sassari il primo quotidiano cattolico della città: L’Armonia sarda, diretto dall’avv. Salvatore Daddi di Olzai. Chiuse alla fine del 1906 lasciando spazio al settimanale La Voce di Sardegna diretto da don Damiano Filia, lo storico della Chiesa Sarda che a cavallo degli anni 20/30 scriverà una monumentale opera della “Sardegna Cristiana”.
Il Corriere dell’Isola (1906)
A Cagliari alla Sardegna Cattolica che cessò le pubblicazioni alla fine del 1906 seguì un nuovo quotidiano, il Corriere dell’Isola, anch’esso diretto da Enrico Sanjust (sino al 1913).
A Sassari il 13 marzo 1909 esce il settimanale La Libertà, il più longevo dei periodici cattolici sardi, ancora oggi in stampa. Fu il primo periodico cattolico a schierarsi sulla linea del partito Popolare di don Sturzo.
Il Corriere di Sardegna (1920-1926)
A Cagliari il Corriere dell’Isola fu rimpiazzato dal settimanale La Voce del Popolo che uscì dal 29 giugno 1913 sino al febbraio 1916.
Nel primo dopoguerra ci fu un tentativo di far arrivare nell’Isola il Popolo per sostenere il neonato Partito Popolate, ma l’esperimento durò solo un mese. Fu però l’anticipazione del nuovo quotidiano cattolico che vedrà la luce il 1° luglio 1920 con la testata Il Corriere di Sardegna, benedetto dal nuovo vescovo, mons. Ernesto Maria Piovella.
La redazione fu affidata ad una figura di prete, di quelle che lasciano il segno: il lombardo don Gabriele Pagani che aveva maturato diverse esperienze nel nord Italia e poi in Toscana. Destinato alla Sardegna si stabilì prima ad Arzana e poi a Cagliari dove ai primi del 1920 entrò subito come redattore capo nella redazione del Corriere di Sardegna.
I suoi pezzi firmati col suo nome o lo pseudonimo “Il campanaro”, erano dedicati alla difesa dei più deboli e della religione, cercando di scuotere l’apatia delle masse cattoliche. Dure e coraggiose le sue prese di posizione contro il nascente partito fascista
Nel 1922 lasciò il giornale per fondare la rivista mensile Sardegna nova e nel 1923 si trasferì a Carloforte quale parroco dell’Isola, restando sino alla morte nel 1940.
Al Corriere al suo posto fu nominato caporedattore don Giuseppe Lay Pedroni e direttore Giovanni Sanjust, figlio di Enrico. Quotidiano dichiaratamente antifascista – come descritto dal prefetto Giuseppe Spano – fu messo a tacere la sera del 31 ottobre 1926 da un raid di squadristi fascisti che devastarono la tipografia. Quello stesso giorno c’era stato l’assalto all’abitazione di Emilio Lussu culminata con la morte del giovane fascista Battista Porrà colpito dalla reazione del valoroso combattente della Grande guerra e ora esponente de partito sardista.
Il Corriere di Sardegna non si riprese e non uscì più. Rinascerà in seguito, nel secondo dopoguerra come settimanale della Democrazia Cristiana.
Il Quotidiano Sardo (1947-1958)
Ci fu un tentativo, in quelle convulse giornate del 1926, che vide protagonista il giovane sacerdote Giuseppe Lepori che ebbe dal dopoguerra ebbe un ruolo determinante per la stampa cattolica nell’Italia repubblicana e nella Sardegna autonomista. Già collaboratore del Corriere dopo aver visto i danni arrecati dagli squadristi, insieme a mons. Giuseppe Lay Pedroni tentò di riportare in vita il settimanale La Sardegna cattolica, ma anche questo finì nelle maglie della censura fascista.
Mons. Lepori diventò giornalista professionista e fu direttore per otto anni (1949-1957) del Quotidiano Sardo, pubblicato prima a Oristrano e poi a Cagliari, autentica palestra di giornalisti e intellettuali che hanno segnato il mondo dell’informazione e della cultura nell’Isola. Inoltre fondò l’Ucsi Sardegna (unione cattolica stampa italiana).
Su questo tema si veda il post: l'incontro pizzeria
Il Quotidiano chiuse nel 1958 sacrificato sull’altare di un progetto della Dc romana per la promozione delle pagine regionali del Popolo che non ebbero però un vero successo editoriale.
Molte altre testate sono nate nel corso dei primi decenni del secolo scorso. Alcune di esse, come L’Ortobene (1926) e Gallura e Anglona (1927) escono ancora oggi. Altre se ne sono aggiunte nel dopoguerra.
Chi è Francesco Birocchi
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Cagliaritano, 1952, dopo le prime esperienze di collaborazioni, vive l’avventura esaltante e drammatica di Tuttoquotidiano, poi chiuso il giornale entra nella giovane redazione di Videolina dove viene nominato direttore del Tgs nel 1979. Quindi, con l’avvio della testata regionale di Raitre, approda in Rai dove trascorre tutta la carriera con molte soddisfazioni sino alle nomine di caposervizio e inviato. Viene chiamato a Roma per lavorare a diversi programmi nazionali, in particolare con Enzo Biagi. Dagli anni Novanta partecipa alla vita del sindacato regionale e nazionale dei giornalisti e dell’Usigrai, diventando presidente dell’Assostampa per diversi anni. Infine viene eletto presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, di cui è attualmente in carica. Fa parte dell’Ucsi, sempre molto vicino al mondo cattolico.
Chi è Tonino Cabizzosuincontro pub santeramo
Nativo di Illorai, classe 1950, è conosciutissimo in tutta l’Isola anche per aver tenuto la cattedra di storia della Chiesa presso la facoltà Teologica della Sardegna per ben 35 anni (sino al 2020). Per tre lustri ha diretto l’Archivio Storico Diocesano di Cagliari, il più importante ed antico dell’intera Sardegna. A tanto si è aggiunta una produzione scientifica forte di oltre cinquanta titoli.
Chi è Giampaolo Atzeiprimo incontro con lo psicologo
Direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali della Diocesi di Iglesias e del settimanale Sulcis Iglesiente Oggi, è responsabile regionale della Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici.
Chi è Alessandro Zorco bacheca incontro bnb
Giornalista professionista dal 2006. Ha lavorato presso L’Unione Sarda, il Giornale di Sardegna (Epolis) e l’Italia dei Valori. Componente della giunta e del consiglio nazionale dell’Unione cattolica della stampa italiana. Addetto stampa della CNA Sardegna. Ha fondato e dirige il sito Blogosocial.com.