Radio Sardegna, da Bortigali a Cagliari

La prima voce dell'Italia libera (ottobre 1943)

Sulla storia della radio e della televisione in Sardegna esistono alcuni studi e libri, tra cui il più recente è il volume “Dalla prima radio libera al web”, pubblicato dal Corecom regionale alla fine del 2019, che raccoglie saggi e testimonianze. Basato su un progetto condiviso con l’Università di Cagliari e promosso dall’allora presidente Mario Cabasino, è stato curato dal giornalista Alessandro Zorco, con il coordimento della prof.ssa Elisabetta Gola, la collaborazione dei borsisti Roberta Cocco e Giampaolo Zammarchi e di giornalisti esperti di ciascun settore. In questo lavoro si è dato, tra l’altro, particolare risalto ai due grandi primati della nostra regione nel campo dell’informazione: da quello di Radio Sardegna, la celebre radio “Brada” che per prima in Italia dette l’annuncio della fine della Seconda guerra mondiale, allo storico sbarco dell’Unione Sarda sul web nel 1994. 

Riguardo alla nascita della prima radio regionale si veda il capitolo 4 “Radio Sardegna e le altre radio libere” (da pag. 134), in questo sito presente al link Radio Sardegna  (da pag.145).  A conclusione compare un’intervista all’ex direttore dei servizi giornalistici della sede regionale Romano Cannas, al quale si deve anche un importante volume dedicato interamente a Radio Brada (2004). Per un approfondimento rimandiamo ai tre post sul volume del Corecom di cui, per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo  il PDF. Qui riportiamo la ricostruzione delle vicende di Radio Brada e uno stralcio dell’intervista a Romano Cannas,

La nascita di Radio Sardegna

Radio Sardegna nasce nel 1943 in una grotta-rifugio bellico di Bortigali, in provincia di Nuoro, ed è trasmessa dall’Esercito Italiano. Nota anche come Radio Brada, appellativo attribuitole a causa della sua natura improvvisata, amatoriale e autonoma, quasi un po’ selvaggia, viene ricordata come “la prima voce dell’Italia libera” dopo il buio della censura voluta dalla dittatura fascista per circa un ventennio. 

Lo scoop sulla fine della guerra

A Radio Sardegna si deve riconoscere il merito di essere stata la prima radio al mondo a dare la notizia, il 7 maggio 1945, della resa dei tedeschi e della fine della Seconda Guerra Mondiale. Venti minuti prima della BBC, sei ore prima di Radio Roma. Nonostante questo record, già dai primi anni il suo segnale diventa più debole, poi cambia il nome in Radio Cagliari, sino al 1952, anno di chiusura definitiva delle trasmissioni.

Radio Brada con “soldati-speaker”

Nell’ottobre 1943 in una Sardegna ormai libera dai tedeschi si inizia a vedere un barlume di speranza sulla fine della Seconda guerra mondiale. A seguito dei bombardamenti degli alleati che colpiscono la Sardegna, ed in particolare il capoluogo nei mesi di febbraio e maggio del 1943, l’isola, priva delle risorse e delle merci provenienti dal resto della penisola, cade in un periodo di isolamento forzato che porta la popolazione alla fame. L’ultimo, il più devastante dei bombardamenti aerei su Cagliari, quello del 13 maggio, con numerosi feriti, lutti e grande miseria, costringe all’evacuazione quasi totale della città con gli sfollati che si rifugiano verso l’interno. In questo contesto di paura e distruzione si arriva all’armistizio dell’8 settembre. I tedeschi in una settimana lasciano l’isola dove sbarcano finalmente gli americani. Alla fine dell’estate la vita comincia a riprendersi.

Le prime trasmissioni

Il rifugio oggi museo a Bortigali

In questo contesto  il 2 ottobre si accende la voce di Radio Sardegna con apparecchiature tecniche decisamente di fortuna. I condensatori vengono costruiti con i barattoli vuoti della carne in scatola americana e alcuni soldati, veri e propri pionieri di quella emittente, diventano speaker. La redazione, uno spazio di circa 125 metri quadri, viene inizialmente ospitata nel cuore della Barbagia, ai piedi del monte Santu Padre, all’interno di un rifugio antiaereo costruito a Bortigali dal Comando Militare nella primavera del 1943 e ricavato da una grotta in un banco di trachite, a pochi passi dalla sede.

Oggi il rifugio si trova nel paese dell’Oristanese (all’epoca provincia di Nuoro) alle spalle della scuola primaria di via Montenegro.

La targa della piazza intitolata a Radio Sardegna nel paese dell’Oristanese

Oltrepassando la porta d’ingresso, situata in un luogo non visibile dalla strada principale, si aprivano un’anticamera e un lungo corridoio su cui davano accesso cinque stanze. Una di queste era adibita a “cabina di trasmissione”, con i microfoni collocati lontani dalle radio trasmittenti per evitare interferenze dopo che le due radio erano state trasferite in uno spiazzo agricolo alla periferia del paese. Viene prima adottata la stazione radio R6 a onde medie (potenza di 1 kW), posizionata a Birori, paese vicino a Bortigali. In seguito, verrà addirittura portata da Roma anche la radio R6 1942 a onde corte (potenza di 3 kW), la più potente strumentazione radiomobile d’Europa, che verrà posizionata nel paesino di Lei, pochi chilometri ad est di Bortigali.

La scelta di Bortigali

La scelta era ricaduta su Bortigali che all’epoca era stato individuato come centro con una localizzazione geografica ideale per questo tipo di operazioni, al riparo quasi assoluto da eventuali bombardamenti. Il paese si configurava insomma come una roccaforte inespugnabile. Inoltre, in questo piccolo abitato ai piedi dei monti del Marghine erano localizzate le strutture che assicuravano le comunicazioni tra i contingenti sardi e Roma per rendere un preciso “servizio umanitario” voluto dal Comando militare alleato: garantire un collegamento fra i soldati italiani in missione nell’isola e le loro famiglie rimaste in continente a causa del momento di grande isolamento della Sardegna. Questo servizio, reso possibile dalla potente strumentazione che consentiva la propagazione del segnale in tutta la Penisola, trova nei format “Notizie a casa” e  Messaggi da e per il continente” il suo fondamentale mezzo di espressione.

La prima voce dell’Italia libera

 

La notizia data dal quotidiano L’Isola  

È sabato 3 ottobre 1943 quando alle 13,15 Radio Sardegna inizia ufficialmente le sue trasmissioni, grazie al permesso del Comando militare, con questo primo annuncio passato alla storia: “Qui Radio Sardegna, libera voce d’Italia fedele al suo Re”. Il via alle trasmissioni è diramato dal quotidiano L’Isola, giornale di regime nato a Sassari dopo la chiusura del giornale antifascista La Nuova Sardegna. L’altro quotidiano, L’Unione Sarda, che era sempre uscito durante il ventennio come voce ufficiale del PNF aveva temporaneamente interrotto le pubblicazioni in seguito ai bombardamenti su Cagliari del maggio e riprenderà le pubblicazioni solo in novembre. Per questo la notizia si ritrova solo su L’Isola che riporta in quei tre giorni le informazioni della prova generale, svoltasi con successo il 2, e della prima trasmissione ufficiale del 3. Il controllo della Radio verrà preso in mano, oltreché dalle autorità militari italiane, dal Comando alleato con un ufficio preposto alla condotta psicologica della guerra denominato PWB (Psychological Warfare Branch) che avrà il compito di seguire l’attività della comuniciazione. Il primo responsabile del PWB sardo fu il maggiore Guido D’Agostino, giornalista e scrittore di origini italiane. Dopo la guerra avrà modo di tornare nell’Isola, ormai anziano, per le celebrazioni dei 40 anni di Radio Sardegna, nel 1983.

 

Da Bortigali a Cagliari (1944)

Quando nel settembre del 1943 gli americani sbarcano in Sardegna, vengono subito a conoscenza della radio a Bortigali: in un primo momento sono intenzionati a chiuderla perché pensano che trasmetta messaggi in codice ai fascisti; poi optano per tenerla in vita affidando le trasmissioni a personale di loro fiducia. Così la permanenza di Radio Sardegna a Bortigali è breve, questione di pochi mesi. Infatti, già nel gennaio del 1944, in seguito all’arrivo del Comando Alleato in Sardegna, l’emittente viene trasferita a Cagliari e attrezzata con una trasmittente più potente a 5 kW. Dopo il bombardamento il capoluogo si trova infatti in uno stato di apatia e l’arrivo della radio viene visto come il simbolo di una ripresa.

A Cagliari Inizialmente la radio trova ospitalità in tre grotte nel quartiere di Is Mirrionis, in precedenza adibite a rifugio antiaereo. Poi viene spostata in piazza d’Armi: in un edificio malandato chiamato il “casermone” viene sistemato il cosiddetto “carrozzone” della R6, mentre al piano superiore, insieme agli alloggi dei militari, vengono allestiti gli studi.

Infine, nel maggio 1945, l’emittente viene trasferita in una sede in viale Bonaria nei locali moderni e spaziosi in perfetto stile del regime nei pressi del campo sportivo che accoglieva le attività ginniche fasciste, dove oggi hanno sede gli uffici della RAI regionale. Seppure Radio Sardegna nasca per esigenze strettamente legate alla vita di una città in guerra, bisogna senz’altro riconoscere che Cagliari si rivela una realtà capace di permetterle una grande crescita: il palinsesto, iniziato con tre notiziari della durata di 15 minuti ciascuno (ore 13,15/ 17,15/ 22), già a novembre cresce comprendendo ben cinque bollettini giornalieri, ai quali si aggiungono nel tempo, con un grande seguito in tutta l’Isola, anche programmi politici, musicali (uno degli interpreti è il noto Fred Buscaglione, a quei tempi militare a Sassari), di intrattenimento e religiosi (la domenica il cappellano militare don Paolo Carta tiene le “prediche dal pulpito”), inframmezzati dai saluti dei tanti militari “continentali” presenti in terra sarda.

In totale, l’emittente riuscirà a raggiungere, nel suo primo ed unico inverno a pochi mesi dal debutto sulle ceneri della guerra, ben 150 minuti di trasmissione. Dal 1944 trasmette tutti i giorni. E continuerà ad operare sino al 1952 quando Radio Cagliari/Radio Sardegna saranno inglobate nell’alveo nazionale con la nascita di Radio Rai Sardegna.

La prima redazione 

Jader Jacobelli negli anni 60 quando conduceva la cronaca politica sul primo canale Rai

Radio Sardegna deve i suoi momenti di gloria soprattutto a una redazione e direzione di spicco. Tra i maggiori giornalisti trasferiti a Cagliari, nonché tra quelli che hanno lavorato a Bortigali, si ricordano: Jader Jacobelli, soprannominato “Dado”, ufficiale dell’Aeronautica in servizio ad Elmas imposto dagli americani, il sottotenente di fanteria Walter Vannini (nella vita civile era una delle voci dell’EIAR), che dà praticamente il via alle trasmissioni con la lettura dei primi notiziari; gli avvocati sardi Carlo Sequi e Guido Martis. Quest’ultimo alla fine della guerra diventa giornalista della RAI e negli anni Settanta direttore della sede della Sardegna.

Invece, il ruolo di direttore della Radio, precedentemente occupato dal giornalista e maggiore Armando Rossini – uomo di fiducia degli americani poi divenuto amministratore delegato della RAI – passa in mano al capitano Carlo Sequi, poi al giornalista Mino Pezzi ed infine al giornalista e scrittore Amerigo Gomez. Quest’ultimo decide di ampliare i programmi e di assicurare un flusso regolare di  finanziamenti in modo da rendere fattibili i progetti in corso.

La notizia del ’45: la guerra è finita

Radio Sardegna ha una storia affascinante, forse a molti sconosciuta, che ha conferito alla nostra isola un primato d’eccezione, datato 7 maggio 1945: quello di aver annunciato al mondo occidentale, prima di tutte le altre radio europee, la notizia della resa della Germania nazista nella Seconda guerra mondiale.

I tempi record parlano chiaro, non lasciando trapelare alcun dubbio, ma solo certezze per questo “pezzo di storia”, per questo scoop, come diremmo oggi: la nostra radio ha giocato con venti minuti di anticipo rispetto a Radio Londra e alla BBC (legata ai doverosi tempi di verifica), e addirittura ben sei ore prima di Radio Roma. Un’anteprima mondiale.

In quel 7 maggio del ’45 tra i disturbi delle frequenze radiofoniche e qualche fruscio si sovrappongono le voci di Amerigo Gomez e Antonello Muroni, rispettivamente direttore e annunciatore di Radio Sardegna, che con tono concitato dicono agli ascoltatori: «La guerra è  finita! A voi che ascoltate, la guerra è finita!».

Le normali trasmissioni quel giorno subiscono dei cambiamenti e la notizia viene ripetuta ogni dieci minuti per tutta la serata, integrando ogni volta qualche dettaglio in più intercettato dai telegrafisti. Nonostante ciò, il giorno dopo nessun giornale racconterà del primato di Radio Sardegna. Lo scoop era scaturito da un’intercettazione del caporale Quintino Ralli che, nel primissimo pomeriggio primaverile, era riuscito a captare le onde di una radio americana, Radio Algeri, e a sentire un messaggio radiofonico dell’esercito francese nel Nord Africa che diceva: «L’Allemagne s’est rendue! La Guerre est  nie!».

Lo scoop di Quintino Ralli

Quintino Ralli con la cuffia originale che usò durante le trasmissioni di Radio Sardegna

Era esattamente con questa comunicazione che gli altri alleati venivano informati della resa tedesca. Ralli, insomma,“spiava” la radio algerina (ne conservò le cuffie) perché in realtà rivestiva proprio il ruolo di marconista addetto alle intercettazioni. Quintino Ralli, nato vicino a Parma nel marzo del 1920, a ventitré anni viene inviato in Sardegna al quartier generale di Bortigali come tecnico di apparecchiature di ricezione. Morirà a 95 anni, il 17 aprile 2015.

Bisogna ricordare che, all’epoca, il personale e gli operatori tecnici di Radio Sardegna erano dei militari e la stessa radio aveva radici di tipo militare, seppure in tempi piuttosto rapidi si sia trasformata imponendosi come la prima radio libera. Quasi contemporaneamente nasceranno anche Radio Bari e Radio Palermo, che nella ricostruzione storica degli eventi rivendicarono lo scoop di Ralli.

Nell’archivio Rai di Cagliari

La sede Rai di Viale Bonaria

Oggi, Radio Sardegna non esiste più. Di quella storica esperienza sono rimaste pochissime registrazioni, alcune sigle e qualche annuncio con l’apertura delle trasmissioni e le testimonianze di alcuni protagonisti (si veda l’archivio multimediale della Digital Librery della Regione).  Le bobine degli anni successivi sono ancora conservate nell’Archivio Rai di Cagliari. 

La famosa grotta barbaricina, luogo leggendario che ha ospitato l’emittente, viene salvaguardata, gestita e promossa dal Comune di Bortigali e su richiesta è possibile visitare il rifugio sede della radio che, in occasione dell’evento “Primavera nel cuore della Sardegna”, diviene sede di una mostra, a testimonianza della memoria storica e del patrimonio artistico-culturale che il 7 maggio 1945 fece diventare questo piccolo centro del Marghine “la capitale del mondo”.

La testimonianza di Romano Cannas

Romano Cannas
Il volume Radio Brada

A raccontare la straordinaria esperienza di Radio Sardegna compare la testimonianza di Romano Cannas che nel libro “Radio Brada” (edito nel 2004 da Rai-Eri e distribuito da Mondadori) ripercorre l’epopea della prima emittente libera del dopoguerra non solo con parole e testimonianze dirette, ma anche con immagini, voci e suoni contenuti in un DVD allegato. Originario di Ulassai, è nato professionalmente nel quotidiano L’Unione Sarda, entrando poi alla Rai nel 1979. Ha percorso tutte le tappe della carriera: da giornalista tra le varie sedi sarde a caporedattore (1997-1998), da vicedirettore del TG3 nazionale (1999-2003), uno dei primi, sino alla direzione come responsabile dei servizi giornalistici della sede regionale Rai, portando avanti la grande sfida di ricostruire la programmazione regionale, sia televisiva che radiofonica. Ha inoltre svolto una intensa attività sindacale, ricoprendo il ruolo di consigliere e vicepresidente dell’Associazione della Stampa Sarda e Dirigente nazionale dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai.

Il camion militare con le apparecchiature della radio

Si veda l’intervista nel volume del Corecom (pag. 145) dove l’ex evidenzia l’importanza storica di questa prima emittente: «Commentando il libro Radio Brada – dice Cannas –  un grande storico esperto anche di radiofonia quale il professor Peppino Ortoleva, definisce la storia di Radio Sardegna non come la storia di una piccola radio regionale, ma “uno dei capitoli più importanti della storia della radio italiana”, nonché lo spartiacque tra la radio del regime, l’EIAR, e le radio libere».

Nel ripercorrere le vicende della radio Cannas ricorda: «La fondazione di questa emittente radiofonica si deve all’intuizione e all’opera di un gruppo di tecnici e di alcuni ufficiali dell’esercito, tutti addetti alle stazioni radio nel ruolo di telegrafisti e marconisti. Gli ufficiali coinvolti appartenevano al gruppo dei 200 mila soldati rimasti bloccati nel centro dell’Isola. A seguito dei bombardamenti il generale Antonio Basso, all’epoca Comandante Supremo delle Forze Armate della Sardegna, decise di trasferire quei militari a Bortigali per garantire loro una maggiore protezione, oltre che per gestire meglio la logistica bellica e avviare le trasmissioni radiofoniche». E conclude: «Radio Sardegna non era solo una radio sarda rivolta ai sardi perché i notiziari avevano notizie di politica estera e si servivano delle più importanti agenzie di stampa. Era dunque già una radio con un taglio nazionale».

 

L’articolo su Mediterraneaonline.eu

Sull’argomento anche  Mediterraneaonline.eu (vedi il link della rivista su questo sito) ha raccontato le vicende di Radio Sardegna con un articolo uscito sul numero del 1 marzo 2009 a firma di Sara Palmas. Per la lettura integrale rimandiamo al link Radio Brada, la prima radio libera in Sardegna.  

La copertina della raccolta multimediale prodotta da Rai Sardegna e disponibile anche su Digital Librery della Sardegna.

L’articolo rievoca in sintesi la storia dai primi passi del 1943 sino alla conclusione nel 1945, in gran parte sulle fonti del libro “Radio Brada” pubblicato qualche anno prima a cura di Romano Cannas e dai materiali audiovisivi raccolti dalla Digital Library della Regione nella sezione “Gli archivi della memoria/ Radio Brada” (2005) a cura del prof. Manlio Brigaglia prodotti da Rai Sardegna ( si veda il link Radio Brada).

Così inizia l’articolo su Mediterraneaonline.eu che mette in evidenza gli aspetti più clamorosi di una storia altrettanto importate quanto non abbastanza nota, soprattutto alle nuove generazioni: «A proposito di comunicazione esiste una storia affascinante che forse pochi conoscono e che ha conferito alla Sardegna un primato eccezionale: quello di aver annunciato, prima di tutte le altre radio europee, la fine della guerra attraverso le frequenze di Radio Sardegna. È il 7 maggio 1945 e tra i fruscii e i disturbi delle frequenze radiofoniche le voci di Amerigo Gomez e Antonello Muroni, rispettivamente direttore e annunciatore di Radio Sardegna, dichiarano concitatamente “a voi che ascoltate, la guerra è finita!”. Uno scoop, come si usa dire oggi, che precede di almeno venti minuti la BBC, inchiodata ai doverosi tempi di verifica, e che riesce ad essere udito in tutta Italia e perfino in molti paesi d’Europa…

 

 

Fonti:

Volume edito dal Corecom Sardegna (2019)

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