Il Minatore, giornale proletario in Tunisia

Nel saggio di Alessandra Marchi i forti legami con la Sardegna

La Sardegna ha un legame storico con la Tunisia, sia per vicinanza geografica che per interessi economici sviluppati tra i due paesi, inseriti in traffici commerciali e politiche internazionali. L’occupazione francese ha certo inciso sullo sviluppo di tali relazioni, ed è stata spesso al centro di proteste e critiche anche da parte della colonia italiana e soprattutto attraverso la stampa. A cavallo tra XIX e XX secolo, nel generale clima di agitazione per i cambiamenti in atto, provocati dalle caratteristiche dello sviluppo capitalista e dalla mancanza di diritti e tutele, proliferano giornali che cercano di sensibilizzare la base proletaria e spingere alla creazione e legalizzazione delle organizzazioni sindacali – che non furono estese dai Francesi in Tunisia per timore di un risveglio nazionalista – “senza distinzioni di razza, di colore, di nazionalità” (Brondino 2006).

Il medico e filantropo Niccolò Converti (1858-1939), giunto a Tunisi dal 1887, fonda il primo giornale di protesta sociale, L’Operaio (1887), al quale seguirono altri giornali, come il sardo Il Minatore. Organo di raggruppamento e di difesa di tutti i lavoratori della miniera.

Si tratta di un settimanale pubblicato a Tunisi dal 27 gennaio al 25 agosto 1907, in 27 numeri conservati nell’Archivio Nazionale di Tunisi. 

“La rivista nasce per iniziativa di un gruppo di intellettuali di impronta socialista […] di probabile estrazione borghese. La loro impostazione politica si rifà a un socialismo filantropico, talvolta di impronta paternalistica” (Marilotti 2006, p. 178). I direttori erano Francesco Ghiso e Ferdinando Montuori. Il giornale veniva venduto al prezzo politico di 5 centesimi, per poter essere acquistato dunque anche da lavoratori che avevano ben poche risorse a disposizione. 

La voce dei lavoratori

Si voleva inoltre far arrivare la rivista in luoghi di lavoro spesso isolati, con l’intento pedagogico di promuovere la dignità umana e migliori condizioni di vita, ma anche di far arrivare notizie dalla terra d’origine, la Sardegna, che in emigrazione era sentita particolarmente lontana. Il giornale ospitava anche scritti letterari e soprattutto le voci dirette dei minatori che diventavano al contempo promotori della rivista e quindi più coinvolti nelle lotte, sebbene la redazione non spingesse per la radicalizzazione dello scontro tra capitale e lavoro quanto piuttosto per il riconoscimento e della classe lavoratrice e di una borghesia che si voleva illuminata.

Eppure, le parole di denuncia erano forti, così nel numero del 2 giugno 1907 si legge:

Assuefatti dalla nascita alla miseria e a essere trattati come animali inferiori, molti di noi nemmeno sentono l’oltraggio gravissimo che ci si fa e si rassegnano, felicissimi di ricevere calci dal padrone e benedizioni dal prete, trovando anzi che tutto va a meraviglia anche quando senza pane e senza tetto sono ridotti all’elemosina.

Le corrispondenze pubblicate sul Minatore denunciavano le condizioni di lavoro, il caro vita, lo scarso accesso all’acqua, lo strozzinaggio delle cantine dove i minatori erano obbligati ad acquistare quasi tutti i beni a dei prezzi maggiorati, tanto che il giornale si fece promotore di una campagna per spedire beni ai minatori che ne facevano richiesta: cibi vari, come formaggi di Sardegna, legumi, burro ma anche vestiti, potevano così essere acquistati ai prezzi di Tunisi, inferiori di 1/3 o della metà rispetto a quelli imposti negli spacci delle miniere. I temi trattati riguardavano questioni politiche, lotte sindacali, denunce di infortuni o soprusi, riflessioni su “la donna e la miniera”, le condizioni di lavoro nelle miniere algerine, ed anche l’emigrazione sarda, con cronache biografiche.

La rubrica “Corriere di Sardegna”

La rubrica “Corriere di Sardegna” informava sulle miniere dell’isola, sugli incidenti e gli scioperi, sui fatti di Buggerru, sui processi per le lotte operaie, o ancora sull’industria agricola e le sue cooperative, e sulla costituzione della Camera del lavoro a Cagliari. I cognomi dei corrispondenti che firmano le lettere indicano le loro origini: Dessì, Loi, Atzori, ma anche “Barbaricino ribelle”. Il giornale ospitò inoltre dei componimenti in lingua sarda e la voce del poeta e scrittore nuorese Francesco Cucca (1882-1947), arrivato nel 1902 da Iglesias in Tunisia, dove lavorò come minatore e garzone di cantina e fu autore di diversi scritti ambientati in Tunisia.

La chiusura per mancanza di fondi, o magari anche a causa della censura – poiché ogni giornale di protesta era inviso alle autorità – non permise ai lavoratori sardi di continuare questo interessante esperimento giornalistico, sociale e culturale.

Fonti

Gianni Marilotti, storico e senatore

Marilotti Gianni (2006), (a cura di), L’Italia e il Nord Africa. L’emigrazione sarda in Tunisia (1848-1914), Carocci, Roma.

– (a), “La comunità italiana in Tunisia: società, lavoro ed emigrazione. Il caso dei sardi, in G. Marilotti (a cura di), L’Italia e il Nord Africa. L’emigrazione sarda in Tunisia (1848-1914), Carocci, Roma 2006, pp. 103-149.

– (b), “Stampa e tutela dei diritti. Un caso esemplare: “Il Minatore”, G. Marilotti (a cura di), L’Italia e il Nord Africa. L’emigrazione sarda in Tunisia (1848-1914), Carocci, Roma 2006, pp. 177-211

Chi è Alessandra Marchi

Alessandra Marchi

Assegnista di ricerca presso l’Università di Cagliari. Le sue ricerche riguardano la comunità italiana in Egitto e Tunisia e la ricezione del pensiero gramsciano nei paesi arabi. Tra le sue pubblicazioni: «Conscience et contestation de l’ordre social en Egypte entre XIX et XX siècles. Le rôle de la presse ‘radicale’ italienne», «Italian subalterns in Egypt between Emigration and Colonialism (1861-1937)»; co-curato con P. Manduchi  “A lezione da Gramsci. Democrazia, partecipazione politica, società civile in Tunisia”, Carocci 2019

Fonti:

Dal 1° Rapporto Sardegna e Mediterraneo, a cura dell’ISPROM, Arkadia Edizioni, Cagliari 2023

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