L’Isola, L’Altro Giornale e L’Opinione

Tre quotidiani tra gli anni '80 e '90 contro il duopolio

Gli anni Ottanta

Gli anni Ottanta si aprono  con la Sardegna in ginocchio in  un momento economico e politico molto difficile dopo il crollo della petrolchimica, la chiusura delle fabbriche, manifestazioni e scioperi in ogni settore. Con il fallimento della SIR e del complesso gruppo societario facente capo all’imprenditore lombardo i due quotidiani hanno cambiato proprietà, mentre si è spenta drammaticamente l’esperienza di Tuttoquotidiano. Sul campo, dunque, restano L’Unione e La Nuova a contendersi il primato e a spartirsi le zone di influenza in una competizione sempre più aspra.

Il giornale sassarese acquisito dall’editore Carlo Caracciolo ed entrato nelle sinergie amministrative-tecniche e redazionali del gruppo Espresso-La Repubblica, è il primo a muoversi e a rinnovarsi in tutti i sensi. Il giornale sassarese a partire dal 1980 viene rinforzato, sviluppato e dotato di tecnologie moderne, tanto da confermarne la solidità e la diffusione regionale. La Nuova è subito passata ad un formato tabloid ridotto, del tipo La Repubblica, puntando sulle edizioni locali con l’obiettivo di radicalizzare e fidelizzare la testata nel territorio, avvalendosi per l’informazione nazionale anche dell’agenzia Agl che ogni giorno fornisce servizi e articoli comuni all’intera rete locale del gruppo.

Così negli anni ‘80-‘90 si accende il confronto col competitor cagliaritano nelle aree di confine diffusionale, in particolare nel Sulcis-Iglesiente, in Ogliastra, nel Marghine-Planargia e in diverse zone del Nuorese-Barbagia-Baronia-Sarcidano, con l’apertura di uffici di corrispondenza.

L’Unione, su cui torneremo in seguito, dopo l’era Rovelli passa attraverso un breve interregno nelle mani di Salvatori Del Prato e quindi viene acquistato da un giovane e intraprendente editore cagliaritano: Nicola Grauso. Quest’ultimo, pioniere dell’emittenza radiotelevisiva locale, nel 1975 apre Radiolina e pochi mesi dopo Videolina, che diventerà in breve una delle più importanti Tv locali a diffusione regionale, con una redazione sempre più nutrita e valida di giornalisti e collaboratori, produzioni proprie di grande successo (alcune – come “Sardegna canta” – dureranno oltre vent’anni) e la gestione dei ripetitori Tv attraverso i quali dovranno passare le emittenti nazionali. Videolina, sotto la direzione di Bepi Anziani, arriverà ad avere un’audience nell’80 per cento del territorio, superando di gran lunga persino la Terza rete regionale della Rai che, invece, avrà difficoltà ad estendere il segnale in molte zone dell’Isola. Bepi Anziani resterà saldamente alla guida per un ventennio, ottenendo ottimi risultati di audience con i Tg e una serie di fortunati programmi di approfondimento, realizzati con pochi mezzi, ma con qualificati professionisti e tecnici.

L’Isola a Sassari e L’Altro Giornale a Cagliari

Nel 1981 nascono altri due quotidiani: in febbraio L’Isola a Sassari e in giugno L’Altro Giornale a Cagliari. Entrambi di orientamento moderato (centrodestra) tentano di trovare uno spazio tra i lettori dei due principali quotidiani che invece si contraddistinguono su linee politiche sempre più verso la sinistra (il Pci in particolare, La Nuova Sardegna) e L’Unione Sarda in un difficile equilibrio tra le varie forze dominanti nel dibattito di quel periodo. Questo perché la maggiore  diffusione dell’Unione si sviluppa in un bacino elettorale moderato a Cagliari, nell’hinterland e nell’Oristanese, ma anche in zone minerarie e operaie dove alto è l’orientamento di sinistra. 

L’Isola (di proprietà di un giovane imprenditore Luisito Bozzo e condotto da giornalisti ex Nuova) e L’Altro (fondato dal costruttore cagliaritano Pier Giorgio Fanni e diretto da Pier Carlo Carta, lo stesso che aveva guidato l’esperienza di Tuttoquotidiano) escono con formato tabloid, utilizzano tecnologie moderne e la stampa a colori, sono realizzati da agili redazioni di intraprendenti giornalisti. Ma la vita di entrambi risulterà breve e i conti andranno presto in rosso, schiacciati dal peso delle due “corazzate” storiche che risponderanno alla nuova concorrenza con iniziative editoriali, più pagine e allargando il numero di giornalisti e collaboratori.

Sull’esperienza de L’Isola è uscita di recente la testimonianza del giornalista Gibi Puggioni nel suo blog “Diario di un cronista di periferia” a cui abbiamo dedicato un post su questo sito. Ecco il link del sito www.gibipuggioni.it

La vera battaglia, però, si vince e si perde nella raccolta pubblicitaria dove il gruppo Unione Sarda-Videolina attraverso la concessionaria SPI e La Nuova Sardegna con la Manzoni, non lasciano alcun spazio, neppure nelle “vitali” necrologie che costituiscono pur sempre un richiamo fondamentale per i lettori più anziani e garantiscono la radicazione nel territorio.

Gli anni Novanta, L’Opinione di Diaconale

Arturo Diaconale

L’Isola chiude nell’ottobre del 1982, L’Altro resiste sino alla fine del marzo 1983. Un decennio dopo ci sarà un nuovo tentativo per vedere un terzo quotidiano sardo con L’Opinione. Siamo nel 1994, il fenomeno Berlusconi è esploso con tutti gli sconvolgimenti politici ed economici che conosciamo. Il giornalista Arturo Diaconale, vicino al “Cavaliere”, sbarca in Sardegna con il suo quotidiano nazionale L’Opinione che viene venduto insieme a due edizioni locali: nasce il primo giornale “panino”, cioè un supplemento inserito al centro. Una formula, compri due-paghi uno, al tempo contrastata fortemente dal sindacato dei giornalisti, ma che poi prenderà piede negli anni Duemila con le edizioni regionali del Corriere della Sera e della Repubblica. 

L’Opinione in Sardegna esce in edicola con l’inserto di  12 pagine realizzate per l’edizione nord a Sassari-Nuoro (nella redazione diretta da Riccardo Sanna) e per il sud a Cagliari-Oristano (caporedattore Umberto Aime). Direttore responsabile dell’edizione sarda è Ignazio Di Donni.  Anche questa esperienza, come tutti i precedenti tentativi, si rivelerà fallimentare dal punto di vista editoriale concludendosi in meno di due anni.

La diffusione nell’Isola: il boom nel 1990

Con l’avvento della società di rilevazione Audipress alla fine anni Ottanta, è possibile disporre dei dati ufficiali (resi noti dalle stesse testate). I dati si riferiscono alle copie diffuse (vendute in edicola e in abbonamento, più gli omaggi) e al numero di lettori nel giorno medio. I due dati possono anche non corrispondere perché un giornale può vendere complessivamente più copie, ma può capitare che una copia di un’altra testata venga letta da più persone. Come è avvenuto per i due giornali leader. L’Unione nel 1990 arriva a sfiorare le 95 mila copie, contro le 73 mila della Nuova, con una forbice di circa 22 mila copie vendute al giorno. Nel quinquennio successivo si registra un forte calo di entrambe le testate, ma nel contempo la forbice si riduce sensibilmente. L’Unione cala a 82 mila copie nel 1993 (65.500 la Nuova) e scende a 68 mila nel 1995 contro le 63 mila del competitor sassarese che si avvicina pericolosamente a contrastarne la leadership.

Nel decennio precedente il giornale cagliaritano è cresciuto costantemente nelle copie vendute e nella readership (indice di lettura), poi si è invertita la tendenza: seppure è rimasto al vertice per le vendite, nel 1995 e nel 1996 perde il primato del quotidiano più letto. La Nuova fa registrare 421 e 393 lettori ogni mille abitanti nel giorno medio contro 401 e 360 dell’Unione che in cinque anni ha perso quasi cento lettori. Nel 1990 deteneva il primato con 446 lettori nel giorno medio per copia ogni mille abitanti contro i 419 del competitor.

I due giornali sardi, comunque, sono ben radicati nel territorio, spartito quasi al 50 per cento con L’Unione al centro-sud e La Nuova al nord e in Gallura, mentre il Nuorese e l’Ogliastra restano terra di scontro. I giornali nazionali sono molto distaccati nelle vendite e nella lettura: Repubblica è il più letto perché, grazie alla teletrasmissione, viene stampato nella tipografia della Nuova a Sassari e raggiunge le edicole sin dal mattino presto. Seguono i giornali sportivi e Il Corriere della Sera. Tutti i giornali si adegueranno per saltare l’handicap del trasporto e dai primi anni Novanta verranno stampati nel centro stampa de L’Unione Sarda ad Elmas che nel frattempo si è dotato di nuove rotative e macchinari moderni.

Dal 1992 inizia il calo delle vendite

Che cosa abbia determinato il calo delle vendite nel decennio? La risposta ha avuto più spiegazioni dagli esperti. Le cause sono molteplici: la maggior offerta dei quotidiani in edicola che ora arrivano tutti alla stessa ora; la concorrenza delle Tv private che si sono consolidate nel territorio; l’estensione del segnale e quindi dell’ascolto di Raitre Regione; la crisi economica del 1992 che ha comportato perdite e tagli in tutte le redazioni italiane. E, non ultimo, il motivo politico. L’ascesa di Berlusconi, per quanto riguarda i due quotidiani sardi, si riflette e si specchia pesantemente negli indirizzi di Unione e Nuova e quindi nelle scelte dei lettori. Il giornale cagliaritano è vicino a Forza Italia e al centrodestra. L’editore Grauso finirà per schierarsi apertamente e scenderà in campo politico col Nuovo Movimento, fatto che comporterà pesanti conseguenze sull’indipendenza, la credibilità e l’affezione presso i lettori della storica testata.

La Nuova fa dura opposizione e diventa il quotidiano di riferimento della sinistra in aree operaie come il Sulcis Iglesiente e agricole come il Medio Campidano, oltre al Nuorese dove forte è l’orientamento anti-Cavaliere.

Il confronto politico diventa, dunque, il centro del terreno di scontro con momenti drammatici che seguono i diversi governi nazionali e soprattutto regionali. I due giornali lottano testa a testa nella diffusione, in un’Isola spaccata politicamente a metà. Le copie continueranno a calare sino alla fine del decennio, ma i bilanci vengono salvati dalla pubblicità e in particolare dai numerosi giochi con consistenti  premi che vengono programmati per sostenere la diffusione.

Fonti:

Estratto aggiornato dal volume di Carlo Figari “Dalla linotype al web…” , Cuec, 2014

Copyright©2018 www.CarloFigari.it - Privacy Policy - Cookie Policy