Il Corriere dell’Isola e il Quotidiano Sardo

I due giornali degli anni Cinquanta e la figura di mons. Lepori

L’Unione Sarda, uscito dalla distruzione di Cagliari sotto le bombe degli alleati nel 1943, riprende il suo posto in edicola con l’Italia ancora in guerra. Finito il conflitto e restituita la testata ai vecchi proprietari (la famiglia Sorcinelli), il quotidiano comincia a crescere e sotto la guida del giovane direttore romano Fabio Maria Crivelli diventa un giornale regionale. La Nuova Sardegna rinata dopo la forzata chiusura del periodo fascista, riconquista lentamente la leadership nel nord della Sardegna. Ma nel calderone della ricostruzione, del Piano Marshall con gli aiuti degli americani, della vittoriosa lotta alla malaria anche questa condotta con successo grazie alla Fondazione Rockefeller e all’apporto determinante dei militari statunitensi, alle bonifiche delle campagne e ai primi investimenti industriali, c’è tanta sete di informazione. Il fermento politico seguito alla nascita della Repubblica italiana e alla costituzione della Regione autonoma della Sardegna, apre gli spazi a voci diverse da quelle dominanti nel dibattito istituzionale, dove emerge prepotente il dominio della democrazia cristiana e, dall’altra, l’opposizione di un partito comunista vicino a Mosca. Così c’è posto per altri giornali.

Nell’immediato dopoguerra nascono due nuovi quotidiani di area cattolica: a Sassari Il Corriere dell’Isola (1947-1957, di orientamento democristiano) diretto da Francesco Spanu Satta e legato al futuro presidente della repubblica Mario Segni, e a Oristano Il Quotidiano Sardo (1947-1959), direttore  Mariano Pintus. A metà degli anni Cinquanta, trasferitosi a Cagliari) sotto la direzione di monsignor Giuseppe Lepori formerà un gruppo di giovani giornalisti che poi si affermeranno nell’Unione Sarda e nell’informazione radiotelevisiva della Rai. I due quotidiani, che non ebbero vita facile, chiuderanno alla fine del decennio. 

Sulla vicenda del Quotidiano Sardo si veda il post sul saggio di Francesco Birocchi  (il link ) in questo sito, dedicato ai “pionieri del giornalismo cattolico in Sardegna”. A pag. 289 dell’articolo (leggibile in PDF) Birocchi ricostruisce la storia del giornale tra Oristano e Cagliari, citando i giornalisti cresciuti professionalmente con quella esperienza sotto la direzione di mons. Lepori: Ignazio De Magistris, Giovanni Sanjust e Milvio Atzori che diventeranno capi redattori della sede Regionale della Rai; Lucio Artizzu che arriverà a capo ufficio stampa della Regione; Ninni Carta capo della redazione regionale dell’agenzia Ansa; Lorenzo Del Piano che si dedicarà agli studi storici e all’insegnamento, ordinario di storia contemporanea dell’ateneo cittadino. Altri approderanno nella redazione dell’Unione Sarda.

Ecco un passaggio dal saggio di Birocchi:

 

 

Tuttavia, a parte qualche citazione o breve articolo, sulle esperienze di questi due quotidiani manca uno studio organico. Riguardo al giornale sassarese si trovano interessanti riferimenti nella testimonianza di Manlio Brigaglia nel volume “Tutti i libri che ho fatto” (vedi il post in questo sito) una lunga intervista a cura di Salvatore Tola e Sandro Ruju, in cui l’indimenticato professore-giornalista attraversa mezzo secolo di storia della stampa e dell’informazione in Sardegna. Brigaglia iniziò il suo lungo cammino nel mondo dei giornali proprio nel Corriere dell’Isola per passare poi alla Gazzetta Sarda, all’Unione e alla Nuova.

Il prelato-giornalista mons. Lepori

Sulla straordinaria figura di monsignor Lepori si è cimentato con alcuni articoli Gianfranco Murtas. Lepori fu un uomo di chiesa, ma ebbe un ruolo fondamentale anche per la diffusione della cultura e della politica cattolica attraverso giornali, riviste e scritti vari. Il Quotidiano Sardo fu una sua creatura e lui indubbiamente fu maestro per tanti giovani di area cattolica che cominciarono a muovere i primi passi nei giornali, tra Oristano e Cagliari. Il giornale nel 1947 esce a due pagine, quattro la domenica, negli anni Cinquanta resterà a quattro pagine.

Mons. Lepori (nella foto) conseguì due lauree  percorrendo una carriera ecclesiastica  costellata di  incarichi prestigiosi. Come giornalista fu iscritto all’Ordine nel 1950 e fu tra i fondatori dell’UCSI (Unione dei giornalisti cattolici) per la quale organizzò a Cagliari il primo consiglio nazionale,

Ricordiamo  la sua collaborazione a  “Sardegna Cattolica” e appunto al ”Quotidiano  Sardo” che diresse dal 1950 al 1958. Diventa direttore al posto di Mariano Pintus chiamato a Roma da altri impegni professionali, domenica 28 maggio e firma il suo primo corsivo in prima pagina il 30 maggio in cui parla della persecuzione dei cattolici in Cecoslovacchia, all’epoca stretta in un duro regime comunista filosovietico. Il secondo articolo sarà sulla repressione dei berlinesi. Lascerà la direzione il 30 gennaio 1958 (gli subentrerà Italo Montini) e il giornale chiuderà di lì a pochi mesi in coincidenza con la morte di Pio XII e l’elezione di Papa Giovanni XXIII.

Ecco il PDF della scheda biografica scritta da Murtas:

Mons. Lepori inoltre fu dinamico corrispondente de “L’Osservatore  Romano” dal 1946 al 1977. Il suo impegno giornalistico culminò nel 1975, quando gli venne attribuita la Stella D’Oro, massimo riconoscimento  della stampa cattolica.

Sulla figura di mons. Lepori una dettagliata biografia compare sul sito ASerramanna, a firma di Luigi Attori, con tutti i passaggi più importanti del prelato originario del paese campidanese, a cui rimase sempre molto legato. Ecco il link per scoprire di più:    http://www.aserramanna.it/2012/10/il-monsignore-di-serramanna-giuseppe-mario-lepori/

Anni 50: nell’Isola si vendono 70 mila copie

Chiusa l’esperienza di quei due giornali, negli anni Cinquanta si impone il predominio dei due principali quotidiani che si spartiscono il territorio seguendo una capillare distribuzione che andrà consolidandosi nel futuro. Il Campidano e l’Ogliastra nell’area dell’Unione, il Nord, la Gallura e il Nuorese alla Nuova. I due giornali, in  questo settore paradossalmente protetti dall’insularità (i quotidiani “continentali” arrivano in edicola via posta solo nella tarda mattinata) vendono complessivamente intorno alle 70 mila copie.

 

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