Maria Piera Mossa

La prima regista sarda della Rai


T
renta voci per una protagonista della cultura del Novecento e dell’informazione in Sardegna. A vent’anni dalla prematura scomparsa (17 marzo 2002), un libro parla di Maria Piera Mossa, la prima regista sarda. Cinema, radio, tv: «la sua presenza nei diversi campi della comunicazione è stata appassionata e instancabile », come afferma la nota di presentazione del volume che, di sicuro, merita un posto nello scaffale di storia del giornalismo in Sardegna quale preziosa testimonianza e documento da lasciare a chi vorrà approfondire i temi dell’informazione nell’Isola.

La copertina

La Società Umanitaria, la Cineteca Sarda, la programmazione radiofonica e televisiva della Sede RAI per la Sardegna sono stati gli ambiti principali della sua attività di comunicazione, informazione, creazione artistica, svolta sempre con professionalità e impegno ma anche con grande capacità di coinvolgimento, partecipazione, collaborazione di tanti. Una strenua battaglia a difesa del servizio pubblico radiotelevisivo, come strumento di crescita culturale e civile della comunità rivolto a interlocutori attivi e consapevoli, non a destinatari passivi di messaggi calati dall’alto. «Si è spesa sino all’ultimo – dice la nota – lanciando il progetto che le era più caro: il riordino dell’immenso patrimonio audio e video della RAI sarda perché venisse messo a disposizione di scuole, università, realtà culturali e associative, vere destinatarie di quel lavoro. Una vita esemplare che, attraverso il ricordo di chi l’ha conosciuta, chiama a nuove responsabilità e a un rinnovato impegno».

Maria Piera Mossa
L’articolo di Massimiliano Rais sul libro nella pagina della Cultura dell’Unione Sarda, 18.10.2023

Il volume voluto fortemente dalla Aipsa Edizioni, si intitola “Maria Piera Mossa, la prima regista sarda” (Cagliari, 2023, pag 183, euro 18, vedi il link del volume) ed è stato presentato in anteprima il 26 settembre 2023 presso la sala conferenze della Fondazione Sardegna, affollata di colleghi, amici e di quanti la conobbero e apprezzarono. Il libro, a cura dell’antropologo Pietro Clemente, del giornalista Rai Jacopo Onnis e del marito Peppetto Pilleri, riporta una trentina di brevi interventi-testimonianze che ci restituiscono il ritratto a tutto tondo di un personaggio quale fu Maria Piera Mossa. Innumerevoli gli spunti che si ritrovano negli scritti, al di là dei ricordi personali, ma che rievocano il suo ruolo di operatrice culturale e programmista-regista. Si parla della Mossa ma nello stesso tempo degli eventi che hanno caratterizzato la vita culturale, politica e giornalistica di oltre un trentennio, dal periodo seguito al “Sessantotto” con la nascita e l’affermazione delle tv locali, all’apertura della Terza regionale della Rai. Perciò il libro non può essere considerato una semplice biografia celebrativa, ma un documento che riguarda il lavoro di quanti, insieme a Maria Piera, operarono nel campo dei media in quei tormentati tempi di grande sviluppo tecnologico e di nuovi contenuti. 

A lei il Comune di Cagliari, con delibera del 2013, ha voluto dedicare una via individuandola nella zona di Giorgino, rione dei pescatori, dove altre due strade sono intitolate a grandi donne quali Joyce Lussu e Rosa Luxemburg.  A lei è intitolato il progetto dell’archivio digitale della sede Rai della Sardegna e infine il Cirecom Sardegna, dall’edizione 2018-19, ha dedicato la sezione giornalismo del Premio annuale “Gianni Massa” (altro grande giornalista sardo) sui temi della pari opportunità e della comunicazione in genere. 

Biografia

La copertina del volume “Appunti sulla Sardegna” a cura di Mauro Spignesi (E. Gasperini ed.) che raccoglie articoli e conversazioni radiofoniche di Mario Mossa Pirisino

Nata nel 1949 a Cagliari, il padre Mario Mossa Pirisino di origini galluresi è stato un giornalista affermato dell’Unione Sarda, cronista e capo dei servizi sportivi seguiva le partite del Cagliari. Rimase storica la sua radiocronaca in diretta col capoluogo, dove migliaia di tifosi si erano radunati a Terrapieno nei pressi della sede del giornale, dallo stadio Flaminio di Roma in occasione dello sfortunato spareggio per la Serie A contro la Pro Patria, il 6 giugno 1954. Fu la prima radiocronaca, imitata vent’anni dopo quando sorsero le radio private che cominciarono a trasmettere le dirette con i radiocronisti muniti di telefono dalla tribuna dello stadio. Maria Piera respirò in casa sin da giovanissima l’aria del giornalismo, ma probabile che non fosse la sua vera aspirazione seguire le orme paterne, anche se poi il destino la portò in quella direzione.

Liceo classico al Dettori, dove conosce Peppetto Pilleri, futuro marito, compagno di lavoro ai primi tempi, e padre di Martina. Una storia, ormai di questi tempi rara, nata nei banchi di scuola, consolidata all’Università dove Maria Piera si iscrisse nella facoltà di Filosofia, nell’attività politica nelle sezioni del Pci e, a partire dal 1970, nell’associazionismo presso la Società Umanitaria e la Cineteca Sarda, lavorando con le scuole, i docenti e gli operatori culturali. Un’esperienza – scrive lei stessa nella breve nota pubblicata in apertura del volume- in assoluto più formativa e importante dal punto di vista professionale e personale.

Noi un po’ più giovani che abbiamo vissuto le medesime esperienze di Maria Piera Mossa possiamo sottoscrivere quanto da lei detto. Non a caso da quella scuola di cultura, politica e vita associativa uscirà una generazione che ha dato docenti universitari, insegnanti, ricercatori, operatori culturali, registi, musicisti, artisti, professionisti, giornalisti, tecnici. Tutti affermati, chi più chi meno, ma con la stessa passione, nel proprio campo professionale lasciando di certo  un’impronta importante nella vita pubblica cittadina e regionale. 

A Maria Piera non interessava il successo personale, quanto trovare uno sbocco produttivo e utile per il suo lavoro in cui credeva spassionatamente e a cui dava anima e corpo, sino all’ultimo respiro di una morte arrivata troppo presto, a soli 52 anni nel 2023 per un male incurabile che l’aveva tormentata per diversi anni, ma non per questo le aveva impedito di continuare a lavorare.

Fabio Masala

Tornando alla sua biografia, racconta di aver fatto l’operatrice culturale per un lungo periodo all’Umanitaria, guidata dall’indimenticato Fabio Masala, dirigendo corsi, seminari per adulti e insegnanti sull’uso degli audiovisivi nelle attività associative e nella scuola, organizzato convegni di studio in collaborazione con le Università di Cagliari, Pisa, Firenze sul pubblico cinematografico e sull’Educazione permanente.

In quegli anni collaborò con il celebre prof. Filippo Maria De Sanctis, presidente nazionale della Federazione dei circoli del cinema (FICC), per il quale scrisse diversi saggi “I ragazzi inventano il cinema”, “La questione meridionale”, “La Resistenza”, “I gruppi di analisi e controllo per la Tv”, pubblicati in riviste specializzate.

Per brevi periodi insegna come precarie lettere e filosofia nelle scuole pubbliche. Quasi per caso nel 1976 inizia a collaborare con la Rai (come esterna) proponendo e realizzando due cicli di trasmissioni radiofoniche sulla scuola.

Nel 1978 dopo aver vinto un concorso nazionale per laureati, viene assunta in Rai come programmista-regista, frequentando a Roma per tre mesi un corso di formazione professionale e da allora ha iniziato la sua carriera alla sede regionale Rai per la Sardegna. Sino al 1992, anno in cui sono stati chiusi gli spazi di programmazione regionale, ha ideato  e realizzato programmi radiofonici e televisivi prevalentemente per il pubblico della Sardegna e più raramente per le reti nazionali.  

I programmi più amati

Nel corso di quasi venticinque anni di lavoro ha avuto modo di entrare in contatto con numerose persone che operavano in vari ambiti della cultura e dell’arte e forse per questo – sottolinea lei stessa – è rimasta particolarmente legata ad alcuni programmi che agevolarono questi incontri. Ecco i titoli:

  • “Visti da fuori”, ciclo televisivo su intellettuali sardi nell’interpretazione di protagonisti della cultura italiana, occasione per avvicinare tra gli altri, Moravia, Bobbio, Guttuso, Volonté, Dacia Maraini, Gonario Pinna.
  • In particolare una puntata su “Grazia Deledda”, acquisita dalla mitica BBC inglese
  • Il ’43 con Sant’Efisio”, trasmesso dalle reti nazionali all’interno di numerosi programmi, occasione d’incontro con l’ing. Marino Cao, che fu l’autore dello storico filmato in super 8 bianco e nero, in cui riprese quel drammatico giorno di festa del 1mo maggio nel quale la statua fu portata in processione nel centro della città distrutta dalle bombe a bordo di un camioncino addetto al trasporto del latte, che per quella religiosa manifestazione sostituì il cocchio d’oro trainato dai buoi. 
  • “La Sardegna nella Storia”: 18 puntate raccontano la storia dell’Isola, con la collaborazione dell’accademico Francesco Cesare Casula, programma selezionato nel 1993 per rappresentare la Rai nel settore del documentario al Prix Europa
Fotogramma del film di Marino Cao sulla processione del 1943

Di lei scrive nella nota biografica: «Leggo molto, soprattutto di filosofia, mi piace il cinema, amo discutere con coloro che per motivi diversi si rivolgono alla sede Rai e mi capita spesso di assistere laureandi che si interessano di comunicazione audiovisiva». 

A Maria Piera – ricorda il giornalista Giancarlo Ghirra – piaceva costruire e ricostruire. Una malattia inguaribile le ha impedito di portare a termine un progetto al quale ha inconsciamente lavorato da almeno dieci anni, da quel funesto 31 dicembre del 1992 che vide la Rai decretare la morte di Radio Sardegna e del servizio pubblico regionale radiotelevisivo, limitato ai soli notiziari giornalistici. Lei si era sempre battuta per impedire la chiusura e per riaprire la struttura di programmazione, quantomeno rimase il desiderio di riorganizzare gli archivi per impedire che materiali di prim’ordine andassero distrutti. Una commissione nel 2003 si insediò impedendo, nel continuare e finalizzare il suo lavoro, che andasse disperso mezzo secolo di storia della cultura audiovisiva dell’Isola.

A proposito della storia e delle vicende della Rai in Sardegna si vedano i post già presenti in questo sito e in particolare sul ricco volume che ripercorre l’epopea di Radio Brada.

Dedicate a lei una strada e un premio

A lei – come già accennato – è intitolato il progetto realizzato negli anni seguenti sotto la guida del direttore Romano Cannas in collaborazione tra Rai e Regione Sardegna per il restauro, catalogazione e utilizzazione dello straordinario archivio di Radio Sardegna e dei filmati televisivi girati sino al 1992, allorché la sede regionale venne chiusa. Venne così raccolta l’eredità della programmista regista scomparsa pochi mesi prima all’età di 52 anni.

L’archivio salvato

Cinquemilatrecento bobine, ottantamila ore di registrazione, mezzo secolo di storia della Sardegna raccontato attraverso immagini, cronache e notizie, radiodrammi, reportage, programmi e interviste. Un patrimonio eccezionale frutto della programmazione radiotelevisiva della sede Rai di Cagliari che oggi si trova raccolto in un vastissimo archivio digitale a disposizione di tutti.  Questo prezioso materiale, custodito nei magazzini di viale Bonaria, fa parte di un progetto innovativo di collaborazione tra la Rai e la Regione sarda avviato nel 2002 che ha consentito di riversarlo in formati digitali di facile consultazione e successivamente su internet.

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La prima sede Rai in viale Bonaria a Cagliari

Un impegno nel quale centrale era l’intenzione del gruppo di lavoro capace di ricostruire la storia della radio, nata l’8 settembre del 1943 a Bortigali grazie alle truppe alleate, prima voce libera dell’Italia occupata ancora dai nazi-fascisti, chiusa soltanto da una Rai centralista per colpa anche delle distrazioni della Regione nel dicembre del 1992. Maria Piera Mossa, come detto, si era sempre battuta per salvare questo patrimonio e l’attività della sede regionale, così la sua eredità fu raccolta dalla concretizzazione di questo progetto grazie allora direttore di sede Mario Finamore che riuscì a convincere la direzione della Rai di Roma della bontà dell’iniziativa sarda. 

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Pietro Clemente

Il progetto fu affidato (giugno 2002) all’antropologo sardo Pietro Clemente che da giovane era stato uno dei leader del movimento studentesco nell’università di Cagliari, poi trasferitosi a Siena. Nel gruppo di lavoro coinvolse lo storico e giornalista Manlio Brigaglia, lo storico Giangiacomo Ortu, il critico letterario Giuseppe Marci, i giornalisti Angelo Demurtas, Paolo Pillonca e Giacomo Mameli, il docente universitario Walter Racugno, gli etnomusicologi Paolo Scarnecchia e Ignazio Macchiarella, i musicologi Gianluigi Mattieti e Gian Nicola Spanu.

Questo prezioso materiale, custodito nei magazzini di viale Bonaria, alla fine è stato riversato in formati digitali di facile consultazione e successivamente su internet. Quel sogno di Maria Piera nel tempo è diventato la sua eredità di cui oggi tutti possiamo beneficiare grazie al web.

Fonti:

Volume “Maria Piera Mossa”, AA VV, Cagliari, 2023, Aipsa Edizioni

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