La legge mancata sull’editoria

Nel 1972 fu bocciata la proposta per rompere il monopolio di Rovelli

Nel primo scorcio degli anni Settanta, mentre in Sardegna è in atto il processo di industrializzazione legato alla petrolchimica, ci sono da rilevare due fatti importanti: la bocciatura della legge sull’editoria e la nascita del terzo giornale (Tuttoquotidiano).

Sull’argomento sono usciti di recente alcuni studi e volumi che riportano documenti e testimonianze: in particolare citiamo il libro di Sandro RujuLa Nuova Sardegna ai tempi di Rovelli” (Edes, Sassari, 2018) con un saggio di Giuseppina Fois sulla “stampa sarda nell’era della petrolchimica” e diverse testimonianze di giornalisti, amministratori e politici che vissero in prima persona quel difficile periodo nel giornale sassarese e poi a Tuttoquotidiano dove passarono diversi di loro. Tra le analisi citiamo i libri di Rosario Cecaro e la tesi di ricerca di Andrea Corda. Per un approfondimento rimandiamo a questi lavori che ampiamente riportiamo nel presente sito.

La guerra della petrolchimica

Agli inizi del decennio il petroliere Nino Rovelli (nella foto) aveva già messo le mani sull’informazione quotidiana regionale: il settore chimico rappresentava il 42 per cento dell’intero prodotto lordo dell’industria sarda. Nello stesso periodo fu portato avanti il progetto di un nuovo nucleo industriale ad Ottana con l’obiettivo di riequilibrare lo sviluppo tra città e campagna e per dare nuovi sbocchi occupazionali nelle zone interne in fase crescente di spopolamento ed emigrazione. È qui, nella piana di Ottana, che si accende la lotta della “guerra per la chimica” tra la SIR e l’ENI di Cefis, mentre il petroliere Angelo Moratti si allarga con la Saras a Sarroch, nel bacino cagliaritano. Sono loro i veri padroni dell’Isola con cui i politici devono fare i conti.

Rovelli ha la proprietà diretta della Nuova Sardegna e controlla anche L’Unione Sarda. Di fatto i due quotidiani sardi sono sotto la sfera di potere della SIR e dunque costretti ad un’informazione controllata per quanto riguarda la politica industriale e tutto ciò che ruota attorno agli interessi di Rovelli. In questo contesto tra i giornalisti, gli stessi politici e i sindacati, si apre un dibattito su come contrastare il monopolio dell’informazione regionale e sull’esigenza di far emergere voci alternative. In una parola, comincia a farsi largo l’ipotesi di un terzo giornale. Il dibattito si concretizza sfociando alla Regione con la proposta di una legge per l’editoria, ma avrà risultati paradossali arrivando ad una bocciatura da parte dei partiti più importanti, quelli cioè che avrebbero dovuto tutelare gli interessi dei sardi vigilando sul pluralismo e la correttezza dell’informazione.

La bocciatura della legge

Nel 1972 al Consiglio regionale viene presentata una legge che prevedeva la creazione di un centro stampa pubblico in grado di stampare quotidiani e spezzare così il monopolio della SIR. Il numero (con votazione segreta) dei consiglieri favorevoli fu pari a quelli contrari, così la legge non passò perdendo un’importante occasione. Fu un tentativo politico pasticciato e compromesso, come spiega Andrea Corda nel suo saggio (2013) su Tuttoquotidiano: «Nel tentativo di incrementare il pluralismo nel settore della stampa quotidiana, si mossero alcune forze politiche (Pci, Psi e Dc), mediante la presentazione di una proposta di legge che intendeva unificare tre distinti progetti: il n. 109 “Provvedimenti per favorire la libertà di stampa e di informazione”, il n. 114 “Contributi a cooperative di giornalisti che intendono promuovere industrie editoriali dirette a realizzare in Sardegna nuovi quotidiani” e il n. 122 “Interventi della Regione Sarda per la tutela alla libertà di stampa”. Ad opporsi erano le forze minoritarie in Consiglio – Msi, liberali e Psiup – che non avrebbero certo potuto fermare l’approvazione della legge che, invece, fu bocciata. Cosa spinse la maggioranza a boicottare il progetto è semplice da capire, con i politici condizionati dall’influenza diretta o indiretta di Rovelli e dei suoi referenti nei partiti e nei palazzi del potere economico-finanziario. Così si lasciava inalterato il monopolio rovelliano L’Unione-La Nuova.

Ma i tempi erano ormai maturi per una nuova clamorosa esperienza. E a breve sarebbe uscito a Cagliari Tuttoquotidiano che, seppur ebbe una breve vita, diede uno scossone al panorama editoriale regionale.

Fonti:

Estratto aggiornato dal volume di Carlo Figari, “Dalla linotype al web…” (Cuec, 2014).

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