Sul futuro Nato l’incognita Trump

Equilibri sempre più difficili

La politica estera di Trump è quanto di più destabilizzante e imprevedibile si possa immaginare per il futuro delle relazioni internazionali. I due più recenti vertici sulla scena mondiale hanno confermato che, con un pokerista come il presidente americano, ogni mano di carte può sparigliare l’intera posta. Peccato che sul tavolo non ci siano fiches, ma è in gioco il destino dei popoli. Prima il vertice di Bruxelles e subito dopo l’incontro a due con Putin a Helsinki ci mettono di fronte a una inquietante realtà: non sappiamo cosa succederà domani, in ostaggio degli umori di Trump.

 

Al summit dei 29 capi di Stato e di governo della Nato Trump ha alzato la voce chiedendo agli europei di aumentare subito i budget nazionali per sostenere le spese per l’Alleanza atlantica. E ha minacciato, nella sua ennesima prova di forza, che gli Stati Uniti sono pronti ad uscire dalla Nato in qualsiasi momento e a fare da soli per quanto riguarda la difesa e la lotta al terrorismo. L’ennesimo bluff al tavolo degli alleati? Poche ore dopo ha detto di aver ottenuto l’impegno <<ad accelerare>> per raggiungere prima del previsto (il 2024) l’obiettivo del 2 per cento del Pil destinato da ciascun Paese alle spese della Nato. In questo smentito da vari capi di Stato e premier, tra cui il nostro Giuseppe Conte, che hanno confermato le scadenze stabilite dagli accordi assunti in Galles nel 2014. Quindi si andrà avanti nelle linee già stabilite, ma nessuno può escludere nuovi exploit di Trump. Il quale, dopo aver definito la Russia come il nemico dell’Occidente da cui tutelarsi in tutti i campi (dalla politica internazionale all’economia, dagli attacchi cyber alle missioni di pace), ha abbracciato Putin riempiendolo di complimenti e affettuosità come due vecchi amici ritrovati. E insieme hanno annunciato la fine di un clima da “guerra fredda”. Parrebbe un grande successo politico se ignorassimo gli eventi della vigilia, il teatrino con Putin e le durissime critiche a Trump subito dopo il suo rientro a Washington.

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In realtà il vertice di Bruxelles sembra aver soltanto confermato che i rapporti tra Usa e Ue appaiono sempre più difficili. E addirittura al minimo storico tra Washington e Berlino con la Merkel che non ha certo gradito le pesanti accuse di Trump sulla dipendenza energetica della Germania dalla Russia, e la minaccia di introdurre dazi su milioni di auto.

A questo punto che succederà all’interno della Nato dove gli equilibri politici continuano a modificarsi? Oggi possiamo far fede solo sugli accordi già presi e pensare che il vecchio detto latino <<pacta sunt servanda>> sia sempre valido tra gli alleati occidentali, nonostante le lucide follie ad intermittenza di Trump.

E allora possiamo ipotizzare, nella politica della porta aperta, un imminente ingresso di Georgia e Macedonia che porteranno a 31 gli Stati membri della Nato, essendo cadute le pregiudiziali per i due Paesi in lista d’attesa.

Tra i programmi discussi a Bruxelles le nuove strategie nella lotta contro il terrorismo e per prevenire il riemergere dell’Isis, partendo dall’Iraq dove si punta ad incrementare gli aiuti alle forze irachene con una nuova missione addestrativa. In Afghanistan, l’Alleanza manterrà la missione “Resolute Support” e pare ne aumenterà il dispositivo in termini di uomini e mezzi per sostenere l’esercito governativo in chiave anti talebana. Anche se gli analisti ipotizzano futuri inevitabili accordi politici con i talebani in una prospettiva (ancora lontana) di far cessare attentati e scontri. Nei piani della Nato si inserisce un pacchetto di attività di “capacity building” per la Tunisia e la Giordania al fine di rafforzare la stabilità in questi Paesi e nelle aree vicine.

Nei rapporti con Mosca, anche dopo i contrastanti atteggiamenti di Trump, è possibile supporre che i Paesi alleati manterranno un approccio “a doppio binario”’ che tiene aperta sia la finestra del dialogo che quella della prontezza operativa nel fronte nord (ai confini con Ucraina, Polonia e Paesi baltici) e nel Mediterraneo.

 

Fonti:

Da L’Unione Sarda, 20.07.2018

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