Se trionfa la cultura

Il concerto tutto russo al Teatro Lirico di Cagliari

Quando la scorsa estate il sovrintendente Nicola Colabianchi mise a punto il programma concertistico 2021/2022 era impossibile immaginare quello che sarebbe accaduto meno di un anno dopo. Così a chiusura del cartellone del Teatro lirico cagliaritano volle inserire due autentici capolavori della produzione musicale russa che tutti gli appassionati conoscono e amano: “Aleksandr Nevskij”, cantata per mezzosoprano, coro e orchestra di Sergej Prokof’ev e “Quadri di un’esposizione” di Modest Musorgskij. Spettacolari, emozionanti, ma soprattutto simbolici perché rappresentano nello spartito i valori della storia e della cultura russa: il primo del periodo staliniano, l’altro del romanticismo ottocentesco. Ma nello stesso tempo sono capolavori assoluti, che travalicano i confini della Grande Madre Patria per far parte del patrimonio universale della musica. Ed ecco che, con incredibile e tempistica coincidenza, il Teatro lirico li presenta al pubblico cagliaritano in due memorabili serate, con l’orchestra e il coro che offrono una magnifica esibizione, diretti dall’esperta mano del maestro Donato Renzetti. Applausi lunghi e calorosi per tutti gli artisti, ma ovviamente il pubblico ha apprezzato la grandezza di Prokof’ev e Musorgskij, giganti della musica come Tolstoj e Dostoevskij, per citarne solo due della letteratura, e innumerevoli russi che con le loro opere hanno lasciato il segno nella cultura mondiale. 

Un appuntamento musicale, quello al teatro cagliaritano, caduto nel centesimo giorno della guerra scatenata da Putin in Ucraina, mentre giornali e tv mostravano le immagini di morti, bombe e di una distruzione senza fine. Nello stesso giorno è apparso sul profilo ufficiale dell’Ambasciata su Facebook un rapporto del ministero degli Affari Esteri della Russia che riferiva di attacchi, minacce e diritti violati: una asserita «grande campagna contro la cultura russa e i suoi rappresentanti», che avrebbe già portato in Italia a una serie di «sgradevoli incidenti». Una formale accusa dell’ambasciatore russo Sergey Razov che fa seguito all’attacco di Mosca sulla moralità dei politici italiani. E via minacciando con la macchina della propaganda a pieni giri.

Che doveva fare il sovrintendente Colabianchi, cancellare le due serate? E il pubblico dei concerti, tornato numeroso a teatro proprio per l’occasione, avrebbe dovuto disertare lo straordinario appuntamento con la musica di Prokof’ev e Musorgskij? La cultura (come la stampa) si silenzia solo nelle dittature, dove anche le arti sono al servizio del potere. Appunto come fa Putin a Mosca, ma non in Italia nonostante le parole accusatrici dell’ambasciatore Razov smentite in tempo reale dai fatti con l’esempio del concerto cagliaritano. A rispondere al rappresentante del Cremlino sono stati l’evento musicale e gli applausi interminabili del pubblico. Non indirizzati a Putin, ma al genio di Prokof’ev (guarda caso nato da padre moscovita nel villaggio di Soncovka nell’Ucraina contesa del Donetsk) e Musorgskij.

Il celebre attore russo Nikolaj Čerkasov nel film Aleksandr Nevskij (1938)

La cantata “Aleksandr Nevskij” è stata scritta dal compositore per accompagnare le immagini del film diretto da Sergej Ėjzenštejn, nel 1938, per glorificare le gesta del condottiero russo eletto a eroe e poi a santo della chiesa cristiano ortodossa dopo la vittoria sui cavalieri teutonici sconfitti dall’esercito di guerrieri e contadini nella celebre battaglia sul lago ghiacciato dei Ciudi (al confine con l’attuale Estonia). Il film è una ricostruzione storica e di propaganda antinazista voluta da Stalin che prevedeva un attacco di Hitler. In quegli anni il dittatore aveva liquidato ogni avanguardia introducendo i canoni del realismo socialista a supporto del culto della personalità. Per questo richiamò, dopo dieci anni di oblìo, il suo miglior regista e gli commissionò il film sul trionfo del principe Nevskij contro i tedeschi. Un’opera di regime, seppure un capolavoro nella sua realizzazione filmica e nell’accompagnamento musicale che enfatizza con il maestoso sonoro la vittoria dell’esercito russo. Il finale è significativo: Nevskij entrando gloriosamente a Novgorod con un atto misericordioso libera i prigionieri e invita chiunque a «venire in Russia, purché lo faccia in pace e non con spirito di conquista» (chiara l’allusione alla Germania nazista).

Alla luce di oggi il discorso di Nevskij nelle scene finali fa pensare a Putin che ancora non ha liberato neppure un prigioniero e che “invita” gli ucraini a passare disarmati entro i nuovi confini tracciati dai russi. Dietro il nuovo zar però non c’è la colonna sonora di Prokof’ev con gioiosi squilli di trombe, ma il cupo suono di missili e cannoni. 

(Nella foto del post il teatro lirico la sera del concerto dedicato ai musicisti russi, 4 giugno 2022)

 

Fonti:

L’Unione Sarda, 08.06.2022 

Copyright©2018 www.CarloFigari.it - Privacy Policy - Cookie Policy