Il turismo ieri e oggi

Oltre l'estate, dentro la Sardegna

Dice un saggio del 1966: «Qualche anno fa al primo manifestarsi del fenomeno turistico che ha condotto la Sardegna alla ribalta internazionale gli itinerari proposti al turista riguardavano quasi esclusivamente le località balneari. I depliant della propaganda componevano – giustamente esaltandone le bellezze senza alcuna esagerazione – una variopinta collana con nomi divenuti famosi o familiari in ogni angolo dell’Europa e più lontano. Da Alghero a Villasimius passando per le coste Galluresi, l’Ogliastra e poi Carloforte, l’Oristanese, sino a Bosa in un periplo lungo le spiagge più belle. Di recente i riflettori sono stati puntati sulla Costa Smeralda, un nome famoso per un grandioso progetto, irresistibile richiamo per vacanze da favola. Sono giunti a migliaia sensibili al fascino del sogno inventato dall’Aga Khan Karim, rimanendo in gran parte sulla soglia della vera Sardegna, ad ammirare i tratti esterni del disegno fantastico. 

È stato il “boom” – una brutta parola entrata di prepotenza anche nel vocabolario dei sardi – delle coste isolane, un’esplosione improvvisa che, estate dopo estate, ha irrobustito la sua eco divenendo sempre più forte. La Sardegna è stata pronta ad adattarsi creando quel fenomeno turistico lungo le coste, al cospetto del mare, dinanzi alle spiagge. 

Lentamente nello stesso correre da una riviera all’altra è nato poi un altro fenomeno turistico: la seconda scoperta dell’Isola, dal mare verso l’interno per fare ciò che non era riuscito agli antichi invasori, entrare nell’anima di una terra antica, immergersi in un mitico passato, identificarsi con le leggende, capire la storia e le tradizioni per interpretare il presente, scoprire misteriosi e nascosti fascini. Ancora crediamo che a questa scoperta, appena allo stadio di presa di contatto, non le si addice l’estate. Così accade che dopo la moderna festa che è il turismo estivo la Sardegna ritorna ad essere se stessa, interamente».  

Sin qui l’estrema sintesi di un saggio intitolato “Il turismo non si ferma alle coste” firmato dall’allora giovane giornalista dell’Unione Sarda Gianni Filippini che dieci anni dopo fu chiamato a dirigere ed oggi, a novant’anni compiuti, è il lucido decano della categoria. Quell’articolo, di cui forse si sarà dimenticato, è uno degli interventi che compaiono nell’Almanacco della Sardegna, uscito nel 1966 e dedicato interamente al turismo. Dopo l’esordio del 1963 l’Almanacco, che era l’annuario della stampa sarda, venne pubblicato sino al 2011. La collezione raccoglie la storia di 40 anni della categoria, ma anche la fotografia politica ed economica della Sardegna. 

Non è un caso che il primo vero numero (quello del 1963 fu una sorta di prova) dell’Almanacco si presentò con una monografia sul turismo, il settore nascente dell’economia regionale. Filippini faceva riferimento a quel fenomeno che andava configurandosi alla fine degli anni 50 per realizzarsi a metà dei 60 con il successo della Costa Smeralda e l’esplosione degli investimenti su tutte le coste. Nella sostanza della sua riflessione auspicava una seconda fase indirizzata verso l’interno e destagionalizzata tra novembre e marzo.

Il volume illustra un quadro generale con diversi splendidi articoli di giornalisti che erano già affermati all’epoca e che sarebbero diventati leggendari nelle redazioni sarde: Angelo De Murtas, Vittorino e Giuseppe Fiori, Antonio Ballero, Sebastiano Dessanay, Mariano Delogu (il futuro sindaco del capoluogo) e Fabio Maria Crivelli che dell’Unione fu direttore per 24 anni, solo per citarne alcuni. Quell’ormai raro Almanacco anticipa profeticamente quanto si è affermato negli ultimi decenni nella stampa e nel dibattito politico. Oggi siamo ancora qui a parlare con giusta soddisfazione di “boom” estivo, ma tutti concordano sulla necessità di “scoprire” una seconda fase. Portare i turisti nelle zone dell’interno e far vivere il settore per dodici mesi all’anno. Ce lo diciamo ad ogni congresso ed è stato il motivo più declinato anche nel recente convegno degli stati generali del turismo, organizzato dalla Regione a Cagliari, per indirizzare la prossima programmazione. Il 2022 si chiude come una stagione da record, con numeri superiori a quelli pre-pandemia. E la Sardegna già si prepara ad accogliere i vacanzieri del 2023. In che modo? Le conclusioni dell’assessore regionale Gianni Chessa sono quelle di promuovere una politica per un turismo tutto l’anno e dunque puntare sul turismo dell’interno. Come scriveva l’Almanacco nel 1966. Una ricetta sempre valida. 

Fonti:

L’Unione Sarda, 07.10.2022

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