Ciò che manca a Cagliari

Teatri all'aperto, grave carenza

La location (oggi si dice così per indicare il luogo dell’evento) è magnifica: il palcoscenico con alle spalle le luci del golfo di Cagliari. Il pubblico guarda il mare e il tramonto. Lo spazio per l’ultimo concerto organizzato dal Teatro lirico in questo scorcio d’agosto è stato ricavato nel piazzale del Lazzaretto, così alla buona con 400 sedie sistemate rapidamente e smontate con altrettanta velocità appena concluso. Sul podio una star della bacchetta, la direttrice Gianna Fratta, che ha condotto con abilità l’esibizione del coro e dell’orchestra dell’ente cittadino. Una bel concerto con brani popolari (Verdi, Puccini, Mascagni) per una serata che il pubblico ha gradito, anche per il costo decisamente accessibile di questi tempi (5 euro). Ma dopo gli applausi viene da pensare che questo spazio è stato inventato in mancanza di una degna alternativa all’aperto, visto che l’arena in piazza Nazzari retrostante il Teatro lirico è ancora in fase di allestimento. E allora, a parte la bellezza naturale dello scenario, la location del Lazzaretto per un concerto non è proprio il massimo visto che si trova sotto la terrazza di un bar-pizzeria, tra un parco e altri locali. Così le note di Verdi si confondevano con le grida di bambini, il vocìo ai tavoli, l’abbaiare di un cane e via disturbando. Solo la pazienza e l’entusiasmo della direttrice Fratta hanno consentito di portare a termine il concerto. Grazie a lei e agli ottimi artisti, abbiamo apprezzato. Ma bocciamo il Lazzaretto per simili eventi, lasciandolo ad altri programmi. 

In realtà Cagliari affollata di turisti come non mai, in cima alle classifiche tra le città più gradite dai vacanzieri europei e italiani, non ha più luoghi deputati per eventi all’aperto. A Roma le Terme di Caracalla, a Verona l’Arena, a Siracusa il Teatro romano, per citare solo tre di innumerevoli spazi diventati il simbolo delle manifestazioni estive e delle città turistiche. Noi avevamo l’anfiteatro romano, apprezzato da tanti artisti alcuni dei quali non hanno più voluto esibirsi a Cagliari dopo la chiusura. Oggi esiste un progetto di recupero, ma non si sa quando verrà realizzato. Il capoluogo che in un recente passato vantava oltre l’anfiteatro, un ampio spazio alla Fiera e alcuni cinema all’aperto in contemporanea, non ha più niente che possa diventare un simbolo dello spettacolo estivo, un richiamo turistico importante e un riferimento per chi resta in città. 

I grandi eventi sono emigrati fuori, al Forte Village, o sparsi per la Sardegna dove piccoli centri ben amministrati e vivaci organizzatori continuano a promuovere festival di successo e qualità. Ma non più a Cagliari. Un palco è stato allestito all’interno della Fiera e a breve sarà disponibile l’arena in piazza Nazzari. Ma siamo già a metà agosto, impossibile senza certezze di luoghi adatti e capienti, pensare ad una normale programmazione. E il cinema confinato nel cortile dell’ex Manifattura tabacchi, appena 150 posti e un caldo insopportabile per le serate d’estate? Grazie al cinema Odissea, c’è almeno quello, seppure angusto e inadeguato altrimenti niente.

Cagliari può contare su numerosi spazi naturali, ville antiche, il teatro di Castello (ora chiuso), ma occorre uno sforzo politico deciso e lungimirante che sappia immaginare luoghi destinati a durare così come avveniva negli anni 50/60 per l’arena Giardino di viale Trento, per la Fiera che ospitava il festival internazionale del Jazz e per l’anfiteatro romano sinché non prevalse la linea della demolizione totale senza alternative. Da anni siamo all’improvvisazione, agli annunci di progetti irrealizzati e di spazi trovati all’ultimo momento, ma per una città che punta in alto sul turismo è una vergogna che non si può mascherare. 

L’Arena Giardino negli anni 60

A conferma di quanto detto sopra, ecco la notizia della chiusura della Cineteca sarda di viale Trieste. Temporanea in attesa della nuova sede nell’ex Manifattura tabacchi che non sarà pronta prima di un anno. Un trasloco sofferto – come sui social scrive il direttore Antonello Zanda – per l’insufficienza degli spazi assegnati da cui nasce la necessità  di spostare il servizio di mediateca in via XX Settembre. Ma il fatto traumatico è che la storica Cineteca non disporrà più di una sala di proiezione e polivalente, così come è stata quella di viale Trieste 126, che ha consentito a tante associazioni, circoli, scuole, di poter operare a costi zero. Chissà se i nostri amministratori sapranno trovare un locale adeguato anche per la Cineteca che da 50 anni svolge un ruolo culturale fondamentale. Per ora su questo punto c’è solo il silenzio. 

 

Fonti:

L’Unione Sarda, 11.09.2022

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