Migranti dalla Tunisia

I legami storici e geografici con la Sardegna

La Tunisia al centro del dibattito dell’Unione europea come mai era stata nel recente passato scavalcata dagli interessi geo-strategici verso altri Paesi della costa africana. Oggi, invece, figura in cima nell’agenda di Bruxelles con un obiettivo prioritario: l’Ue è pronta ad aiutare Tunisi per evitare il tracollo finanziario con gli sviluppi sociali che potrebbe comportare, in cambio il presidente Kais Saied si impegnerebbe ad allentare la morsa autoritaria con cui ultimamente governa. La Commissione europea sta programmando un memorandum da firmare tra le parti in vista del Consiglio europeo di fine giugno. Il piano è stato discusso durante la recente visita di Ursula von der Leyen accompagnata a Tunisi dal primo ministro olandese Mark Rutte e dalla nostra premier Giorgia Meloni, conclusa con l’annuncio di un possibile finanziamento di 900 milioni finalizzato per economia, energia e soprattutto migrazione. Proprio su quest’ultimo punto si è focalizzato l’interesse dell’Italia considerando che le coste tunisine sono diventate l’approdo primario di partenza del flusso clandestino. 

L’idea è di andare in soccorso del Paese che darebbe a sua volta il proprio contributo per bloccare l’esodo migratorio diretto in Europa. Oggi di fronte ad un’emergenza crescente e preoccupante per le conseguenze che l’Italia si trova ad affrontare nell’assistenza in mare e nell’accoglienza, riscopriamo la vicinanza di un Paese col quale contiamo strette relazioni storiche sin dai primi dell’Ottocento. In particolare la Sardegna che ha sempre mantenuto rilevanti tradizioni di scambi reciproci, sulla base di intensi rapporti non solo commerciali, ma anche culturali e di cooperazione. Non è un caso che l’Isprom (Istituto di Studi e Programmi per il Mediterraneo) di Cagliari ha dedicato l’ultima pubblicazione al “Rapporto tra Sardegna e il Mediterraneo 2023”, una documentata fotografia delle relazioni economiche tra l’Isola e i Paesi dell’area MENA (Middle East and North Africa) che si affacciano sul Mare Nostrum.

I dati mostrano come la posizione tra le due sponde del Mediterraneo si traduca per la Sardegna in un potenziale vantaggio competitivo di non poco conto, permettendo all’Isola di strutturare relazioni stabili con i paesi dell’area MENA. Tuttavia – sottolinea il rapporto – è necessario superare i limiti trasportistici oggi presenti e lavorare con il fine di cogliere e valorizzare, con le dovute strategie, le opportunità che tale posizionamento assicura. Ciò che emerge dalla lettura dello studio è il confronto tra il passato ricco di scambi economici e culturali e il presente che mostra un’incapacità strutturale per sfruttare la vicinanza geografica. L’Isprom ricorda che i numeri dell’emigrazione sarda in Tunisia furono consistenti fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo: si andava a cercar lavoro in un Paese non troppo lontano, ricco di miniere, di tonnare e di saline, e spesso ci si stabiliva per lunghi periodi o per il resto della vita, all’interno di una comunità di italiani molto consistente numericamente e ben radicata. 

Un fattore rilevante – come sottolinea lo storico Stefano Pira – fu l’interesse della stampa sarda verso la questione tunisina e verso la comunità degli italiani, e dei sardi in particolare, almeno sino al 1881 prima della dichiarazione del protettorato francese in Tunisia. A Cagliari venivano pubblicati due giornali alla fine del XIX secolo a testimoniare lo stretto rapporto tra le due sponde. E un terzo, el-Mostakel (L’Indipendente), era interamente redatto con caratteri arabi nella tipografia del quotidiano LAvvenire di Sardegna. Suo scopo principale e dichiarato era sviluppare nei nordafricani una coscienza culturale e nazionale, secondo il giornale sempre più minacciata dall’invadenza degli Stati europei e, in primis, dalla Francia. Ecco, dunque, riaffiorare un antico legame storico che deve far riflettere i governanti europei (e i nostri politici sardi) sul ruolo fondamentale che può e deve svolgere la “nuova” Tunisia nell’ambito delle relazioni rivierasche. I prossimi eventi ci diranno se questa strada sarà concretamente percorribile.

Fonti:

L’Unione Sarda, 17.06.2023

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