Società violenta e finti pentimenti

Da Weinstein al caso Spada

“Chiedo scusa” è il titolo di un bel libro del nostro giornalista e scrittore Francesco Abate che racconta di un uomo arrabbiato col mondo accusando tutto e tutti per il suoi problemi quotidiani. Sin quando Valter, il protagonista del romanzo pubblicato con successo da Einaudi nel 2010, scopre di avere un male terribile e di fronte a questo si ribalta la sua visione della vita. Cambiano prospettive, sentimenti, percezioni degli affetti e dei rapporti, sino a convincerlo che era lui, Valter, a dover chiedere scusa e non gli altri. Ebbene, quel libro di Abate è validissimo ancor oggi a distanza di sette anni e lo sarà sempre come metafora di un fenomeno dilagante sui media, in particolare sui social, dai quali viene ripreso e rilanciato sulla stampa e nelle Tv. Tutti chiedono venia pubblicamente di qualcosa (di grave e o meno), cercano giustificazioni di ogni genere per motivare il loro comportamento.

Il boss della mala di Ostia Roberto Spada colpisce con una testata il giornalista

Picchiatori come quel Roberto Spada, fratello di un boss della malavita romana, che martedì scorso ha spaccato la faccia al cronista di “Nemo” che lo stava intervistando e poi lo ha riempito di botte con un bastone colpendo anche l’operatore televisivo. Non si è curato di essere ripreso da una telecamera, ben consapevole di finire in Tv e su internet. E neppure ha pensato di commettere un reato in diretta. Nonostante l’evidenza della brutalità, che ha suscitato la forte reazione pubblica di politici e giornalisti contro la vile aggressione, Roberto Spada ha subito postato le sue scuse: <<Perdonatemi, comprendo il lavoro di tutti, ma ero esasperato dalle tante richieste di interviste>>. Il giornalista Daniele Piervincenzi, appunto, gli stava chiedendo un commento sul suo appoggio (dichiarato su Facebook) a CasaPound per le elezioni al comune di Ostia. Questa volta le pronte quanto insensate giustificazioni, non sono bastate e giovedì finito in carcere.

I cronisti sono spesso vittime di aggressioni, di solito verbali, ma qualcuno rischia di peggio come Piervincenzi. Aggressioni finite sui social, ma il giorno dopo smentite con le motivazioni più banali del tipo <<sono stato frainteso, la mia frase è stata interpretata fuori dal contesto, mi sono spiegato male…>>. Un classico e quotidiano tormentone, tanto da non stupirci più del livello di faccia tosta raggiunto dai nostri politici. Nessuno escluso, dai Cinquestelle al Pd, dai forzisti ai leghisti, potremmo fare un lungo elenco di episodi che vedono un esponente politico insultare i cronisti per poi rimangiarsi le ingiurie.

Ma a chiedere scusa, sempre dopo il fatto o dopo essere stati scoperti, sono praticamente tutti. Senza pudore. Gli assassini che massacrano le mogli, i genitori, i figli in preda ad “un raptus di follia” che non sanno spiegare. Pirati della strada che, correndo oltre i limiti, fanno più morti di una guerra. Furbetti del cartellino che negli uffici pubblici e persino negli ospedali timbrano e poi vanno al fare la spesa o ai videogiochi, prontissimi però a scusarsi quando si vedono in Tv ripresi dalle telecamere di sorveglianza. Un campionario umano incredibile e illimitato, come ogni sera ci mostrano “Le Iene” e “Striscia la notizia”.

(il link della pagina con l’articolo:    pentiti)

Tutti a chiedere scusa, a invocare il perdono dei familiari delle vittime, ad annunciare il ricovero volontario in una struttura specializzata per la cura e il recupero dalle dipendenze. Come il produttore hollywoodiano Harvey Weinstein, molestatore sessuale seriale di attrici e modelle, oggi pentitissimo e pure rovinato. O l’altro attore famoso, Kevin Spacey. 

Il pentitismo, reazione a quanto pare scontata a partire dal giorno dopo la denuncia sui media, non risparmia nessuno. Tutti si pentono e chiedono scusa. Bisogna capire quanto sia spontaneo, sincero, profondo, questo pentimento pronta cassa. O invece quanto sia una vuota dichiarazione per limitare i danni ai processi e per i risarcimenti, confidando nella tolleranza, nel perdonismo buonista e in leggi spesso fin troppo permissive.

Fonti:

L’Unione Sarda, 11.11.2017

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