Tributo di sangue

Dai più giovani ai più anziani

I numeri dei caduti che qui andiamo a riportare non sono aride cifre, ma ciascuno rappresenta la storia di un sardo, dai giovanissimi ai più anziani, chiamati a combattere in una guerra lontana da casa che si trasformerà in un immenso mattatoio.

Almeno 650 mila gli italiani morti nel conflitto, ma c’è chi sostiene oltre 700 mila. 

 

 

I sardi caduti – secondo l’Albo d’Oro ufficiale del 1938 custodito negli Archivi militari – sono 13.602, di cui 11.069 morti accertati, 2010 i dispersi e 523 gli scomparsi, in gran parte periti in mare nell’affondamento delle navi, sepolti da valanghe in montagna o deceduti in prigionia. Furono 1116 i sardi che non tornarono più dai campi dove furono reclusi dopo la cattura.  

 

DI CUI, I MORTI, DISPERSI E SCOMPARSI SONO: 

 

RAGAZZI IN GUERRA

La Sardegna conta, purtroppo, il numero maggiore di caduti rispetto alla popolazione della regione: dall’Isola partirono oltre centomila uomini, praticamente tutti gli abili alle armi nati tra il 1858 e il 1899, i diciottenni chiamati per l’offensiva decisiva sul Piave dopo il disastro di Caporetto. 

Ma vennero arruolati anche 334 ragazzi del 1900 e due del 1901 che non avevano ancora l’età maggiore. 

I sedicenni erano il marinaio di Olbia, Giovanni Eretta, rimasto ucciso nell’affondamento della sua nave a La Maddalena il 18 maggio 1918 e Antonio Seu, operaio del Genio, originario di Villasimius, deceduto per malattia pochi giorni dopo la fine delle ostilità. 

IL PIU’ ANZIANO SARDO UCCISO

Il sardo più anziano fu il ten. colonnello di fanteria, Emilio Anchisi, cagliaritano, morto sul medio Isonzo il 16 giugno 1915: aveva 57 anni e meritò una medaglia d’argento.

 

ULTIMI MORTI 

Alberto Villa Santa

La guerra oltre a essere crudele spesso è anche beffarda. Il 3 novembre 1918 fu firmato l’armistizio che sarebbe entrato in vigore il giorno dopo con la cessazione di ogni combattimento alle 15 del 4. In quelle poche ore, quando sembrava che si fosse fermato l’immenso macello su tutti i fronti, il destino spezzò le vite di altri quattro giovani che non sarebbero più tornati in Sardegna: il diciottenne sottotenente dei bersaglieri, Alberto Riva Villa Santa, a cui Cagliari, la sua città, ha dedicato una scuola e la caserma di viale Poetto. Nell’ultimo assalto alla testa dei suoi arditi sul Tagliamento fu colpito a morte da una scarica di mitragliatrice. Per il suo sacrificio una medaglia d’oro.

Medaglia di bronzo alla memoria fu invece assegnata al caporale di Pattada, Gavino Archittu. Quel 4 novembre di festa per la vittoria morirono per le ferite riportate i soldati Agostino Serci di Serramanna e Giovanni Addis di Ozieri.

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