Chi è Pedro Figari, uno dei maggiori artisti a cavallo tra Ottocento e Novecento dell’America Latina, di origini liguri, ma poco noto e studiato in Italia? Qui ripercorriamo la sua biografia con la scheda che appare sull‘Enciclopedia Treccani e una nota più approfondita del 1992 a cura del critico bergamasco Saverio Radaelli.
Pedro Figari, pittore uruguaiano (Montevideo 1861 – ivi 1938). Dopo una brillante carriera politica (fu prima ispettore delle Arti e Mestieri, poi deputato e vicepresidente della Camera dei deputati), si dedicò alla letteratura e soprattutto alla pittura, prima a Buenos Aires (1921-25), poi a Parigi (1926-35), dove fu amico di P. Bonnard. La sua pittura, dai colori vivaci stesi in piatte compiture dai contorni ondulati, risente molto dell’arte dei Nabis. (Da Enciclopedia Treccani).
Un filosofo naïf ha riscoperto l’America
di Saverio Radaelli
Saggio pubblicato per la mostra di Parigi nel 1992 al Pavillon des Artes, in occasione dei 500 anni della scoperta dell’America e dei festeggiamenti colombiani e settant’anni dopo la prima esposizione parigina del pittore uruguaiano.
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Figlio di genovesi Pedro Figari fu avvocato, uomo politico, cultore dell’arte e pittore. Nato a Montevideo descrisse con la penna e con i pennelli la vita dei bianchi, negri e meticci, ricchi e poveri dell’Uruguay, Parigi lo celebra con un’antologica di 80 opere settant’anni dopo la sua prima esposizione.
La prima antologica europea del filosofo, avvocato e uomo politico uruguaiano Pedro Figari (1861-1938) considerato nel suo Paese “pittore nazionale” è stata inaugurata a Parigi il 28 febbraio (sino al 24 maggio) settant’anni dopo la sua prima personale in Francia. Il nome di Pedro Figari è conosciuto negli ambienti colti, meno presso il pubblico più vasto. Eppure fu un personaggio molto importante nella cultura e nella società sudamericana. Rammentiamo che pochi anni prima della sua nascita, ovvero nella “guerra grande” contro gli argentini e a fianco dei colorados uruguaiani, si prodigò un altro ligure, Giuseppe Garibaldi. In quest’anno di ricordi colombiani, tra le glorie liguri è giusto ricordare anche Figari. E vediamo perché.
Le origini liguri
Pedro Figari nasce da genitori genovesi emigrati in Sudamerica e si laurea in Giurisprudenza nel 1886, dedicandosi subito alla professione di avvocato. I suoi ideali democratici lo spingono a difendere in tribunale i deboli e gli oppressi, tanto da guadagnarsi l’appello di “difensore dei poveri“. Non indifferente è anche il suo contributo nelle lotte per la libertà di stampa nel suo Paese e di notevole portata sono le sue collaborazioni a El Debate, la rivista culturale e letteraria più ricca di fermenti progressisti del suo tempo.
Il politico
Nel 1886 Pedro Figari viene eletto deputato, ha 35 anni. Qualche anno dopo è chiamato al Consiglio di Stato.
Il suo crescente interesse per i problemi sociali, specie quelli riguardanti l’educazione della gioventù, lo porta ad entrare nel 1909 nel direttivo della Scuola delle arti e dei mestieri e, successivamente, ad accettare la presidenza di quella che è la più importante istituzione culturale dll’Uruguay.
Nel 1912 pubblica un notevole volume di pensieri filosofici sui rapporti tra cultura e società, affermando la propria fede nel nazionalismo, fondato sull’educazione della coscienza individuale quale perno del progresso. “Arte, estetica e ideale” viene tradotto in francese e pubblicato a Parigi nel 1920 dove viene ristampato nel 1926.
Il pittore
Pedro Figari però ha una passione segreta: la pittura. Appena dispone di un attimo di tempo si rinchiude nel suo studio a dipingere. Il mistero di quelle sue ore solitarie viene scoperto solamente nel 1917 da Jules Supervielle (1884-1960), romanziere e poeta surrealista francese nato però a Montevideo e tornato nella sua città per incontrarlo. Supervielle, dunque, scopre centinaia di tele accatastate nello studio di Figari e subito lo incita ad esporle. Figari tuttavia aspetta ancora quattro anni prima di decidersi, poi preferisce allestire la sua prima mostra fuori del suo Paese e la presenta a Buenos Aires (1921).
Due anni dopo, nel 1923, l’amico Supervielle riesce a convincere Pedro Figari, ormai rassicurato dagli unanimi consensi, a lasciargli organizzare una personale a Parigi, alla Galleria Druet. Nella presentazione Supervielle ricorda lo stupore provato quando scoprì Figari pittore e conclude con queste parole: “Pedro Figari cercava da anni un tesoro senza sapere di averlo già trovato”.
L’antologica parigina nel 1992
L’antologica aperta ora nel parigino Pavillon des Arts (101 Rue Rambuteau) consente di scoprire o riscoprire Pedro Figari. Sono esposte 80 opere pittoriche presentate cronologicamente: dai tempi del lavoro segreto alla gloria nazionale. Provengono per tre quarti da raccolte pubbliche e private uruguaiane, le rimanenti sono state prestate da collezionisti francesi. Benché non del tutto esente da reminiscenze del mondo intimista di suoi contemporanei come Pierre Bonnard (1867-1947) o Eduard Vuillard (1868-1940) l’opera di Figari ha però una sua originalità compositiva e cromatica; lo stile, di una grande potenza espressiva, lo imparenta con la pittura naïf o, forse meglio, popolare. Il suo mondo è saldamente ancorato alle realtà geografiche e sociali dell’Uruguay; rivelano la vita e le abitudini del suo tempo, i paesaggi arsi dal sole, le case variopinte, gli orti rigogliosi, i balli popolari gremiti di neri, bianchi e meticci, i salotti e i boudoirs borghesi dei ricchi coloni.
Chi è Saverio Radaelli
Collezionista e critico d’arte, collaboratore con diverse testate italiane (Epoca, Panorama, Il Manifesto, Arte) e con Radio France. Ha vissuto per 40 anni a Parigi, poi è rientrato nella sua città Bergamo (nel 2016).