L’avvocato Giuseppe Medas

Il silenzioso eroe sardo di Narbolia

di Martino Contu

Narbolia (Oristano), 27 agosto 1908. Avvocato. Sottotenente di complemento dell’81° Fanteria. Militante del Partito d’Azione.

Rimasto orfano di padre in tenera età, compì gli studi elementari a Narbolia e quelli medi e superiori ad Oristano. Trasferitosi a Roma, si iscrisse all’Università capitolina e conseguì la laurea in giurisprudenza, dedicandosi poi alla professione di avvocato.

Il 31 ottobre del 1932 si unì in matrimonio con una giovane ragazza di Avellino, Sofia Salvagni, dalla quale ebbe due figli: Franca e Mario.

Antifascista e azionista

Negli anni del regime, entrato in contatto col fronte clandestino antifascista, aderì al movimento “Giustizia e Libertà” e, dopo la caduta di Mussolini, entrò nelle file del Partito d’Azione. Chiamato «il silenzioso eroe sardo», si prodigò a servire la causa della libertà con la diffusione di giornali clandestini e di fogli di propaganda, col trasmettere notizie e rendersi organo di collegamento, e col mantenere i contatti fra gli amici dispersi dai gravi avvenimenti che seguirono in Roma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.  Nella lotta antifascista fu attivo in tutti i modi utili e vantaggiosi per la causa, come soldato fedele e consapevole dei doveri. Non si curò dei pericoli ai quali andava incontro, non fu sensibile a preoccupazioni di carattere familiare, pur avendo la consorte e i figliuoli, ma si pose interamente al servizio dell’idea della liberazione, di cui sentiva immancabile la realizzazione.

Nella trappola dei fascisti

Suoi collaboratori più prossimi furono gli avvocati Ugo Baglivo, Donato Bendicenti e Cesare Leonelli: dovevano tutti cadere nelle mani della polizia fascista e finire la vita nel martirio delle Fosse Ardeatine.

Il 3 marzo 1944, Medas si recò a casa dell’amico Bendicenti mentre gli agenti della polizia fascista stavano eseguendo illegalmente l’arresto di quest’ultimo e la perquisizione della sua abitazione, sita in via dei Gracchi 195. Lì, tra le ore 18 e le ore 19 fu arrestato anche l’avvocato sardo. Non gli fu contestato reato o illecito giuridico. Fu trattenuto in detenzione illegale prima nella prigione della Banda Koch in via Principe Amedeo e successivamente a Regina Coeli; carcere dal quale venne prelevato il 24 marzo del 1944 per essere condotto alle Fosse Ardeatine.

FONTE:

MARTINO CONTU, Per amore di Rogine e della libertà. Vita del professor Salvatore Canalis, martire delle Fosse Ardeatine, Cap. III, AIPSA, Cagliari.

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