Il carabiniere Candido Manca

Nella Resistenza con la banda Caruso, poi la cattura

di Martino Contu

 Candido Manca nacque a Dolianova (Cagliari), 31 gennaio 1907. Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri. Medaglia d’oro al Valor Militare. Ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944 a 37 anni.

Nipote del colonnello Giuseppe Manca Sciacca – cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia, che combatté nelle guerre di indipendenza – si trasferì giovanissimo a Roma. Qui, nel 1925, all’età di 18 anni, frequentò il corso “Allievi Carabinieri a piedi volontari” presso la Legione Allievi per la ferma di tre anni. Più volte richiamato in servizio, prestò la propria attività  presso la Legione Territoriale della città capitolina.

Missione per arrestare il Duce

Il 25 luglio del 1943 fu coinvolto nelle operazioni di arresto del duce, volute dal re Vittorio Emanuele III, dopo che Mussolini, nella notte tra il 24 e il 25 luglio, era stato sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo.

Con la banda Caruso nella Resistenza

Una lapide alle Fosse Ardeatine

All’alba del 7 ottobre 1943, quando le truppe della Wehrmacht e delle SS circondarono e assediarono le caserme dell’Arma dislocate in città, i Carabinieri  passarono all’organizzazione clandestina, continuando la loro lotta contro i nazifascisti.  Manca aderì alla Banda Caruso, – comandata dal  generale Filippo Caruso – che vantava una forza di più di 5 mila uomini tra ufficiali, sottufficiali e carabinieri di truppa e che divenne la maggiore e omogenea organizzazione dipendente dal Comando Supremo del Fronte Militare Clandestino. Il brigadiere fu il ragioniere generale della Banda.

La cattura

Il 10 dicembre 1943, il sottufficiale sardo  e i tenenti Romeo Rodriguez Pereira e Genserico Fontana caddero nel tranello teso loro dagli uomini della Gestapo nell’ufficio dell’industriale Realino Carboni, in via della Mercede 42, dove vennero arrestati e ristretti prima nel carcere di via Tasso e poi nel braccio tedesco di Regina Coeli. Dalla cella n. 253 di quest’ultimo carcere, Manca inviò, con lo stratagemma della gavetta (o pentolino), diverse lettere alla moglie Lavinia  e ai suoi due bambini, scritte a matita su dei piccoli fogli, prima di finire trucidato,  il 24 marzo 1944, a soli 37 anni, alle Fosse Ardeatine, con i giovani ufficiali Rodriguez e Fontana.

FONTE 

MARTINO CONTU, I Martiri Sardi delle Fosse Ardeatine. I Militari, AM&D, I ed., Cagliari 1999.

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