I sardi, le foibe e il film negato

L'Unione Sarda - 6.12.2018

Norma Cossetto era una giovane studentessa di Lettere che viveva a Visinada, oggi comune croato. Durante l’ultima guerra era territorio italiano dell’Istria, dove all’indomani dell’8 settembre 1943 si scatenò l’inferno. Approfittando del caos più totale in seguito all’armistizio, i partigiani comunisti di Tito cominciarono i primi rastrellamenti degli italiani, attaccando i fascisti e tutti coloro che in qualche modo potevano rappresentare le istituzioni: militari, maestri, impiegati pubblici, medici, politici e sacerdoti. Il padre di Norma, che era podestà del paese e segretario del fascio locale, fu trasferito subito a Trieste lasciando la moglie e le due figlie. Norma, che faceva parte della gioventù universitaria fascista, in quel periodo girava i paesi alla ricerca di materiale per la tesi di laurea, intitolata “Istria rossa” riferendosi alla particolare bauxite di cui è ricca la sua terra. Il 25 settembre una banda di partigiani slavi e italiani razziò la casa dei Cossetto e il giorno dopo sequestrò Norma. La ragazza, che si era rifiutata di passare con i partigiani, fu sottoposta a sevizie indicibili, stuprata e alla fine gettata viva nella foiba presso Villa Surani.

 

foibe articolo

 

La storia di Norma, conosciutissima nella zona dove faceva supplenze nelle scuole e attività sociale, è solo un episodio di quella immane tragedia che si abbatté su tutta la popolazione italiana di Istria, Dalmazia e Venezia Giulia, a due ondate. Subito dopo l’8 settembre sin quando i tedeschi non ripresero il controllo del territorio e poi a guerra appena conclusa, a partire dal 2 maggio 1945. Le vittime identificate sono circa 6 mila, ma c’è chi porta il numero oltre i diecimila.

Gli storici più accreditati affermano che non si trattò di una vendetta contro i fascisti o di azioni di guerra partigiana, ma di una vera pulizia etnica. L’unica colpa per cui a migliaia finirono gettati (in gran parte vivi) nella profonde cavità carsiche era di essere italiani. La tragedia della foibe è una delle pagine più terrificanti dell’ultima guerra, di cui si è cominciato a parlare solo di recente, dopo mezzo secolo dai fatti. Dal 2005, grazie a una legge votata a grande maggioranza dal Parlamento, ogni 10 febbraio si celebra la “Giornata del Ricordo”, per rievocare le vittime della violenza dei comunisti titini e dell’odio razziale anti-italiano.

A metà novembre è uscito nelle sale il film “Red Land” del regista e attore argentino Maximiliano Hernando Bruno, col sottotitolo italiano “Rosso d’Istria”. Il richiamo è evidente: il rosso del sangue che fu sparso in quella martoriata regione e la bauxite della tesi di Norma Cossetto, protagonista della vicenda. Ma il film non è ancora giunto in Sardegna.

La lettrice Laura Grillo si lamenta in questa pagina per l’assenza dagli schermi cagliaritani della pellicola. Con un’altra accorata lettera Giuliano Lodes, venuto bambino in Sardegna con la famiglia in fuga da Pola, ricorda l’importanza di far conoscere la storia della foibe e dell’esodo dei 350 mila profughi giuliani soprattutto alle giovani generazione. Anche Lodes si indigna giustamente per la mancata programmazione del film nelle nostre sale, perché la tragedia riguarda direttamente gli stessi sardi. Per quanto ne sappiamo sinora, almeno 142 finirono nelle foibe. L’Unione Sarda pubblicò una mia inchiesta nel novembre 1998 con un primo elenco di vittime, aggiornato nel 2003 con altri nomi. Erano bersaglieri, carabinieri, finanzieri, marinai, maestri, operai e minatori inviati da Carbonia a pozzi istriani dell’Arsa. Dopo la pubblicazione degli elenchi sono apparse le testimonianze dei familiari che raccontarono la scomparsa dei loro congiunti di cui non conoscevano la terribile fine.

Sulla scia emotiva delle notizie pubblicate dall’Unione e del dibattito parlamentare suscitato alla fine degli anni Novanta, a Cagliari per iniziativa del sindaco di allora Mariano Delogu fu intitolata una piazza ai “Martiri delle Foibe”. È dunque auspicabile che il film, anche attraverso i circuiti d’autore sempre attenti a questo genere di titoli, si possa vedere presto in Sardegna.

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