Filippo Figari al fronte

Il grande artista volontario in guerra
L'Unione Sarda - 13.01.2021

Nel supplemento apparso nell’Unione Sarda del 13 gennaio 2021, nell’ambito della pubblicazione dell’Albo d’Oro dei caduti sardi nella Grande Guerra (vedi post su questo sito a riguardo), compare un’intera pagina con un mio articolo dedicato a mio zio Filippo Figari, uno dei massimi artisti sardi del Novecento. Fratello maggiore di mio nonno Renato, che pure partì volontario come ufficiale dell’artiglieria di montagna, Filippetto – come veniva chiamato da tutti – andò in prima linea dove si guadagnò una medaglia di bronzo al valor militare e fu catturato dagli austro-ungarici. La notizia della cattura, ma anche che era vivo, fu data da Il Giornale d’Italia e da un trafiletto dell’Unione Sarda apparso la vigilia di Natale.

Di seguito pubblichiamo il testo del mio articolo uscito nel supplemento (il PDF della pagina in allegato). Pubblichiamo in allegato anche il PDF della notizia apparsa sull’Unione Sarda il 24 dicembre 1917 con l’annuncio che l’artista-soldato era vivo, ma si trovava in un campo di prigionia in Ungheria. Notiamo come anche nel titolo il giornale chiama affettuosamente Filippetto, l’artista, che pur essendo appena trentenne era già noto e affermato. Nel 1914 era già allestito nella Sala dei Matrimoni del Municipio di Cagliari il ciclo pittorico  ispirato ai temi della vita e del folclore dell’Isola, mentre alla vigilia della partenza al fronte stava completando i quadri del Salone di Ricevimento (1913-1916) che purtroppo andranno distrutti nei bombardamenti del 1943. Mentre sempre nel 1914 l’artista aveva ottenuto l’incarico per la decorazione dello spazio più importante del Palazzo civico, cioè il Salone del Consiglio che poteva realizzare rientrato dalla guerra e terminate nel 1924.

Le foto

Qui a destra il dipinto olio su tela “Alla medaglia d’oro Piras” (realizzato prima del 1935) e conservato a Cagliari presso la sede dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, in viale Diaz). Rievoca l’eroismo del vicebrigadiere Fedele Piras di Assemini,  durate la cosiddetta battaglia del Solstizio (23 giugno 1918) quando alla testa del suo manipolo del 225modella Brigata Arezzo assaltò le postazioni austriache. Per il suo gesto gli fu conferita la medaglia d’oro. Piras (1895-1971) pur ferito  gravemente, tornò salvo in Sardegna e dopo la guerra si arruolò nei carabinieri.

La cartolina del 45mo Reggimento della Brigata Reggio disegnata da Figari in trincea. Il modello era un suo soldato, Matteo Mossa di Calangianus che rimase ucciso pochi giorni dopo.

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 La pagina del supplemento con l’articolo intitolato:

IL PITTORE FILIPPO FIGARI VOLONTARIO SENZA PAURE

«Dopo alcune settimane di ansia indicibile, ieri soltanto è pervenuta alla famiglia la notizia che il pittore Filippo Figari, sottotenente del … fanteria, è stato fatto prigioniero con l’arma in pugno, combattendo per la gloria e la grandezza d’Italia. Quando la voce della patria lo ha chiamato, il valorosissimo artista stava dando gli ultimi tocchi ai grandi quadri della volta del Salone di Ricevimento del nuovo palazzo del Comune, che già vanta la vigorosa e superba decorazione della Sala dei Matrimoni da lui ideata e compiuta»: così “Il Giornale d’Italia” del 13 dicembre 1917 diede la notizia che l’artista sardo era stato catturato degli austriaci. 

Fu un grande sollievo per la famiglia e l’intera comunità cittadina che vennero a sapere che Figari era vivo, seppure prigioniero in Ungheria. L’Unione Sarda ci arrivò giorni dopo pubblicando il 24 dicembre un trafiletto in seconda pagina, nel quale aggiungeva il luogo della prigionia, in un grande campo di concentramento sul Danubio: «Ora si può apprendere che il nostro buon Filippetto assieme ad altri distinti e valorosi giovani cagliaritani, trovasi internato a Dunaszerdahely in Ungheria. Al valoroso artista, all’ottimo soldato, l’augurio sentito di poter tornare prestissimo all’abbraccio dei suoi cari». In seguito si apprese che venne recluso nella fortezza di Komàrom sulla riva sinistra del Danubio.

Tra le tante storie di valorosi sardi caduti o sopravvissuti alla Grande guerra c’è la vicenda dell’artista cagliaritano Filippo Figari, la cui fama è legata alle opere eseguite per i più importanti edifici pubblici cittadini. Basta entrare in Municipio, in Cattedrale, nell’aula magna del Rettorato e in altri luoghi simbolo della città per vedere i suoi più celebri e spettacolari dipinti.

Primo piano dell’artista 

Aveva 31 anni quando nel 1916 venne arruolato. Dopo gli studi a Roma, Venezia e Monaco di Baviera, era rientrato in Sardegna dove nel 1911, ebbe l’incarico di eseguire il ciclo di soggetto nuziale per la Sala dei Matrimoni che completò nel 1914. Successivamente eseguì la decorazione della Sala dei Ricevimenti (distrutta dalle bombe del 1943) e quindi si aggiudicò il concorso nazionale per i dipinti della Sala consiliare. Quando l’Italia entrò in guerra, il bozzetto e i primi cartoni di quei grandi teleri che raffigurano l’allegoria della storia di Cagliari, erano già pronti. Nonostante avesse avuto la possibilità di essere esonerato dal servizio militare volle fare il suo dovere in divisa, consapevole del rischio di essere ucciso o di restare ferito tanto da non poter portare a termine il suo lavoro. Così venne arruolato nel 45mo Reggimento fanteria della Brigata Reggio e inviato al corso ufficiali dell’Esercito a Caserta.  

Nella foto a sinistra Renato Figari e seduta la sorella Maria: in divisa l’artista alla vigilia della partenza al fronte: Cagliari 18 marzo 1917.

Nel gennaio del 1917 in una lettera all’amico desulese e famoso poeta dialettale, Antioco Casula detto “Montanaru” scrisse che si stava annoiando a Caserta e che chiedeva di essere mandato al fronte. «Ho l’unico conforto di pensare quante cose belle e durature si potranno fare dopo il tremendo passo che può attenderci, oltre il dolore, oltre il sagrifizio. .. auguriamoci che ci sia concesso di rivederci ancora forti, dopo le nostre diverse ma terribili prove e di esprimere la nostra fede nella vita».

Ben presto si ritrovò sul fronte dolomitico partecipando ai cruenti scontri che coinvolsero il suo Reggimento. Il 20 settembre sul Col di Lana, addetto al comando di battaglione, si offrì volontario per andare a recuperare alcuni feriti rimasti intrappolati sotto i reticolati nemici: questa coraggiosa azione gli valse una medaglia di bronzo al valor militare. 

Le dure giornate di guerra non inaridirono la sua vena artistica e anzi furono fonte di nuova ispirazione. In quei mesi realizzò il bozzetto per la cartolina del 45mo Reggimento disegnando un milite che impugna le bandiere d’Italia e della Sardegna. Per modello prese uno dei suoi soldati, il fante Matteo Mossa di Calangianus, che rimase ucciso – come scrisse in una lettera ai familiari – poco dopo: «Anche il mio buon modello della cartolina, il mio buon Mossa è caduto! Ma il pianto non sminuisce il nostro fervore. Ogni giorno che passa, se aumenta il novero delle vendette da fare, ci avvicina ognor più alla vittoria certa che ci sorride e ci chiama». 

Nei giorni di Caporetto venne preso prigioniero e recluso in Ungheria. In famiglia si raccontava di alcuni tentativi di fuga, utilizzando documenti da lui abilmente falsificati. Filippetto, come lo chiamavano tutti, tornò a Cagliari con una ferita e la medaglia al petto. Ripreso il lavoro riuscì a completare l’opera del Consiglio comunale, in cui si è ritratto fiero e orgoglioso nelle sue vesti di un miliziano che fa la guardia alla città di Cagliari (nel riquadro centrale). 

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