Della Sardegna parlo da sardo

L’anteprima sull’Informatore del lunedì
L'Informatore del Lunedì - 20.05.1963

Prima di rileggere gli articoli pubblicati nell’inchiesta del Corriere e poi raccolti nel volume edito da Sansoni, e quindi del resoconto che fece Montanelli del suo breve, quanto approfondito viaggio nell’Isola, dobbiamo dire che l’inchiesta fu anticipata da un editoriale a firma dello stesso autore indovinate un po’ dove? In prima pagina de L’Informatore del lunedì, il numero settimanale sportivo de L’Unione Sarda. Uno scoop clamoroso, che riempì d’orgoglio la testata cagliaritana che poté ospitare un intervento di un giornalista così importante. 

Direttore era Franco Porru, vicedirettore dell’Unione all’epoca guidato da Fabio Maria Crivelli. Porru scomparve prematuramente nel 1974 lasciando la direzione a Gianni Filippini per due mesi soltanto e poi a Vittorino Fiori che rimase al comando sino al 1982 quando andò in pensione.  Il quotidiano cittadino era ancora di proprietà della famiglia Sorcinelli che lo avrebbe ceduto solo nel 1969 al petroliere Rovelli. 

 

Il ricordo di Gianni Filippini

Come andò il “colpaccio” di avere un articolo di Montanelli? Me lo ha raccontato di recente Gianni Filippini (al quale in questo sito dedichiamo un post e numerose citazioni): 

«Montanelli era venuto a Cagliari sicuramente per il suo reportage  e mi pare in quella occasione anche per presentare un suo libro di storia, non ricordo dove, ma può anche essere qui agli Amici del libro. L’incontro era in programma per il lunedì e fu lui stesso a chiamarci il sabato appena giunto in città per venire in visita all’Unione, nella vecchia sede di viale Regina Elena. Venne l’indomani, verso le 16, non c’era il direttore del quotidiano, Crivelli, che non lavorava la domenica e quindi lo ricevemmo io e Franco Porru. Fu un incontro cordialissimo, durante il quale parlammo di tante cose e soprattutto della situazione in Sardegna. Ci anticipò il lavoro che stava concludendo, dopo aver viaggiato per l’Isola. Ci fece qualche domanda su alcuni punti della sua inchiesta. Alla fine, prima di congedarci, quasi all’unisono io e Porru con discrezione gli chiedemmo se ci avrebbe fatto l’onore di un suo scritto da pubblicare in prima pagina sul giornale. Sulle prime elegantemente tentò di sottrarsi con qualche scusa, poi alle nostre insistenze acconsentì come dimostrazione di simpatia per la nostra testata che apprezzava e come atto di cameratismo tra colleghi. 

Non a caso il pezzo inizia proprio con un riferimento a quell’incontro: “Gli amici di Cagliari mi pregano di riassumere in poche parole l’impressione che mi ha fatto la Sardegna”. 

La tipografia nella sede storica dell’Unione in viale Regina Elena

Un gesto benevolo e di umiltà per una grande firma nazionale. «Così – conclude il suo ricordo Filippini – si chiuse nella stanza di Crivelli e a tarda sera ci consegnò due cartelline, credo una sessantina di righe. Indro era lentissimo nella scrittura e per quel pezzo che impiegò ben tre ore».

Si può immaginare la meraviglia quando quei fogli giunsero in tipografia per il linotypista che doveva trascriverli sul piombo e poi per il tipografo al bancone delle pagine. Ma la sorpresa vera fu per i lettori del lunedì, l’indomani quando in edicola videro la firma in apertura della prima pagina.

Un altro giornalista dell’Unione, Tarquinio Sini, che poi fece una prestigiosa carriera nel quotidiano e all’epoca poco più che ventenne cronista, ricorda di averlo visto girare per la redazione e poi sistemarsi nella stanza di Fabio Maria Crivelli: «Una figura elegante e carismatica, era già un mito del giornalismo italiano. Con tutti fu molto cordiale e simpatico».

 

Evento per la stampa isolana

Avere come editorialista Montanelli, seppure una tantum, fu sicuramente un evento per la stampa isolana e in particolare per L’Informatore ritenuto ingiustamente “figliastro” della testata principale: quell’anno il Cagliari calcio si accingeva a giocare il suo ultimo campionato di serie cadetta (con il 18enne Gigi Riva in squadra) e ad iniziare l’anno seguente l’avventura in A. «L’Informatore – come acutamente scrive Gianfranco Murtas in uno suo saggio – diventò il giornale del Cagliari campione d’Italia che accompagnava, entusiasmava, esprimeva un sentimento collettivo interclassista ed interpartitico, associava le generazioni e le culture, interpretava i dati elementari di una regionalità del cuore e della mente».

Così ben si inquadra in questo spirito giornalistico l’editoriale che Montanelli regalò al giornale, probabilmente per i buoni rapporti che aveva con l’ottimo Franco Porru. La sarditudine del giornalista tosco-milanese si evince sin dal titolo in cui dichiara “Della Sardegna parlo da sardo”. Nel sommario di tre righe i concetti base del suo articolo. Vogliamo leggerlo rapidamente perché sarebbe impossibile trasmettere la concretezza delle sue parole…. 

Anche perché, per grandi linee, queste righe spiegano il contenuto dell’inchiesta che apparirà un mese dopo sul Corrierone. (Il PDF della pagina in allegato).  

Sul tema ho scritto un editoriale uscito nella pagina dei Commenti dell’Unione Sarda il 3 giugno 2018 (si veda il link nella sezione Blog di questo sito: quando-montanelli-racconto-lisola)

 

Della Sardegna parlo da sardo

Un progresso rapido e sostanziale anche se tumultuoso e disordinato – Il tempo e lo Stato nemici della Regione

(Lunedì 20 maggio 1963 – L’Informatore del lunedì)  

 

«Gli amici di Cagliari mi pregano di riassumere in poche parole l’impressione che mi ha fatto la Sardegna. Purtroppo, non posso contentarli: la Sardegna a me non fa nessuna impressione per il semplice motivo che l’ho nel sangue, ci venni da ragazzo, ci sono cresciuto, non sono mai riuscito a staccarmene, e ogni mia gita qui è in realtà un “ritorno”.

«Stavolta tuttavia ho uno scopo ben preciso: un’inchiesta approfondita sull’isola e sulle sue condizioni economiche, politiche e sociali. La sto svolgendo per il mio giornale, il Corriere della Sera, e non sono ancora in grado di anticipare le conclusioni. Posso soltanto dire che mi trovo di fronte a problemi più complessi di quanto avevo preveduto, che mi richiamano al dovere di una certa cautela nei giudizi.

Un progresso sostanziale

«Come tutti gli italiani, anche i sardi hanno la critica facile. Ne ho sentite fare molte, dacché sono qui. E probabilmente ce ne sono anche di fondate, o almeno di plausibili. Nessuna di esse però riesce a intaccare la sensazione complessiva che si riceve, tornando in Sardegna a scadenze dilazionate, di un progresso rapido e sostanziale, anche se tumultuoso e disordinato.

«È molto difficile dire se questo progresso sia dovuto esclusivamente alla Regione e alle sue iniziative. Forse no. Tuttavia confesso che, mentre l’esperienza regionale siciliana rafforza i miei convincimenti antiregionalisti, quella sarda li fa vacillare. Forse sarò stato fortunato nei miei contatti. Ma in tutti i dirigenti con cui ho parlato ho notato molta serietà, una notevole preparazione e soprattutto una totale mancanza di demagogia e di retorica. Almeno nelle conversazioni che hanno avuto con me.

«È probabile che molti lettori non condividano questa opinione, che del resto formulo a malincuore perché – ripeto – non sono un regionalista. Ma temo che la maggior parte di loro non abbiano una misura esatta delle difficoltà in mezzo a cui i loro dirigenti si dibattono. Essi devono far fronte a due terribili nemici: il tempo, che non giuoca a loro favore; e l’inefficienza di uno Stato con cui non è più possibile intavolare un dialogo. Una Regione funziona quando a farle da interlocutore c’è uno Stato efficiente. Quello italiano non lo è più. Un esempio che lo dimostra clamorosamente: la situazione dell’isola in fatto di porti e di comunicazioni in genere. E’ un autentico scandalo, e ricade sullo Stato. Tuttavia non so se la Regione lo abbia affrontato con la dovuta risolutezza. Forse se si fosse discusso un po’ meno sul “Piano di Rinascita” e ci si fosse battuti di più sulle tariffe dei trasporti, si sarebbe raggiunto qualche risultato. Ma chi mai toglierà agli italiani – sardi compresi – il vizio dilettantesco delle discussioni astratte e dei puntigliosi dottrinarismi?

Le riforme di fondo, il futuro nel turismo

«Altro immediato e vitale problema sacrificato alle cosiddette “riforme di fondo” (necessarie, intendiamoci, ma non in senso esclusivo): quello del turismo. Attenzione, amici sardi: il turismo può essere una delle vostre grandi fortune, ma anche una delle vostre grandi disgrazie. Se continuate a lasciare all’iniziativa privata piena libertà, compresa quella di costruire a vanvera e a capocchia, come ho visto in più punti delle vostre splendide coste, compresa quella cagliaritana, finirete per ridurle a una immensa Ostia, cioè le avrete per sempre declassate.

«Avanzo queste riserve, perché sentirei di far torto ai sardi e di offenderli prodigando loro soltanto dei complimenti convenzionali. Non ho bisogno di documentare qui il mio vecchio affetto per la Sardegna. Sono cinque lustri che, nella mia attività di giornalista e di scrittore, non perdo occasione di dimostrarlo. “Io, della Sardegna, parlo da sardo, non da continentale. E come tale voglio essere considerato”.

 

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