Il Bacco di viale Trieste

La scoperta di una statua romana nel 1978
L'Unione Sarda - 08.03.2023

Articolo di Franca Rita Porcu che presenta l’evento in programma giovedì 9 marzo 2023 nella Basilica di San Saturnino nell’ambito del programma di incontri dedicati ai dialoghi di archeologia, arte e paesaggio.

Quando in Viale Trieste emersero le Terme romane

Un momento della conferenza

Di anni ne sono passati 45, ma sembrano molti di più. Il ritrovamento aveva dell’eccezionale e L’Unione Sarda gli diede un grande risalto. L’emersione della statua di Bacco in viale Trieste a Cagliari il 14 marzo del 1978, durante gli scavi per la rete fognaria, segnò un momento cruciale dell’archeologia sarda, e, nello stesso tempo, inaugurò un nuovo modo di raccontarla nelle pagine dei quotidiani. Dalla Terza Pagina (l’attuale Pagina della Cultura), le scoperte archeologiche guadagnarono le colonne delle cronache cittadine, suggerendo l’urgenza di un’alleanza tra le necessità urbanistiche moderne e la custodia del passato. Recupero Come sostiene Maria Antonietta Mongiu, tra le protagoniste di quei recuperi (insieme con Ginetto Bacco, Ada Opisso e Giulio Pinna coordinati da Ferruccio Barreca, l’allora soprintendente): «Essi inaugurarono una nuova stagione dell’archeologia urbana, ovvero di una dialettica consapevole tra rinvenimenti e contemporaneità in cui i primi non devono essere necessariamente negati». A quelle giornate gloriose è dedicata la lectio magistralis di Carlo Figari, scrittore, ex-vicedirettore e attuale editorialista de L’Unione Sarda, che si terrà domani, alle 17, nella basilica di san Saturnino, consueto appuntamento della rassegna Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio curata da Maria Antonietta Mongiu e Francesco Muscolino, direttore del Museo archeologico nazionale.

La basilica di San Saturnino affollata per la conferenza

Due giorni prima che le Brigate Rosse sequestrassero, per ucciderlo due mesi dopo, lo statista Aldo Moro, nel capoluogo sardo, in viale Trieste, nello spazio prospiciente il Pastificio Costa, oggi della Ras, venne alla luce un ambiente termale, rielaborato nel corso del tardo antico e dell’alto medioevo, che ha restituito 57 manufatti di marmo figurato di epoca romana. Tra i pezzi, elenca Mongiu, «oltre alla statua di Bacco, c’erano una Venere anadiomene, un volto muliebre, un busto di Venere, una cornucopia, frammenti di arti. Era già accaduto tra viale Trieste e via Caprera, nella proprietà dei fratelli Buffa che, nel 1904, scavando per costruire il pastificio omonimo, Dionigi Scano segnalasse ad Antonio Taramelli il rinvenimento di grandi blocchi calcarei e di un lastricato». E anche allora si recuperò un Bacco, differente però da quello scoperto nel 1978. Il giornale In quei giorni di marzo, ricorda Carlo Figari, allora giovane collaboratore del quotidiano di Cagliari e del capocronista Mauro Manunza, una delle penne di punta del giornale, «L’Unione Sarda seguì con grande spazio e attenzione tutte le fasi della scoperta e dalle pagine della Cronaca di Cagliari e della Cultura contribuì a coinvolgere i cittadini a comprendere la paziente opera degli archeologi, portando i cagliaritani ad appassionarsi alle loro millenarie origini». Il resoconto quotidiano degli scavi, aggiunge Figari, «consentì all’archeologia di uscire dalla cornice elitaria della pagina della Cultura, che comunque continuò a ospitare interventi di studiosi ed esperti», per divenire “un genere giornalistico nuovo” che contribuì non poco a formare la sensibilità moderna verso il passato.

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