Filippo Figari, la vita e le opere

Protagonista dell'arte sarda del Novecento

Ripercorriamo la  vita, l’attività artistica tra opere di grande impegno per sedi istituzionali, enti pubblici e chiese, il suo dinamismo per diffondere l’arte sarda, per l’insegnamento, la fondazione di scuole e istituti, la partecipazione e l’organizzazione di mostre personali, regionali e prestigiose esposizioni nazionali. Sin da giovanissimo non  ebbe timore ad oltrepassare il Tirreno andando a studiare a Roma e Venezia, poi anche a Monaco di Baviera, ma mantenendo stretti i  legami con la Sardegna, sino a lavorare alla realizzazione dei famosi cicli decorativi per il Municipio di Cagliari e il Duomo del capoluogo. Visse nel centro dell’Isola, tra Busachi e Atzara, dove nei costumi e nei colori locali trovò ispirazione per i suoi soggetti artistici. A Sassari fondò la scuola poi trasformata nel 1940 in Istituto d’Arte, a Cagliari fu promotore per la costruzione della Galleria d’arte moderna (1933) ai Giardini pubblici, a Oristano contribuì ad aprire l’Istituto d’arte (1961) oggi intitolato al suo allievo Antonio Corriga e specializzato nell’artigianato regionale. A Roma assunse la presidenza del Museo artistico industriale (1940-45).

In divisa alla vigilia della partenza per il fronte con la famiglia

Una vita avventurosa, sempre in viaggio nonostante le difficoltà di muoversi nell’Isola prima metà del secolo scorso. Durante il ventennio fu nominato segretario del sindacato degli artisti sardi, grazie a quel ruolo poté promuovere l’organizzazione delle mostre regionali e la partecipazione dei pittori isolani alle principali esposizioni nazionali. Le sue qualità di docente e di manager (come si direbbe ora) furono determinanti per l’affermazione delle scuole d’arte e di artigianato, attività che proseguì anche in tarda età dopo la nomina di dirigente al Ministero della pubblica Istruzione a Roma. Nella capitale si trasferì nell’ultimo decennio e ivi morì nel 1973 alla venerabile età di 88 anni,  ma mai si dimenticò della sua Sardegna. Oggi le sue opere  fanno parte del patrimonio collettivo presenti negli edifici pubblici e nelle chiese, visitabili da chiunque. Pittore di grandi dipinti per dimensioni, si dedicò poco ai quadri da cavalletto che i collezionisti ed estimatori ormai custodiscono gelosamente nelle abitazioni o studi privati. Rare le sue poche opere sul mercato dell’arte su web e tradizionale. Profondo conoscitore della storia della Sardegna e della storia della Chiesa in Sardegna, ha lasciato numerosi scritti pubblicati sui due quotidiani “storici” dell’Isola e sulle principali riviste culturali dell’epoca.

Su Filippo Figari sono state pubblicate nel tempo tre monografie, diversi saggi e alcune tesi di laurea, inoltre una voce sull’Enciclopedia Treccani. In proposito si veda il post sulla bibliografia.

1885: i primi anni a Sassari

Filippo Figari nasce a Cagliari il 23 settembre 1885, figlio di Bartolomeo Figari, ingegnere delle Reali Ferrovie Sarde, e Carmela Costa, entrambi di origini liguri. Per il lavoro del padre, tra il 1901 e 1902 si trasferisce insieme alla famiglia a Sassari dove studia al ginnasio. A questo periodo risale la frequentazione del pittore Mario Paglietti che può considerarsi il suo primo maestro e conosce anche Giuseppe Biasi, suo coetaneo, che diventerà artista famoso e morirà tragicamente alla fine della guerra nel 1945. Con Biasi fa le prime esperienze grafiche sui fogli satirici locali. Sin dagli anni della scuola comincia a mostrare un talento unico e una grande passione per il disegno e l’arte.

1904 al liceo Dettori, la prima mostra a Cagliari

Nel 1904 rientrato a Cagliari con la famiglia consegue la maturità presso il Liceo classico Dettori, ed espone per la prima volta in città le sue caricature in una piccola mostra organizzata con Felice Melis Marini (Cagliari, 1871 – 1953).

1904-05: a Roma tra università e arte

Poco più che ventenne nell’autunno del 1904 si trasferisce a Roma per frequentare la facoltà di Giurisprudenza, ma la abbandona dopo soli tre anni perché preferisce continuare a dedicarsi all’arte. Nella capitale fa amicizia con il poeta sassarese Salvator Ruju (1878-1966) che lo introduce nella redazione del quotidiano La Patria, per il quale disegna a partire dal 1905 una lunga serie di caricature. Sue caricature e alcune copertine appaiono nello stesso anno sull’ Avanti della Domenica e La Tribuna.

1905-06: i manifesti pubblicitari

Pur vivendo nella capitale mantiene contatti di lavoro con la Sardegna ottenendo alcune committenze. Realizza manifesti per la Compagnia Reale Ferrovie sarde e per due ditte vinicole isolane (Larco, Rocca) con i quali inizia la sua produzione con temi folklorici, adattando suggestioni stilistiche di matrice secessionista ai temi e ai caratteri formali della tradizione locale.

1907: da Roma a Venezia

Sempre nella capitale dopo aver frequentato lo studio del pittore Bruschi nel 1907, segue i corsi di Figura del Regio Istituto di Belle Arti e dell’Accademia di Francia. Nel novembre ottenuta una borsa di studio dal Comune di Cagliari, si trasferisce a Venezia, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti e frequenta anche le scuole libere di Ettore Tito (1859-1941) e Luigi Nono (1850-1918).

Per un anno va a studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera dove, nel 1908, frequenta i corsi di Disegno di Hugo von Habermann (1849-1929) e di Colore di Ludwig Herterich (1856-1932). Nel vivace ambiente monacense completa la sua formazione, studiando il classicismo visionario introdotto nell’Accademia da Franz von Stuck.

1909: la prima personale a Cagliari

Durante le vacanze del 1909, tiene la sua prima personale a Cagliari, nei locali scolastici di Piazza del Carmine.

1911: il ciclo per la Sala dei Matrimoni

Dopo questa esperienza all’estero, ritornato nell’Isola nel 1911 vince il concorso nazionale per la decorazione della Sala dei Matrimoni del nuovo Palazzo Civico di Cagliari. Per procedere alla realizzazione del ciclo pittorico, ispirato a temi della vita e del folklore della Sardegna, nel 1912 Figari si trasferisce a Busachi. In questa committenza, si dedica alla rappresentazione del tradizionale cerimoniale sardo del matrimonio, attuando un formalismo chiaro e vero, in cui i volumi si coniugano alla perfezione ad un cromatismo vivido ed energico.

Pannello della sala dei matrimoni

Nella rappresentazione del matrimonio sardo il pittore ritrae varie situazioni della tradizione sponsale: l’uscita degli sposi accompagnati dal suono delle launeddas accolti delle donne che gettano il grano come segno augurale; il ballo dello sposo con una delle invitate; momenti di festa intorno al focolare, ma anche diverse scene di vita quotidiana del paese di Busachi. Nelle tele sono rappresentati anche gli abiti tradizionali dei paesi di Samugheo e Atzara.

1912-16: il Salone dei Ricevimenti

Sempre nel 1912 partecipa al concorso per la decorazione del Salone dei Ricevimenti nel Palazzo Civico aggiudicandosi l’importante commessa, poi realizzata fra il 1913 e il 1916. L’opera è andata distrutta nei bombardamenti sulla città nel 1943 che colpirono anche il Municipio (delle decorazioni allegoriche restano alcune rare foto).

Sala consiliare Municipio

Neanche il tempo di portare a termine l’opera e l’artista ottiene nel 1914 anche l’incarico per la decorazione dello spazio più importante del Palazzo Civico: il Salone del Consiglio (che completerà nel 1924).

1917: volontario in guerra

La cartolina del Reggimento

La chiamata alle armi interrompe i lavori. Figari parte volontario per la guerra, arruolandosi nel 45mo Reggimento di Fanteria, della Brigata Regio. Concluso il corso presso la Scuola Militare di Caserta, parte per il fronte col grado di sottotenente.

In trincea disegna la cartolina del Reggimento. Dopo essersi distinto in una azione, per cui sarà successivamente insignito della medaglia di bronzo al valore, cade prigioniero degli austriaci e viene recluso nella fortezza di Komaron, sull’ansa del Danubio, in Ungheria. Riuscirà a fuggire e a superare in modo avventuroso le linee austriache.

1918-22: crescono fama e commissioni

Rientrato a Cagliari alla fine della guerra riprende subito l’attività realizzando lo stipo per la bandiera di Fiume e la targa offerta dalla città al generale Carlo Sanna, il glorioso su Babbu manna comandante della Brigata Sassari Dopo la morte di Sanna (1928), a cui era legato da profonda amicizia, realizzerà il monumento funebre che si trova nel cimitero di Bonaria a Cagliari. Da questo momento in poi, Figari diviene uno dei principali artisti del Novecento sardo, nella rappresentazione delle tradizioni secolari dell’Isola. Questa narrazione così sentita e veritiera non si lega soltanto alla storia sarda, ma anche alla dura attualità economica della regione.

Il dopoguerra vede inoltre un ritorno di interesse per la grafica: nel 1919 disegna la cedola azionaria per la Società Bonifiche Sarde e, nel 1922, i fregi in “stile rustico” per i Cantigos d’Ennargentu del poeta desulese Antioco Casula “Montanaru”.

Dal dopoguerra ai primi anni Venti ottiene numerose commissioni per edifici pubblici e privati, continuando ad ispirarsi ai prediletti temi del folclore. In questo contesto, aderendo alle istanze di ritorno all’ordine e accentuando ancor di più quello schietto verismo degli inizi, si avvale anche della collaborazione degli storici sardi Dionigi Scano e Carlo Aru. Nel corso degli anni si dedica soprattutto a grandi tele, dipinti murali e pannelli celebrativi della storia sarda in diversi edifici pubblici e chiese sardi e fiere artistiche.

1921-24: “La Civiltà di un popolo barbaro”

Tra il 1921 e il 1922 decora le cappelle Faggioli e Larco nel cimitero di Bonaria. Riavvia anche i lavori del Salone del Consiglio, portati a termine nel 1924. Sempre nel 1924 pubblica su Il Nuraghe “La civiltà di un popolo barbaro”, breve saggio nato da una conferenza tenuta nel 1921 a Cagliari per l’Associazione Ex combattenti.

Nel 1924 sposò a Roma la cantante lirica Alma Bucci.

1925-29: importanti opere pubbliche

La sagra di San Costantino

Nel 1925 realizza le due grandi tele per l’ Aula Magna dell’Università di Cagliari, cui seguono le allegorie dei fiumi per il Palazzo della Società Tirso (1926-27), poi trasferiti presso la sede regionale dell’Enel in piazza Deffenu; la tela con La sagra di San Costantino per il Padiglione della Sardegna alla Fiera di Milano (1927), successivamente esposta in un padiglione della Fiera Campionaria di Cagliari.

Inoltre realizza le due tele per il Palazzo del Consiglio Provinciale dell’Economia (1927-28) l’attuale Camera di Commercio nel Largo Carlo Felice; i pannelli per la sala del Comitato nel Palazzo del Provveditorato alle Opere Pubbliche (1928-29), oggi sede del Tribunale Amministrativo Regionale della Sardegna, in piazza del Carmine.

Infine la pala d’altare per la chiesa di Mussolinia, l’attuale Carbonia (1929-30).

1929: segretario del sindacato degli artisti sardi

Dopo un lungo periodo trascorso quasi esclusivamente nella realizzazione di grandi cicli decorativi, nel 1929 riprende l’attività espositiva, presentando in anteprima le tele del Provveditorato alle Opere Pubbliche al Fiamma di Roma. Nello stesso anno Raimondo Carta Raspi scrive la prima monografia sull’artista pubblicata dalla Fondazione il Nuraghe, e, sulle pagine della rivista Pattuglia, esce a puntate un saggio sulla sua opera firmato da Raffaello Delogu. Sempre nel 1929 viene nominato segretario del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti, mantenendo l’incarico fino alla caduta del regime.

L’amicizia con Sander e la polacca Szenwig

In questi anni entra in contatto con August Sander, fotografo di punta del panorama tedesco degli anni Venti, che, ospite dell’artista e della sua famiglia, realizza un reportage sulla Sardegna, e stringe amicizia con la scrittrice polacca Emilia Szenwig, che pubblica diversi articoli sull’artista e traduce in polacco “La civiltà di un popolo barbaro”.  La partecipazione a mostre regionali e nazionali cresce e si intensifica.

1930-31: tra mostre regionali e nazionali

Nel 1930 alla Prima Mostra del Sindacato Regionale Fascista tenutasi a Sassari, prende parte come membro della giuria ed espone otto sue opere, tra cui un “Cristo deposto”. Alla XVII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia partecipa invece con l’opera “Preghiera”. All’importante rassegna nazionale verrà invitato a partecipare e sarà presente ininterrottamente sino al 1936. Nello stesso 1930 espone alla I Mostra internazionale d’Arte Sacra di Roma.

1931: il re acquista una sua opera

L’anno successivo prende parte alla I Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, dove la sua opera “La Vendemmia” viene acquistata dal Re, quindi alla Seconda Rassegna Sindacale Regionale allestita a Cagliari, e alla Mostra d’Arte Italiana di Birmingham (USA).

1932

Espone alla III Mostra Sindacale Regionale di Sassari e alla XVIII Biennale di Venezia.

1933-34

Partecipa sia alla IV Mostra Sindacale Regionale di Cagliari sia alla I Sindacale Nazionale di Firenze, e l’anno dopo alla V Mostra Sindacale Regionale di Sassari e alla XIX Biennale di Venezia.

1935: dirige la Scuola d’Arte di Sassari

Viene nominato direttore della rinnovata Scuola d’Arte di Sassari. L’impegno nella ristrutturazione della scuola e nella decorazione della cattedrale riducono notevolmente la sua partecipazione a mostre e rassegne. In tutto l’anno l’artista espone solo alla VI Mostra Sindacale Regionale di Nuoro e al Concorso della Regina dove presenta un’opera dedicata alla Grande Guerra.

1936

Prende parte alla VII Mostra Sindacale Regionale di Cagliari e per l’ultima volta alla Biennale di Venezia. Sebbene l’attività didattica nella Scuola d’Arte di Sassari assorba una parte notevole del suo tempo, continua ad occuparsi dell’organizzazione dell’arte isolana e a partecipare alle rassegne sindacali.

1937

Espone alla VIII Mostra Regionale allestita a Sassari e alla II Mostra Sindacale Nazionale di Napoli; l’anno dopo partecipa alla IX Mostra Regionale di Nuoro e alla collettiva di artisti sardi promossa dalla Szenwig nella sua villa di Positano.

1939

Nel 1939 organizza la X Mostra Regionale di Cagliari, esponendovi il cartone per la vetrata della chiesa di Carbonia realizzata nel 1938. La III Quadriennale di Roma è l’ultima rassegna prima degli eventi bellici cui l’artista prende parte.

Ritratto di contadino (ante 1939)

1940-45: gli anni della guerra

A partire dal 1940 l’impegno si rivolge sempre più all’attività didattica. Ampliata negli indirizzi e nei laboratori la Scuola di Sassari viene trasformata in Istituto d’Arte. La grande tela con Eleonora d’Arborea (1942), eseguita a completamento dei lavori di risistemazione dell’Università di Sassari realizzati dall’Istituto d’Arte, è il solo lavoro di decorazione portato a termine in questi anni, mentre non arriveranno a conclusione né il progetto per la sala della Commissione Economica del Senato, né quello per le vetrate della chiesa dei Santi Pietro e Paolo all’EUR, rimasti fermi ai cartoni per la precarietà della situazione politica determinata dalla guerra in corso. Nel 1943 viene incaricato della riorganizzazione del Museo Artistico Industriale di Roma, totalmente in disarmo per le vicende belliche. Durante la permanenza nella capitale progetta il bozzetto per la decorazione della chiesa di San Saturnino, ma anche questo lavoro resterà incompiuto. Tra il 1944 e 1945 assume la presidenza del Museo artistico industriale di Roma. La caduta del regime mette l’artista in una situazione difficile.  La carica di segretario del Sindacato Fascista Belle Arti ricoperta per più di un decennio, lo espone ad attacchi personali che culminano nel tentativo fatto dal pittore Pietro Antonio Manca di sostituirlo nella direzione dell’Istituto d’Arte, ma nel 1945 riprende il suo posto alla guida della scuola sassarese.

1946: mostre a Sassari e a Cagliari

Dopo diciassette anni dalla mostra al Fiamma di Roma, tiene una personale alla Galleria Acquario di Sassari, dove presenta per la prima volta una serie di paesaggi e di nature morte. I temi acquisteranno una importanza sempre maggiore nella produzione da cavalletto, confermata anche dalla mostra tenuta alla Galleria Della Maria di Cagliari nel 1948. Nel dopoguerra riprende la partecipazione a rassegne regionali e nazionali.

1949: mostre a Venezia e a Roma

Partecipa alla mostra Arte Moderna in Sardegna, allestita da Nicola Dessy presso l’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, e l’anno successivo alla collettiva di arte sarda promossa dal Gremio dei Sardi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. In questi anni progetta la grande tela La Sagra di Sant’Efisio per il Museo delle Tradizioni Popolari di Roma, rimasta allo stadio di cartone.

1951

Espone alla VI Mostra Internazionale d’Arte Sacra di Roma.

1953-57: completa i dipinti per il Duomo di Cagliari

Partecipa alle quattro edizioni della Rassegna Regionale d’Arte Figurativa promosse dal Centro Didattico Provinciale di Nuoro. Nel 1956 gli Amici del Libro di Cagliari gli dedicano una mostra per festeggiare l’imminente completamento della decorazione della cattedrale. Dopo le vetrate per il Duomo (1951) e per la chiesa di Santa Caterina (1954) a Sassari, tra il 1955 e il 1957 completa i lavori nella cattedrale di Cagliari, dipingendo nella navata la grande tela con la “storia della Fede sarda”.

1958: si trasferisce a Roma

Si trasferisce stabilmente a Roma. La carica di presidente dell’Istituto d’Arte, ricoperta fino al 1969, gli permette di mantenere comunque rapporti con l’ambiente isolano e di ricevere ancora commissioni di una certa importanza

1959

Progetta il ciclo musivo e le vetrate per la chiesa del Santissimo Sacramento di Sassari.

1965

Progetta il mosaico per la chiesa di Santa Maria Goretti di Sant’Antioco

1973: scompare a 88 anni

Muore a Roma il 30 ottobre.

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