Balentes per la libertà

L'ebook del volume uscito nel 2010

Dopo la pubblicazione in questo sito dell’ebook del volume “El Tano…” uscito nel 2000 (seconda edizione 2005) completiamo il lavoro storico sulle vicende dei desaparecidos sardi in Argentina e sui tre processi svoltisi a Roma con il testo anche del libro “Balentes per la libertà”, voluto dal politico e legale delle famiglie delle vittime, Luigi Cogodi, e andato in stampa nel 2010.

Ringraziamo la casa editrice AM&D di Cagliari che ha concesso per questo sito la pubblicazione di entrambi i volumi e i familiari dell’autore, la moglie Maura Tocco e il figlio Elia Cogodi, che hanno dato l’autorizzazione per la divulgazione del volume per gli usi consentiti dalle norme sul copyright. Sia “El Tano” che “Balentes”, costituiscono insieme un’opera unica e preziosa per far conoscere la tragica storia di alcuni emigrati sardi in Sud America inquadrandola nel più ampio contesto storico e politico dell’epoca (anni 60/80) in cui l’America Latina fu dominata col pugno di ferro da spietate dittature militari. In Sardegna poco o niente si sapeva dei sardi finiti nel mattatoio argentino sino ai primi articoli usciti alla fine degli anni 90 sull’Unione Sarda, sul Messaggero Sardo e quindi sulla Nuova Sardegna, che seguirono le tappe dei processi celebrati a Roma contro i militari argentini accusati del sequestro, tortura e uccisione anche dei due sardi di Tresnuraghes. Dopo i processi si può dire che la magistratura italiana ha fatto il suo corso rendendo giustizia alla memoria delle vittime, stabilendo la verità processuale emersa dalle prove documentali e dalle testimonianze, e risarcendo moralmente, con le pesanti condanne inflitte agli imputati, i familiari che oltre la morte dei loro cari avevano dovuto subire il silenzio imposto col terrore dai militari ancora al potere. Si veda i post in questa sezione del sito e in particolare il saggio dedicato al volume El Tano (il link). Sul libro “Balentes…” compare un’ampia citazione anche nel sito nazionale della onlus 24marzo (il link).

L’eredità di Luigi Cogodi

Luigi Cogodi

Il volume “Balentes”, come detto, è stato voluto da Luigi Cogodi (1943-2015) per raccogliere gli atti dei processi insieme a importanti interventi di autori che hanno avuto un qualche ruolo nella vicenda: a cominciare dal Premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, al console Enrico Calamai, al regista Marco Bechis (autore dei film  “Garage Olimpo” e di “Hijos”), ai magistrati e legali che hanno partecipato al processo e ad altri personaggi che si sono battuti con generosità per la ricerca della verità. In particolare un ringraziamento va ad Alberto Sechi, stretto collaboratore di Cogodi, che ha dato un contributo spesso oscuro quanto essenziale per la raccolta dei documenti, l’organizzazione di ogni attività legale, politica e culturale, e soprattutto si è adoperato per la realizzazione di questo volume.

El Tano vero balente

Infine vogliamo evidenziare due particolari del libro a cui teneva molto l’indimenticato Luigi Cogodi. Intanto il titolo: balentes per la libertà. Chi non è sardo non riesce a cogliere appieno il significato della parola balentes che, con una traduzione letterale si direbbe valorosi, ma nella lingua sarda ha accezioni ben più ampie, come spiega appunto Cogodi nelle pagine e come ebbe modo di evidenziare nella sua toccante arringa nei due processi di Corte d’Assise e d’appello celebrati a Roma. Valoroso fu certamente il giovane Martino Mastinu che, nonostante non avesse una particolare cultura e preparazione politica, ebbe un ruolo di autentico leader del sindacato operaio nei cantieri navali della città di Tigre, capace di arringare alla folla di operai e di guidare manifestazioni popolari di protesta con migliaia di persone nelle strade. Per questo, già sequestrato e torturato prima del golpe, all’indomani della presa di potere della giunta Videla, il 24 marzo 1976, fu costretto alla fuga e a cercare di tornare in Italia. Ma i militari, come sappiamo, riuscirono a catturarlo e farlo sparire nel baratro del carcere di “Campo di Majo”, al centro della capitale.

Il simbolo della madre

Inoltre Cogodi ha voluto mettere in copertina la celebre statua intitolata “la madre dell’ucciso”, scolpita dall’artista nuorese Francesco Ciusa (Nuoro 1883-Cagliari 1947) in occasione della Biennale di Venezia del 1907. Un capolavoro (l’originale di gesso è esposto nella Galleria comunale di Cagliari) di cui esistono altre copie in bronzo che rappresenta il dolore silenzioso e orgoglioso di una madre barbaricina che soffre racchiusa in sé l’uccisione di un figlio. Il medesimo dolore sofferto da Maria Manca, madre di Martino Mastinu detto El Tano, che è stata tra le fondatrici del movimento delle “madri di Plaza de Majo” che ogni giovedì sfilavano silenziose nella piazza di fronte al palazzo del presidente della Repubblica, con al collo le foto dei figli desaparecidos e in testa il fazzoletto bianco con cucite le date di nascita e della scomparsa del loro caro. La signora Manca per mezzo secolo, anche quando era ormai anziana e malata, non è mai voluta mancare all’appuntamento del giovedì partendo la mattina all’alba dal lontano sobborgo di Tallar de Pacheco dove abitava per recarsi alla manifestazione con le altre madri. Maria Manca regalò proprio a Luigi Cogodi, durante una visita agli emigrati sardi di Buenos Aires nelle vesti di assessore regionale al lavoro, il fazzoletto che portava nelle manifestazioni, mentre la foto di Martino si trova ancora oggi esposta nella chiesetta di San Marco alla periferia di Tresnuraghes dove si conclude ogni aprile il pellegrinaggio degli emigrati per la festa del santo.

Il contenuto del libro

 

Ed ecco l’indice degli interventi con le firme degli autori:

 

 


 

Nota conclusiva:

Alberto Sechi

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