Desaparecidos sardi, la memoria ritrovata

Dal libro "El Tano" all' "Archivio desaparecido" di Roma

Ad oltre vent’anni dalla pubblicazione il libro “El Tano” è sempre d’attualità e si inserisce pienamente nell’ambito delle iniziative storiche e processuali che si stanno portando avanti in Italia e in altri Paesi coinvolti nella infinita tragedia dei desaparecidos, In particolare in Sud America dove si svolsero i fatti di cui oggi si ricorda la memoria delle vittime e si cerca di dare giustizia ai morti e ai loro familiari portando i responsabili ancora in vita, seppure anziani, di fronte a una Corte d’Assise italiana o a un giudice naturale nei rispettivi luoghi di origine. Grazie alla disponibilità della casa editrice cagliaritana AM&D con Annamaria e Paola Delogu, unitamente allo storico dell’università di Cagliari prof. Stefano Pira, possiamo pubblicare in questo sito l’ebook del volume “El Tano, desaparecidos italiani in Argentina”, uscito nel 1999 in occasione dell’apertura del primo processo che si svolgeva in Italia, a Roma, contro otto militari argentini accusati dell’uccisione di due emigrati sardi e di altri sei cittadini italiani durante il periodo della feroce dittatura (1976-1983).

Un libro sempre attuale

La copertina del libro

Il volume fu “adottato” dalla Regione Sarda che si era schierata parte civile a fianco dei familiari dei due sardi, e inviato a tutti i circoli dei sardi all’estero e nella penisola, nonché distribuito a biblioteche statali, regionali e comunali. Oltre mille copie furono diffuse come “mission” dell’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione, allora guidato da Pasquale Onida, che contribuì ad organizzare diversi eventi culturali nell’Isola per far conoscere la tragedia che aveva coinvolto giovani emigrati sardi e le loro famiglie. Inoltre la Regione Sarda contribuì alle spese e alle iniziative legali per i tre processi romani facendo venire in Italia e in Sardegna numerosi emigrati chiamati a testimoniare davanti ai giudici. Con una legge regionale, inoltre, fu fondato il “Centro documentazione Mastinu Marras nel paese di origine Tresnuraghes (Oristano) con il compito primario di raccogliere tutto il materiale dei processi, rassegne stampa e filmati che riguardassero la vicenda a 360 gradi. Il patrimonio del “Centro”, ora cessato, è stato conferito al “Museo Casa Deriu”  ( il link) aperto nello stesso paese, che ha una sala al pianoterra dedicata alle tematiche dell’emigrazione in Argentina e al processo Marras-Mastinu. Sono esposti documenti e copie delle pagine dell’Unione Sarda con le cronache dei fatti.

Perez de Esquivel, Premio Nobel nel 1980

Il Centro ha avuto una vita difficile e non è riuscito a svilupparsi come nelle intenzione dei promotori. In ogni caso ha svolto un ruolo importante per la conservazione dei documenti e per l’organizzazione di numerosi eventi, ad uno dei quali partecipò anche il premio Nobel per la pace, l’argentino Adolfo Perez de Esquivel, venuto nell’Isola per la cerimonia di intitolazione dell’associazione.

Tra chi prese a cuore la vicenda degli emigrati sardi e dei desaparecidos dedicando passione, impegno politico e legale, spicca Luigi Cogodi (1943-2015), amministratore di lungo corso (consigliere comunale, consigliere e assessore regionale), personaggio della sinistra storica sarda prima nel Pci e poi in Rifondazione, inoltre penalista affermato che svolse un ruolo decisivo anche nelle vesti di parte civile per le famiglie dei due sardi e di presidente onorario del Centro culturale a loro intitolato. Cogodi ha pubblicato sempre per AM&D edizioni, nel 2007, il volume “Balentes per la libertà”, a cui rimandiamo nel sito della Onlus “24marzo” per la scheda. Nel volume interventi di legali, magistrati, testimoni e gli atti del processo con la sentenza.

A suo fianco, nei vent’anni dedicati a questa vicenda, il prezioso collaboratore Alberto Sechi, ora presidente della ricostituita “Associazione culturale Mastinu-Marras Emigrazione e Diritti Umani”, con Giuseppe Dessì, presidente della F.A.E.S.- Federazione delle Associazioni di tutela degli Emigrati Sardi”, e don Paolino Fancello, allora parroco di Tresnuraghes nonché direttore-editore-giornalista di Radio Planargia di Bosa che si collegava settimanalmente con l’Argentina per trasmettere le voci dei sardi oltre Oceano. La nuova Associazione Mastinu-Marras attualmente ha sede presso la FAES. 

 

I primi processi in Italia

Tornando al libro “El Tano”, alla sua uscita era uno dei pochissimi testi disponibili in lingua italiana sull’argomento (si veda la bibliografia del volume). Nel 2005 fu ristampato nella seconda edizione dopo la sentenza definiva della Corte di Cassazione che confermò le condanne e le pene inflitte ai militari argentini. Nessuno degli otto imputati fu arrestato in seguito a quelle sentenze: solo alcuni, quali i generali Jorge Rafael VidelaCarlos Guillermo Suarez Mason, finirono in un carcere argentino per altri reati loro contestati, ma al di là delle esecuzioni di arresto rimase la sentenza storica, la prima di condanna ad essere pronunciata da un tribunale europeo. Quel processo ha aperto una strada e da allora i giudizi si sono moltiplicati.

Maria Inés Bussi

Da rilevare l’introduzione del volume firmata da Maria Inés Bussi, la nipote del presidente cileno Salvador Allende, che viveva a Roma e seguiva con grande interesse e partecipazione le iniziative culturali e giudiziarie che si svolgevano in Italia per attirare l’attenzione pubblica su una grande tragedia sudamericana a lungo ignorata o dimenticata nel nostro Paese. La Bussi, nell’epoca del dopo Pinochet, ebbe incarichi diplomatici importanti su nomina della prima donna eletta presidente Michelle Bachelet Jeria.

Tutti i documenti legati sia al processo Marras-Mastinu, sia ai procedimenti che hanno fatto seguito e culminati con gli ultimi che riguardano il Plano Condor si ritrovano nel sito 24marzo.it (il link).

 

bacheca incontro lanciano il

 

https://www.carlofigari.it/bacheca-incontri-nocera-inferiore/
Jorge Ithurburu

Deus ex machina del sito della Onlus, punto di riferimento in Italia da oltre trent’anni per le vicende processuali e per ogni evento culturale legato alla tragedia dei desaparecidos italiani, è Jorge Ithurburu, il quale diede un fondamentale contributo alla realizzazione del libro “El Tano” e alla mia attività di cronista per i numerosi articoli usciti sul quotidiano L’Unione Sarda e sul Messaggero Sardo.

Luigi Cogodi intervistato nel programma speciale di Videolina

Inoltre da questa vicenda è stato realizzato un programma speciale nella tv privata Videolina, con testimonianze, filmati e ospiti in studio protagonisti di quel processo. Quel programma, custodito nelle teche della tv cagliaritana, ebbe il Premio Saint Vincent di giornalismo 1998 per la sezione tv locali.

Il volume in oltre vent’anni ha avuto una larga diffusione nell’Isola, con tante presentazioni e incontri anche nelle scuole. Oggi è ancora disponibile nelle principali librerie sarde (grazie all’editore AM&D e al distributore Fozzi) ed è possibile acquistarlo online (si veda il link della scheda del libro in questo sito) e inoltre si trova in numerose biblioteche dell’Isola e anche fuori.

Il progetto Archivio desaparecido

“El Tano”, come premesso in apertura, si propone quale forte testimonianza nel filone aperto dall’Archivio desaparecido, presentato nel settembre 2021 a Roma al teatro Brancaleone e alla Casa Argentina en Roma. Sono stati i primi due eventi organizzati, dall’inizio della pandemia, dai promotori del progetto che sono il Centro di giornalismo permanente con il sostegno di Etica Sgr e il supporto della Fondazione Lelio Basso (si veda il link).

 

 

«Durante queste presentazioni – hanno spiegato gli organizzatori del progetto – abbiamo potuto mostrare i volti di chi ha vissuto gli anni delle dittature sudamericane e vi abbiamo raccontato le storie dei desaparecidos di origine italiana. Torneremo presto con nuovi eventi, nel frattempo vi invitiamo a scoprire le altre storie dell’Archivio desaparecido sul sito www.archiviodesaparecido.com .  Ascoltare le storie di giovani che lottavano per le proprie idee a costo della propria vita e dei familiari che non hanno mai smesso di battersi per ottenere giustizia è stato un grande privilegio. I regimi militari hanno cercato di cancellare un’intera generazione durante gli anni ’70, ma sono vite ed esempi impossibili da eliminare. Per questo motivo abbiamo deciso di raccontarvi le loro storie. In questo archivio multimediale potete navigare dal Cile all’Argentina, dall’Uruguay all’Italia fra più di 30 interviste: testimonianze preziose di chi quegli anni li ha vissuti e ha pagato il prezzo più caro.

 

Ed ecco che in questo contesto si inserisce il lavoro iniziato nel 1997 con le prime udienze a Roma nella fase preliminare dell’inchiesta promossa dalla procura capitolina e culminato con le storiche sentenze. Il libro “El Tano” (che poi era il soprannome di Martino Mastinu) riassume la vicenda dei desaparecidos nel suo complesso, partendo dai due sardi e raccontando le storie delle altre sei vittime comprese nel fascicolo del processo. Il mio principale interesse di cronista di un quotidiano regionale si è concentrato ovviamente sulle vicende dei due sardi al centro del processo, ma in seguito ho allargato il campo della ricerca giornalistica per trovare altri nomi e altre storie di desaparecidos di origini isolane. Nel volume do quindi conto di queste vittime venute alla luce grazie alle testimonianze dei familiari.

Mastinu e Marras

Nella foto Mario Bonarino Marras e Santina Mastinu il giorno delle nozze. A destra Martino Mastinu

In estrema sintesi “El Tano” ricostruisce passo passo quel terribile periodo in cui furono coinvolti anche altri emigrati sardi di una numerosa comunità: nel 1976 in Argentina, subito dopo il golpe dei generali, scatta la caccia all’uomo. Trentamila giovani argentini, considerati oppositori, spariscono, diventano desaparecidos. Un’intera generazione viene inghiottita da un apparato repressivo silenzioso e inesorabile. Tra le prime vittime un giovane emigrato sardo di Tresnuraghes, Martino Mastinu detto El Tano, sindacalista e coraggioso leader delle lotte operaie nei cantieri navali di Tigre. Testimoni e documenti ci restituiscono la storia di Martino e di suo cognato Mario Bonarino Marras. Dei due sardi sappiamo tutto: quando, dove, come, perché e da chi l’uno fu sequestrato e l’altro ucciso. Per la loro morte e per la scomparsa di altri sei argentini di origine italiana vengono giudicati dalla Corte d’Assise di Roma sei militari e un prefetto argentino. In questo libro parlano le madri e le nonne che ancora cercano la verità; parlano le donne sequestrate e torturate; parlano i superstiti della repressione. E parlano anche gli aguzzini di vent’anni fa.

Gli altri sardi

Nei racconti sui desaparecidos, che circolano nella numerosa comunità di emigrati sardi a Buenos Aires, affiorano i nomi dei fratelli Mario e Francesco Zidda di Orune che invece morirono in altre circostanze. Mario fu ucciso dai militari nel 1974, mentre Francesco si spense in ospedale per un tumore cinque anni dopo. La confusione nasce dal fatto che Mario fosse un “estremista” e che venne assassinato in un periodo vicino alla “grande mattanza”. In proposito si vedano i post presenti in questo sito sulla loro  storia e nel libro alle pagine 126-133. Per un errore nel titolo del capitolo compare il nome Antonio Zidda, anziché Mario come poi figura nel testo.

 

I Perdighe di Samugheo

Nella foto a sinistra Anna Maria Rita e Vittorio Graziano con la sorellina Graziangela.

La storia di questi due fratelli Anna Maria Rita e Vittorio Graziano Perdighe è stata ricostruita dalla mamma Francesca Milia che, rimasta vedova, si risposò con un compaesano in Argentina. Rientrata nel paese di origine, Samugheo, nell’Oristanese, rese testimonianza della triste fine dei due figli, studenti universitari a La Plata. Prezioso fu il ricordo della sorella Mariangela Tatti (nata dalle seconde nozze della madre) che fece sia nelle interviste da me pubblicate sull’Unione Sarda, sia partecipando alla citata trasmissione mandata in onda su Videolina. I loro nomi figurano nell’elenco delle giovani vittime dell’università platense, ma non risultano inchieste a carico dei sequestratori per rendere loro giustizia. Nel volume El Tano si vedano le pagg. 134- 148. Nel libro ho riservato un capitolo a Magdalena, la figlia di Vittorio Graziano, all’epoca una bimba di pochi anni che si portò sempre dietro il trauma di hjca di desaparecidos (pag. 149-153).

 

Giovanni Chisu di Orosei

Giovanni Chisu

Non figura nella lista dei trecento italiani scomparsi pubblicata nel 1983 dai giornali italiani, ma anche lui non è più tornato. Il nome compare in un dossier raccolto nel 1988 dalla Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli. «Giovanni Chisu, nato a Orosei (provincia di Nuoro) il 5 gennaio 1949. Venne sequestrato a casa sua, in uno dei quartieri più umili dell’estrema periferia di Buenos Aires. La denuncia è stata presentata da sua madre Antonia Carboni in Chisu». Nella scarna nota i nomi sono sbagliati. Gli errori sono dovuti probabilmente alla trascrizione e all’usanza argentina di usare due nomi. In realtà il giovane desaparecido si chiamava Antonio, mentre Giovanni era il padre. E la madre è Lorenza Caboni vedova Chisu, nata a Sassari il 2 luglio 1925, emigrata con la famiglia a Mendoza nel 1955 per raggiungere il marito che l’aveva preceduta in Sud America. Il sequestro venne segnalato al Ministero degli Esteri italiano con nota del 4 maggio 1977. Quasi un anno dopo. Chisu lavora per una grossa ditta di materiali elettrici del Gruppo Pallaro, imprenditore italiano, che in seguito svolse un ruolo politico importante eletto nel Parlamento italiano col voto degli emigrati. Sulla sua vicenda si vedano gli articoli pubblicati sull’Unione Sarda del 07.11.2007 e riportati nel sito “24marzo” (il link).

Le altre storie del libro

Nel libro compaiono poi le storie di altri sei desaparecidos italiani (uno ritrovato tempo dopo) compresi nell’inchiesta sui casi Mastinu-Marras.

Le cinque vittime sono Laura Carlotto (di famiglia veneta, fucilata nella prigione “La Cacha”) che partorì in detenzione Guido, dato in adozione a un militare poco dopo la nascita e ritrovato nel 2014 dopo 36 anni di ricerche dalla nonna Estela Carlotto, “mitica” leader dell’associazione “abuelas Plaza de Majo”.

Norberto Morresi, originario di Macerata, ucciso a un posto di blocco;

Pedro Luis Mazzocchi (di famiglia emiliana), sequestrato durante il servizio militare in una base aerea; 

Luis Alberto Fabbri (emiliano) e Daniel Jesus Ciuffo (piemontese), assassinati in un finto scontro a fuoco con la polizia.

In allegato il Pdf dell’ebook. Qui sotto pubblichiamo il sommario:

   

 

Nota.

In questo sito si ritrovano numerosi post legati alla vicenda dei desaparecidos sardi e alcuni video di trasmissioni televisive tra cui “Dialoghi della memoria” trasmesso da Sardegna1 ( il link della sezione).

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