Il latinista Salvatore Canalis

Insegnante originario di Tula entrò nella Resistenza romana

di Martino Contu

 

Tula (Sassari), 14 novembre 1908. Professore di greco e latino alla Scuola Militare di Roma. Ausiliario della Guardia Palatina. Militante del Partito d’Azione.

Dopo aver frequentato le scuole elementari nel paese natio, proseguì i suoi studi in Sardegna e poi a Roma, presso la cui Università si laureò a pieni voti in Lettere classiche. Studiò e insegnò preparando alunni agli esami di maturità e di licenza. Appena laureato partecipò ai lavori di compilazione del “Grande Vocabolario Latino”, dimostrando una solida preparazione nella Filologia classica. A Roma iniziò a collaborare con l’Istituto di Studi Romani e si fece conoscere dall’ambiente accademico. Insegnò da incaricato presso il liceo “Virgilio”, “Mamiani”, poi al “Nazzareno” e al Convitto Nazionale ed infine al Liceo della Scuola Militare dove ottenne il posto di ruolo per l’insegnamento di lettere latine e greche. Contemporaneamente all’insegnamento pubblicò un Commento a “La quarta orazione filippica” di M. Tullio Cicerone (SEI, Torino 1937, I ed.; 1938, II ed.) e ne completò un altro sulle “Satire” di Orazio. Ultimò la traduzione dei primi due libri delle “Opere” di Archimede e iniziò un lavoro di compilazione di una letteratura latina.

In Belgio trova moglie

Durante un suo viaggio in Belgio a Coq sur Mer (De Haan) – vi si era recato per seguire la preparazione scolastica di un ragazzo appartenente a una nobile famiglia romana – conobbe e si innamorò di una giovane fiamminga, Rogine Ghevaert, con la quale si sposò a Roma il 25 gennaio 1936 e dalla cui unione nacquero Giovanna e Gianfranco. Durante le lezioni che impartiva ai suoi allievi parlava  della libertà come unico vero scopo della vita e, soffermandosi su Bruto, faceva riferimenti ai tiranni e alle tirannidi. Gli alunni, tra i quali Ugo Vetere, futuro sindaco di Roma, lo seguivano e lo stimavano.

Canalis con la moglie Rogine Ghevaert

L’invasione nazista del Belgio, patria della sua sposa, gli procurò un grande dolore e accentuò il suo disprezzo per la Germania di Hitler e per il regime fascista.

Dopo il 25 luglio 1943, poté parlare liberamente e dire che cosa pensava del fascismo ad amici, colleghi ed allievi. Dopo l’8 settembre del 1943 e l’occupazione nazista di Roma, allacciò i primi contatti con i partigiani ed entrò nel Partito d’Azione (Pd’A). Svolse attività antifascista e contribuì al finanziamento di un giornale clandestino. Cedendo alle insistenze della moglie, preoccupata per l’attività partigiana del marito, si fece assumere tra gli ausiliari delle Guardie Palatine in Vaticano, ma non abbandonò la lotta. Entrò in contatto con molti esponenti del Pd’A e strinse rapporti d’amicizia con l’avvocato Giuseppe Medas di Narbolia, azionista, anche lui martire delle Fosse Ardeatine.

Il 13 marzo del 1944, invitato, insieme ad altri insegnanti, a dare formale adesione al governo della Repubblica di Salò, rispose: <<Meglio la morte che firmare l’adesione a questo governo>>. Una denuncia anonima lo definisce badogliano. Invitato dalla polizia per chiarimenti, disse: <<Chiunque può essere o meno badogliano, è una questione intima che ognuno tiene dentro di sé>>. Il 14 marzo, alle ore 22 circa, quattro agenti della famigerata Banda Koch lo prelevarono dalla sua casa davanti agli occhi atterriti della moglie e dei bambini e lo portarono via, prima in Questura dove subì un primo interrogatorio poi alla pensione Oltremare, sede di tortura degli uomini del tenente Pietro Koch, a San Gregorio e al Celio. Il 24 marzo 1944, alle 16,30 circa, venne fatto uscire da San Gregorio al Celio e portato a Regina Coeli, trentanovesimo dei cinquanta della lista di italiani che i nazisti avevano richiesto al questore Caruso per essere trucidati alle Cave Ardeatine. La moglie Rogine assistette al momento in cui il marito venne portato via da San Gregorio a bordo di un’automobile. Fece appena in tempo a salutarlo. Non lo avrebbe più rivisto.

FONTE:

MARTINO CONTU, Per amore di Rogine e della libertà. Vita del professor Salvatore Canalis, martire delle Fosse Ardeatine, AIPSA, Cagliari (in corso di stampa).

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